2. Salmone: il grande amore
2.31 Mosche e Salmoni
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ott.99

L'uomo tenta sempre di fuggire, intendo dire che cerca sempre posti speciali dove i problemi siano dimenticati. Alcuni scelgono le cime di alte montagne o mari lontani; altri preferiscono le cantine o le osterie. Altri ancora, Invece, trovano la fuga su di un fiume sperduto "nonsodove", magari cercando di fregare una trota. Gli effetti tonici di un corso d'acqua, un torrente, un piccolo ruscello....sono sempre invariabilmente proficui: il più delle volte i fiumi scorrono attraverso luoghi belli e rilassanti. Fluiscono attraverso foreste, forre, prati e cespugli .... Possono essere turbinosi o tranquilli e i nostri sensi sono stuzzicati dal profumo dei pini, delle foglie bagnate o dalla legna di in un fuoco acceso nel bosco. Sono odori che liberano le nostre memorie, riportandoci ai tempi in cui la vita ci sembrava meno complicata, verso situazioni piene di cose gradevoli e amici simpatici. Ogni tanto però hai voglia di acque sconosciute, con nuovi pesci e nuove sfide. Io, se rimango troppo a lungo a casa, non ho più la voglia, e il coraggio, di ripartire. Sai come succede: la coda svolta che attraversa la stanza tra una sedia, il lampadario e una maniglia; gli waders con i rappezzi freschi appesi all'armadio; il gilet in vista sulla spalliera di una sedia; ed a tavola la conversazione si limita a poche domande: "Quando pensi di tornare?".... "Farà molto freddo?" La mia prima esperienza redditizia a salmoni risale a quasi trent'anni fa. Accadde in Islanda, dove ero finito dopo un paio di "cappotti" scozzesi, sul Nordura, che è considerato tra i grandi fiumi, "grandi" come catture, come portata d'acqua, come storia.
Per molto tempo sembrò che quella spedizione lontana fosse impossibile da realizzare, ma dopo mesi di progetti, di lettere, di telefonate e di strette di mano, ero finalmente riuscito a tradurre in realtà il mio sogno. A quei tempi sapevo dove trovare una trota nel fiume, ma non un salmone. Conoscevo bene come presentare un verme o una mosca ad una trota in modo che abboccasse, ma non altrettanto con un salmone. Gli studi, infatti, dimostrano che le trote mangiano almeno l'80% (la percentuale può variare secondo l'esperto che stai leggendo) del loro cibo sotto la superficie, quindi basta presentare qualcosa che sembri "cibo" alla giusta profondità per avere qualche risultato.
Con il salmone non è assolutamente così: nel fiume lui non mangia. Mai. E non è inappetenza, non si nutre per nulla .... gli si atrofizza proprio lo stomaco come rientra in acqua dolce. L'insuccesso dei primi tentativi fu scoraggiante: avevo imparato che pescare è divertente abbastanza da valerne la pena anche se non si catturavano pesci, ma c'era un limite anche alla pazienza..... La legge delle probabilità era comunque dalla mia parte e un giorno, finalmente, me ne ritrovai uno in fondo alla lenza. Fino allora le mie catture erano state trote, di cui la più grande, forse, di un chilo e mezzo. Non avevo mai agganciato né tantomeno combattuto nessun pesce più grande. Cominciai a pescare proprio nel mezzo di quello che, generalmente, viene descritto come un "tempo da lupi". In Islanda, quando piove cosi'- nebbia, raffiche di vento e pioggia tutto insieme - dicono: "Viene giù qualche goccia". Il salmone aveva gobbato sulla mosca, ed io avevo ferrato come avevo visto "rompere l'acqua". Probabilmente non aveva nemmeno morso la mosca ma, ferrando, l'avevo agganciato sul corpo. Puoi immaginare, tre chili di muscoli agganciati per la coda, in una corrente da torrente austriaco durante un temporale d'agosto........Gli scrittori di pesca descrivono il suono del mulinello con verbi come gemere, gracidare, stridere.... Beh! Al confronto del mio, la sirena della polizia sarebbe apparsa il canto di un canarino. Sparava come un missile giù per la corrente e, nei momenti di pausa, riuscivo a tenerlo ma non a recuperare backing. A più riprese guardavo il mulinello quasi vuoto e non sapevo a che Santo votarmi. Correvo sulle rocce vulcaniche, rischiando l'osso del collo ad ogni passo. Devo ammettere che quando presi in mano quel primo salmone di tre chili (Hey ! Non è piccolo: voglio dire un SALMONE di tre chili, Perdio! !) ebbi un momento di commozione ma ero felice come un porcello che sguazza nel fango. Credo che forse fosse uscito perfino un raggio di sole. La guida slamò il pesce con cura, ed io ero combattuto tra rilasciarlo (non era stato catturato liturgicamente) oppure tenerlo, nel caso fosse stato l'unico.
Credetti, in quel momento, che tenere tra le mani un pesce così rappresentasse una pietra miliare nel mio iter di pescatore, e lo è stato. Così grosso e così perfetto, catturato così eroicamente: immaginavo allora che non avrei mai più potuto catturare qualcos'altro che potesse reggere il paragone. Forse occorrerebbe un pescatore più esperto di me, o uno scrittore più raffinato, per descrivere al meglio la differenza nel piacere tra la pesca del salmone e quella della trota. Come capita ai più che perseguono il salmone, alcune volte ho individuato qualche pesce nella corrente, ho legato la mosca che credevo adatta, ho lanciato nel posto giusto e con il giusto "drift" della coda e l'ho agganciato.
In diverse occasioni è andata così. Ma, a parte questi casi, non ho nessun dubbio a considerare che la maggior parte dei salmoni catturati siano stati un avvenimento fortuito, dovuti ad un vero "sparo nel buio". Catturati, sicuramente, nel posto che avrebbe dovuto essere giusto, nel momento probabilmente adatto e con l'esca che ritenevo più corretta: ma erano stati comunque spari nel buio. E sarei incredulo se anche il più grande esperto mondiale di salmoni sostenesse che ogni pesce catturato è stato proprio quello individuato ed esattamente quello sul quale ha lanciato la mosca. La mia opinione è che c'è un sacco di "prova e spera". Questo rappresenta il grande fascino e azzardo di questa pesca. Con ciò non dico che la fortuna non sia importante nella pesca delle trote ma in quella del salmone è senz'altro la componente fondamentale. Di seguito voglio darti qualche notizia e qualche consiglio, che magari servirà solo per aumentare le probabilità di successo. Per il tuo primo viaggio a salmoni rileggi e fotocopia questo articolo per portarlo con te. Innanzi tutto il Salmone è un pesce anadromo: ciò significa che buona parte della sua vita la trascorre nell'oceano dove tutto è più facile che in un torrente. Anche lì ci sono pericoli, ma l'acqua salata non gela; c'è ovunque un sacco di cibo, non ci sono orsi, lontre, aquile e c'è abbastanza profondità per sfuggire gabbiani e cormorani. Il problema maggiore per il salmone è che, tra dove è nato (e tornerà per riprodursi) e l'oceano ci sono normalmente acque inquinate e decine di cascate, oltre a diversi sbarramenti, nonché dighe, ciascuna delle quali attrezzata con turbine che girano come giganteschi frullatori per fare il purèe di salmoni. Fondamentale per chi vuole tentare questa preda è "sapere" dove localizzarlo nel fiume, dove si trovino le "lies". La trota cerca sempre un luogo dove possa trovare cibo facilmente e senza troppo dispendio di energie. Al salmone il cibo non interessa, cerca invece un luogo dove ossigenarsi senza far fatica: sa che dovrà passare settimane o mesi senza mangiare, salvaguardando le energie per la riproduzione. Lee Wulff disse "l'esperto pescatore di trote, quando cerca il salmone, deve dimenticare tutto". Si vede spesso sui fiumi, infatti, il novellino avere più successo dell'esperto pescatore di trote. Il novellino, non avendo idee preconcette, pescherà dappertutto mentre il pescatore di trote sarà portato istintivamente a "perdere tempo" nei posti da trote. La trota cerca una tana che quasi sempre significa un luogo riparato, angusto e buio; spesso la troviamo sotto un sasso o un ramo. Il salmone teme l'oscurità ed i luoghi stretti: è stato abituato all'oceano aperto e per lui fuga significa soprattutto "spazio". I suoi nemici non sono mai stati gli uomini o gli uccelli ma piuttosto altri pesci dai quali sfuggire sfruttando la propria velocità. Quindi questo pesce ricercherà istintivamente anche nel fiume le zone che offrono soprattutto ampi spazi di fronte al muso. La fine pool, dove la corrente inizia a "rompersi" è il suo luogo ideale, l'acqua mossa significa ossigeno e ha tutta la buca davanti a sé. Il pescatore cerca la trota lanciando ed aspettando che questa individui l'esca, la riconosca come "cibo" e si precipiti ad afferrarla. Il pescatore di salmoni sa che il salmone non "caccerà" la mosca, anzi sa che difficilmente farà un metro per prenderla.
Deve lanciare nel punto in cui il salmone possa notarla e dove, anche solo con un leggero riflesso condizionato, possa prenderla. La mosca non necessariamente deve sembrare cibo ma, piuttosto, avere una taglia e dei colori che scatenino l'aggressività, gli istinti, i ricordi o qualsiasi altra mania del pesce. Esistono decine di libri sulle mosche da salmone e le classiche più famose hanno dressing fatti con piume rare provenienti da mezzo mondo. Credo che gli Inglesi conquistarono il loro Impero in cinque diversi continenti per potersi costruire le loro mosche. Una specifica mosca può rivelarsi ottima con certe condizioni di acqua e di luce, e determinati tratti di fiume richiedono alcuni modelli invece di altri.
Il successo dipende principalmente dal pescatore, dal suo saper scegliere una mosca chiara o scura, piccola o grande, pesante o galleggiante. Talvolta anche piccole mosche da trota funzionano, ma io sono poco propenso ad usarle: potrei agganciare delle trote, magari proprio nel momento in cui c'era un "taker" in giro. A tal proposito ricordo un proverbio orientale che si sente frequentemente nel mondo del salmone: "Non sparare ai conigli durante una caccia alla tigre". Se vuoi trote, devi pescare trote. Ora stiamo pescando salmoni. Tailing, drift, taker, lies, short line, mangiar corto, mending, portar salmoni, tidal water, spate river, ecc, sono termini che fanno parte di un linguaggio estremamente specifico: non è dovuto alla complessità dell'argomento o a "snobismo", ma solo alla mia "full immersion" e pignoleria. Occorrono, infatti, parole prese da altre lingue e termini specifici, coniati all'uopo, per descrivere un dettaglio, un determinato fatto, un'azione non comune. A testimonianza di ciò, popoli come gli eschimesi, da noi ritenuti estremamente semplici e vicini alla natura, hanno decine di parole diverse per indicare quello che noi genericamente chiamiamo "neve". Credo che in generale molti pescatori, soprattutto in questa pesca, sopravvalutino l'importanza della mosca. Ho pescato praticamente in tutti i luoghi da Salmone, dalla Norvegia al Labrador, dalla Spagna alla Russia, e i primi viaggi furono caratterizzati dall'acquisto, in quantità industriali, delle mosche locali. Ora ne ho diverse centinaia. Ogni luogo necessitava, naturalmente, delle mosche specifiche e, altrettanto naturalmente, quelle tradizionali di altri fiumi suscitavano sberleffi e risate da parte dei colleghi presenti o dei vari Ghillies. Questi ultimi hanno le loro teorie, frutto di esperienza ma anche di teorie, o superstizioni. Spesso quando ti dicono: "Dovresti provare una mosca più grossa!" Significa: "... non farà nessuna differenza, se non altro prova!" L'affermazione: "Finora non abbiamo avuto una stagione molto buona, ma ci aspettiamo che migliori " vuol dire "Non potrebbe essere peggio" Ora pesco ovunque con una selezione di mosche, frutto di anni di prove. Ho almeno tre-quattrocento altre mosche "fuori catalogo", sono gli outsider, che qualche volta utilizzo e, a volte, danno risultati. Ma le uniche che reintegro sono quelle nella "Lista Ufficiale Approvata" Nella mie scatole da Salmone Atlantico, le mosche sono a generalmente a due ami, principalmente nelle misure dal 4 all'8 con qualcuna del 10. Ho un discreto assortimento di Francis nelle misure 8 e 10 in tutti i colori principali (rosso, nero, verde scuro, giallo). Queste sono alcune delle poche mosche che ancora costruisco. Per alcuni di noi, farsi le proprie mosche è una piacevole parte della pesca, io le faccio perché non trovo in commercio quelle che esattamente desidero: vorrei solo esser capace di costruirle così velocemente e facilmente da poterle "consumare" senza doverci pensare su troppo. Su di un Red Francis catturai il mio primo salmone e credo che questa mosca, di origine islandese, sia la mosca che, negli anni ha catturato il maggior numero dei miei salmoni. A tutte le latitudini ed in tutte le condizioni d'acqua. Rispetto al modello tradizionale faccio delle lunghe code di 5/7 centimetri utilizzando dei calami abbastanza rigidi. Ho poi un assortimento di mosche scure e nere che uso nelle giornate non molto luminose, oltre che alla mattina presto ed alla sera. Sono Black Doctor, Jeannie, Red o Green Butt su ami singoli del 6 e 8. Qualcuna è montata "low water": un dressing leggero con l'amo praticamente scoperto. Dicono di usarle quando i pesci mangiano "corto". Francamente, usandole, non ho potuto vedere grande diversità di risultati. In quei casi, preferisco far strisciare la mosca o rifare la passata con il riffle hitch.
Con il cielo scuro (una costante sopra il 55° parallelo) uso quasi sempre la Blue Charm o la Black Sheep dalle lunghe code morbide. Le "Sheep series", che hanno preso centinaia di salmoni in Islanda a in altre aree, furono "inventate" da Joseph P. Hubert: autore di "Salmon Salmon" probabilmente il libro di pesca più caro mai apparso nelle librerie. Ogni anno egli trascorreva a pesca di salmoni più tempo di quanto diversi pescatori impiegano in tutta la loro vita.Ho sempre una buona scorta di secche, tutte su amo singolo: soprattutto Green Machine del 10 e vari Bomber marroni, verde-lime e gialli, tipo standard, con code, corna ecc., tutti su ami piuttosto grandi, diciamo 2 e 4. Inoltre porto qualche Sofa Pillow, e un'assortimento di Wulff: Gray, White, Brown e Royal. Nella mia selezione trovi qualche classica tipo Jock Scott o Green Highlander: le tengo più che altro come ricordo che per usarle veramente. Servono inoltre per chi vuol carpire i miei segreti...... "Accidenti, con che cosa l'hai preso??" "Ti continuano a salire!" Mentre l'individuo si avvicina, generalmente taglio il filo con la sigaretta e rispondo "Ah! Si, con una Green Highlander, o con una Jock Scott". Le uniche tradizionali che talvolta uso sono le rosse o arancio Munro Killer o General Practitionner e la brillante Crossfield per i giorni luminosi e per i tentativi disperati, prima di piantare lì tutto e rifugiarmi da qualche parte per approfondire le ricerche sui distillati locali. In qualche tasca del gilet tengo anche quattro/cinque Waddington (Richard Waddington, fu l'inventore del famoso montaggio che porta il suo nome), che uso particolarmente quando si pesca in acque fredde.
Le tengo in una scatoletta a parte, perché quando erano mescolate con le altre, ritrovavo sempre un garbuglio incredibile di ancorette, piume ecc. Queste mosche sono montate su un tubetto di plastica o metallo, che infili sul finale; in fondo fissi un'ancoretta con un clinch knot "rinforzato" (il classico nodo da cucchiaino). Su tutte ho praticato un foro laterale per poterle usare sia in modo tradizionale sia per farle dragare. A proposito, è interessante fare una considerazione su queste mosche con amo triplo: in Europa la pesca si affida principalmente a queste perché più efficaci, nel Nord-America questi ami sono vietati nella pesca al Salmone Atlantico. Gli americani sembra li abbiano banditi proprio per la stessa ragione! Questo differenza di vedute sui concetti di sportività ed etica, provoca spesso lunghe discussioni e talvolta litigi, tra pescatori del Nuovo e del Vecchio Mondo. Lo scambio di opinioni include osservazioni sul probabile basso quoziente di intelligenza dell'altra parte. In genere io evito certe diatribe, così come parlare di politica. Io, per esempio, ho qualche opinione in merito, e generalmente non sono timido nell'esternarla, ma infilarsi in una discussione del genere in un Lodge ... è come avere una "storia" con una donna sposata in un paesino: potrebbe valerne la pena, ma ci sono un sacco di ragioni per evitare la cosa. Ai tempi dei re vichinghi come Canuto, Halfdan o Sven "barba forcuta", i capi non sottoponevano le loro divergenze a un parlamento, alla stampa o a un tribunale. Mettevano una schiava contro un muro e le lanciavano contro delle scuri: chi la colpiva aveva perso. Poi se ne andavano a farsi una bevuta e la disputa era dimenticata. Un sistema che potrebbe funzionare anche oggi, solo che non sarebbe molto popolare.


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