2.
Salmone: il grande amore
2.22 Silvers, vecchi Grizzlies e 'Bows
di fine estate.
Nota:
cliccare sulle foto per ingrandirle.
Vai
all'Album foto
|
ott.93
|
Ricordo ancora le parole di Silvano, quasi
vent'anni fa......."Non ho niente contro la pesca in Alaska: è
proprio molto divertente: specialmente se ti piacciono gli orsi".
L'anno scorso, verso la fine d'Agosto, mentre pescavo con "Captain"
Kirk Gay al suo Lodge, vissi fantastici ed emozionanti momenti
di pesca a Rainbows e Silver Salmon. Il Valhalla è un "super"
Lodge che si trova nel Sud Ovest dell'Alaska, all'inizio della
penisola Aleutina, a cavallo tra la Bristol Bay e lo stretto di
Shelikof. Qui tutto funziona al meglio: cibo ottimo, trattamento
di lusso e soprattutto guide esperte e piloti fidati. Si trova
inoltre in una posizione strategica per la pesca e precisamente
nell'area del lago Iliamna (grande piu' di tutti i nostri laghi
prealpini messi insieme), sulla confluenza tra il Six-mile Lake
ed il Lago Clark, nei pressi del villaggio indiano di Nondalton.
Eravamo un po' contrariati poiché il primo giorno di pesca,
a causa del vento e del maltempo, non avevamo potuto volare. Ci
eravamo accalcati perciò su di un fiume pieno di Red Salmon
e di trote, che il maltempo aveva lasciato come unica possibilità
per i pescatori dei due lodges della zona. Il secondo giorno,
pur potendo decollare, non eravamo riusciti a spingerci dove era
stato previsto. Ciononostante avevamo potuto pescare su fiumi
ottimi (Kwichack, Lower Talarik, Newhalen). Le catture, infatti,
c'erano state ma senza quella continuità e di quella taglia
che uno si aspetterebbe da un paradiso del genere. Qualche trota,
ma poche oltre il chilo, qualche Silver, ma non particolarmente
"fresco" e molti Red (sockeye salmon) che venivano su come scarpe
vecchie. Solo una buona quantità di temoli da mezzo metro
serviva a ricordarci che, in fin dei conti, ci trovavamo in Alaska.
Sandro si era ritrovato sorprendentemente in canna un King ritardatario,
residuato della precedente risalita. Era un bestione di circa
venti/venticinque chili che l'aveva fatto dannare per un po' di
tempo ma poi se ne era andato. Il cucchiaino, sganciatosi improvvisamente,
aveva infilzato per la coda un Pink Salmon di un paio di chili
che, senza particolare entusiasmo, era stato tirato a riva. L'esca
non aveva fatto un viaggio del tutto a vuoto! Una giornata sull'Upper
Talarik mi aveva dato una trentina di trotelle, di cui una sola
veramente "bella", che ero riuscito in ogni modo a perdere quando,
spompata completamente, era a dieci centimetri dalla mia mano.
Ci
sono giornate in cui al primo lancio catturi uno splendido pesce,
promessa di momenti memorabili, e poi non si riesce piu' a smuovere
una pinna dal fondo.... Altre volte si ha un inizio in sordina
e poi si chiude con un "en plein" di catture da prima pagina.
Questo vale naturalmente anche per un'uscita di più giorni.
L'inizio della nostra vacanza non fu troppo entusiasmante, ma
poi il tempo finalmente cambio', volammo ogni giorno nei posti
giusti, scegliendo a priori il tipo di pesca che volevamo fare
e le prede cui offrire le nostre esche: tutti, di sera, avevano
belle storie da raccontare. L'alba ci trovò che salivamo
sul piccolo idrovolante, sotto una leggera pioggia che esauriva
le sue ultime gocce.
Il
pilota ci assicurò che il cielo si stava pulendo dalle
parti del Katmai e così iniziammo il "salto" di tre quarti
d'ora che, sorvolando la catena dell'Iliamna, ci avrebbe portati
verso il mare, di fronte all'isola di Kodiak. Planammo alla foce
dell'Hallow River, una specie di canale largo una decina di metri
che ribolliva di freschi Silvers. Con Sandro e Giorgio ci mettemmo
in postazione e cominciammo a macinare lanci, scandagliando l'acqua
con un Pixie da venti grammi. La prima mezz'ora produsse una decina
di abboccate e ci trastullavamo all'idea della giornata campale
che prometteva di essere; va detto che il Silver Salmon, per il
suo modo di lottare con salti e veloci fughe, è il pesce
che piu' si avvicina alla Steelhead o al Salmone Atlantico. Osservavamo
i nostri primi cinque salmoni messi in acqua, con una corda infilata
nelle branchie. Mi stavo accendendo una sigaretta quando vidi,
ad un centinaio di metri, una massa bruna che sembrava un furgone
avvicinarsi lungo la riva. Da qualche giorno non bevevo alcolici,
ero in Alaska .... quindi quello doveva proprio essere un orso
e noi eravamo gli intrusi sul "suo" territorio di pesca! La guida
prese in mano il fucile (un attrezzo che avrebbe potuto fermare
un panzer) e tutti ci spostammo, istintivamente, dalla sponda
verso il bosco. "Old Griz" è un personaggio al quale bisogna
sempre cedere il passo, tantopiù che nella zona del Katmai
gli orsi non sono abituati ad associare l'uomo al pericolo, poiché
è sempre stato parco nazionale. La guida ci vietò
di recuperare i pesci per evitare che l'orso ci seguisse fino
in Italia. Camminavamo molto lentamente: correndo avremmo inevitabilmente
firmato la nostra condanna. Nemmeno Carl Lewis o un superpasticcato
Ben Johnson può sperare di competere con un Grizzlie. Il
bestione (sui 500 chili) ogni tanto si fermava e ci fiutava. Purtroppo
era tra noi e l'aereo e quindi non potevamo che sperare nel suo
disinteresse. Arrivò dove c'erano i nostri salmoni in ammollo,
entro' in acqua, ed inizio' il suo breakfast mentre noi "sparavamo"
decine di foto. Comincio' poi a rotolarsi per terra, grattandosi
e sbadigliando, apparentemente appagato ma sicuramente incurante
dei quattro babbei che lo fissavano impalati. Fece poi i propri
bisogni.. ... una volta che sei inciampato in un enorme pila di
cacca d'orso cominci a vedere che il loro non è un contributo
insignificante alla fertilizzazione che permette di crescere all'erba
che nutre i caribù che, prima o poi, nutrono gli orsi,
e così via... Finalmente si rialzò, strofinò
la schiena contro un tronco ed entro' nel fiume per cacciare,
questa volta "in proprio", un altro salmone e mangiarselo (piu'
di trenta chili totali di pesce spariti in poco tempo). Attraversò
quindi il fiume e scomparve tra gli alberi della riva opposta.
Ormai era l'una e decidemmo la sosta per il nostro lunch. Mentre
vuotavamo lattine di birra per ricostituire le nostre riserve
di saliva ci guardavamo in giro con circospezione. Trascinammo
controcorrente l'aereo per averlo il piu' vicino possibile in
caso di bisogno e riprendemmo a pescare. Tutto sembrava tranquillo
ed i salmoni continuavano a saltare ma il Pixie non funzionava
piu'. Feci alcuni tentativi con artificiali diversi fino a quando
provai un gigantesco tandem da lucci. Due lanci e strattonai fuori
due pesci (filo 0.40). Proprio mentre informavo gli amici dei
risultati ecco che rividi l'amico Yoghi avvicinarsi nuotando nel
centro del fiume. Eravamo nuovamente nel suo territorio di caccia:
ci permetteva di pescare ma reclamava le prede! Pulii i pesci
(questi non volevamo lasciarglieli) e salimmo rapidamente sull'aereo
per ripartire.
Purtroppo
l'orso, in mezzo al corso d'acqua, ci impediva il decollo. Il
pilota accese il motore sperando di spaventarlo, poi sparo' un
colpo in aria. Sembrò non accorgersene nemmeno e continuò
a giocare a fare il sub. Si immergeva cercando i pesci e lasciava
fuori solo le orecchie. Finalmente agguanto' un salmone e si porto'
verso riva per gustarselo in pace. Ivan mise al massimo i motori
ed inizio' il decollo. Un malaugurato colpo di vento ci fece impantanare
proprio davanti all'orso. Si dovette scendere e riportare "a braccia"
il velivolo verso il centro del fiume. Ciascuno di noi scopri'
di avere una forza ed una velocità insospettate. A venti
metri da noi l'animale masticava, placido, osservandoci con un
misto di stupore e noia.
Tutta
l'operazione durò cinque eterni minuti prima di poter ripartire.
Non fu una giornata particolarmente ricca di prede ma eccezionalmente
prodiga di "altre" emozioni. La giornata successiva volevamo dedicarla
alla ricerca delle grandi trote per cui tutta la zona è
famosa. Vicino al lodge, infatti, a venti minuti di barca ad idrogetto,
si trova il Tazmina River ed il giorno dopo andammo con Scott,
guida assegnataci per quel giorno, a tentare le trote. In quest'area
si può pescare solo a mosca e non è permesso trattenere
nessun esemplare di trota tranne in caso di trofei. Il mese migliore
per la cattura di certi mostri è senz'altro settembre:
in quest'epoca le trote sono enormi e gagliarde per i quattro
mesi di abbuffate di uova di salmone. In tale periodo un esemplare
da quattro chili viene considerato normale ed ogni giorno ne vengono
catturati anche di piu' grandi. L'anno scorso il miglior trofeo
fu di nove chili per un metro e dieci. Questo fiume è largo
mediamente trenta metri, limpido come il gin, e con una corrente
che sembra leggera fino a che non ti ci trovi in mezzo. Esistono
diversi nidi di Bald Eagles (Aquila americana a testa bianca)
lungo il fiume e si è continuamente sorvolati dal loro
volo maestoso. Mentre Sandro infilava una serie di Rainbows da
copertina, alternate a qualche Char sui due chili e a temoli da
cinquanta centimetri, io litigavo con il mulinello. Qualcosa di
veramente grosso mi aveva quasi strappato la canna di mano e ora
ne vedevo la gobba e la scia sull'acqua mentre la lenza lasciava
il mulinello, incurante del freno, ad una velocità impressionante.
Tenevo la canna, curvata e scossa da continui strappi, alta sopra
la testa. "La cosa" mi aveva sfilato in qualche secondo un centinaio
di metri di backing. Al primo lancio avevo agganciato un trotone
da favola che si era portato nel centro della corrente ed aveva
iniziato uno show di salti spettacolari. A questo punto si era
rotto il mulinello (non citerò marca e modello per non
crearmi dei nemici).
Io giravo la manovella ma la lenza non si avvolgeva per niente.
Immaginatevi
di avere una trota da cinque chili in mezzo ad un correntone a
centotrenta metri. Impiegai un'ora e mezza a recuperare la lenza
a mano mentre la guida la posava a spire ai miei piedi, dando
filo ogni volta che il pesce tirava (un eccellente lavoro d'équipe)..
Il fatto che poi io pesco "pesante" aveva impedito che rompesse
subito il finale. Alla fine del gioco ed a due metri da riva la
trota aveva raddrizzato l'amo e se ne era andata. Echeggiarono
per il fiume le piu' diverse esclamazioni che iniziavano con "porc..."
E terminavano con grugniti intelligibili. Mentre il mio amico,
appagato, si riposava su di una piccola spiaggia, mi ero fatto
prestare canna e mulinello, per continuare a pescare, da Scott.
Portatomi all'inizio di una correntina osservavo nell'acqua limpida
stagliarsi le sagome di decine di Red. Si individuavano ogni tanto
le silhouettes delle trote, macchie scure sul fondo e mi divertivo
a pescarle a vista. Dopo averne prese ancora una decina durante
il resto della mattinata ne vidi quattro, piu' grandi delle altre,
dietro un ceppo semisommerso. Scott mi sfido' "un dollaro se riesci
a fregarle tutte!". Conservo, debitamente incorniciato, quel dollaro
con la dedica "Per Franco, quattro pesci per 33 lbs." Queste trote
in genere si trovano nei laghi o nei punti più profondi
dei fiumi; lasciano questi luoghi a tarda primavera seguendo i
branchi di salmoni durante la loro risalita. In estate si trovano
principalmente nelle correntine basse e veloci dove l'acqua è
più ossigenata ed è più facile acchiappare
gli insetti e soprattutto le uova che fluttuano.
Se
si "pesca l'acqua" la tecnica che permette di esplorare il maggior
numero di punti è quella della mosca sommersa, con una
coda intermedia o sinking tip. Una Shooting Head Extra Fast Sinking
funziona ottimamente nelle zone più profonde ma non è
molto comoda e facile da usare. Tale tecnica, nella sua forma
più semplice, consiste nella presentazione della mosca
eseguita lanciando di traverso e "downstream" dalla propria posizione.
Appena toccano la superficie la coda, il finale e la mosca questi
vengono catturati dalla corrente. Si può lanciare anche
completamente di traverso o leggermente a monte ma normalmente
la mosca "pesca" in modo corretto quando la coda comincia a tendersi
a valle. Per aumentare le probabilità di cattura la mosca
deve viaggiare alla giusta profondità ed esattamente alla
stessa velocità della corrente: per ottenere ciò
si deve correggere la corsa della coda (mending the line) sulla
superficie dell'acqua. Molto piu' emozionante è la tecnica
"dead drift" che prevede l'uso di una coda galleggiante ed un
leggero piombino a trenta centimetri dalla mosca. Questo sistema
funziona perfettamente in acque con profondità che va dai
venti centimetri al mezzo metro ma è indispensabile individuare
il pesce che può essere una sagoma più scura sul
fondo, dietro od in mezzo ad un gruppetto di salmoni rossi. Occorre
lanciare a monte e cercare di far arrivare la propria imitazione
davanti al pesce. Bisogna valutare profondità e velocità
della corrente e lanciare sufficientemente a monte in modo che
la mosca abbia il tempo di affondare. Va tenuto conto anche di
eventuali correnti che potrebbero far presa sulla coda e quindi
scegliere il filo di corrente che porterà la nostra mosca
nel punto voluto.
Quando
tutto filerà per il verso giusto si vedrà la coda
fermarsi (uno strike indicator o ciuffetto di lana è d'aiuto):
è allora che bisogna ferrare decisamente. Il rumore della
manovella che sbatte sulle nostre nocche ci dirà quando
c'è la trota. L'attrezzo ideale per entrambe le tecniche
è rappresentato da una canna da nove piedi per coda sette.
E' meglio che il mulinello sia un anti-reverse con un buon freno
e dovrà contenere comodamente la coda e 150 mt. di backing
da 20 lbs. Si pesca in genere con imitazioni di uova di salmone
(Red Glo Bug, Double Egg Sperm, Babine Special) e, anche se può
apparire strano, queste trote sono abbastanza selettive. Bisogna
perciò utilizzare uova esattamente del colore e della taglia
di quelle presenti nell'acqua. Le uova del Red ad esempio, sono
piu' piccole di quelle del King o del Silver e, durante la stagione
tutte cambiano tonalità: piu' rosse all'inizio diventano
successivamente arancio e poi rosa sempre piu' pallido. Questi
argentei siluri, strisciati di fuoco sui fianchi, rimarranno per
un pezzo stampati nella mia memoria ed anche se avrò altre
grandi giornate non credo che sarà facile ritrovare l'intensità
delle emozioni provate quel giorno sul Tazmina. Alla sera accusavo
un leggero indolenzimento al braccio ed alla spalla ma avevamo
catturato, tra tutti e due, forse un centinaio di trote, tutte
dai due chili in su.
Spesso
avevo dovuto precipitarmi giù per il fiume quando il backing
stava per finire e per ben due volte avevo avuto, su trote che
saltavano, tutti i trenta metri di coda tesi per aria!! Kirk ci
aveva condotti, l'ultimo giorno, attraverso il Katmai National
Park; avevamo sorvolato lo spettacolare cratere Kaguyak e poi
giù fino al Big River. Questo è uno dei molti fiumi
costieri che portano l'acqua dei ghiacciai dell'Alaskan Peninsula,
dell'Iliamna e del Katmai al mare. Tutti questi corsi d'acqua,
dalla fine di agosto a fine settembre, accolgono impressionanti
risalite di Silvers ed i due o tre lodge della zona sono "fully
booked" con anni d'anticipo. Avevamo sorvolato le famose Mc Neal
Falls sulle quali è possibile vedere enormi Grizzlies mentre
"pescano" i salmoni nelle rapide; avevamo sorvolato la Ten Thousand
Smokes Valley ed in lontananza il vulcano Augustine troneggiava
sullo Shelikof Strait. Il pilota fece un paio di passaggi bassi
sul fiume per controllare la presenza di pesci. Lungo il primo
miglio si ammassavano letteralmente migliaia di Silvers: in alcuni
tratti erano stipati fitti da una riva all'altra. La marea aveva
avuto il suo culmine poco prima che noi arrivassimo e la prima
pool era farcita di pesci. Questi si erano cibati nel mare fino
a pochi metri prima pertanto conservavano ancora una discreta
aggressività. Questo ammassamento aveva attirato pero'
una decina di orsi lungo il basso corso del fiume. Dopo aver controllato
la loro posizione atterrammo su di una breve spiaggia ed impugnate
le canne da spinning ci mettemmo in posizione strategica: né
troppo lontani dall'aereo né da Kirk che imbracciava il
fucile. Ciascuno di noi al primo lancio si imbatté in un
Silver e continuo' cosi' per un po', con quasi un pesce ad ogni
lancio, con qualsiasi cucchiaino si usasse. Avevamo deciso di
pescare a spinning per..... "mettere fieno in cascina" e fare
la quota permessa in breve tempo, tenendo gli esemplari più
belli. Al nostro arrivo, infatti, una mamma Grizzly con due piccoli
aveva attraversato il fiume portandosi sulla nostra sponda e,
ciondolando il testone, si avvicinava piano piano, seguita a pochi
metri dalla prole. Non avevamo intenzione di farci fregare ancora
i salmoni.... quindi Kirk cominciò a pulire velocemente
i pesci riponendoli nel contenitore. Noi continuavamo a tirare
in secco salmoni su salmoni, trattenendo i migliori. Kirk prese
un piccolo Silver ed un salmone Chum (poco pregiato) che depose
a metà strada tra noi e l'allegra famigliola affinché
trovassero un diversivo sul percorso che portava a noi. La quantità
delle catture cominciava a farci sentire colpevoli perciò
smontammo le canne. Trascinammo i pesci verso l'aereo. A quel
punto mamma orsa era arrivata ai due salmoni ed inizio' il pranzo.
Nello stesso momento un grosso maschio sbucava dal bosco, attraversava
la corrente e si metteva a "pascolare" dove avevamo lasciato gli
scarti dei pesci puliti. Il tempo di una birra mentre "Captain"
scaldava il motore e via, prima che l'atmosfera diventasse troppo
pesante. Tutte queste emozioni, tutti questi pesci ed erano appena
le 11 di mattina: dove terminare "alla grande" l'ultima giornata?
Sul Tazmina per far arroventare i mulinelli con le scatenate Rainbows.
Rapido rientro quindi al lodge, cambio dell'attrezzatura ed una
corsa veloce in idrogetto su quel fiume di sogno, giusto per chiudere
giornata e settimana con un'altra decina di splendide trote. Una
volta tanto ci sarebbe stata risparmiata la classica frase"....dovevate
esserci la settimana scorsa!". Pensare che nel gruppo c'erano
alcuni che non avevano letteralmente mai preso una canna da pesca
in mano nella loro vita. Le due guide, che avevano dovuto iniziare
dai "fondamentali" avevano pensato non fosse il caso di farli
partire con "cattive abitudini" e gli avevano ficcato in mano
subito una canna da mosca. Non tutti comunque abbiamo avuto la
fortuna di avere una "palestra" così generosa. Mentre il
Jumbo mi riportava a casa ripensavo alla preghiera del pescatore:
"Signore, fammi prendere tanti pesci e cosi' grandi da non essere
costretto a dire bugie quando lo racconterò ". Beh! Anche
stavolta l'Alaska non mi aveva deluso e potevo raccontare ancora
storie di pesci e catture senza dovermi troppo preoccupare dell'inferno.
|