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Salmone: il grande amore
2.12 NORVEGIA: IL NAMSEN
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ott.91
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Tra tutti i pesci che si possono insidiare
con una canna l'unico che deve essere sempre considerato un trofeo,
indipendentemente dalla sua taglia, è senz'altro il Salmone
Atlantico. Spesso anche un solo esemplare "riempie" la settimana
di un pescatore. C'è salmone e salmone D.O.C., come si
usa dire nella pubblicità: diffidate delle imitazioni.
Certamente anche il Salmone del Pacifico è un pesce splendido,
un'emozionante cattura ma non è paragonabile al cugino
occidentale. Conosco decine di pescatori che si sono stancati
di salmoni dell'Alaska e della British Columbia, ma non ne conosco
di "sazi" di Salmo Salar. Come disse quel tale quando gli morì
la suocera e vennero a chiedergli di pagare le spese del funerale:
"Ogni cosa bella ha il suo lato spiacevole". Allo stesso modo,
la pesca al salmone è anche tortura fisica, psicologica
ma soprattutto economica. Per avere, infatti, dei risultati occorre
stare ore e ore sul fiume, macinare centinaia se non migliaia
di lanci, spesso con condizioni difficili (vento, freddo, pioggia).
Non esistono scorciatoie: più tempo la nostra esca rimane
in acqua, maggiori sono le probabilità di agganciare il
salmone. Occorre, tra l'altro, pescare nei diversi momenti della
giornata: mattino, sera, con il sole a picco oppure quando una
nuvola lo copre. Ogni minimo cambiamento della temperatura dell'aria
o dell'acqua, delle condizioni di luce o di chissà quale
accidente può far scattare qualche molla nel cervello del
pesce e farlo mordere la nostra esca. Insistere permette di prendere
quel salmone appena risalito dietro a quel sasso, dove non c'era
niente fino ad un attimo fa. La tecnica di pesca è relativamente
semplice. Esistono poi parecchi trucchi, malizie e convinzioni
personali che le esperienze sui fiumi fanno nascere in ogni pescatore.
Il
metodo più comune è di lanciare attraverso la corrente
a 45 gradi "downstream" (verso valle) ed aspettare che il pesce
si agganci da solo recuperando leggermente oppure lasciando derivare
la lenza. Usando la mosca talvolta occorre correggere la corsa
della coda di topo. Come artificiale una volta si usava solo il
devon di legno ora si vedono sempre piu' spesso pescatori che
usano Rapala ed ondulanti piu' o meno pesanti (Toby, Crocodile,
Daredevil). Psicologicamente si è in uno stato pressoché
continuo di frustrazione. Il fiume sembra essere completamente
morto oppure i salmoni saltano da tutte le parti e non mordono,
nessuno aggancia niente oppure "prendono" solo gli altri o anche,
come si dice in gergo, "mangiano corto". Soprattutto non esistono
regole!
Si pesca l'acqua sperando che passi quello
inferocito, peschi tre ore in una pool, ti fermi a riposare per
un minuto, arriva il cretino di turno, fa un lancio schifoso e
lo senti urlare con il pesce in canna (chi mi sfila il salmone
da sotto il naso è sempre irrimediabilmente il cretino
di turno). Oggi un fiume discreto è raro come un veneto
astemio, imbattersi poi nella settimana buona equivale a trovare
un politico onesto. I corsi d'acqua che "portano" salmoni sono
sempre gli stessi, anzi sono in costante diminuzione per le solite
cause, i pescatori aumentano e chiaramente, per legge di mercato,
questo ha fatto lievitare, anzi esplodere, i prezzi per i permessi
o l'affitto delle beat piu' o meno in tutto il mondo. Ecco la
"tortura" economica. E quando sei ormai preso nell'ingranaggio
la cosa si risolve in un "buco nero" finanziario. Ma lasciatevelo
dire: non esiste tonno, luccio o silver che ti possa dare le sensazioni
che ti fa provare il salmone. Per il pescatore di salmoni, la
Mecca è rappresentata dai grandi fiumi norvegesi che riservano
i veri giganti: Aroy, Orkla, Jolstra, Gaula, Laerdal, Tana, Vosso.
Sono tra i migliori del mondo e i miliardari d'ogni Paese fanno
a gara per il privilegio di affittarne le beats. I ricchi ed i
nobili inglesi ci vanno da oltre 150 anni e tuttora sono proprietari
dei diritti di pesca in molti di quei fiumi. I duchi scozzesi
di Roxburgh, proprietari di gran parte del Tweed, furono proprietari
dell'Alta dal 1860 fino alla seconda guerra mondiale. Qui il duca
fece registrare il piu' alto numero di catture: nel 1860 prese
a mosca 39 salmoni in una notte alla Sandia beat. Le cifre dell'Alta,
l'unico di cui esistono registri da quasi due secoli, indicano
ad esempio che nel 1959 furono catturati 448 pesci di cui solo
65 furono sotto le 15 lbs (due soli sotto le 10). Sopra le 30
libbre furono catturati 47 pesci, di cui tre oltre le 40 ed uno
oltre le 50 (un impressionante peso medio di oltre 22 lbs.). Oltre
a questi nomi famosi la Norvegia conta altri 300 fiumi da salmoni
che possono essere raggiunti dai comuni mortali a prezzi abbordabili.
Molti
di questi sono piccoli corsi d'acqua dove si possono catturare
pesci di taglia minore, talvolta in quantità notevoli rispetto
ai grandi fiumi. In ogni modo è mia opinione che un salmone,
piccolo o grande che sia, per la difficoltà di cattura
e per la sua bellezza, deve essere considerato sempre al pari
di un leone o di un bufalo per un cacciatore. La Norvegia dà
ancora i più grandi esemplari ed anche se gode di questa
prerogativa, come in tutti i luoghi da salmoni, ci sono anni più
o meno buoni.I
fattori negativi che portano ad una diminuzione dei pesci possono
essere gli eccessivi prelievi fatti dalla pesca commerciale o
l'inquinamento dei mari, l'insorgere d'epidemie e parassitosi
oppure l'aumento progressivo delle foche (ora ovunque protette)
agli estuari che falcidiano i branchi nell'attesa delle condizioni
giuste per risalire.
Anche
se il trend è verso un costante e lento peggioramento e
parecchi pescatori dicono che i bei tempi sono ormai storia talvolta,
per misteri insondabili della natura, i fiumi brulicano letteralmente
di migliaia di pesci. Inoltre, anche in Norvegia come in Scozia
ed Irlanda, sulla scia di Canada ed Islanda, molta gente comincia
a comprendere che un salmone catturato con sistemi professionali
rende all'economia del luogo un decimo di quanto renderebbe lo
stesso catturato a canna dal turista/pescatore e quindi stanno
aumentando le iniziative per riportare i fiumi alla passata ricchezza.
Una mia uscita recente fu sul Namsen in Norvegia, a nord di Trondheim.
Eravamo partiti a mezzogiorno da Milano ed arrivati, quattro aerei
dopo, alle 20 a Namsos. Ci attendeva per farci da guida Thornbjorn
Tufte, giornalista e scrittore famoso in tutta la Norvegia (ha
pubblicato oltre dieci libri sulla pesca in questi luoghi). Appena
arrivati all'hotel notai che il barometro segnava "gran secco".
Intanto continuava a diluviare ed il fiume era uscito dall'alveo
ed aveva già allagato alcuni prati. Da due giorni pescavamo
sotto il diluvio e i livelli delle acque erano due metri e mezzo
sopra di quelli normali per quel periodo. La prima mattina ognuno
di noi aveva agganciato un salmone pescando dalla riva e, tanto
per non far torti a nessuno, l'aveva perso; poi le condizioni
erano peggiorate del tutto ed eravamo andati "per trote". Quando
l'acqua inizio' ad abbassarsi riuscimmo a fare qualche cattura,
non eccezionale, e Franco perse il "salmone-della-sua-vita". Lo
vidi passare giù, urlando, da una rapida mentre il suo
rematore cercava di tenere diritta la barca. Franco faceva esercizi
d'equilibrismo mentre reggeva con due mani la canna piegata. Il
salmone, come un TIR impazzito, zigzagava scendendo il fiume alla
velocità della luce. In questo vorticoso carosello riuscì
anche a fare del "tailwalking" (camminare sulla coda), un paio
di salti, giusto per farsi ammirare in tutta la sua potenza. Il
cast al completo raggiunse poi un'ansa tranquilla e Franco sbarco'
per continuare la battaglia sulla terraferma. Era iniziato finalmente
lo "sporco lavoro", l'estenuante tira e molla che si esaurisce
solitamente con il pesce stremato sulla riva. Tutto andò
avanti ancora per un quarto d'ora, con fughe sempre piu' brevi.
Poi il pesce fece un ultimo impressionante salto, arrampicandosi
oltre un metro per aria, e ricadde sulla lenza che schiocco' tristemente.
Fine dello spettacolo. Franco aveva le lacrime e la guida rigirava
il coltello nella piaga dicendo che senz'altro passava le 35 lbs.
e quest'anno nessuno ancora ne aveva presi di grossi cosi'. Nel
Namsen sono state catturate nel 1989 piu' di 25 tonnellate di
salmoni da pescatori "sportivi" e nel 1990 sono state sfiorate
le 40, ponendo questo fiume al primo posto per generosità
in Norvegia. Ogni anno sono catturati diversi esemplari da 25
chili ed il record per questo fiume è di 31,5 (69 lbs.).
Questa caratteristica, oltre al fatto che esiste una buona organizzazione
sia per la pesca sia per la sistemazione, spiega come mai da piu'
di 100 anni arrivino su queste rive pescatori da tutto il mondo.
Per
poterci pescare in giugno occorre una prenotazione di mesi se
non addirittura dell'anno precedente. Questo accade perché
normalmente i pezzi da novanta, i trofei oltre i quindici chili,
sono i primi a risalire e quanto piu' sono freschi tanto piu'
sono nervosi e propensi a mordere. I salmoni risalgono il Namsen
per piu' di 50 chilometri dalla foce. I primi pesci iniziano ad
arrivare dal fiordo ad aprile ma il grosso della risalita è
solitamente verso gli inizi di giugno mentre a luglio partono
i grilse. Va ricordato che il peso medio di un grilse qui equivale
a quello di un salmone adulto in Islanda (3/4 chili).La
stagione di pesca inizia il 1 Giugno e va fino alla fine d'agosto;
dopo il 15 è consentito pescare solo a mosca. Dal 1 maggio
si può comunque pescare nel Biora, un affluente del Namsen.
L'apertura
anticipata di questo tratto è dovuta al fatto che le sue
acque sono piu' calde. Questo affluente ha diverse pools dove
sostano i salmoni ed è particolarmente adatto per pescare
a mosca. Per chissà quale questione genetica i pesci catturati
nel Biora sono mediamente piu' grandi e tozzi di quelli del fiume
principale. Quello che è strano è che non è
stato mai catturato un salmone del Biora nel tratto che percorre
nel Namsen: probabilmente non fa soste dal mare alle prime pools
dell'affluente. Le trote di mare entrano nel fiume dalla meta'
di luglio in poi. La pesca nel Namsen, durante la prima parte
della stagione, si fa principalmente dalla barca con il metodo
dell'harling poiché in questo periodo i livelli sono quasi
sempre alti per lo scioglimento delle nevi. Piu' tardi, generalmente
dall'inizio di luglio, l'acqua scende notevolmente, rendendo possibile
la pesca a spinning da entrambe le rive. In agosto si creano le
condizioni ideali per pescare a mosca, tra mille correntine e
pools da esplorare. L'esca principe per l'harling è il
wobbler, come qui chiamano il rapala. Si pesca dalla barca e due
o tre artificiali (wobbler, ondulanti o mosche) vengono lasciati
fluttuare nella corrente a circa venti metri. Il rematore conduce
la barca, con la prua verso monte, lentamente da una riva all'altra,
scendendo la corrente di un metro o due ad ogni passata. Il pescatore,
rivolto a valle, controlla le canne, cura che le lenze non s'intreccino
e verifica il corretto funzionamento degli artificiali. In questo
modo si perlustra tutto il fiume. L'abboccata è inconfondibile:
un colpo alla canna ed il salmone sfila dieci, venti metri di
lenza, ferrandosi da solo. Non è certo una pesca molto
sportiva o che richiede una tecnica sopraffina, ma è un
metodo che rende molto in tutte le condizioni e permette, anche
a chi non ha molta esperienza, di agganciare e non perdere gli
esemplari più grandi: può essere praticata da chiunque
dagli otto agli ottant'anni. Occorre naturalmente una certa abilità,
unita a fortuna, per giostrare il pesce quando il mulinello inizia
a gemere e gracchiare, ed il salmone spara via per cento metri.
In quel momento l'esperienza del ghillie/rematore nel maneggiare
la barca diventa un gran vantaggio. La classica "fortuna del principiante"
compensa in quei frangenti la mancanza d'abilità da parte
di qualche pescatore. |