2.
Salmone: il grande amore
2.27 Bryindalsa in Islanda
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mag.96
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Un recente sondaggio effettuato tra diversi
pescatori d'ogni genere mostra che almeno i due terzi di loro
non mangiano mai pesce. Questo non dovrebbe sorprendere nessuno:
il pesce contiene fosforo che fa bene al cervello. Chi mangia
pesce ha cervelli ben sviluppati. Chi possiede cervelli grandi
e ben sviluppati non va a pescare. E' semplice. La medesima ricerca
ha anche rivelato che la pesca al salmone, non accessibile a tutti,
e forse proprio per questo, gode di un fascino straordinario.
Quale pescatore un giorno non ha pensato "Bisogna proprio che
ci provi?". Ricordo le mie prime avventure quando partii con una
canna da salmone per la Scozia e non portai a casa niente, a parte
l'influenza. I miei primi salmoni li catturai in Islanda, oltre
vent'anni fa. E questo paese, ai confini del mondo, da allora
fu per molti anni una meta abituale dei miei pellegrinaggi. Ci
sono tornato ultimamente, dopo aver lasciato trascorrere diverso
tempo in seguito ad un episodio che poteva diventare il principio
di un incidente internazionale. Fu senz'altro la situazione peggiore
dei miei vagabondaggi a parte quando, a Panama, ci ritrovammo
un serpente di un paio di metri nella barca, in mezzo alla palude.
Avevo trovato sul fiume Nordura un individuo, anche lui ospite,
che pescava nella mia beat e prima dell'orario consentito. Alle
mie proteste serali, quando rientrò al lodge, annunciò:
"I'm Icelander, this is my country". "I pay like you and you are
son of a bitch" dissi io, il che era probabilmente sgrammaticato,
ma sembrava comprensibile. Intanto avevo afferrato una bottiglia
per il collo. Lui sostò indeciso un attimo vicino alla
porta, ma le probabilità sembravano le stesse per le due
parti, senza contare che le guide sedute al tavolo accanto parevano
parteggiare per me. La porta si richiuse. Se ne era andato. Al
mattino seppi che aveva lasciato il lodge. Il "gran capo" mi diede
ragione ma nei tre anni successivi non mi confermarono la prelazione
per la mia settimana. Poi tutto riprese come prima. I panorami
islandesi sono unici al mondo. La combinazione di vulcani attivi
e vaste zone di lava sterile e raffreddata, le sorgenti sotterranee
fumanti, i ghiacciai con i loro fiumi gelidi, le colline e montagne
che si alzano dalle poche vallate verdi e le venti ore di luce
della breve estate artica creano un'atmosfera di magico misticismo.
L'intera isola è una tundra senza alberi, aperta ai venti
che arrivano ogni giorno dal Nord come guerrieri vichinghi che
spazzano ogni valle e che tormentano il misero pescatore. Il fiume
Brynjudalsa si trova ad un'ora da Reykjavik, è lungo una
decina di chilometri e scorre in una valle aspra e solitaria:
sei a cento chilometri a Sud del Circolo Polare.
Sembra
un torrentone nostrano e, a prima vista, appare lontano dai canoni
tradizionali dei fiumi da salmoni. Recentemente però ha
acquistato fama di uno dei migliori fiumi nel rapporto catture
per pescatore/giorni-pesca. Dall'estuario vedi arrivare ad ogni
marea i branchi di salmoni, arrivano a schiere, le schiene o le
code fuori dell'acqua. Sembrano indecisi all'entrata del fiume,
sostano qua e là, per abituarsi alla nuova dimensione,
per ritrovare i sapori, gli odori del fiume dove sono nati. Nella
parte più a valle ci sono due maestose cascate affiancate
da scale di monta. E' uno spettacolo affascinante osservare i
salti dei salmoni che tentano di risalire, e le vasche piene di
pesci che si riposano tra un balzo e l'altro. Nella buca più
bassa, appena sopra il limite della marea, vedi salmoni ovunque:
nell'acqua fredda e chiara ne conti a decine, a centinaia, a strati,
d'ogni taglia. Per la maggior parte del tempo sono relativamente
calmi: le branchie che si aprono e si chiudono, le bocche che
si spalancano come in smisurati sbadigli, le pinne che ondeggiano.
Ognuno rimane immobile al suo posto, sufficientemente lontano
da evitare il contatto con un altro.
Ma
appena c'è un accenno di movimento, o un salmone ne urta
un altro, o uno di loro decide di soffrire di claustrofobia ecco
che scarta violentemente o si proietta attraverso la pool a velocità
supersonica, o salta un metro fuori dell'acqua per poi tornare
rapidamente al suo posto. Tutto il gruppo catturò un sacco
di pesci. Il limite di sei salmoni il giorno diciamo che spesso
stava stretto. Un paio d'amici rilasciarono, di nascosto, fino
a quindici pesci. Non si divertirono invece le due signore che
erano con noi. Loro, poverine, trascorsero tutto il tempo gelate
nell'auto, aspettando i mariti sovreccitati che non mollavano
"il fronte" per nessun motivo. Ho sempre una buona disposizione
nei confronti delle donne, ma nutro avversione nei loro confronti
quando sono in un campo di pesca. Come i cani, senza voler offendere,
tendono ad essere troppo ostili o troppo affezionate, ed entrambe
le cose possono avere un effetto imbarazzante sugli altri presenti.
Nel fiume è consentito pescare solo a quattro pescatori
il giorno, con il sistema di rotazione delle beats. Significa
che ogni tre ore peschi un tratto diverso, e in una giornata peschi
tutto il fiume. Le beats sono lunghe da qualche centinaio di metri
a poco più di un chilometro (il tratto pescabile è
di circa quattro chilometri) e hanno tutte diverse ottime pools.
Ogni pool ha ottime lies (luogo dove il salmone riposa nel fiume),
tutte danno salmoni, come più o meno tutte le mosche catturano.
Qui funzionano bene Blue Charm, Hairy Mary, Red Francis, Green
Butt su ami singoli o doppi. Il discorso della mosca regina o
"favorita" va chiarito. La mosca diventa la favorita quando un
pescatore o un suo amico cattura o fa salire diversi pesci su
un particolare artificiale; la fiducia aumenta, è diventata
una "buona" mosca. Perciò la userà più spesso
di altre e con maggiore attenzione, più facilmente ci prenderà
dei pesci e, per completare il circolo vizioso, diventerà
man mano sempre più convinto della sua "favorita". Normalmente
in Islanda si usano mosche tra il 4 e il 6 con acqua fredda o
alta e occorre lasciarle navigare molto profonde e lente. Quando
l'acqua si scalda, puoi usare mosche più piccole, diciamo
dell'8, a pochi centimetri dalla superficie. La maggior parte
degli esperti dice di passare da una pesca "di fondo" ad una "di
superficie" quando l'acqua sale oltre i 50ø Fahrenheit. Una buona
regola è di usare mosche che viaggiano alla stessa velocità
della corrente. La procedura normale è di lanciare verso
valle e di traverso con un angolo grosso modo di 45 gradi, ma
dipende dalla velocità della corrente. In acqua molto lenta
si potrebbe lanciare direttamente verso l'altra sponda, mentre
in acqua molto veloce occorre lanciare quasi parallelo alla propria
sponda. La coda deve cadere e rimanere abbastanza tesa da mettere
la mosca subito in tensione in modo che la corrente muova la mosca
sopra o davanti al salmone. Non esistono regole fisse, ma quando
l'acqua è lenta io faccio uno "stripping" lento e dolce
con la mano sinistra.
Se
senti una leggera tensione o se ti pare di aver intravisto qualcosa
(ma a volte, per queste sensazioni, siamo più nel campo
del paranormale) ripeti esattamente lancio, distanza e "passata".
Se un salmone ha mostrato un certo interesse probabilmente morderà.
Se il pesce non risponde subito, lascia riposare la "lie" per
un quarto d'ora, poi riprova lo stesso lancio con una mosca diversa,
o uguale ma di differente taglia. Non posso garantire il risultato
ma la percentuale di risposte è tale che vale la pena di
riprovarci. La premessa è che questi pesci non mangiano
dopo essere entrati in acqua dolce, perché i loro corpi contengono
abbastanza energia da sopravvivere fino alla frega.
Quindi
pescare, con ogni genere d'esca si faccia, non à una cosa
che ha molto senso. Come possiamo aspettarci che un pesce che
non ha appetito possa mordere... eppure salmoni vengono catturati
con gamberi, vermi, pesciolini, cucchiai, minnows e, naturalmente,
mosche. Molti pescatori, me compreso, hanno visto salmoni salire
su insetti naturali, a volte come trote su una schiusa, ma certi
fenomeni sono rari come l'apparizione della cometa di Halley.
Molte teorie sono state fatte sul loro comportamento, ma la più
plausibile è che rimangono certe abitudini o certi riflessi
rispetto al cibo ... anche se è difficile crederci quando
salgono su "cose" come Royal Wulff e Bomber. Quando il fiume diventa
caldo si usano mosche 10 o 12 spesso anche secche. Prendere un
salmone a secca è una delle emozioni più grandi
che un pescatore possa provare. Vedere il dorso del salmone mentre
segue la mosca. Vedere la testa del salmone venire fuori dall'acqua.
Vedere l'onda quando delfina sul ciuffetto di peli, e il bagliore
e il gorgo quando si gira senza morderla. Oppure scorgere la bocca
chiudersi sulla mosca e inabissarsi. Vederlo saltare fuori dall'acqua
in un'esplosione di gocce e ricadere sulla mosca e, più
spettacolare di tutto, vedere il pesce arrivare da lontano, e
l'ultimo metro in superfice, con le mascelle spalancate e "caricare"
la mosca. Quando avrai visto questo sarai convinto che, in buona
parte dei casi, è un'improvvisa rabbia che fa prendere
al salmone la mosca. Nella pesca a vista, dopo aver individuato
il pesce, occorre far passare l'esca davanti al muso, alla sua
stessa profondità e alla stessa velocità della corrente.
Più facile a dirsi che a farsi. Si cambia mosca fino a
che una verrà "assaggiata". Spesso, in questa pesca, il
salmone l'afferra solo per un attimo, talvolta non chiude nemmeno
le mascelle. Occorrono ami affilatissimi, vista d'aquila e riflessi
per ferrate supersoniche. Non è una pesca facile, ma credetemi,
è micidiale. La pesca al salmone in Islanda è consentita
solo a mosca o con il verme (il sistema tradizionale usato dai
locali). In questo Paese i contadini proprietari della terra dove
scorre il fiume sono anche proprietari dell'acqua e dei pesci
che vi nuotano. Sono loro che ne hanno cura e lo sorvegliano.
I salmoni presi vengono tutti trattenuti per essere portati a
casa, venduti o scambiati con altri affumicati. La legge islandese
obbliga a tenere il pesce che si cattura imponendo un numero limitato
di canne e di catture per ogni fiume. Le statistiche (non l'aleatorietà
dei "release") fissano, in pratica, il prezzo o valore del corso
d'acqua. I permessi sul Brynjudalsa sono abbastanza economici
secondo gli standard islandesi, addirittura bassissimi considerando
la resa straordinaria del fiume. Ma piuttosto cari nel sistema
generale delle cose: non proprio da ricchi ma per andarci devo
rinunciare a qualcos'altro. Certo, questa faccenda d'essere ricchi
è molto relativa. Gianni, per esempio, probabilmente non
si offende se lo descrivo come uno dei miei amici ricchi ... ha
fatto quattrini parlando al telefono, premendo tasti al computer
e, per quello che ne so io, bruciando incenso in stanze scure.
Ha fasci di canne e ognuna di queste costa uno stipendio normale.
Tre-quattro volte l'anno se ne va a pescare in acque esotiche
e spesso mi dice: "Vedi, se fossi ricco.....". Una volta odiavo
la gente così. Ora non ho cambiato le mie idee, ma sono un po'
più vecchio, e ho diversi amici che considero ricchi e,
soprattutto, mi piace il modo in cui spendono i loro soldi, che
è esattamente il modo in cui li spenderei io.
Per
questo fiume sarebbero necessari solo degli stivali alla coscia,
ma gli waders ti riparano meglio dal vento e dalla pioggia. Un
giubbetto in Gore-Tex e dei "pile" pesanti fanno parte dell'equipaggiamento
standard su tutti i fiumi islandesi. Apprezzi in pieno le loro
qualità quando, ogni tanto, cerchi un riparo per rimpiazzare
il finale corto o annodato o sostituire la mosca con un'altra
differente. Lo stesso discorso degli waders vale per le canne.
Le distanze sono da coda sei, il vento e la taglia dei salmoni
ti impongono la nove. Lanci come sei capace o come riesci, tantopiù
se nessuno sta guardando. Lee Wulff avrebbe avuto un infarto se
fosse stato testimone d'alcune mie aberrazioni, ma tecnica e grazia
scompaiono sempre quando ti arrivano folate di vento a novanta
all'ora. Va usata la canna ad una mano anche se gli inglesi anche
qui usano le loro lunghe "due mani".
Questo
fatto mi impone una digressione: credo, e non vorrei apparire
presuntuoso, che molti dogmi sulla pesca al salmone vadano rivisti.
Mi spiego: tutta la letteratura a cui siamo stati abituati è
d'origine britannica o canadese (e quindi con la stessa matrice).
Ci hanno farcito la testa con tecniche e situazioni valide sui
vari Tweed, Dee, Tay, Miramichi, Restigouche ecc. ...."Devi aspettare
che la coda si tenda....""Il lancio solo a 45 gradi...." "...
la canna di 15 piedi..." Cose tutte valide ma principalmente,
se non esclusivamente, su certi fiumi. Ora la pesca al salmone
si è modificata e alcune teorie di autori famosi (Oglesby,
Falkus, O'Reilly..) vanno riviste con occhio critico. Innanzi
tutto questi tradizionalisti britannici ci dicono le stesse cose
già ripetute da cento anni e parlano esclusivamente di
tecniche valide sui fiumi scozzesi o irlandesi, dove della pesca
al salmone sono rimasti solo tradizioni, leggende e racconti.
Mi spiego, questi fiumi danno ormai medie catture dello 0.1 pesci
per giorno/canna; quindi certe teorie sono obsolete, o meglio,
valide solo per il 5% delle acque e dei pesci. Filippo, che era
con me in Islanda, mi diceva di aver preso più salmoni
in ciascun giorno sul Brynjudalsa che in tutte le sue uscite in
Irlanda. Diceva inoltre di aver fatto molta più esperienza
in una settimana lì che non in luoghi dove è stato un habitué
per anni. Mi raccontava che il clou della giornata alla Delphi
Fishery, tanto per dire, consisteva nelle sconfortanti verità
della conversazione serale. Durante la cena un ospite diceva con
aria sibillina: "Alla pool 3 mi è parso di veder un salmone
delfinare...." Oppure "l'anno scorso ho preso il mio salmone al
martedì". Ad un altro tavolo un gentleman avvilito affermava:
"... nella zona bassa prima della guerra (spero almeno fosse l'ultima)
certo che si prendevano molti pesci...." . Dopo diverse centinaia
di Salmo Salar catturati, e qualche migliaio di Onchorynchus,
ritengo che certi miti vadano sfatati. Trovo sorprendente che
nessuno di questi celebri autori parli di tecniche a vista, di
"dead drift", di ferrate fulminee, di dragaggi provocati, di stripping
ecc. E trovo altrettanto strano che tra i pochi pescatori nostrani
di salmoni queste loro teorie rappresentino il "Verbo". Probabilmente
si fa più pesca sui libri che sull'acqua. Questo potrebbe
essere occasione di un dibattito o di un articolo futuro.
Sui fiumi vedo talvolta dei pescatori in difficoltà durante
le fasi finali della cattura. Si è generalmente accurati
nelle fasi di preparazione, nel costruire mosche meravigliose,
nel perfezionare il lancio ma spesso si è carenti nella
parte fondamentale della pesca: la cattura. E le carenze sono
nei "fondamentali". Vedo canne tenute male, troppo basse o troppo
alte, con angoli assurdi che le fanno diventare fragili, vedo
errori macroscopici quando il pesce è a portata di mano.
Le cose importanti da tenere a mente sono: più tempo tieni
il pesce in acqua e più occasioni avrai di perderlo (con
un finale del 30 e una canna del 9 puoi "strappare fuori" praticamente
ogni salmone di taglia normale; basta forzare correttamente la
canna). Quando un pesce spara per il fondo della pool puoi fermarlo
solo abbassando il cimino, evitando ogni pressione. Questa mossa
obbliga, in un certo senso, il salmone a girarsi. Dopo la fuga
è in debito d'ossigeno e deve "respirare". Si rimetterà
col muso in corrente affinché l'acqua entri in bocca e passi attraverso
le branchie. A questo punto si rialza la canna e si riprende il
contatto. Se il pesce è ancora alla fine della pool in
una zona pericolosa, occorre trascinarlo leggermente, senza forzarlo
troppo, solo tirando con la canna e magari arretrando. Quando
senti che sta per saltare abbassa la canna e spingila in avanti,
come in un affondo di fioretto: la coda sarà meno tesa
e anche se il pesce ci cade sopra non romperà il finale.
Quando finalmente hai il salmone ai tuoi piedi in una spanna d'acqua,
un buon sistema è quello del "walking up". Si cerca una
zona con una dolce pendenza, il segreto è di non usare
il mulinello e camminare lentamente trascinando il pesce dall'acqua
sulla riva, evitando il più possibile vibrazioni e strappi.
Quando è vicino alla riva si afferra per la coda nel classico
"tailing" o addirittura si spinge dalla coda verso la riva: il
salmone tre volte su quattro salirà da solo. Mi piace parlare
di pesca, mi piace insegnare o spiegare quello che ho imparato
e anzi sono orgoglioso di aver dedicato quasi tutta la vita alla
pesca. Noi diciamo "dedicato", altri direbbero "sprecato" o "buttato
via". La pesca in generale, e quella a mosca in particolare, necessita
di molto tempo e può essere anche costosa; induce a momenti
di contemplazione solitaria e richiede un sacco di viaggi, e poiché
la maggior parte dei pesci viene rilasciato, sembra qualcosa di
stranamente meraviglioso e poetico ma senza utilità: una
specie di arte. E, come tra gli artisti, i pazzi, gli incompresi
e i sognatori sono comuni tra i pescatori a mosca che si sentono
tutti un po' come Van Gogh. Statistiche catture dei principali
fiumi Islandesi a fine anno 1995
Fiume |
Numero
catture |
Numero
canne |
Media
salmoni per canna/giorno |
Ellidar |
1086 |
8 |
2,15 |
Nordura |
1698 |
12 |
2,68 |
Laxsa
Asum |
1562 |
2 |
12,03 |
Langa |
1390 |
8 |
2,54 |
Laxa
Leirarsveit |
1446 |
6 |
3,34 |
Laxa Adaldal |
1120 |
20 |
0,84 |
Veidalsa |
981 |
6 |
1,81 |
Midfirdara |
1020 |
10 |
1,37 |
Sela |
1178 |
10 |
1,36 |
Laxa
i Kios |
1020 |
10 |
1,33 |
Hofsa |
980 |
10 |
1,06 |
Brynjudalsa |
597 |
4 |
3,01 |
Grimsa |
1110 |
10 |
1,64 |
Laxa i Dolum |
730 |
6 |
1,47 |
|