2. Salmone: il grande amore
2.29 Salmone Atlantico: in estinzione ?
Nota: cliccare sulle foto per ingrandirle.
Vai all'Album foto
gen.99

In una delle prime esperienze alla ricerca del Salmone ero finito in Irlanda, invitato da non so quale ufficio. Non credo di essere stato presentato dal Ministero del Turismo come un bracconiere ma l'individuo che mi avrebbe accompagnato evidentemente aveva avuto l'ordine di "farmi prendere" a tutti i costi. Scoprii presto che il tipo tendeva comunque a privilegiare i risultati, infischiandosene dei mezzi per perseguirli. Partimmo con l'auto che avevo noleggiato: la guida disse che sarebbe stato meno facile riconoscerci. Capii cosa voleva dire nel momento in cui svoltammo dalla strada principale per avvicinarci al fiume. Borbottò qualcosa e vidi, nello specchietto, un'auto che ci tallonava. "F...." Disse il mio accompagnatore. Era il riverkeeper o guardapesca. La mia auto poteva apparire anonima ed innocente, ma il mio compagno era stato riconosciuto e il "guardia" ci stava appiccicato come una sanguisuga. Arrivati al fiume affermò che non valeva la pena di scendere dall'auto e che, nonostante ne avessimo visto saltare qualcuno, non ci dovevano essere molti salmoni nella pool. Riportatolo a casa, vidi che nel suo garage teneva delle attrezzature mostruose come palle di piombo con grossi ami da mare che spuntavano dal mazzo. Quelle, disse, sarebbero state le nostre attrezzature per il successivo pomeriggio di pesca. "Arrivi al fiume, lanci in mezzo al branco di salmoni e dai una tirata; prima o poi le punte si infilano nella groppa di qualche pesce e lo tiri a riva. Devi, naturalmente, avere sempre la sigaretta accesa, per rompere il nylon se vedi qualcuno avvicinarsi. In questo caso, purtroppo, si lascia andare il salmone". Rimase piuttosto sorpreso e contrariato quando l'avvisai che la pesca mi interessava solo fino ad un certo punto : più una curiosità che una passione e che il pomeriggio preferivo riposare e, dall'indomani, mi sarei dedicato alla visita dei castelli, alla fotografia eccetera. Naturalmente il giorno seguente già all'alba ero, solo, sul fiume e, per tutto il tempo che ci rimasi, la mia mosca, passò senz'altro davanti a dei salmoni "freschi" o perlomeno davanti a qualche trota stanziale. Quando cerchi questo genere di pesci (anadromi è il termine scientifico), l'elemento "non sapere"
aggiunge a questa pesca quel sapore di fatalità, d'azzardo e comunque di piacere particolare. Nella pesca il caso ha sempre una certa importanza : le acque da trote hanno anche loro la loro parte d'imprevedibilità, ma perlomeno sai, in senso generale, che i pesci ci sono.

I fiumi da salmoni, invece, possono essere pieni di pesci un giorno e completamente vuoti quello seguente.Pescare salmoni e steelhead a vista, magari con un Bomber, ha un suo indiscutibile fascino, ma non c'è nulla come una secca tirata, mentre la mosca fa la passata in una scura e immobile pool colore del thè, per farti confermare la fede nella natura, nelle tue capacità, in una benevolenza Superiore. Mentre perlustravo metodicamente la pool la mente era piena delle parole dei "Sacri Testi"..... "lascia che si ferri da solo", "dagli filo quando corre", "tieni la canna alta", "tieni la coda sempre tesa".... Naturalmente tutto questo fluttuava nel cervello contemporaneamente: non c'era passaggio che non avessi letto, ingozzandomi d'ogni regola o segreto contenuto tra le pagine d'ogni libro sulla pesca al salmone.
Questo pesce è sempre più raro, e quando morde, Dio solo sa uno tra quanti, morde non per fame ma per qualcosa che ha a che fare con la sua memoria del cibo, con l'aggressività, la curiosità, la voglia di giocare, la sua "freschezza" (da quanto tempo si trova in acqua dolce), il tempo atmosferico e l'ora del giorno, la distanza dalla marea più recente, le condizioni dall'acqua, il tipo e le dimensioni della mosca, la vicinanza del momento e del luogo di frega, qualche bizzarria ormonale o qualsiasi combinazione tra queste cose. E un mistero il perchè questo pesce morde ma, poichè in definitiva il motivo ha a che fare con il sesso, tutte le stranezze ci sembrano vagamente familiari. Una cosa è chiara: un "Taker" viene praticamente definito tale solo dopo che ha abboccato. Anzi un taker è il pesce che hai preso, se lo hai preso. Riuscii a pescare il primo salmone della settimana verso sera e il secondo e ultimo del viaggio dopo un lungo itinerario che sostituÏ gradualmente i soldi nel mio portafoglio con permessi su diversi fiumi e licenze di pesca di tre contee e che riempÏ la mia auto del fango e della polvere di molte tipologie geologiche. Quest'ultimo lo catturai dopo ore d'attesa, quando i muscoli, come pure i miei nervi, erano rattrappiti e stanchi dal ripetere i medesimi movimenti. Scavalcando il filo spinato per raggiungere il fiume mi ero tagliato gli waders ed ero stato a bagnomaria fino al creapopoli. Gli waders pieni d'acqua possono essere un'esperienza divertente, noiosa o mortale, dipende dalla temperatura di quell'acqua: 22ƒ, 12ƒ o 4ƒ. E' diverso anche se stai pescando seriamente, guardandoti in giro o cercando di suicidarti. Quando infine riuscii a trascinarlo a riva in un'ansa della corrente, grigio e argento e pesante, mi ero sentito purificato come un cavaliere medioevale, pronto per presentarmi con disinvoltura al cospetto degli dei che mi avrebbero dato il benvenuto. Forse era il momento di rimanere e insistere, ma ero appagato e semi-congelato. Ritornai al villaggio per mangiare un panino in un maggiore comfort e per lavare lo stomaco con qualcosa di più caldo o più forte di una CocaCola.
Il pub era una di quelle bizzarre trappole per turisti che si trovano lungo le strade, zeppo fino al soffitto di civette impagliate, foto ingiallite e lucci dalle fauci enormi, appesi alle pareti. Incontrai due locali che avevano pescato un tratto più a monte. Erano due veterani del fiume e mi avevano visto alle prese con il salmone; naturalmente mi fecero i complimenti e tutte le domande di rito. Ricordo che la conversazione volse quasi subito sul fatto che il fiume dava oggi molto meno che in passato e che i salmoni grossi erano sempre più una rarità. Sono passati da allora una quindicina d'anni e, anche se esiste un po' ovunque la consuetudine di celebrare "i bei tempi andati", devo dire che quella che allora avvertivo solo come una sensazione si è fatta via via una certezza, anzi, da allora le cose sono decisamente peggiorate in progressione geometrica. Purtroppo i salmoni sono diminuiti sui fiumi irlandesi, ma anche in tutti i fiumi su entrambe le sponde dell'Atlantico e ovunque questo pesce nuoti.
I pescatori sportivi ce l'hanno con chi mette le reti nei fiumi, questi ce l'hanno con chi le mette negli estuari, chi le mette negli estuari si lamenta delle navi nell'oceano, delle foche, dei giapponesi. Gli scienziati parlano d'aumento dei gabbiani e dei cormorani che falcidiano i parr, d'aumento di temperatura nei mari, di diminuzione dei gamberi, del Nino.Al di là delle cause o di chi ha ragione, il fatto è che le risalite si fanno sempre più scarse. Spagna, Francia già erano a questo punto cinquant'anni fa, al punto che la cattura di un salmone era sempre motivo per un trafiletto tra le notizie locali. Maine, Irlanda, Scozia hanno da tempo cominciato un declino, credo, senza ritorno. Fiumi celebri come il Kennebec, il Penobscot, il Tweed, il Findhorn, il Beauly sono ormai alla soglia della risalita minima per assicurare, in condizioni ottimali e senza alcun prelievo, la continuazione della specie. La celeberrima Aberdeenshire Dee, il fiume della famiglia reale dove pesca il principe Carlo e la regina madre, a verme, è sotto la soglia minima ed ora è vietato trattenere qualsiasi pesce (cosa che, fino a poco tempo fa, era considerata sacrilegio in Scozia). Questo non ha impedito di togliere le reti alle foci, i cui diritti sono, appunto, della famiglia reale. Si dice che le probabilità di catturare un salmone in quei luoghi sono le stessa che incontrare un mammut sulla Costa Azzurra. L'anno scorso ho conosciuto un tale che ha speso parecchi milioni per andarsene fino in Scozia e pescare per un mese e mezzo, soggiornando in eleganti castelli. Non ha preso un pesce. A dir la verità non ne ho presi neanche io restandomene sul lago, a Ghiffa. Ma perlomeno non ho speso una lira. La Norvegia oggi si mantiene su livelli appena accettabili, ma che sono l'ombra di quelli di vent'anni fa. Per non parlare di cos'erano i risultati cinquanta anni fa. Basta leggere delle imprese di Charles Ritz e Bebe Anchorena nell'Alta per restare esterrefatti. Pare che, a parte Russia ed Islanda, nel pianeta salmone atlantico siamo proprio "arrivati alla frutta". In Russia, nella penisola di Kola, esistono ancora grandi risalite naturali di salmoni in ogni corso d'acqua e ci sono alcuni fiumi (Ponoi, Varzuga, Umba) dove anche ultimamente si hanno avute medie di catture di venti, trenta, quaranta salmoni per canna in una settimana di pesca.
L'Islanda si mantiene sempre su ottimi livelli, dovuti ad un'accorta politica tesa a preservare questa risorsa; vengono fatte massicce semine di avannotti in ogni corso d'acqua, si approntano e perfezionano scale di monta, periodicamente vengono ricostituiti e puliti i "redds" (le zone di frega), il limite delle acque territoriali è stato portate a 200 miglia dalla costa (ricordate la "guerra del salmone" di qualche anno fa ? "). Spiace dire che in molti fiumi islandesi come per esempio il celebre Nordura la maggioranza dei pesci ora sono dei Grilse (salmoni di un anno di mare), ma ciò è un problema che affligge, piu o meno, tutti i fiumi da salmone del mondo.
Ciò è dovuto alla vecchia politica delle reti poste sia alle foci (Scozia, Irlanda, Norvegia) sia in mare (principalmente Danimarca, Taiwan, Corea e Giappone): i pesci grandi tendono a generare pesci grandi, mentre i pesci di un anno tendono a generare pesci che risalgono presto. Ora, per esempio, in Canada si è imposto il catch and release per pesci oltre una certa misura, e questo teoricamente dovrebbe aumentare il numero di pesci più vecchi e più grandi che ritornano al fiume. Nella provincia canadese del Newfoundland lo Stato qualche anno fa ha acquistato quasi tutte le licenze di pesca professionale in mare, riducendo praticamente il prelievo, lungo le coste, quasi a zero. Si riteneva che la diminuzione fosse dovuta principalmente alla pesca commerciale: ci furono un paio d'anni con un leggero aumento delle risalite in quantità e taglia, tanto da far ipotizzare un capovolgimento del trend. Purtroppo ora il declino è ripreso e molti fiumi sono ormai sotto lo stock che, anche qui, i biologi ritengono minimo per garantire la sopravvivenza della specie.Perfino il Salmone del Pacifico sta diminuendo: situazione questa che era inimmaginabile solo venti anni fa. Non hai idea di quanti salmoni ci possono stare in un fiume finchè non hai visto i Pink in Alaska. In ogni piccolo fiume che attraversavo si intravedeva uno scuro strato per chilometri, fino al mare. Quando scendevo per un'occhiata da vicino, realizzavo che questo tappeto scuro era un unico branco di pesci. Per chiunque è stato testimone di queste impressionanti risalite sembra assurdo che ci siano ora fiumi "catch and release" o con altre restrizioni in quantità e taglia. Allora, quando mi recavo a pesca in Alaska, ero strabiliato dalle cifre..... "questo sistema è risalito da venti milioni di Red, quell'altro da quattrocentomila King ecc." . Erano numeri incredibili, come parlare del debito pubblico o dei premi nel Gratta e Vinci, e oggi mi sembra impossibile che si possa essere arrivati a questo punto ..... ma ricordiamoci che in quindici anni, venti milioni di bisonti (e quasi l'intera razza dei pellerossa) sono stati sterminati tra il 1860 e il 1876 negli Stati Uniti. Il salmone, credo, sarà il nostro bisonte del mare. Ma forse vale la pena di gustare questa pesca senza pensare troppo ai problemi: occorre prendere atto di quello che non si può cambiare, senza indugiare in troppe analisi.
Queste creature, di potenza e bellezza indescrivibile, che nuotano e saltano, non si potranno amare e apprezzare mai se non si pescano. La pesca al salmone è una emozione particolare e si è fortunati se la si conosce tardi....chi la conosce per prima, non sarà mai soddisfatto con qualsiasi altro pesce. Nell'iter del pescatore deve rimanere sempre qualcosa, da qualche parte, che è estremamente difficile da catturare, e fin quando ci saranno salmoni atlantici, questo qualcosa ci sarà sempre. In oltre un quarto di secolo di pesca al salmone ricordo una settimana di vendemmia (per pudore non dico quanti), alcune settimane in cui catturai oltre 20 pesci, ma anche in questi casi ricordo che dovetti sempre lavorare duro per ottenerli.
Dopo mezzo secolo di carriera piscatoria in mezzo mondo, devo ammettere che il pesce migliore sulla tavola è una trota di torrente, nel burro di montagna ma, se avete la capacità o la fortuna di catturare un salmone voglio darvi la ricetta di come si prepara in molti paesi nordici. Anche per avere un'alternativa al pur ottimo affumicato. Ecco quindi il Salmone Gravalax: si tagli il salmone in modo da ottenere i due filetti che a loro volta si tagliano in fette sottili. Si prepara una mistura dello stesso peso del pesce fatta metà da zucchero e metà da sale. In un largo recipiente si mette uno strato di questa miscela e uno strato di fette di pesce, poi un altro e cosÏ via fino alla sommità del recipiente. Alla fine si cerca un bel sasso e si mette sopra. Occorrerebbe anche qualche erba profumata dei boschi norvegesi, ma non è indispensabile. Il tutto si lascia per circa tre giorni a riposare, poi si può mangiare. Con questa moda imperante di ecologia, barbless, rispetto degli animali, catch and release ecc. parlar di mangiare un pesce del genere può apparire sacrilego come sparare ad un Panda gigante od arrostire una foca monaca.... ma cosÏ vanno le cose. E una volta nel piatto non è male. Se qualcuno ha qualche altra ricetta, mi dia una telefonata: mi piacerebbe farci quattro chiacchiere. Per qualche consiglio su tecniche, attrezzature ci risentiamo un'altra volta.