4. Saltwater
4.07 I sogni si avverano a Cuba
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lug.95

I sogni si avverano a Cuba Le prime storie di pesca che si ricordano sono quelle del Vangelo, una su come riempivano le reti in Galilea, e un'altra sui pani e i pesci. Non ci hanno mai detto che genere di pesci fossero stati quelli che sfamarono la moltitudine, ma scommetto che erano scardole o cavedani. Se fossero state trote, e un guardiapesca dei nostri giorni fosse capitato da quelle parti, probabilmente avrebbe arrestato tutta la banda per aver superato la quota. Ci fu poi la storia di Achab e Moby-Dick, di Pinocchio e la balena e i racconti di Hemingway. Il famoso "papa" scrisse pagine splendide sulla pesca alla trota (la serie di Nick Adams) e altre storie ambientate soprattutto a Cuba. Queste ultime "insane" letture hanno creato un flusso, da parte della categoria di dei turisti-pescatori-vagabondi, in direzione dell'isola con la speranza di epici tete-a-tete con poderosi avversari. La partenza per questo Eden comincia sempre con una levataccia ed una corsa fino a Milano, dove tutti, all'aeroporto, osservano con commiserazione le tue canne e dove poi, sull'aereo, allacci le cinture (mille decolli, mai azzeccate al primo tentativo le due parti giuste del marchingegno). Poi dormi per dieci ore fino all'arrivo: dimentichi nebbie, telefono, irpef, suocera e ti immergi in un dolce tepore, tra profumi e ritmi esotici. Laggiù, lungo la costa dell'isola, di fronte ai Caraibi, trecentotrentacinque chilometri a Sud del Tropico del Cancro e duemilatrecento a Nord dell'equatore, trovi i Jardines de la Reina. Ci arrivi dall'Avana, dopo qualche centinaio di chilometri tra macchie di palme e montagne più "panettoniche" (dicasi meno aguzze) delle nostre Alpi.
Attraversi zone selvagge ed altre molto popolate, dove le case sembrano scatole da scarpe e dove sembra si faccia molta vita di società. Riesci a vedere, verso sera, gruppi di cittadini che hanno l'aria di divertirsi enormemente. In altre parole, sono numerosi gli ubriachi fradici. Oppure arrivi a Ciego de Avila, che vuol dire a un'ora dal porto di Jucaro, da dove parti per l'arcipelago. La tua mèta è un centinaio di isole (anche più se conti proprio ogni cosa che sporge dalla superficie).Oddio, veramente la tua mèta non è quello che sta fuori dall'acqua ma quello che sta dentro: sono i cento canali, le flats, le cale dove cercare Jack, Tarpon e Bonefish. La stagione o, come dicono loro, "la temporada" dura quasi tutto l'anno. Devi evitare i mesi di settembre/ottobre per vento e brutto tempo

In luglio ed agosto la pesca è eccezionale, ma fa più caldo che in un girone infernale, attorno ai 40°, con solo l'impressione di una leggera brezza. Puoi sentire il sudore scorrere fuori dai pori e scivolare giù lungo il corpo sotto la camicia leggera. Quando arrivammo per la prima volta Fejo, il guru locale, diede un'occhiata dubbiosa alle nostre esili canne e alle nostre mosche. La sua attrezzatura, trovammo in seguito, includeva un filo che poteva sollevare 200 chili ed un amo grosso abbastanza da tenere una balena. Al piccolo "briefing" serale (qualche bottiglia di Rhum) spiegai che pescavo a mosca. Quando individuo una bottiglia che comincia a circolare vago in giro, facendo i soliti commenti sul tempo o sulla pesca, in modo da trovarmi, più o meno casualmente, lungo il percorso. Lui disse: "Muy bueno por fly", e poi aggiunse, in un miscuglio di italiano e spagnolo, che avremmo trovato molti Macab́ (bonefish) a Los Indios mentre i Sabalos (Tarpon) li avremmi presi - presi, affermò, non cercati o visti - a Las Auras. La realtà arrivò la mattina successiva alle 8.45 precise. "Macab́ à la una - va à la derecha - 15 metri - lancia!" Sparò fuori le parole come una mitragliatrice. Quale macab́!? Dove!?! Tutto quello che vedevo era la stessa sabbia e alghe che avevo visto da dieci minuti. Niente era cambiato, per quanto ne sapessi. "Eh, Conio! ... Si tu non lancia! Que pes grande!" "Che pesce?" Chiesi innocentemente. Ricevetti una di quelle occhiate in silenzio che voglion dire "... quell'accidenti di pesce che avresti dovuto catturare se avessi lanciato dove ti indicavo". Disse anche "Mira, el pes es hijo de puta". Quest'ultima forma tendo a considerarla ingiuriosa nei confronti anche di un animale, ma forse è solo una sottigliezza semantica. In silenzio continuò con la pertica verso un intricato canale di mangrovie. Ancora non riuscivo a vedere niente. La stanchezza del viaggio, forse. Il Rhum.... Inforcai gli occhiali scuri e la cosa mi aiutò un pochino. Vedevo ora meglio il fondo. Pulii gli occhiali e tirai giu il frontino del cappello per aver gli occhi in ombra..... Molta gente crede che noi che ci atteggiamo a "professionisti" non commettiamo errori, non siamo mai distratti, non facciamo idiozie nè abbiamo momenti imbarazzanti mentre peschiamo. Niente è più lontano dalla verità. Infatti proprio per tutto il tempo che passiamo sull'acqua, le guide e i pescatori professionisti diventano abbastanza ripetitivi, poco attenti e quindi di tanto in tanto hanno problemi.

Ricordo la volta che pescai con B.P., uno dei migliori pescatori americani. Fece esattamente le cose che faccio io: spaventò alcuni pesci con la coda, inciampò nella stessa durante la presentazione e sfoggiò quella che è anche la mia "figura" prediletta: spaccò su un Barracuda veramente bello quando la sua gamba si ingarbugliò nella coda che sparava via dalla tolda durante la prima fuga del pesce. Tutto questo accadde con appropriati commenti da parte di una famosa guida americana che, implacabile, lo tormentava. In questo genere di pesca ci sono inevitabilmente molte frustrazioni. Specialmente quando segui un grosso Bonefish che nuota contro la marea nella direzione "sbagliata" per oltre 200 metri. Quando pascola in "tailing" ma sempre appena oltre la distanza di lancio, e poi, quando sta per essere a tiro, vederlo spaventare dall'ombra di un gabbiano che passa. Ma questo fa parte del gioco, questi sono gli elementi della sfida. A volte ho seguito pesci per un'ora prima di averli a distanza di lancio.
Talvolta non hai enormi risultati alla fine della giornata come numero di pesci, ma questo genere di pesca dà sempre incredibili soddisfazioni per il tipo di "caccia", di lotta contro istintive difese. Ma ai Jardines la pesca è sempre leggendaria come favoloso è l'ambiente che ti circonda.

L'enorme distesa di sabbia, cespugli o isolotti di mangrovie tra flats abbaglianti o canali turchesi. Tutto superlativo. Semplicemente qui hai l'essenza del perchè noi peschiamo. Lo sguardo si perde fino al cielo che si fonde all'orizzonte con il mare. Un senso di solitaria comunione con la natura. che porta pace e tranquillità che non hai mai sperimentato prima. E i pesci .... Lanci perfettamente su un Bonefish che si sta avvicinando: muso sul fondo, coda che veleggia in superficie, situazione da manuale e vedi il pesce nuotare verso la mosca, poi si gira. Dai un colpetto alla mosca, poi una serie di colpetti che la fanno muovere di un paio di centimetri ogni volta e il pesce si gira di nuovo, accelera puntando come un toro la "muleta". Quando è davanti alla mosca immobile si ferma e la fissa, vedi la coda agitarsi freneticamente. La muovi, il pesce si muove, dai un altro colpetto, la segue, praticamente ha il muso tra le piume. Il gioco del gatto e il topo va avanti fino a che il pesce è a cinque metri dalla punrta della canna. Tu sei inginocchiato, raggomitolato, immobile, solo le pupille si muovono dietro i Polaroid. Ad un tratto ti vede, poi spara via per la flats terrorizzato come se avesse visto una bomba con la miccia accesa. Segui per un tratto l'onda della pinna. Ne cerchi o ne aspetti un altro... ce ne sono legioni: branchi di piccoli (uno/due chili), coppie o single da quattro chili. Oppure trovi i Jack Crevalle... che inseguono frenetici l'esca e la cacciano fino all'anello di punta. Arrivano dal nulla come delle Ferrari e te ne ritrovi decine tutt'attorno alla barca. Più veloce recuperi l'esca tanti più attacchi avrai. Con un pò di pratica è possibile piazzare la mosca in faccia al Jack, poi devi tirare a veloci e lunghi colpi. L'abboccata sradicherà letteralmente la canna dalle tue mani. Con loro la liturgia della scelta della mosca, un classico per noi pescatori d'acqua dolce, non occorre. Basta che stia in acqua, gialla e voluminosa. E tanti Tarpon cromati... è da solo il pesce che vale la vacanza, il trofeo che ti ripaga il viaggio. Ricordo ancora il primo che tirai in barca. Ero più o meno da queste parti, nell'aprile 88: ero orgoglioso come un cavernicolo che trascina alla grotta il suo primo orso. Ci sono diversi modi per acchiappare un Tarpon. Il primo è quello di innescare un pesce vivo. Questo metodo può essere accostato, come sport, alla pesca delle trote con la dinamite o alla caccia col vischio. Altrimenti puoi usare un Rapala od un Jig: almeno ti senti più sportivo ed in sintonia con l'ambiente. Solo lo sbattere dell'esca sulla superfice guasta leggermente l'incanto. Ma solo con una coda di topo hai una reale overdose di emozioni .... li vedi uscire da sotto le mangrovie, inseguire la tua mosca, afferrarla da sotto, senti la fuga rabbiosa, ti godi l'indimenticabile vista del pesce che salta mentre i suoi fianchi mandano lampi .... tutto nell'acqua alta un metro, limpida come gin, come in prima fila durante un film.

Chi ha già pescato il Megalopus Atlanticus sa che è un pesce decisamente metereopatico. Chi si aspetta di trovare sempre le condizioni perfette per catturarlo è come chi si aspetta di trovare un portafoglio pieno in Piazza del Duomo ogni volta che ci passa. Ma questo è un luogo fortunato: collaborano quasi sempre. Quando vedo un branco, a volte tre/quattro esemplari, a volte duecento, non lancio mai a quello di testa, preferisco piuttosto sceglierne uno laterale. La mosca non deve mai muoversi incontro al pesce ma piuttosto scappare via. Devi avere buoni riflessi: quando individui l'obiettivo la mosca deve essere già nell'aria e la presentazione deve avvenire dopo un solo falso lancio, mai comunque dopo più di due.

Con la marea che sale, i pesci che viaggiano veloci, la barca che si muove, una lunga serie di falsi lanci è un lusso che non puoi avere. Alla sera sei distrutto dalle emozioni, dai continui tira e molla, dai mille lanci. Nessuno sa quanti lanci un pescatore fa in una giornata. Certamente se la stessa quantità di energia fosse consumata in un'altra attività, ad esempio per dipingere le pareti di casa, ci sarebbero lamentele perfino in famiglia. Qui l'attrezzatura ideale per i Bonefish è una canna da nove piedi, coda sette. Se lanci meglio di quello che so fare io puoi usare una sei e se trovi un pò di vento lavori meglio con una otto o una nove. Se non vuoi spendere una fortuna in buone canne o partire carico come un mulo porta solo la sette. I Tarpon che incontri normalmente sono esemplari tra i cinque e i trenta chili: pesci adatti ad una canna da nove piedi/coda 10. Con la stessa attrezzatura puoi tentare i Barracuda, i Jack ed i Permit, quando li trovi. Ogni tanto capita nei canali qualche Tarpon da cinquanta chili e oltre e quindi, se vuoi sperare di agganciarlo e tenerlo, occorrerebbe un armamento pesante: code 12 o 13. Io, che sono sempre avido ed ottimista (altri direbbero balordo), li pesco sempre con una nove piedi, coda 12. Ora ci sono code dal profilo speciale e con "mescole" particolari per chi pesca in mare con climi tropicali, l'importante è che siano galleggianti e WF. Uso, per i tarpon, mosche dal 3/0 al 5/0 montate su ami come il 3407 Mustad o sui Tiemco. Uso streamer brillanti al mattino presto a alla sera, e scuri durante il giorno, in modo da creare un certo contrasto col fondo. Dei buoni mulinelli da mare, anticorrosione (significa che questa inizia solo dopo il periodo di garanzia) e antireverse (significa che eviti di piallarti le nocche) costano più o meno il loro peso in oro e, peggio, hanno lo stesso la cattiva abitudine di rompersi. Inoltre hanno il difetto di essere silenziosi.....non c'è suono più dolce nella pesca che lo strillo di un vecchio Hardy. Per la canna leggera carica 200 metri di backing da 20 lbs., per quelle pesanti 250 di quello da 30 libbre, un mulinello # 4 è ottimale. Alcuni usano il finale d'acciaio, ma quest'ultimo rende difficoltoso il lancio: io utilizzo alla fine uno spezzone di 0.80 (coda-0.50-0.40-0.30 per il bonefish, coda-0.60-0.50-0.40-0.80 per il resto). Questo ti evita di fare strani nodi o, peggio ancora, di impararne di nuovi. Non ti servono molte cose: peschi in costume da bagno o calzoni corti, T-shirt, cappello, occhiali. Il gilet da pesca qui non serve: per quattro cose non servono troppe tasche. C'è sempre un'inviolabile legge naturale che ha a che fare con le tasche del tuo gilet da pesca. Non importa con quanta cura stipi le cose nelle tasche, loro si riorganizzeranno in modo che l'oggetto particolare che hai bisogno e che stai affannosamente cercando si trovi sempre nel punto più profondo coś che devi rimuovere ogni altra cosa per trovarlo. Non so come e perchè questo accade, ma è inevitabile come il succedersi delle stagioni o delle maree. La sistemazione ai Jardines è su barche-madri, yacht probabilmente requisiti dopo la rivoluzione a qualche divo o gangster americano. Sono lussuosi, comodi, spaziosi, con aria condizionata. Oppure si utilizza una grande zattera attrezzata con cucina e 4/5 cabine. Il cibo che viene servito è principalmente a base di frutti tropicali e pesce: paraghi e cernie catturati dai pescatori, gamberi ed aragoste catturati dalle guide. Tarpon e Bonefish vengono tutti rilasciati: sarebbe come mangiare una spazzola di ferro dal sapore di cibo per cani. Per la grande sete diurna trovi ogni bibita, per quelle notturne la cambusa è fornita di ottimi distillati locali. Da queste strutture, ancorate di volta in volta nelle zone più ricche di pesci dell'arcipelago, si parte a bordo di piccole lance a motore per le varie aree e prede preferite. Quando arrivi "in zona" (da 5 a 30 minuti) le guide spengono il motore e con una lunga pertica si inoltrano silenziosamente tra le flats o nei canali. Tu stai a prora, occhi fissi davanti, orecchie tese a quello che dice la guida, canna in una mano, coda svolta sulla tolda, finale e mosca nell'altra mano. Se decidi di pescare in "wading" infili le scarpette e metti un paio di finali e sette otto mosche nel marsupio (o nel berretto). Ti fai lasciare all'inizio di una flat e peschi per una o due ore, camminando nell'acqua alta venti centimetri. Vedi la nuvola di una razza che tenta di nascondersi, un gruppo di aguglie inseguite da un barracuda in un canale, un pesce-scatola o una tartaruga. E, alla fine, trovi la tua guida che ti aspetta dall'altra parte, magari con una birra fresca.


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