4.
Saltwater
4.05
Tarpon e bonefish ai Caraibi
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Gen.94 |
Roby
fermò il recupero e il plugo bianco e rosso risalì
gorgogliando in superficie, seguito da una bocca spalancata, larga
come un cestino della carta straccia. Stimai che fosse un Tarpon
di trenta chili (quindi immagina che doveva essere sui venti).
"Oh, Dio!" disse il mio partner (anche Tex Willer, riferendosi
a Kit Carson, diceva "il mio partner"). Poi ferrò secco,
il plugo frustò all'indietro, poi passò fischiando
sopra la testa della guida, avvolgendo il nylon attorno al cimino
della canna. Roby, a prua, cercava di sciogliere il gomitolo di
nylon poi, vista la complessità dell'operazione, posò
la canna. Man mano che lavorava, bestemmiando e mugugnando, i
Tarpon fecero il girotondo attorno alla barca, delfinando un paio
di volte e poi sparirono e il canale divenne morto, come se qualcuno
avesse spento il proverbiale interruttore. Nella mezz'ora precedente,
più o meno, ne avevo catturati quattro o cinque nello stesso
luogo, Roby ne aveva sbagliati tre, senza agganciarne nemmeno
uno. Ci trovavamo a Las Auras, la zona più ricca di Tarpon
di tutti i Jardines de la Reina. Io stavo pescando con una rigida
canna "nove per la nove" e avevo constatato che se davi a questi
pesci un paio di metri di coda, in questi canali, li perdevi definitivamente.
Il Tarpon salta per sputare l'amo o punta verso le mangrovie per
aggrovigliarsi con la tua coda. Così ogni lotta era stata
corta e brutale: tieni la canna con tutte e due le mani e tiri
come un cane, immaginando o sperando di aver portato una canna
di riserva.
Rompere una canna su un grosso pesce ti costa.... ma almeno ti
fornisce un ottimo motivo per una storia. Ora erano spariti, ma
ne avevo, dalla mattina, agganciati quattordici. Che sono tanti,
un'esagerazione per qualsiasi posto e con qualsiasi tecnica.
Questi non sono le docili trote allevate e fresche di vasca. Pescare
un Tarpon è diverso dal pescare una trota come giocare
a poker è diverso da giocare a rubamazzo. Questi sono i
pesci di cui hai letto. Loro, quando sono allamati, trascorrono
tanto tempo in acqua quanto per aria. E tirarli in barca è....
beh, non è facile. Quel giorno ebbi una punta di tendinite
al mio braccio sinistro che mi trascinai per quasi l'intero mese.
E questo è tutto. Il Tarpon lo devi scovare nei tunnel
di mangrovie o a lato di queste. Devi lanciare con la precisione
di un cecchino. Quando la mosca tocca l'acqua fa "plop", attendi
un attimo e poi inizi a recuperare lentamente. A volte sbuca il
pesce, non sai da dove, come una furia e ti sradica letteralmente
la canna dalle mani.Altre
volte lo vedi uscire lentamente e seguire la mosca, e tu non devi
assolutamente fermare il recupero, anzi devi aumentare man mano
la velocità. Quando morde, e morde quasi sempre, controlla
i nervi e ferra quando si è voltato. Hai buone probabilità
di agganciarlo di lato dove l'amo dovrebbe tenere. Della pesca
in mare Charles Ritz diceva: "Ahhh!! E' solo per uomini duri,
con un forte stomaco. E' come il sesso dopo pranzo". Ma erano
altri tempi e allora pesca a mosca significava solo torrenti alpini,
temoli e trote. Non erano ancora arrivati in Europa i racconti
di Joe Brooks e A.J. McClane. Ora sappiamo quale emozione ti può
dare la pesca in mare. Molti hanno provato e credo tutti hanno
almeno letto della pesca al Bonefish, battezzato Albula Vulpes
da quelle misteriose persone che danno un nome ai pesci che noi
prendiamo. E' presente in molti mari ma la miglior pesca al mondo
per questi proiettili d'argento la fai nelle flats del Messico,
del Venezuela, di Cuba. Li devi cacciare come camosci, individuarli
a piedi e devi lanciare velocemente e delicatamente. Se fai un
errore, intendo qualsiasi errore, non li avrai. Ma se è
tutto giusto, sono affamati e mordono, e come se mordono. E corrono,
corrono, corrono più in fretta di qualsiasi cosa tu possa
immaginare. Catturai il mio primo bonefish in Venezuela. C'ero
finito nella mia ricerca della Shangri-la dei pescatori. Credo
che la Shangri-la sia più uno stato della mente che un
luogo reale. Ricordo vivamente che ero seduto nella barca una
sera mentre il sole se ne era andato oltre le isole lontane e
il tramonto si specchiava nell'acqua immobile. Stavo lanciando
nella mezza-luce e mi trovavo a galleggiare nell'acqua più
limpida che avessi mai visto. Non c'era una linea dell'orizzonte
definita dove acqua e aria si incontravano. Ricordo quel grande
senso di "star bene" che mi prendeva mentre mi sentivo sospeso
nel tempo e nello spazio. Dovevo imparare come si prendono i Bones
e quello era il posto giusto per farlo. Ce n'erano migliaia: ogni
spiaggia, ogni flats era un'esperienza, una lezione nuova. Questo
non vuol dire che facevo delle stragi: una "buona giornata" da
qualsiasi parte del mondo significa quattro o cinque bonefish
decenti. In quei giorni a Los Roques c'era solo una casa di pescatori
per poter dormire e non c'erano hotel, lodge o "posadas" in tutto
l'arcipelago. Il clima era superbo, giorni luminosi con cielo
limpido, caldo e ventilato abbastanza da sentirti proprio bene.
Ora ho sentito che laggiù ci sono un sacco di problemi.
Come parco nazionale hanno inventato gabelle spropositate, creano
difficoltà per pescare...non sai mai se te lo permettono
o meno. Ti guardano sospettosi e... "Pescate i pesci per poi mollarli?
...Mah!".
Il
comportamento di alcune guide venezuelane è bizzarro. Ti
portano su una flats e ti mollano per tutto il pomeriggio, da
solo. Se incontri uno squalo bianco o Jack lo squartatore, cavoli
tuoi. Alcuni di quei personaggi guidano le loro lance più
veloci di quanto guiderei io una Ferrari in autostrada. Devo dire
però che non ne ho ancora visti incastrati da qualche parte,
evidentemente sanno il fatto loro. O rimuovono i loro resti con
molta sollecitudine. Uno dei grandi piaceri nel pescare in mare
è il lavoro di squadra con delle guide esperte. Per fortuna
il loro senso dell'umorismo gli evita di buttar giù dalla
barca il pescatore quando "cicca" un lancio su un pesce per il
quale magari hanno lavorato faticosamente, contro vento e marea,
per portare la barca nella giusta posizione.
"Cabron!
Conio! Questo è stato il lancio più schifoso che
abbia mai visto. Io spingo la barca per ore e ore. Mi spacco le
braccia con la pertica.... Ti mostro il più grosso branco
di pesci che abbia mai visto quest'anno. E tu mi fai questo? E
tu vuoi fare questo a Chico?!?" E tu sei umiliato, intimidito
e senza pesci e l'atmosfera a bordo, da quel momento, si deteriora
vertiginosamente. E allora ti siedi, non te la senti di guardare
in faccia la tua guida e cerchi qualcosa per ammazzare il tempo:
stiri i finali, controllando perfettamente i nodi, regoli le frizioni
dei mulinelli che non avrebbero bisogno di essere tarate, attentamente
allarghi le pieghe della coda. Oppure prendi l'altra canna e fai
due lanci e agganci un micropesce. L'esca di venticinque centimetri
è più di un terzo dell'intera lunghezza del suo
corpo: nessuno può accusare quel barracuda di mancanza
di ambizione. Oppure ti metti a pensare ad altre cose, al di fuori
della pesca. Per esempio come passano il tempo le cameriere quando
non fanno le cameriere. Per tornare a noi e ai "Giardini" quella
sera, in barca, cenammo con aragoste, ananas e rhum. Da lì
a poco il generatore era fermo e le luci spente. La notte era
come deve essere una notte ai tropici, silenziosa e buia e nera.
Eravamo ancorati in un canale, leggermente cullati dal mare e
volava qualche zanzara. Roby borbottava dal lettino di sotto,
non riuscii ad afferrare tutto il discorso, ma ne catturai alcuni
pezzi: "bastarde", "sistemo io", "schifose" e cose simili. Nel
buio trovò una bomboletta spray e cominciò ad agitarsi
e spruzzare in ogni angolo come un forsennato. Puoi immaginare
la nostra grande sorpresa al mattino quando ci alzammo. La maggior
parte delle lampade, delle lenzuola, delle pareti, delle finestre,
tutto era graziosamente decorato con ghirigori argento. Non era
il repellente per insetti che aveva usato in modo così
prodigo. No davvero. Era una bomboletta di vernice che veniva
usata per la manutenzione della barca. Nei cinque giorni che sono
stato a bordo di una di queste "mothership" ho imparato diverse
cose ed una particolarmente bene: non alzare la testa quando ci
si sveglia. Il soffitto sopra la brandina era a trenta centimetri
dalla mia testa. L'acciaio, bitorzoluto dai rivetti, e' decisamente
qualcosa che non si dimentica. E' stato studiato per resistere
agli elementi scatenati durante gli uragani dei Caraibi, e non
cedeva di un millimetro quando il mio cranio ci sbatteva contro.
Il giorno seguente agli affreschi di Roby cercavamo Bonefish.
Ne avevamo presi diversi. Ad ogni ferrata il branco di pesci esplodeva
come se una piccola carica fosse stata fatta saltare in mezzo
alla sabbia.
Quando
vedi qualcosa del genere non ti dimentichi mai più il rumore
della loro onda, la velocità fulminea e la prodigiosa scomparsa
dell'intera formazione. Quelli erano pesci che non avrei catturato
due o tre anni prima perchè non avrei notato il "disturbo"
sulla superficie. Se lo avessi notato, non avrei capito il significato,
o non avrei saputo che mosca usare o, se l'avessi saputo, probabilmente
non l'avrei avuto nella mia scatola. Una flats ideale da bonefish
deve avere un fondale di sabbia compatta dove non sprofondi fino
al ginocchio e leggermente colorato in modo che i bonefish siano
ben visibili. Deve avere qualche alga e "turtle grass" dove trovino
riparo i gamberetti, qualche mangrovia ai lati ma con poche mangrovie
o coralli all'interno che possano impigliare la coda o tagliarti
il finale quando il pesce fa le sue fughe.
Abbastanza
acqua da contenere pesci con tutte le maree, ma non così
tanta da non essere guadabile con l'alta marea. La flats ideale
deve trovarsi in prossimità di un canale profondo dove
incrocino gli esemplari più grossi e magari qualche Permit
(il leggendario Trachinotus Falcatus). Ero accaldato e sudato
e assetato. Una birra gelata aveva dato un piccolo miglioramento
alla situazione. Apparvero due esemplari discreti, cinque/sei
libbre, in prossimità di dove la mosca riposava, appoggiata
sul fondo. "Muovila di una spanna" ordinò la guida. Fu
quello che feci, teso come la corda di un violino. I due pesci
frenarono, poi girarono alla loro sinistra e le due falci d'argento
della coda ruppero la superficie. "Sta mangiando, daiI!". Alzai
la canna e sentii un tendersi della coda che sembrava "buono".
Ci fu una pausa per un secondo, poi una testata, e nei secondi
successivi sentii le gambe che si trasformavano in gelatina man
mano il pesce acquistava un'incredibile velocità. La coda
sibilava nell'aria con un suono che non avevo mai sentito prima.
Grazie a Dio non c'erano asole sulla coda di cui preoccuparsi,
perchè in una frazione di secondo il finale si sarebbe
rotto. Il mulinello "fumava" e il backing si stava "sciogliendo"
come ghiaccio al sole. Un'onda si allontanava come un siluro mentre
un'enorme V sull'acqua si apriva dietro il pesce. Io tenevo la
canna alta, ma ogni cosa sembrava fuori controllo. Il Bones non
sembrava dar nessun segno di fermarsi o di perder forza o velocità.
Il backing ora era pulito e nuovo, ben oltre a dove era stato
usato prima e in una di quelle spire c'era un nodo, un occhiello,
che fermò la fuga come un muro di mattoni. In un istante,
la canna si piegò giù in una sgradevole posizione
orizzontale, qualcosa schioccò, ed essa saltò indietro
in verticale. Il siluro d'argento se ne era andato. Ancora un'occhiataccia
della guida e un imbarazzante silenzio. L'attrezzatura da mosca,
e quella da mare in particolare, è così costosa
che molti pensano abbia a che fare con la Cassa per il Mezzogiorno.
E' sempre difficile giudicare circa la qualità di un'attrezzatura
di un produttore da quella di un altro. L'amicizia
o, a volte, dei rapporti commerciali interferiscono con l'obiettività,
lasciando il lettore insicuro di quanto e a chi credere. Inoltre
la fiducia nella nostra abilità di pescatori ci fa usare
finali sempre più leggeri e canne sempre più sottili.
Io in genere uso l'attrezzatura più robusta che posso,
compatibilmente con il poter lanciare e con il non spaventare
il pesce. Desidero, se riesco a prenderlo, portare a riva o alla
barca il mio pesce il più velocemente possibile. Le mosche
che uso generalmente per i Bonefish sono Crazy Charlie, Mother
of Epoxy, Bonefish Special in tinte chiare, su ami inox e in misure
dal 4 all'8. In molte flats chiare (Bahamas, Belize) la colorazione
principe è il marroncino chiaro. Le guide la chiamano in
spagnolo "Carmelista". L'amico Aldo Silva ne fa una serie eccezionale
in diverse tonalità e pesi: tre, quattro mosche che funzionano
sempre. Per i Tarpon uso Deceiver e Seaducer dal 1/0 al 4/0 rossi,
bianchi, gialli, neri. Qualcuno rimarrà perplesso con tutti
questi strani nomi ma sappiamo tutti che perfino nell'industria
spaziale esiste un gergo tecnico meno sofisticato che in una normale
chiaccherata tra due pescatori a mosca.Quando
devi viaggiare ricordati che i "tubi" di canne spesso rotolano
fuori dai carrelli degli aeroporti o vengono dimenticati in un
angolo dagli addetti spesso maldestri o spietati nel maneggiare
le nostre delicate canne. Meglio munirsi di canne da viaggio in
3/4 pezzi che possono essere trasportate in una comoda custodia
che passa come bagaglio a mano e può essere stivata nel
compartimento sopra il proprio posto. Quando peschi ai Tropici
ricorda che il caldo può dilatare la grafite delle canne
e qualche volta è difficile smontarle. Il miglior modo
per prevenire il problema è di passare una candela (o della
cera) prima di unire i pezzi della canna. Se hai canne e mulinelli
nuovi, prima di partire controlla che il piede di questi ultimi
entri nei portamulinelli delle canne. Per i Bonefish puoi usare
una sei o una otto ma la canna ideale qui è la 9,5" per
la 7. Nelle flats e nei canali piccoli, dove peschi per la maggior
parte del tempo trovi, Tarpon tra i 5 e i 25 chili quindi una
9/10" per la 10 è più che sufficiente. Io uso una
12, non perchè sono un megalomane, ma perchè nei
canali maggiori vedi incrociare talvolta bestioni di 50 chili.
Se hai solo la nove che fai? Lanci sapendo che probabilmente rompi
tutto o rinunci e ti mangi gli attributi per i sei mesi successivi?
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