4. Saltwater
4.06 Cuba: nelle flats
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Feb.95

Ora dicono che il Lago Maggiore sta migliorando e che puoi perfino mangiare il pesce che catturi senza paura di danni irreversibili al cervello, ma ci sono stati tempi in cui ti veniva la scabbia se solo prendevi un caffè sul lungolago. Fu allora che iniziò il mio vagabondaggio per cercare acque pulite e pesci veri. Mi spiace per chi avrebbe gradito qualcosa sui pesci-persici ma stavolta vi spiego come si pescano in mare Bonefish, Tarpon & C. standosene in ammollo in una flat. Innanzi tutto dovete cercare una destinazione dove la presenza dei nostri amici è stata accertata in tempi non remoti. Le riviste talvolta aiutano, ma non fidatevi troppo: quelli che scrivono gli articoli sono troppo amici di Pinocchio per essere affidabili. Per quanto riguarda invece sensazioni ed emozioni di questa pesca..... cercherò di raccontarle, ma credo sia impossibile trasmetterle. Devi andarci, devi essere là. Ecco perchè una mattina, prima del sorgere del sole, mi ritrovavo solitario a passeggiare per le viuzze malconce dell'Avana; ero in attesa di partire per i Jardines de la Reina, sul versante caraibico di Cuba. I topi sgattaiolavano via sotto i miei passi, un cane randagio annusava nelle cunette; novembre era già vecchio di una settimana, c'erano 18 gradi alle sette del mattino ma si sarebbero raggiunti i 28° a mezzogiorno. Solo più tardi si sarebbero cominciati a vedere per le strade i bambini, molto amati dagli indigeni anche se probabilmente ne mettono al mondo una quantità che noi forestieri giudichiamo eccessiva. Arrivammo a Jucaro mentre Ramon riempiva le taniche di benzina per i motori. La benzina è il problema numero uno da quelle parti: più difficile da trovare che i profumi di Dior o del Rhum Buccanero. Ramon è di quelli che, ancestralmente, vedono il pesce solo come cibo: il genere di guida che senti alle tue spalle digrignare i denti dopo un lancio sbagliato. Era quasi sera quando individuammo il primo branco di Bonefish a Cachiboca.
Marco guardava non credendo ai propri occhi ed era come ipnotizzato per quanto fossero vicini. Prese la canna mentre i pesci arrivavano verso di noi. Quello di testa si accorse della nostra barca proprio quando lui stava ancora allungando coda e tutta la flat esplose. "Gesù! Cosa è successo?" chiese, guardandosi attorno. "Sono andati" risposi. Trascorse mezz'ora prima che individuassimo un altro obiettivo, un "single" stavolta. Il pesce era in "tailing" in venti centimetri d'acqua e grufolava attorno a una macchia di alghe. Ramon spinse la barca e Marco cominciò i falsi lanci prima che il pesce scorgesse la nostra sagoma. Sparò la coda e il finale schizzò via, depositando la mosca precisamente sulla sua testa. Una nostra "cattiva" abitudine da trotaioli è il lancio sul pesce: il bones partì a razzo a fianco della barca, sollevando un'onda.

Non so che tipo di muscolatura è contenuta in quel corpo a siluro ma, una volta spaventato, un solo colpo di coda lo proietta via come una Ferrari alla partenza di Montecarlo
. "Un pò troppo vicino eh!" dissi. Al mio turno vidi una macchia scura davanti ad un canale, credevo fosse un branco in movimento. Lanciai e il "branco" afferrò la mosca. Ho visto Tarpon altre volte e so che non arrivano a certe dimensioni, ma mi sembrava lungo tre metri. Poi parve saltar fuori dall'acqua per cinque metri, ma so che anche queste misure sono impossibili. Ci venne incontro saltando, seriamente intenzionato a salire in barca e ad unirsi al nostro gruppo. Al quinto volo la mosca lasciò la presa. L'indomani tornammo allo stesso canale. I pesci generalmente si muovono tra i canali con la marea crescente e ne escono quando la marea cala. Li puoi trovare sia aspettando all'imboccatura sia percorrendo il canale a piedi o con la barca. Attorno a 24° (75 Fahrenheit) Tarpon e Bonefish girano per i canali e iniziano a mostrarsi sulle flats, al di sotto di questa temperatura spariscono. Pescare dalla barca, spinta con la pertica, rende spesso un maggior numero di catture: si copre un'area più vasta e si individuano più obiettivi. Ma, quando i Bonefish pascolano sul fondo, è molto più eccitante pescarli a piedi: puoi avvicinarli meglio e seguirli in acque basse dove la barca si arenerebbe. A volte il Bonefish si ciba nell'acque "velate" dal cambio di marea. In questo caso l'individuazione è difficile perchè tutto è torbido ma almeno se non puoi vedere i pesci neppure loro ti possono vedere, ti accorgi della loro presenza solo dopo un lancio malfatto o un movimento brusco, ma è troppo tardi. I "Bones" appaiono e scompaiono, a volte il loro intero corpo rimane sospeso nelle creste delle onde, mentre si muovono velocemente lungo la sponda. Significa che devi lanciare dove saranno e non dove erano, un pò come sparare alle anatre: più facile a dirsi che a farsi. Devi scegliere inoltre lo stile di recupero: lento, veloce, continuo o a tratti, e se questi tratti devono essere di tre centimetri o di mezzo metro.

Questo dipende dal tipo di preda che incontri, dal tipo di mosca che stai usando, dall'osservazione e dall'esperianza. Ai Jardines de la Reina devi tenere la mosca appoggiata sul fondo e quando il bones grufola a mezzo metro devi muoverla di qualche centimetro alla volta. Nonostante la taglia il Tarpon non è sempre facile da individuare; nei canali col fondale di sabbia lo vedi chiaramente, ma altrove scorgi solo un'ombra vaga contro il fondo. Quando sono in formazione (da cinque a cento esemplari) si notano facilmente soprattutto perchè spesso delfinano in superficie. Altre volte ne scorgi un gruppo in "daisy chain": la prima volta, vedendo un branco di una decina di esemplari in girotondo, pensai per prima cosa che avevo bisogno di farmi controllare la vista. Con il caldo, l'eccitazione e il sole a picco, spesso si hanno dei miraggi.

Quella specie di anello, ci raccontano, ha a che fare con la riproduzione o, forse, è una specie di danza di guerra. Qualcosa del genere era ora proprio di fronte a noi. Lanciai davanti alla comitiva e lasciai affondare la mosca. Quando tutti vennero più vicini rompendo la formazione, iniziai il recupero. Questa pesca non richiede un'esca in veloce movimento: il Silver- King (o Sabalo o Tarpon) infatti si cattura generalmente con la mosca ferma o recuperata lentamente. Il pesce più vicino si avvicinò ulteriormente, vide la mosca e scattò fuori dal gruppo, e io lo guardai con eccitazione maggiore quando ci arrivò da sotto, aprì la bocca e la chiuse sul batuffolo bianco-rosso. Per l'emozione ferrai troppo presto, senza aspettare che il pesce si girasse, e ci fu solo un breve momento di contatto prima che l'amo perdesse la presa; attraverso l'acqua chiara vidi il Tarpon scuotere la testa una volta o due, poi girarsi lentamente per riunirsi agli altri del branco. Rapidamente, lanciai ancora. Un altro partecipante al girotondo si girò, seguì per un tratto la mosca e poi la ingoiò. Questa volta aspettai che il pesce si voltasse, poi alzai violentemente la canna e tirai la coda, piantando saldamente l'amo. In questa pesca quando recuperi devi tenere la canna in modo che il cimino sia puntato direttamente verso il pesce. Solo tenendo la canna bassa puoi dare una potente ferrata sollevandola sopra la testa. Questo risulta difficile per chi è abituato a pescare le trote, dove la canna si trova spesso con un angolo di 45° e la ferrata si risolve il più delle volte solo tendendo la coda. Il pesce rispose istantaneamente con una lunga corsa attraverso canali e flats sfoggiando il repertorio completo di salti, volteggi e tuffi mentre, per tre volte almeno, vidi sfilare 100 metri di backing in pochi secondi. Prima del liturgico epilogo con tanto di foto e strette di mano ebbi il mio da fare per combattere il pesce senza rompere la canna, curando di non mettere i piedi scalzi su Rapala e lattine di Coca sparse sulla tolda, per tenermi in equilibrio e per mantenere tranquilli partner e guida che schiamazzavano raccomandazioni. Quando peschi da solo è tutto più facile, puoi prender tanto o poco ma l'importante è che al ritorno mormori un ".....ne ho beccati un paio", imitando l'espressione di Clint Eastwood, evitando gli occhi degli altri per dare l'impressione che sono stati molti di più di "un paio" ma che sei troppo modesto per vantartene. Non racconti balle ma funziona. è un trucco, un'espressione che ogni giocatore di poker conosce bene. Pescare a mosca i Barracuda è un pò simile alla pesca del Bonefish. Vivono infatti negli stessi luoghi e spesso ti tranciano in due il pesce che stai cercando di recuperare. Occorre una buona vista e degli occhiali polarizzati per individuare questi pesci circospetti.E' una combinazione di caccia e pesca.

Bisogna cercarli, con la marea crescente, appena fuori della riva contro i cespugli di mangrovie oppure nelle flats chiare per il sole. Si individuano difficilmente quando sono fermi e sono praticamente invisibili sui fondali chiari ma, quando si muovono, si possono distinguere per la coda nera e per le macchie scure vicino a questa. Il Barracuda attacca qualsiasi esca viva ma diventa "selettivo" con quelle finte. In verità se ne prendono facilmente trainando artificiali, ma raramente abboccano a una mosca o ad un Rapala recuperato con la canna. Per eccitare questo predatore occorre lanciargli a tre/quattro metri e recuperare molto velocemente e vicino al fondo. Una mosca, particolarmente una lunga con molto tinsel o mylar, attrae questi predatori, ma occorre lanciare a lunghe distanze e naturalmente "stripparla" a tutta velocità.

So bene che è difficile lanciare una mosca voluminosa e pesante molto lontano, tra l'altro con un finale d'acciaio, ma non esistono altri sistemi.
L'acciaio o un pezzo di grosso shock leader (almeno dello 0,80) è indispensabile con tutti i generi di artificiale, perchè il Barracuda ha una bocca zeppa di denti affilati come rasoi. Anche le Cubera (Snapper o Lutianus cyanopterus), che vivono tra le mangrovie, sono un pò refrattarie nei confronti della mosca (il jig è invece un'esca ideale); peccato perchè sono delle grandi combattenti e io le trovo eccezionali sia come avversarie sia al forno che fritte. Per qualche ricetta completa ..... vorrei accontentarvi, signori, ma questo è un articolo di pesca serio, istruttivo. L'attrezzatura è quella classica per questo genere di pesca. Porto una 9 piedi per la 7 ed una 9 piedi e mezzo per la 9: uso la più pesante quando c'è molto vento e quando devo lanciare grosse esche tipo McCrab per il Permit (non numerosissimi, ma abbastanza numerosi da valer la pena di portarsi una canna apposta) o per i Barracuda. Quando prevedo di incontrare Tarpon porto una 9 e mezzo per coda 12/13. Non sono uno snob ma utilizzo solo buone canne, probabilmente perchè sono un mediocre lanciatore. Ci fu un momento in cui rischiai di diventare uno snob. Fu quando avevo imparato abbastanza di entomologia da impressionare quelli che non ne sapevano nulla, e cominciavo a sentirmi superiore a quelli che usavano la canna da passata o che pasturavano col sangue. Prendevo perfino trote abbastanza regolarmente usando mosche che costruivo io stesso. La mia selezione di mosche è vasta, ma naturalmente non bastano mai. Non ho mai posseduto tutte le mosche che volevo, probabilmente non le avrò mai. E se le avessi tutte non riuscirei a trasportarle su fiumi o flats. La gamma di mosche qui è meno importante di quanto non lo sia durante le schiuse sulla Dora ma ci sono alcune cose da tener presente. Un criterio importante è il grado di affondamento, sufficiente per incontrare il pesce ma non da attaccarsi subito sul fondo. Spesso le mosche da mare vengono appesantite con degli occhi in metallo, ma se peschi in venti centimetri queste si agganciano continuamente nelle alghe o nei coralli e generalmente quando arrivano in acqua fanno un "plop" che provoca un fuggi fuggi generale. Altro fattore essenziale è il loro colore in relazione al tipo di fondo. Poichè gamberetti e granchi veri tendono a camuffarsi con l'ambiente circostante, preferisco usare mosche scure su fondali scuri o con alghe. Su sabbia bianca invece utilizzo artificiali traslucenti o bianchi, talvolta con una leggera sfumatura verde o gialla. Il rosa è un colore che non mi convince: l'unico attendibile gamberetto rosa è il gamberetto cotto, una specialità che questi pesci non sono abituati a vedere. Tengo a portata di mano anche qualche popper che sembra un insetto velenoso proveniente da un altro pianeta, ma gli Snook degli estuari, che devono avere un cervello come Salvador Dalì, lo trovano eccellente. Qualcun'altro assomiglia lontanamente a un pesce dal dorso decorato con strani disegni, occhi languidi compresi. Sai benissimo che il pesce non può vedergli il dorso: sono geroglifici per catturare i pescatori, per farlo apparire vero ai loro occhi; però, in definitiva, funziona. Adopero mulinelli da mare con tutto il backing che riesco a farci stare. Naturalmente se usi un mulinello in acqua salata, è necessario che lo lavi con acqua dolce e pulisci il sistema di frizione ogni giorno. Non importa cosa ti abbia detto chi te l'ha venduto, ricorda che un residuo di salsedine ti causerà sempre degli strappi quando il pesce farà le sue fughe al fulmicotone. Il mio rapporto con i mulinelli, come con molte altre cose, è più rivolto all'efficienza che al nome o valore come status symbol (devo ammettere però che ogni tanto mi lascio fuorviare da considerazioni estetiche). Porto code galleggianti per le flats e Sinking-Tip che impiego per pescare nei canali più profondi. In questi non sai mai cosa puoi incontrare, così uso sempre le canne più pesanti, oltre a un finale molto robusto ed uno shock-leader del 100. Adopero in genere code chiare, talvolta con un fiocchetto sul finale per rendermi conto di dove si trovi la mosca. Senza questo è facile incominciare il recupero prima che il pesce sia nelle vicinanze, o peggio, iniziare quando il pesce l'ha appena sorpassata. Tra le cose essenziali, oltre ai Polaroid ed al berretto, ci sono le scarpe da wading. Sono indispensabili con una suola dura, per evitare spine, pungiglioni e tagli dovuti al corallo. Puoi anche usare un vecchio paio di scarpe da tennis, ma sono sempre piene di sabbia e, dopo una settimana, sono da buttare. Le pinze sono indispensabili per schiacciare gli ardiglioni o per sganciare qualche pesce: non è consigliabile infilare le dita in bocca alla maggior parte dei pesci marini. Sganciare un grosso Barracuda vivo è un pò come cambiare le candele a un trattore mentre è in moto. Già! Ma l'avventura di pesca ?!? Ah si! Fu proprio una bella pesca, una delle migliori avventure che abbia mai avuto. Pescammo dalla riva, poco, oppure a bagnomaria, ma principalmente da barche equipaggiate con motori da 25 hp perchè in quel periodo i pesci tendevano a restare su flats più profonde. Le nostre, a proposito, erano buone barche: quadrate, larghe, con sponde alte, confortevoli e abbastanza stabili per due pescatori se non si agitano troppo. La nostra guida, con amorevole tenerezza, ci portò in tutti i posti giusti come un gregge di pellegrini a Lourdes. Gianni, pescando a spinning con lo 0.20 e dei micro-jigs fece 22 Bonefish in un pomeriggio. Alla sera ero così stanco da addormentarmi nonostante il russare generale. Diciamo che eravamo tutti esausti, in "overdose" da emozioni. Ci furono naturalmente diversi pesci che non riuscimmo a catturare e altri che agganciammo senza riuscire a tirarli in barca, ma questo fu come dovrebbe essere sempre. Dopo il primo giorno cercai anche di non apparire avido di catture o troppo esigente o fuori dalla realtà. Tranne una volta che, sganciandone uno di 15 chili, dissi "è solo un tarponcino". Ma quando il mio compagno mi diede un'occhiataccia risposi subito "Oddio! Mi sono rimbambito!"

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