4. Saltwater
4.11 Un pescatore di trote a Cuba
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apr.00

Avevo sempre sognato di pescare in luoghi lontani, credendo che non avrei mai potuto farlo e, alternativamente, odiavo e invidiavo le persone che invece potevano. Avevo vent'anni, l'età tipica in cui gli ideali sono maggiormente dogmatici. Crescendo si diventa più realisti o più cinici (due sfumature dello stesso colore). A quell'epoca non avevo nemmeno sentito parlare di canne da mosca, o di pesca con esche artificiali. Tutto questo sarebbe venuto in seguito ... le mie conoscenze allora, si limitavano alle foto di qualche rivista. Tutto quello che avevo letto si riduceva ai racconti di Hemingway. Ma "sapevo" che mi sarebbe piaciuto, nonostante le inevitabili differenze. Differenze significa non solo pesci diversi, ma anche rispetto all'abitudine a dove vivono le trote: alte montagne, verdi boschi e ruscelli limpidi da poterci bere. Poi, da pescatore a mosca, quello che era solo un prurito irresistibile divenne una vera malattia. Arriva per tutti. La verità è che, anche se abiti a cinque minuti dal migliore fiumi del Paese, la pesca deve sempre essere meglio da qualche altra parte o, se non meglio, perlomeno diversa, più eccitante. Le mogli chiedono sempre: "Perché devi andare fino al Polo Nord che magari a casa prendi pesci più grossi. La risposta è "Precisamente perché è al Polo Nord..." .Inoltre venni sempre più catturato dalla mosca, dal suo fascino e dalla sua eleganza, tralasciando via via gli altri sistemi. Non è che ora odio lo spinning o la traina, ma piuttosto che amo la pesca a mosca molto di più. Un presidente degli Stati Uniti di nome Hoover, in un saggio intitolato "La distinzione sociale tra i pescatori", mise i pescatori a mosca secca in cima alla sua scala, seguito dai pescatori a mosca sommersa, dai pescatori a spinning e, alla fine, da quelli che pescavano con esche vive. In quella che sembrava come una confessione personale, Hoover aggiunse che "verso la fine della giornata, quando non ci sono state abboccate, ogni strato sociale crolla giù giù per la scala pur di avere qualche pesce per la cena".
Quanto deve adeguarsi, un pescatore medio di trote, per pescare in mare? Quali abilità e conoscenze si possono "tradurre" in mare? E quali di nuove occorre imparare? Considerate le relativamente poche occasioni in cui un pesce di mare prende una mosca, quanto bisogna "piegarsi" per avere risultati, senza troppo staccarsi dall' etica? Per esempio, la pesca a bolentino... non è così male come sembrerebbe. Certo che, per un pescatore a mosca, la semplicità dell'attrezzatura è fastidiosamente primitiva e la tecnica elementare. Sarebbe preferibile che almeno la lenza fosse avvolta su un pezzo di antico bambù, verniciato e lucidato. Alla ricerca di bonefish e tarpon, avevo prenotato un aereo per le Bahamas. Il viaggio prevedeva un pernottamento a Londra, che fu allietato dalla sveglia alle cinque del mattino, per allarme antincendio. All'aeroporto di Heatrow scoprii che non c'erano coincidenze con Nassau e che il mio programma andava cambiato. Semplicemente ero stato prenotato su di un volo che non esisteva.
Alla fine l'inconveniente risultò piacevole in quanto, a riparazione, mi diedero un posto in prima classe. Chiusero un occhio alla mia presentabilità lasciandomi accedere alla "business". In "prima" vanno soltanto due categorie: i ricchi e gli ubriaconi.

La valigia, per qualche contrattempo, non arrivò. Quando devi viaggiare, ricordati che i "tubi" di canne spesso rotolano fuori dai carrelli degli aeroporti o vengono dimenticati in un angolo dagli addetti spesso maldestri o spietati nel maneggiare le nostre delicate canne. Ora so che è meglio munirsi di canne da viaggio in 3/4 pezzi che possono essere trasportate in una comoda custodia che passa come bagaglio a mano e può essere stivata nel compartimento sopra il proprio posto. Naturalmente mi dovetti fermare a Nassau, senza bagagli ma con canne e mulinelli, in attesa che apparisse la valigia. Finii in un pub per mattinieri, vicino al Paradise Motel, dove persi 100 dollari contro la "poker slot machine" insistendo su un ridicolo sistema di puntate al raddoppio. Ascoltai un cameriere che parlava dei "vecchi tempi" quando i ricconi americani andavano a pesca, e altro, a Cuba, partendo con i loro yacht dalle Bahamas e dalla Florida. Ripensandoci ora: era un pò troppo giovane per ricordare così "vecchi tempi". Per far breve una storia lunga: alle Bahamas rimasi quattro giorni pescando male qua e là in attesa della valigia, poi con solo il bagaglio a mano e le canne, finii all'Avana. Ero arrivato da meno di dodici ore nell'isola e già ero dalle parti di Guamà, cercando di pescare qualcosa. Potrò sembrarti un pazzo in questa maniacale ricerca del pesce ma, d'altra parte, se il cervello umano è all'80% acqua, non devi essere sorpreso se continuiamo a pensare alla pesca. Manolo, la guida che mi presentarono, era un nero di costituzione possente, molto calmo, che parlava solo a frasi smozzicate. La sua giacca e i calzoni erano rosso fuoco, così che probabilmente sarebbe stato facile trovarlo se cadeva in un fiume in piena. Probabilmente i suoi antenati avevano lottato difendendosi da negrieri spagnoli, indios sanguinari, alligatori feroci, serpenti e, soprattutto, zanzare grosse come piccioni. Le zanzare c'erano ancora. Gli alligatori prosperavano. Gli indios sono del tutto scomparsi. I neri che restano, non trafiggono più crudeli negrieri, ma succhiano bottiglie di rhum e aguardiente sui marciapiedi, per celebrare di aver vinto, o pareggiato, la guerra coi bianchi conquistadores. Manolo mi comunicò le istruzioni aiutandosi con i gesti: al mattino sarebbe venuto a prendermi all'albergo per portarmi a pescare i bass nelle paludi dei dintorni.
La lancia che usammo aveva visto giorni migliori. Probabilmente anche appena costruita sarebbe stata considerata, ottimisticamente, di genere rustico. Pescando, mi raccontava dei mari di Cuba e di fiumi risaliti dai Tarpon. Mi spiegò che, come regola, l'alta marea calante è considerata il momento migliore alle foci dei fiumi e lungo le rive, sia per pescare gli Snook che i Tarpon. Quando chiesi com'erano grandi questi ultimi, Manolo mi disse di mettermi a fianco a lui, di unire le mani a poi muovermi più lontano possibile, con le nostre braccia alzate orizzontalmente nella tipica super-esagerata posizione del pescatori. Il problema con i pesci realmente grossi, diceva, è che una volta individuati, difficilmente possono esser agganciati; una volta agganciati quasi impossibile tirarli a riva. Fu così che iniziò la mia avventura cubana: tornai un paio di settimane dopo per i tarpon, e poi ancora e poi per i bonefish dei Jardines de la Reina fino a che, per i casi strani della vita, mi ritrovai ad impiantare e gestire un lodge di pesca proprio in questo arcipelago di sogno. Nel Nord dell'isola si va a pesca soprattutto per marlin, tonni, dorado, wahoo e barracuda e diviene quindi prevalente l'uso di esche vive o artificiali.
Le esche vengono tenute vive nel pozzetto anteriore della barca, che e' impermeabile; sono in genere ballyhoo e sardine che vengono acquistate direttamente dai pescatori locali.

La pesca in queste zone non è più quella raccontata da Hemingway o che puoi ascoltare direttamente dal suo capitano Gregorio Fuentes che vive ancora a Cojimar, pochi chilometri ad est dell'Avana. I Marlin sono facili abbastanza da riuscire a catturarne qualcuno, ma anche così difficili che ogni pesce è da considerare un evento. Nel Sud invece, in un arco che va dall'Isola della Gioventù a Camaguey, si va in cerca di bonefish a mosca oppure a spinning per Tarpon e Barracuda. Per cubere e cernie si usa innescare pezzi di pesce. La procedura normale e' di scegliere una grossa esca e attaccarla all'amo, poi lasciarla affondare fino a che accade qualcosa. Talvolta il qualcosa che accade e' che pesci microscopici rosicchiano tutto il boccone senza che te ne accorgi e quindi si ripete la procedura ogni dieci/dodici minuti. In pieno mar dei Caraibi, trecentotrentacinque chilometri a Sud del Tropico del Cancro e duemilatrecento a Nord dell'equatore, a metà strada tra Cuba e le Cayman, trovi i Jardines de la Reina. Ci arrivi dall'Avana, dopo qualche centinaio di chilometri tra macchie di palme e montagne. Attraversi zone selvagge ed altre molto popolate, dove sembra si faccia molta vita di società. Riesci a vedere, verso sera, gruppi di cittadini che hanno l'aria di divertirsi enormemente. In altre parole, sono numerosi gli ubriachi fradici. Oppure arrivi a Ciego de Avila, che vuol dire a un'ora dal porto di Jucaro, da dove parti per l'arcipelago. La tua mèta è un centinaio di isole (anche più se conti proprio ogni cosa che sporge dalla superficie). Oddio, veramente la tua mèta non è quello che sta fuori dall'acqua ma quello che sta dentro: sono i cento canali, le flats, le cale dove cercare Jack, Tarpon e Bonefish. La stagione o, come dicono loro, "la temporada" dura quasi tutto l'anno. Devi evitare i mesi di settembre/ottobre per vento e brutto tempo. In luglio ed agosto la pesca è eccezionale, ma fa più caldo che in un girone infernale, attorno ai 40°, con solo l'impressione di una leggera brezza. Puoi sentire il sudore scorrere fuori dai pori e scivolare giù lungo il corpo sotto la camicia leggera. Non credere che sia una pesca sempre facile: ti sfido a presentare una Gotcha a un bonefish in un caldo giorno piatto quando l'acqua è così chiara e morta e i pesci sono nervosi peggio del mio commercialista quando sentiva parlar di "nero". Le mosche che uso generalmente per i Bonefish sono Crazy Charlie, Mother of Epoxy, Bonefish Special in tinte chiare, su ami inox del 6. Qualcuno rimarrà perplesso con tutti questi strani nomi ma sappiamo tutti che perfino nell'industria spaziale esiste un gergo tecnico meno sofisticato che in una normale chiaccherata tra due pescatori a mosca. Uso finali di tre metri che finiscono con uno 0.30: quando il bonefish fa i suoi slalom tra le mangrovie, voglio avere qualche chanches in più. Se non altro per salvare la mosca.
Qualche volta uso finali più leggeri o pesanti a secondo delle condizioni del vento. In genere non aggiungo il terminale d'acciaio, eccetto per specie dai denti tritacarne come il barracuda, ma altri lo fanno. Credo che un'azione più libera della mosca sia importante. Per quanto riguarda le code, preferisco le standard WF: trovo che le saltwater tapers che hanno una sezione terminale più avanzata e pesante, siano troppo rumorose per pesci facili a spaventarsi. Per i Tarpon uso Deceiver e Seaducer dal 3/0 al 5/0 rossi, bianchi, gialli, neri. Quando peschi ai Tropici ricorda che il caldo può dilatare la grafite delle canne e qualche volta è difficile smontarle. Il miglior modo per prevenire il problema è di passare una candela (o della cera) prima di unire i pezzi della canna. Se hai canne e mulinelli nuovi, prima di partire controlla che il piede di questi ultimi entri nei portamulinelli delle canne. Per i Bonefish puoi usare una sette o una nove ma la canna ideale qui è la 9,5" per la 8. Nelle flats e nei canali piccoli, dove peschi per la maggior parte del tempo, trovi Tarpon tra i 5 e i 20 chili quindi una 9/10" per la 11 sarebbe sufficiente. Io uso una 12, non perchè sono un megalomane, ma perchè nei canali maggiori vedi incrociare talvolta bestioni di 40 chili.
Il tarpon si cattura anche a traina e a spinning: secondo il mio parere si hanno molti più attacchi in quanto si perlustra un'area maggiore e si hanno minori tempi morti. Con la mosca, però, aumenta la percentuale pesci-attaccati-pesci-in-barca. Ti spiego: con le altre tecniche e una pesca più "cieca", senti la botta ma generalmente non assisti all'attacco, inoltre l'elasticità della canna, di qualsiasi canna, impedisce una buona ferrata. Pescandoli a mosca innanzi tutto peschi a vista, quindi sai che devi ferrare quando il pesce riabbassa la testa dopo la "delfinata", e la mosca scivola verso l'angolo (la famosa "forbice") della bocca. Poi, più importante, la ferrata viene fatta direttamente con la coda, tenendo la canna puntata verso il pesce e solo in un secondo tempo si tira più volte la coda, alzando contemporaneamente la canna. Potrà sembrare esagerato ma, credimi, quando avrai toccato l'interno di una bocca di Tarpon, saprai cosa voglio dire. Pescare a mosca i Barracuda è un po' simile alla pesca del Bonefish. Vivono infatti negli stessi luoghi e spesso ti tranciano in due il pesce che stai cercando di recuperare. Occorre una buona vista e degli occhiali polarizzati per individuare questi pesci circospetti. E' una combinazione di caccia e pesca. Bisogna cercarli, con la marea crescente, appena fuori della riva contro i cespugli di mangrovie oppure nelle flats chiare per il sole. Si individuano difficilmente quando sono fermi e sono praticamente invisibili sui fondali chiari ma, quando si muovono, si possono distinguere per la coda nera e per le macchie scure vicino a questa. Per "vedere" i pesci puoi guardare proteggendoti dalla luce con la mano alla maniera dei Sioux. Però per perlustrare il fondo in modo ottimale, sono indispensabili i polaroid. L'efficacia può essere aumentata muovendo le lenti dopo che un tratto di acqua è stato perlustrato. Ruotando le lenti un'altra area di riflesso viene ridotta e quindi la vista può penetrare altre profondità. Un altro sistema è di alzare ed abbassare la testa. Occorre un cappello con una scura visiera: le lenti polarizzate aumentano l'efficacia se sono in ombra. Indossare il cappello evita di aiutarsi con la mano o il braccio, che non solo è stancante ma obbliga a movimenti che potrebbero allarmare il pesce. Il Barracuda attacca qualsiasi esca viva ma diventa "selettivo" con quelle finte. In verità se ne prendono moltissimi trainando artificiali, ma raramente abboccano a una mosca o ad un Minnow recuperato con la canna. Per eccitare questo predatore occorre lanciargli a tre/quattro metri e recuperare molto velocemente e vicino al fondo. Una mosca, particolarmente una lunga con molto tinsel o mylar, attrae questi predatori, ma occorre lanciare a lunghe distanze e naturalmente "stripparla" a tutta velocità. So bene che è difficile lanciare una mosca voluminosa e pesante molto lontano, tra l'altro con un finale d'acciaio, ma non esistono altri sistemi. L'acciaio o un pezzo di grosso shock leader (almeno dello 0,80) è indispensabile con tutti i generi di artificiale, perchè il Barracuda ha una bocca zeppa di denti affilati come rasoi. Anche la Cubera (Snapper o Lutianus cyanopterus) e il Pargo (Mutton Snapper), che vivono tra le mangrovie, sono un pò refrattari nei confronti della mosca (il jig è invece un'esca ideale e, soprattutto il popper); peccato perchè sono dei grandi combattenti e io li trovo eccezionali sia come avversari sia al forno che fritti. Anche il Barracuda ha buon sapore, ma dicono anche che sia tossico o psichedelico, dipende con quale genere di sopravvissuto parli. Se cercate qualche ricetta completa ..... vorrei accontentarvi, signori, ma questo vuole essere un articolo di pesca serio, istruttivo.


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