4.
Saltwater
4.10
Permit
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nov.97
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Avevo
un conto aperto con la "Palometa", come la chiamano da queste
parti. C'era già stato un quasi rendez-vous mentre pescavo
alla spiaggia dell'Anclita: i bonefish mi erano venuti incontro
tutto il pomeriggio, arrivavano dal canale a gruppi e io lanciavo
con la brezza alle spalle. Il gioco era durato per quasi tre
ore; ne avevo catturati così tanti da farmi smettere
di lanciare a tutti, puntando solo ai singles più grossi.
Pescavo meccanicamente, guardavo la sabbia abbagliante, i fondali
lontani blu profondo, il sole man mano più basso sull'orizzonte.
Meraviglioso. Il panorama, il caldo non esagerato, il silenzio.
Tutto. Ancor più splendido poichè la mente era
sgombra e, soprattutto, non scivolava sui problemi a diecimila
chilometri di distanza: la mafia, il debito pubblico, i litigi
tra politici.... Non è che, anche a casa, queste cose
mi preoccupino molto. Anzi, solitamente evito di leggere i giornali,
o leggo solo i vecchi fogli nei quali il fruttivendolo mi incarta
la spesa.
Mentre mi godevo la situazione, avevo camminato per mezzo chilometro
sulla sabbia fino a un canale turchese che avrei dovuto attraversare
a nuoto. Normalmente questi canali sono poco profondi o comunque
la parte dove non tocchi è solo due o tre metri. In questi
casi cerco di tenere la canna alta sulla testa e dò qualche
bracciata di sbieco, facendo attenzione di non bagnare cappello,
occhiali e mulinello. Su questi mulinelli c'è scritto
"Saltwater resistant" ma in genere indica che la corrosione
inizia appena scaduto il periodo di garanzia. Un piccolo squalo,
poco più di un metro, saliva verso di me dalla parte
più profonda. Per
tutta la mattina alcuni di questi soggetti avevano pattugliato
il bordo della flat cercando qualche preda. A volte girano continuamente
attorno ad un branco di bonefish. Questi, quando sentono il
pericolo, si radunano come in un cerchio, anzi in una palla
pulsante, e naturalmente diventano ancor più schizofrenici
nei confronti della mosca.
Questi
squaletti non dovrebbero assolutamente rappresentare un pericolo
per il pescatore ma, sai, hai sempre un momento di .... indecisione.
Credo sia qualcosa che ha a che fare con l'atavico istinto di
sopravvivenza, corroborato dal ricordo di tutti i vari "Squalo
Uno", "Squalo Due" eccetera. Mi allontanai un attimo decidendo
il da farsi e scorsi, lontano sulla destra, tre falci scure
che vibravano sopra la superficie. Anche se è la prima
volta, non puoi confondere queste code con quelle dei bonefish;
la coda di questi infatti è chiara, trasparente e triangolare
come la pinna dorsale di un pescecane. Quelle che si avvicinavano
erano invece scure, quasi nere, con le "lame" lunghe come sciabole:
non potevano appartenere ad altri che ai celebri, leggendari,
famigerati Permit!
Ognuno
ha degli obiettivi "ragionevoli" e, nella vita, talvolta capita
di conseguirli. Poi esistono i traguardi o le imprese mitiche,che
in genere non si realizzano. Tipo fare la finale di Wimbledon
o giocare a S.Siro, trascorrere un week-end con Miss Universo,
discendere in gommone il Colorado, saltare le cascate del Niagara
in una botte, scrivere un best-seller. Nessuno dei traguardi
citati è semplice. Io, per esempio, ritengo già
lo scrivere un articolo di tre pagine una fatica improba; un
libro, figuriamoci, è cosa da irresponsabili stakanovisti.
Quando scrivo un pezzo per una rivista lo faccio con due propositi
in mente. Una è di fornire una breve diversione al lettore,
senza cercare minimamente di migliorare la sua mente o ledere
la sua libertà di pensiero.
L'altra, più importante, è di permettere all'autore
di mettere insieme due lire mentre pensa nuovi modi per schivare
un onesto lavoro. Da bambino il mio primo obiettivo divenne
quello di prendere una trota come avevo visto fare da uno strano
tipo che faceva volteggiare una lenza sul fiume, con una specie
di frusta. Quando catturai veramente una trota con quella tecnica
(escludendo quelle che si agganciavano da sole in un modo o
l'altro) ci fu una vera e propria svolta nella mia vita. Non
ricordo la data esatta della folgorazione.... ricordo però
che da allora mi convinsi di essere un decente pescatore. Qualsiasi
pesce-target tu ti stabilisca, questo deve porti in uno stato
d'animo speciale, e deve essere qualcosa che non catturi tutti
i giorni. Anzi talvolta è qualcosa che, per una ragione
o l'altra, non prenderai mai.
E forse sarebbe meglio così. Il mio "mito" più
recente, perlomeno tra quelli confessabili, era di prendere
un Permit a mosca ....anche se fino ad ora non ne avevo fatto
cenno con nessuno Ritornando a quel momento.... avrei dovuto
cambiare la mosca, togliere la Gotcha che stavo usando per i
bonefish, e mettere qualcosa di più appropriato, tipo
una Mother of Epoxy o una McCrab, ma avevo troppa paura di perdere
tempo. Troppa paura che si allontanassero fino ad andarsene
completamente fuori tiro. Cominciai i falsi lanci, caricando
sempre più la canna, mentre tiravo fuori coda dal mulinello.
"Qualsiasi
pirla può lanciare abbastanza da arrivarci" mi dicevo.
Cribbio, erano praticamente davanti a me quando la mosca si
posò sull'acqua con un quasi impercettibile "plop". I
primi due continuarono imperterriti nella loro direzione mentre,
con mio stupore, l'esemplare che chiudeva la formazione si girò
e cominciò a seguire la grottesca collezione di peli
mentre io recuperavo a piccoli scatti nervosamente. Sembrava
proprio che l'impossibile stesse per accadere, sai, quando ti
dici che rientra nello schema della fortuna dei principianti.
Invece il pesce si fermò a grufolare un attimo attorno
alla mosca, poi si allontanò e scomparve dalla mia vita
silenziosamente come era apparso. Questo fu il mio primo incontro
con un Permit. Prima di quell'episodio non l'avevo ancora visto
in carne e ossa, pardon in polpa e lisca, ma già sapevo
tutto su questo pesce e su che cosa rappresentasse per molti
pescatori a mosca. Prendere un Permit è relativamente
facile, conosco molti pescatori che ne hanno presi diversi,
nella zona dei Caraibi e del Golfo del Messico, innescando un
granchietto vivo. Lui arriva dal mare aperto per pascolare sulla
flat e, nell'acqua bassa il Permit caccia granchi, gamberi,
lumachine, crostacei, spezza perfino conchiglie per succhiarne
il contenuto. Come vede il granchietto si avventa velocemente
e lo morde per ucciderlo, poi si blocca e lascia la preda, dopo
un attimo la afferra nuovamente e la ingoia triturandola con
le potenti mascelle.Prenderlo a mosca, invece, è tutta
un'altra cosa. Tanti pescatori a mosca che ricercano questa
sfida hanno trascorso molte ore nelle flats del sud della Florida;
la ricerca successivamente li ha portati più a sud nel
Belize, e nel Messico.
Ora
i luoghi migliori sono l'Honduras e lungo la costa meridionale
di Cuba dove i Permit arrivano in grossi branchi e puntuali
come un orologio. Che cosa c'è nella pesca a mosca che
attrae i puristi e i tipi strani non lo so. Intendo dire quella
gente che pensa che le cose debbano venir fatte nel modo più
complicato. Tipi bizzarri che si ritagliano un angolo completo
nell'esistenza, a volte un grosso angolo dove vivere. Se anche
tu sei in questo mucchio da un po' di tempo, prima o poi qualcuno
dirà di te: "E' uno di quei misantropi della mosca" e
tutti sapranno cosa si intende. Il Permit (trachinotus falcatus)
atlantico vive lungo tutte le coste tra il Massachusets ed il
Brasile ma è nell'area dei Caraibi che la sua pesca è
diventata famosa. Certamente non è un pesce comune, ma
comunque se ne vedono abbastanza da giustificare il sorgere
di scuole di "esperti" e la pubblicazione di articoli e libri
sull'argomento. La taglia maggiore, si dice, la raggiunge in
Florida e nella zona di Ascension Bay. Le catture con canna
e mulinello ordinariamente variano tra le 20 e le 30 lbs. Il
record del mondo a mosca è di oltre 41lbs., mentre quello
all-tackle è di 53 lbs. Ci sono Permit, ne sono certo,
da trenta chili che nuotano nei coralli ai Jardines de la Reina
.... pesci alti quasi un metro dalla punta della schiena fino
al fondo del ventre argenteo, e lunghi un metro e venti dalle
fauci alla coda che pare l'incrocio di due scimitarre. Nelle
reti dei pescatori professionisti cubani, al largo di Boca Grande,
ho visto un esemplare, lungo un metro e mezzo, che abbiamo stimato
tra le 60 e le 70 libbre. Il rispetto verso il Permit ha a che
fare con la sua rarità e difficoltà: il Permit
è grande, sospettoso, intelligente e ha una forza che
ne fa "l'incredibile Hulk" della pesca. Agganciato, un Permit
tira come un cavallo verso il largo o combatte come un cane
rabbioso nuotando di piatto nella flats. Ed è bene equipaggiato
per la cosa: fa parte della famiglia dei pesci piatti come il
Jack Crevalle e l'African Pompano. Hanno grandi occhi in relazione
alla loro taglia, alcuni sono perfettamente simmetrici da apparire
rotondi e quando nuotano capovolti, fai fatica a riconoscere
dorso e pancia. Nell'acqua, se sei fortunato da vederne uno,
un Permit in movimento sembra una massa di metallo argento e
azzurro, una forma amorfa, piuttosto che un pesce dalla forma
caratteristica. Giunse il gran giorno e ..... Pedro arriva eccitato,
mi butta giù dal letto urlandomi che oggi vento, luna
e marea sono quelli giusti. La nostra missione è definita:
dobbiamo cercare Permit. Parla anche del tempo previsto in arrivo
eccetera ma sono troppo assonnato perchè il mio cervello
accetti parole come millibar, gradi, barometro. Pochi conoscono
il fatto che il barometro è stato inventato da un pescatore.
Il suo scopo in origine non era di misurare la pressione atmosferica,
ma procurare varie scuse pseudo-scientifiche quando non prendeva
niente. Stiamo pattugliando da mezz'ora, cento metri dalla riva.
Pedro spinge con la pertica e io me ne sto appollaiato sulla
prua. Tutti e due scrutiamo, in religioso silenzio, l'acqua
di fronte, a destra, a sinistra. "Mira frente! Palometa!! Grande
como un caballo!"... mi indica un pesce davanti a noi, lo vedo
subito: è così che comincia la saga. Alzo la punta
della canna, stiro le braccia e mi preparo a lanciare. Libero
il granchietto in pelo dall'anello vicino all'impugnatura e
comincio a tirar fuori coda, abbassandomi sulla tolda e fissando
il pesce. Il Permit continua ad avanzare ed indietreggiare sulla
flat sabbiosa, come se il suo sistema di avanzamento sul terreno
fosse programmato per essere sempre vicino ad una certa profondità
d'acqua.
Il pesce è "attivo" e concentrato sul fondo. Io sono
tutto teso e con la convinzione che, se farò tutto come
deve esser fatto, lo prenderò. Ora ho perso di vista
il pesce....."E' davanti al corallo" mi dice Pedro, con tono
più eccitato. "E' uno grosso, lo vedi il corallo?" Sembra
che frema e perda la pazienza "Si." "Bene, lancia alla destra".
Lancio la mosca un metro davanti all'ombra scura, attendo un
attimo e inizio il recupero, con degli strappetti veloci della
mano sinistra, muovendo via dal pesce l'esca in rapidi scatti.
"Va bene.
Così.
Ha visto il granchio, l'ha visto. Si sta girando. Muovi, Muovi,
se no affonda." ..... "Eccolo, eccolo, sta arrivandoci sopra"."
Sta mangiando.... c'è, c'è! Ferra! Ferra!" Sollevo
il cimino, lo tiro indietro e tiro anche con la sinistra e la
canna si flette pericolosamente sopra la mia spalla. Sento resistenza
ma nessun segno di vita dall'altra parte della lenza. Credo
di essermi attaccato sul corallo "No" dice Pedro "Ferralo ancora"
Recupero un metro o due di coda e quando è tesa io tiro
duro... Ancora la canna e la coda reagiscono come se fossi agganciato
ad un molo, o a una boa. Ma la boa comincia a muoversi, inizialmente
come se qualcuno là sotto gli avesse dato un calcio,
e la sento lentamente allontanarsi ed immergersi. La coda, e
poi il backing, si svolgono pigramente come se fossi agganciato
ad un vagone che manovra a due all'ora, poi sempre più
velocemente il mulinello comincia a vuotarsi.
Solo
due cose sono possibili: tener la canna a novanta gradi e lasciare
che la "boa" faccia quello che gli pare. Il mio cuore comincia
a battere.... poichè sto rendendomi conto che c'è
il Permit e non una roccia o una boa dall'altra parte della
lenza. "E' grosso" urla Pedro "abbastanza grosso da tirarti
fuori tutto il backing". E intanto ha ripreso in mano la pertica
e comincia a spingere la barca fuori dalla flat. "Speriamo non
vada troppo in là". Scuoto la testa facendogli intendere
che ho capito, che sono d'accordo. Mi sento un po' un cretino,
star lì senza poter far altro che guardare la bobina
del mulinello che si svuota e ascoltare il sibilo provocato
dalla brezza sulla lenza in tensione. Comincio a rendermi conto
che sarà un lungo pomeriggio. Si dice, nella pesca a
traina, che il tempo medio della lotta sia di 30 minuti per
ogni 100 chili. Ma, in quel caso, hai canne come travi e mulinelli
che sono argani. Cominciamo a seguire il pesce, lentamente e
attentamente ... "Vedi se riesci a guadagnare lenza". E io comincio
a recuperare, guadagnando pochi centimetri alla volta. Sia il
pesce che io seguiamo la routine per un'ora. Poi comincio a
fare qualche progresso. Pompando, sollevando la canna lentamente
e poi abbassandola velocemente e girando la manovella, riesco
a portare man mano il pesce più vicino. Dopo un altro
quarto d'ora comincio a credere che avrò il mio Permit.
Le sue fughe sono diventate progressivamente più corte
e le sfuriate dove non puoi far niente sono ora meno frequenti.
Pedro ha lasciato la pertica e ora è in acqua, pronto
ad afferrare il pesce. "Arriva, arriva... lo so che sei stanco,
ma tiralo sempre". Lo sto facendo e ora il pesce è vicino.
Così vicino che vede la barca e fa le sue ultime sfuriate,
e un giro completo, a venti metri di distanza, attorno a noi.
Pedro si deve immergere completamente per non restare impigliato
nella coda. Questo pesce, mi dico, merita la libertà.
Lo dico a Pedro che storce il naso, ma annuisce. Quando è
rilasciato, dopo un paio di foto, il Permit rimane un po' vicino
alla barca, recuperando le forze e magari pensando a cosa capita
a un povero cristo che voleva mangiare due conchiglie su una
flat. Poi si allontana lentamente, vedo la parte superiore della
"falce" fendere l'acqua. Pedro mi dice che è ancora presto
e potremmo cercarne un altro.
Lui si guadagna da vivere come guida, ma saggiamente non pensa
a questo come un "lavoro", lo ritiene una missione, una passione.
Gli dico di rientrare. Quando catturi una grossa trota, un grosso
tarpon quello che devi fare e di tornare al campo e farti una
tazza di caffè perchè ..... " oggi non ci sarà
un pesce migliore o più grosso". Presto o tardi i tuoi
compagni arriveranno e tu potrai raccontar loro tutta la storia.
Questo è quello che devi fare: prepararti per la grande
storia che dovrai essere capace di raccontar bene.
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