4.Saltwater
4.12Tarpon
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feb.98

L'altro giorno stavo casualmente lavorando in casa .... . Casualmente significa fermarsi qua e là per fare un caffè, mettere un altro ciocco sul fuoco o riattizzarlo (che ne abbia bisogno o meno), dar un'occhiata alle canne da salmone, o cambiare posto a qualche pezzo dell'attrezzatura sempre più "lievitante", rileggere quattro pagine di qualche cult tipo "Tex contro Mefisto":. Sai, è quel genere di piccolo e pigro rituale che dura qualche minuto o un'ora, finchè mi rimetto davanti al computer imponendomi di scrivere altre cinque righe. Ho scelto di vivere scrivendo, e pescando, perché mi diverte e mi rilassa. Se avessi voluto una vita piena di affanno, di impegni, di urgenze ecc. mi sarei cercato un vero lavoro.
Ero appunto tornato alla scrivania quando lo sguardo mi cade sulla cartolina di Xavier, un vecchio amico. La missiva, per arrivare, ha impiegato un mese e mezzo. Le Poste perdono 8 miliardi al giorno e l'unica cosa che trasportano puntualmente sono i pacchi-bomba. Davanti c'è una spiaggia con tre ragazze sdraiate: molto in forma, e altrettanto molto nude.
Dietro c'è scritto: "Homosassa, Florida, aprile 99" e la scrittura "Sto bene e mi diverto, lieto che tu non sia qui". Bastardo. Lui è un tipo particolare, uno sbandato senza fissa dimora, un avventuriero di cui non si sa come sbarchi il lunario: per spiegarti cosa intendo, quando lo incontri hai la sensazione che gli manchi qualcosa, ad esempio una benda sull'occhio e un pappagallo sulla spalla. Parla spagnolo, ma non ho ancora capito se sia messicano, colombiano, portoricano o chissachecosa.L'avevo incontrato la prima volta in Venezuela a Los Roques, oltre una decina di anni fa. Faceva da guida/capobanda a tre americani tra i quali un farmacista texano, di Austin, di nome Glenn che invece di starsene tranquillo in mezzo a quel "ben-di-Dio" voleva pescare tarpon nel Rio Magdalena (assolutamente niente tarpon). Xavier rimase tutta la settimana con me a pescare bonefish. Del resto del gruppo, uno procedette di pari passo con noi sino alla fine e l'altro si unì a Glenn nell'Operazione Zero Tarpon. Ci siamo visti ancora un'altra volta, a Cuba, e da allora ogni tanto ci scambiamo lettere e auguri.La cartolina arriva da Homosassa, credo quindi che le figliole esposte non siano il motivo, o perlomeno non il motivo principale, della sua vacanza. Credo che, nel suo continuo peregrinare di pescatore sempre in cerca di emozioni, si trovi laggiù per i Tarpon giganti.
Non so se abbia scelto il posto migliore. Certamente è un luogo da bestioni enormi. Lì, tra aprile e maggio
c'è la migrazione.... Per qualche strana ragione il mare si riempie di bestioni di quaranta, sessanta, quasi cento chili e le guide (4/500 dollari al giorno, più mancia e birre) ti garantiscono la cattura di almeno un pesce, se peschi con le sardine. Altrimenti puoi tentarli a spinning o con la mosca. Che è tutt'altra cosa. In genere io non mi preoccupo troppo di quanto sono grandi. Una volta al di fuori della classe dei baby-tarpon, che vanno da 2 ai sette/otto chili e si catturano nelle lagune interne, tutti gli altri tarpon mi sembrano, più o meno, uguali. Non ne ho mai pesato uno. Alcuni si dannano per essere il primo pescatore a mosca che cattura un tarpon da 150 chili. Beh, da tutta 'sta competizione, lasciatemi fuori. Gli obiettivi, nella vita, sono una buona cosa, ma non devi permettere che te la rovinino. Molti che credono di essere capaci di catturare a mosca i Tarpon, trovano laggiù delle gran frustrazioni; e anche abbastanza spesso. Diciamo che non è il miglior luogo per provare molte emozioni, e nemmeno quello per imparare a pescare a mosca il Tarpon. Le tecniche per il Silver King e l'abilità di lancio vanno perfezionate altrove, su pesci più piccoli e più numerosi. Homosassa è l'Università, la Serie A. Mi immagino Xavier di fianco alla guida, mentre si prepara la canna passando la coda negli anelli, mentre cerca la mosca, mentre prepara il terminale. Il terminale d'acciaio incontra tradizionalmente i favori dei pescatori che provengono dalle acque dolci (tipo pescatori di lucci), io trovo che uno spezzone di quaranta centimetri di 0.80 o 0.90 serve altrettanto bene ed è più facile da maneggiare e, in qualche modo, è meno intimidatorio dell'acciaio, almeno per me se non per i pesci.

I tratti del suo viso sono diventati grigi e non si muove un muscolo. La sua sigaretta, con tre centimetri di cenere in punta, deve sicuramente bruciargli le labbra e lui nemmeno se ne accorge. Me lo vedo mentre la guida gli sussurra "Get ready!", stai pronto! "It's a big one, we must catch him" E' uno di quelli grossi, dobbiamo prenderlo! Xavier lancia, aggancia il pesce, lo ferra ripetutamente. Quando agganci un Tarpon del genere, in Florida, se sei in mare aperto puoi abbastanza giostrarlo. In molti altri luoghi non puoi dargli un metro o sarebbe perso tra mangrovie o rami sommersi, con la tua mosca da dieci dollari lire comperata da Captain Harris. Dopo dieci minuti e cinque salti, tutto l'equipaggiamento, miracolosamente, ha tenuto. Dicono che i tarpon non fanno i loro salti olimpici per vedere la marca della tua canna o del tuo mulinello. Li fanno per cercare di sputare l'amo. Ora dunque Xavier ha qualche possibilità in più. Conoscendo la sua abilità e fortuna, probabilmente prenderà la bestiaccia.
Va precisato che "pescare tarpon", è cosa diversa, altrettanto intensa, dal "catturare tarpon": individuare il branco, lanciare velocemente verso la loro direzione, guardarne uno che si stacca dal gruppo e, caricando la mosca, apre quella grande, strana bocca.
Credo che questo sia l'obiettivo vero della sfida. Uno può preoccuparsi in seguito della lotta o di quanto pesa, di dove mettere la foto, di come raccontarlo... Io lo libero subito, se è proprio grande scatto una foto ... e parto subito alla ricerca di dove sia finito il branco. Sento dire da molti che la taglia non è necessariamente l'unità di misura assoluta. L'importanza di questa, nei pesci, e' relativa. In buona parte è vero: una trota di un chilo e' una grossa trota. Ma se, invece, gli amici del bar sanno che hai tenuto un luccio di un chilo ti tocca pagar Campari per due mesi. Tutto cambia però nell'istante che agganci un bestione di questi da cinquanta chili. Un tarpon delle dimensioni di un vitello ti rimarrà associato per sempre nel cervello all'idea di pesce. Per la cattura di un grosso salmone, e' sufficiente senza dubbio una canna in fibra o grafite, un mulinello in metallo, oltre a un po' di tempo e di fortuna. Potrai avere le braccia un po' stanche se la lotta va avanti più di venti minuti, ma non rischi niente fisicamente. Ma quando ti imbatti in un grosso tarpon con una canna da mosca, ogni sfumatura scompare dal momento dello strike. Il pesce non manda vibrazioni al filo, ma ti trasmette strappi che senti come calci, e diventano dolore e paura. Ecco cos'è! L'impressione d'aver preso al laccio un locomotiva! Inoltre la lotta con un pesce del genere dura ore, non minuti e dopo tu non sarai mai più lo stesso. La scelta di pescarlo a mosca non è la via più facile, ma la più divertente.
Chi ha bisogno della costante gratificazione del pesce in fondo alla lenza o in barca, o nel cestino, usi la sardina.
Ne catturerà di più e potrà usare attrezzature più pesanti ed adeguate. Preferire la mosca è chiaramente una scelta della forma sulla funzionalità, della qualità sulla quantità. Le prime esperienze con Tarpon veramente giganti le ebbi diversi anni fa nel sud di Cuba, nei fiumi che si gettano nel Mar dei Caraibi. Pur nella diversità, tra Florida e Cuba ci sono alcune caratteristiche simili. Primo: il vento che è più o meno sempre presente, e sembra sempre soffiare dove devi lanciare. Secondo: hai sempre bisogno di una barca. Il pescatore veramente equipaggiato dovrebbe avere almeno un paio di barche differenti. Meglio ancora sarebbe avere un buon amico con una barca.Ma non sempre si è così fortunati. Ma uno deve pur cominciare da qualche parte..... Io mi trovavo all'Avana dove tutto scarseggiava, compresi tabacco, cibo e pazienza della gente. Era giugno e ogni giorno c'erano violenti e lunghi acquazzoni.Si era sempre un po' affamati e all'improvviso, e senza ragione, ci si irritava per cose su cui non si poteva far niente come il tempo. L'unica cosa che abbondava era il rhum e spesso incontravi indigeni ubriachi. Il cubano generalmente è amichevole ma diventa aggressivo quando è sbronzo.La tipica vittima del tipico assassino cubano è la convivente; il fattaccio avviene quand'è ubriaco fradicio, di solito con un machete col quale lui colpisce magari dieci, venti volte prima di centrare finalmente la testa.
Evidente che se la cavano meglio a bere che ad ammazzare. Poche condizioni umane a Cuba, sono più pericolose di quella di essere la moglie, o il migliore amico, di un ubriacone; e l'intero paese è sbronzo, buona parte del tempo. Ramon, l'autista al quale ero stato affidato, e che mi accompagnava giorno e notte, mi toglieva talvolta dalle situazioni spiacevoli. Era straordinariamente coraggioso, come autista aveva un solo difetto: non sapeva guidare. Risolsi il problema guidando io al suo posto. A lui questa parte piaceva e gli dava la possibilità di chiacchierare continuamente e perfezionare il suo vocabolario. Che era letteralmente spaventoso. Arrivammo nelle vicinanze di Pinar del Rio, ad un fiume dove ci aspettava una piroga dell'età della pietra, scavata in un tronco d'albero, lunga sei metri e larga al massimo sessanta centimetri. Il fondo era coperto di pagaie, nylon, corde, pietre. Il custode dell'imbarcazione, che mi avrebbe fatto da guida, prima di partire mi tirò da una parte e mi disse : "Ce ne sono di piccoli e grandi. Per qualche sconosciuta ragione, quelli veramente grossi, trovano sempre una maniera di fregarti, di trovarti impreparato e sorprenderti. Questa è la sfida della pesca." Poi mi indicò una vecchia cassa ricoperta di scaglie secche dove mi sedetti. Laggiù sul fiume, la marea era cambiata e l'acqua stava uscendo ancora una volta verso l'azzurro mar dei Caraibi. I pochi primi lanci furono semplicemente per misurare la distanza, "farci la mano". Era ancora scuro ma sopra la testa cominciava a mostrarsi un chiarore all'orizzonte, attraverso le onnipresenti nuvole costiere. Arrivammo in un'ansa del fiume dove l'acqua pareva in ebollizione. Schiene enormi e lucenti apparivano e scomparivano. Il tempo di tirar fuori un po' di coda, di lanciare la mosca ed ecco che una gigantesca voragine ingoiò l'esca e puntò come un missile verso il cielo. Avrei dovuto controllare le spire di coda sul fondo della barca, ma non potevo togliere gli occhi dal pesce quando ricadde nel mare, e poi saltò ancora e cadde e ancora e ancora. Il resto del branco di Tarpon era ancora là caricando dei pesciolini come aringhe supercresciute in preda alle anfetamine.
Dopo una veloce, incessante serie di salti, il mio pesce si riunì al branco che, compatto, partì verso l'orizzonte. Le spire della coda, che un attimo prima erano disordinatamente ai miei piedi, magicamente si infilano attraverso gli anelli, e alla fine mi ritrovai a combattere il pesce dal mulinello. L'acqua aveva una strana trasparenza, vibrante sotto il fascio luminoso dei primi raggi dell'alba, e solo dopo un po' riuscii ad intravedere le linee fluide di un tarpon fenomenale. Da un lato mi sorpresi a pensare "Ehi, io sono venuto quaggiù per pescare. Non per combattere mostri marini!" Un'altra parte di me, invece, era condizionata da tutte quelle storie tipo " il Vecchio e il Mare" e per la prima volta, in anni, sentivo che sarebbe stato realmente importante che tirassi in barca o a riva quel particolare pesce. Normalmente quando peschi non dovresti parlare, con il presupposto che i pesci possano sentirti, ma in momenti come questo è permesso sparare qualche sommessa imprecazione.
Qualcosa sapevo, per sommi capi, circa la lotta con un tarpon con una canna da mosca.... Comunque il consiglio è: comincia ad agganciarne uno, preoccupati in seguito di cosa fare, o di cosa ti può capitare. Son tutti chili di muscoli, tutto il pesce non è altro che un enorme muscolo, un gigantesco bicipite, studiato per ridurre il pescatore alle condizioni di una punching-ball. Il Tarpon era ad una trentina di metri dalla barca quando saltò libero e lucente, si arrampicò nell'aria e crollò indietro nell'acqua... La coda diventò molle. "E' andato" "No, no" disse Ramon "Sta puntando verso di noi a tutta velocità. Recupera! Recupera più veloce che puoi!" Ci provai. Giravo la manovella quanto più mano e polso potevano reagire agli impulsi del cervello. Non riuscivo comunque a "sentire " il pesce. La coda molle si stava arcuando sulla superficie. "Recupera! Recupera!" Gridava ancora Ramon. Era quello che facevo poi, finalmente, la lenza fu tesa, meravigliosamente tesa. Io sentivo il pesce, e lui mi sentiva. "Sei alla coda!" avevo recuperato tutto il backing e le braccia dolenti mi dicevano quanto era stato faticoso. Poco alla volta lo portai di fianco alla barca. Sapevo che dovevo rimanere concentrato, facendo sì che, lentamente, la coda entrasse nell'ultimo anello. Remando, girammo attorno al pesce che cominciò ad affiorare e dar colpi con la testa. Quando la coda iniziò ad avvolgersi sulla bobina, il Tarpon si girò ed iniziò un'altra fuga: lo stesso Tir sulla stessa autostrada. Il mulinello si bloccò di colpo, la canna si piegò violentemente, troppo violentemente. Guardai, sapendo che il disastro stava per accadere. La canna frustò indietro. Ognuno di noi "sapeva" ora che il pesce era libero: "Cosa è successo !?" chiese Ramon. Guardando il mulinello, capii. Era successo quando il pesce si era girato nuotando verso di me, e stavo recuperando il più veloce possibile. Avevo, infatti sovrapposto delle spire tese su dei tratti molli, provocando una specie di asola.....Nella successiva corsa, quando il Tarpon aveva superato quel tratto, c'era stato per un istante un blocco, uno stop che aveva funzionato come un nodo. Il finale, come giusto che fosse, si era rotto. Il pesce era libero. Il mio Tarpon gigante se ne era andato. Otto anni dopo ricordo ancora ogni particolare, rivedo di nuovo quel pesce mentre si arrampicava nel cielo. Quant'era grande? Francamente, non saprei dirtelo. Diciamo ottanta, cento chili? Quando era uscito dall'acqua, nel salto, mi era parso alto come un pivot della NBA.