4. Saltwater
4.04 BAHAMAS
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ago.93

Sospettavamo qualcosa perché Gino si era dimostrato altre volte inaffidabile. Tempo fa aveva fatto squadra con l'altro idiota del bar ed erano partiti per Santo Domingo. Erano riusciti a risparmiare abbastanza per il viaggio, per qualche topaia vicino al mare, per una barca e per sbronzarsi tutto il tempo. Veramente eravamo convinti che avessero fatto qualcosa d'intelligente quando scoprimmo che avevano prenotato giusto in mezzo alla stagione dei cicloni. Ma nessuno naturalmente non disse niente che potesse farli cambiare idea. Al ritorno raccontarono di giganteschi Marlin, Bonefish supersonici e avevano piattole che parevano tartarughe. I pescatori, sappiamo, non sono tutti gentlemen: Al Capone, per esempio, uso' un fishing-camp vicino Courderay (nella regione dai grandi laghi) proprio per evitare i federali che lo braccavano a Chicago. L'input "Caraibi" era però rimasto, ancorato ed immobile, in qualche ripostiglio del mio cervello. Occorreva una verifica. Il viaggio "Caraibi/capitolo Bahamas" fu nello standard: arrivo in perfetto orario, le valige sarebbero arrivate forse il giorno dopo. A Nassau naturalmente non avevo prenotato e passai parte della notte in tassi' e parte in una stanza che sarebbe stata rifiutata da un capo tribù ugandese perché sotto il livello qualitativo dei propri sudditi. Un letto e una panca rappresentavano l'arredamento.
Il portiere di notte aveva un viso che assomigliava a quello di Boris Karloff quando interpretava Frankestein, con la differenza che, nel suo caso, non c'era bisogno di trucco. Le Bahamas sono un arcipelago di circa 700 isole coralline (2000 se si considerano anche scogli e atolli) abitate da circa 200.000 persone, in maggioranza neri. Il 98% dei locali sono cordiali, gentili, simpatici: discendono dagli inglesi o dagli schiavi africani. Il 2% sono delinquenti, pericolosi delinquenti: discendono dai pirati che quattrocento anni fa bazzicavano in quelle zone. Le isole si trovano a Nord di Cuba e al largo della Florida (Bimini è a soli 19 minuti di volo da Miami) e le principali hanno nomi affascinanti ed esotici: Exuma, Abaco, Andros, Eleuthera, Stella Maris. Bimini, quaranta case, due bar, tre alberghi, è affollata da enormi barche, da un buon numero di turisti e da qualche Tarpon. E' facile distinguere i turisti dai Tarpon: questi ultimi hanno una sottile placca ossea all'interno della bocca. Un altro modo per distinguerli è di lanciare una mosca davanti ad entrambi ed osservare il comportamento: il pesce la guarda generalmente sdegnoso e nuota altrove. L'isola, durante la stagione degli uragani, è spesso presente nei telegiornali. Qui Hemingway scrisse "Isole nella corrente"; la sua dimora ora e' diventata, ovviamente, un bar-museo.
Per i pescatori significa soprattutto pesca d'altura e vi si svolgono, durante l'anno, parecchi tornei dove business-men americani, piu' in salute di una banca svizzera, si sfidano a chi cattura più pesci. Vi operano inoltre tre/quattro guide da Bonefish e dalle diverse flats vicine all'isolotto provengono di solito i record mondiali per questo pesce. L'isola è anche stata, in un certo senso, una delle culle della pesca a mosca in mare. Il Dr. Webster Robinson, che fu uno dei pionieri di questa tecnica, faceva esperimenti dalla fine degli anni '50, pasturando con pezzi di pesce, ma la prima cattura con questo metodo la fece solo nel gennaio del 62. I primi anni 60 videro un notevole sviluppo della cosa: il pesce era attirato (teasing) in diverse maniere fino a quando Al Pflueger inizio' nel 64, al largo di Key West, ad usare esche vive per farlo avvicinare alla barca. Queste tecniche divennero usuali negli anni 70 per far salire in superficie e catturare Dorados, Cobia, Snapper ed altre specie. Nel frattempo diveniva sempre più comune pescare Bonefish e poi Tarpon con la mosca finch‚ ci fu l'esplosione della pesca con coda di topo ai rostrati, Marlin e Sailfish. Ora Bimini, insieme al Costarica è una delle sole zone dove questa tecnica viene usata regolarmente. Partiamo a meta' mattina, dopo dieci minuti siamo sulla flat. L'acqua è profonda poco più di un metro. Quasi impossibile individuare se ci sono Bonefish: tendono a cercare il cibo sul fondo. Il Tarpon invece nelle flats raramente scende poiché tende sempre ad attaccare la preda dal basso verso l'alto e, data la taglia, si scorge facilmente. La guida comincia a spingere con la pertica. A metà strada un'ombra si muove. Poi ne scorgo altre tre. Lancio la mosca un metro circa davanti al gruppo e inizio lo stripping velocemente allontanandola con rapidi strappi dal muso dei pesci.
Uno dei Barracuda e' curioso. Rallento per una frazione di secondo, poi comincio a recuperare a strappi sempre piu' veloci. "Eccolo che arriva, eccolo, eccolo!" La velocità dell'attacco nell'ultimo tratto è stupefacente. Scompare alla vista e me lo ritrovo attaccato. Salta. Tira, dà testate. La canna è una curva perfetta. Non mi preoccupo troppo per il filo: lo shock-leader è di quelli potenti e non teme un pesce di un paio di chili. Quando è quasi alla barca e comincio a pensare a come slamarlo senza farmi istoriare la mano ecco che si sgancia, così, da solo, senza motivo. Come mai un pesce si sgancia rimane uno dei grandi misteri della terra come la scomparsa dei dinosauri o la longevità dei politici. Nelle mia vita quattro volte mi sono infilzato un amo e sono sempre dovuto andare al pronto soccorso per toglierlo. Giacché ci sono diversi "cuda" rispettabili cambio il mio sottile finale dello 0.28 con uno che un vitello in ottima salute non riuscirebbe a stirare nemmeno con un robusto strappo.
Tolgo lo shock-leader e metto una treccina d'acciaio. Un finale sottile affonda più velocemente di uno pesante, e permette alla mosca di fluttuare in modo più naturale, ma questa non è una pesca da raffinati. Dopo qualche minuto ne avvisto un altro, grosso almeno il triplo del primo. La scena si ripete. Lancio. Recupero. Attacco. Lotta. Cambia la conclusione: si rompe il filo proprio sul nodo tra nylon e metallo. I nodi sono un capitolo essenziale della pesca. Un enorme bestione sta facendo una corsa disperata e il tuo mulinello geme come stessero per sgozzarlo, e tu pensi che, appena recuperato il gigante, invierai la tua foto al giornale; improvvisamente accade: "Il Grande Nodo". Un microsecondo più tardi ti ritrovi immobile con la coda molle e pensi ai 50 minuti che trascorrerai per sciogliere Il Grande Nodo, l'Impressionante Groviglio. Premesso che i nodi frutto di lanci sbagliati o folate di vento si creano automaticamente e non è necessario impararli, e che quelli elementari e classici tutti li conoscono e sono in grado di eseguirli, chi va in mare deve conoscere bene come unire finale in nylon e treccia in acciaio (nodo Albright) e nylon di spessori molto diversi per lo shock-leader (Bimini twist). Per raggiungere una certa confidenza con questi nodi occorre allenarsi fino ad eseguirli velocemente e con disinvoltura. Prima di iniziare ci si deve sciogliere le dita. Per esempio: allacciare e slacciare un paio di volte le scarpe oppure cercare di scrivere il proprio nome in modo che le lettere siano leggibili.
Chi ha avuto gravi turbe mentali che lo hanno ridotto in uno stato di perenne agitazione, chi possiede dita corte e tozze da non riuscire a mescolare un mazzo di carte come chi porta spesse lenti da miope (- 20 diottrie) può saltare a pie' pari la fase d'apprendimento ed andare a pescare ugualmente Tarpon e Squali purché in compagnia di guide esperte o amici pazienti. Con l'offerta di quattro o cinque "cicchetti" al giorno potrà pescare in santa pace. Ad Exuma mi aspettava Bob Hyde parcheggiato in una Buick azzurra piu' piccola di una nave, ma non di molto. Gli chiesi se c'erano Bonefish. Rispose: "Thousands". Mi accompagnò all'albergo e brindammo al nostro incontro. Afferrò il bicchiere con forza, spinse indietro la testa e bevve, simile al mitico Thor quando tenta di prosciugare il mare.
Lo imitai: il liquore non mi fece letteralmente esplodere il cranio, ma per un secondo credetti che stesse per farlo. Santo cielo, era abbastanza forte da far esplodere una corazzata. Il tempo di riprendermi, di lasciar giù le valige ed eravamo "a mollo". La prima di queste flats si chiamava... beh, si chiamava flat. Era grande come pressappoco dovrebbe essere grande una flat, un po' meno profonda, e per averne un'idea precisa dovete fantasticare sulle seguenti immagini in rapida successione: silenzio, solitudine e sole a picco; in qualsiasi direzione volgi lo sguardo non vedi segno di presenza umana; un'immensa distesa abbagliante che sorge dal turchese del mare; acqua tiepida che ti arriva al polpaccio per chilometri e chilometri. Camminavamo su un fondale di 30 centimetri, affondando leggermente nella sabbia. Bob indicò con la mano ed io incredulo mi chiesi se quello che vedevo esisteva veramente: 50/60 bonefish mi stavano venendo incontro. Grufolavano sul fondo e le loro code fuori dall'acqua parevano tante vele. Lanciai davanti ai primi lasciando posare la mosca sul fondo. Quando il gruppo doveva essere più o meno nei paraggi, cominciai a farla muovere. Subito uno la prese e partì come una Kawasaki. Il tempo di recuperarlo ed un altro branco, gemello del primo stava arrivando. Come senti la coda fermarsi devi ferrare e poi subito mollare la presa. Le mani devono essere tenute ben lontane dal mulinello poiché anche un pesce abbastanza piccolo vi porta via cento metri in quattro secondi nella sua prima fulminea fuga.
La frizione del mulinello deve essere ben regolata per contrastare il pesce ed evitare il pericolo di "parrucche" fantasmagoriche. Naturalmente il mulinello deve essere da mare. Devi leggere sulla scatola "Resistant Corrosion": sta ad indicare che è in grado di evitare i guai dovuti alla salsedine per 91, 181 o 366 giorni, dipende dalla durata della garanzia. Occhiali polarizzati e un ampio frontino sono parti essenziali dell'equipaggiamento. L'approccio ai pesci nell'acqua deve essere lento, con passi calmi, tenendosi il più bassi possibile quando si inizia la ricerca. L'acqua va perlustrata attentamente, non aspettandosi solo di vedere pesci in movimento. Dobbiamo cercare particolari quali ombre, macchie che appaiono "diverse" sul fondo, forme scure, il leggero movimento di una pinna o una coda. E una volta che hai individuato l'obbiettivo devi pianificare la tua presentazione.
Peschiamo attenti e concentratissimi, c'è un noioso vento laterale abbastanza teso; spesso capita un fuggi fuggi generale perché i pesci scorgono le nostre sagome. Altre volte miro alla punta di un branco e inavvertitamente la coda si posa sopra un altro esemplare isolato che con la propria fuga fa scappare tutti. Bisogna evitare i falsi lanci che spaventano il pesce, aumentano la fatica e fanno perdere tempo. Osservo Bob: è uno spettacolo nello spettacolo. Non per niente è uno degli specialisti più famosi. Nel suo avanti-indietro io so esattamente quando farà il suo lancio in avanti, non perde tempo in falsi lanci non necessari. Per lui lanciare una coda e' un riflesso condizionato, naturale come respirare. E, anche col vento, ha l'abilita' di posare dove vuole la mosca nel raggio di trenta metri. Avanza sulla flat e pare non muovere nemmeno l'acqua: nessuna onda, nessuno sciacquio. Gli piace forzare il pesce agganciato. Per poterlo fare con sicurezza deve conoscere il limite della tua attrezzatura. Mi sono spesso meravigliato di quanti pescatori esperti invece lo ignorino. C'è molta verità nel detto che i pesci da trofeo sono catturati la notte precedente, quando il pescatore previdente controlla per la terza volta la propria attrezzatura. Usiamo code del sei chiare: sono piu' facili da vedere e quindi controllarne il loop. Piu' importante ancora: sai dove finisce la coda e quanto la mosca e' vicina al pesce. Spesso non riesci a vedere la mosca nell'acqua e cosi' sai che questa e' ad un finale di distanza dalla fine della coda. Arrivi alla flat, smonti dalla barca e cominci a camminare, se pensi che piu' avanti sia meglio. Oppure aspetti, se pensi che i "bones" ti verranno incontro. Mentre si aspetta, occhi fissi, silhouette tipo avvoltoio, hai tutto il tempo per pensare. Buona parte delle cose alle quali pensi non c'entrano con un giornale di pesca stampato e distribuito nelle edicole. Alcune se le scrivessi ti manderebbero in galera e altre piu' semplicemente non c'entrano niente, ma per la maggior parte del tempo pensi ai pesci e alle mosche che hai nelle scatole.
Pensi se tra le versioni di Crazy Charlie ne hai una verde-trasparente come quella di Bob oppure se riuscirai a lanciare uno di quei "tosti" McCrab che ti sei comperato con una sei decentrata. Da tempo non mi costruisco più le mosche. Ho smesso quando mia figlia era piccola: finita l'ultima mosca tavolo e pavimento erano sommersi da peli, ami e piume e poiché, in quel periodo, lei trotterellava per la casa ingoiando tutti i fiammiferi e le lamette che riusciva ad afferrare con le sue manine, da allora avevo portato tutta l'attrezzatura in solaio. Non ho più ripreso. In questa sfida il successo dipende spesso dalle maree, ma per sapere in quali flats si pesca meglio con l'alta marea e in quali meglio con la bassa, da che parte devi affrontare un fondale o un canale, dove andare con il vento da Nord-Est devi prenderti una guida oppure pescarci almeno sei mesi. L'ultima settimana pescherai bene, se il tempo lo permetterà.
Ad Exuma il Bonefish ed il Permit si pescano principalmente in "wading". Le barche (disegnate per raggiungere velocemente i posti buoni e progettate per viaggiare in pochi centimetri d'acqua) si usano solo per spostarsi da una flat all'altra oppure quando si va nei "blue holes". Questi sono crateri sul fondo delle flats, profondi fino a venti metri, da dove spesso sgorga acqua dolce. Questo freddo e la differenza di salinità piu' l'abbondanza di plancton ne fanno la residenza abituale di saraghi e cernie oltre ad attirare branchi di mackerel e pesci vari che attirano a loro volta i predatori al top della catena alimentare. Ci sono praticamente sempre barracuda e squali e, a volte, cobia e branchi di tarpon. Nella opinione di molti pescatori di mare, questa ultima specie primitiva dell'Atlantico e' il pesce sportivo ideale. Si trova solo in luoghi che costano un sacco di soldi. Spesso e' accompagnato da squali. E' praticamente impossibile da agganciare e una volta agganciato impossibile da tirare in barca. Quando e' imbarcato ha ancora abbastanza forza da ferire seriamente il pescatore o danneggiare la barca. Ha centinaia di dure scaglie affilate e la sua carne cartilaginosa e' immangiabile. Le uniche qualità di cui e' privo sono la puzza di marcio, spine velenose, e denti da piranha, ma probabilmente l'ingegneria genetica un giorno rettificherà queste mancanze.