3.
Trote e temoli
3.04 ULTENTAL
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feb.89 |
Sono passati più di dieci anni
da quando andai per la prima volta in Val d'Ultimo ed ora torno
ogni anno per trascorrere qualche giorno a pesca in una delle
valli più belle e pittoresche delle nostre Alpi. Ricordo
quel primo anno perche', neofita della pesca a mosca, rimasi
estasiato alla vista della prima vera schiusa. Ogni giorno schiudeva,
ad una certa ora, un'enormità di piccole mosche grigie
cosi' da formare come nubi sull'acqua; le trote, gialle e grasse,
salivano che era un piacere sulla mia imitazione. Purtroppo
terminai presto la mia scorta di quelle piccole mosche e, visto
che allora non le costruivo, come ora del resto, e che le trote
non accettavano nessuna altra imitazione, scesi fino al paese
di Lana per cercarne simili a quelle che svolazzavano in quei
momenti per la valle; ma nel negozio del posto parlare di mosche
era come parlar arabo. Paola, che allora era entrata da pochissimo
nel mondo affascinante della pesca a mosca, non riusciva a spiegarsi
questa mia ricerca affannosa dell'artificiale esatto ritenendo
trote e pesci vari creature totalmente deficienti che si sarebbero
attaccate a qualsiasi amo ricoperto da un informe ciuffo di
peli.
Poi
si e' ricreduta. Ora nei negozi dei dintorni si trova una discreta
scelta ed in qualche modo si potrebbe ovviare a problemi del
tipo del mio di allora, solo che il fiume non e' più
quello di dieci anni fa, ma questo e' un discorso che può
valere per ogni acqua di tutto il mondo. Sessant'anni fa Zane
Grey prendeva cinquanta Marlin in una settimana, ora e' fortunato
chi ne prende uno. Comunque la Val d'Ultimo rimane sempre un
posto dove vale la pena di trascorrere qualche giorno e che
non delude mai il pescatore che vi si avventura. Questa valle
(Ultental per i Sudtirolesi) e' formata dal Rio Valsura, che,
a sua volta, accoglie le acque di diversi piccolissimi affluenti
che scendono da alcuni laghi ( Lago Verde, Fontanabianca ecc.)
posti sul versante nord orientale del parco nazionale dello
Stelvio.
Ci
si arriva da Bolzano, poi si prende la direzione per Merano
e, poco prima di entrare in città, si svolta per Lana,
bellissimo centro posto allo sbocco della valle. Da li', a circa
trecento metri s.l.m., si inizia a salire con stretti tornanti
circondati da prati ed alberi di melo fino al paese di San Pancrazio
poi la valle si apre e la strada costeggia sempre il torrente;
l'ambiente e' magnifico ed il paesaggio da cartolina. Si attraversano
i centri di Santa Walburga, San Nicolo' fino ad arrivare a Santa
Gertrude (metri 1500 s.l.m.), ultimo centro della vallata. Da
quest'ultimo paese si snoda una strada tra prati ed alpeggi
che sale fino al lago di Fontanabianca (metri 1900) dove Godio,
folletto o elfo alpino, delizia chi si avventura fino a quell'altezza
con i suoi manicaretti raffinati ed inusuali. Nei lunghi mesi
invernali, quando rimane bloccato lassu' dalla neve, elabora
piatti da nouvelle cousine utilizzando i prodotti del luogo:
riso alle erbe alpine, sorbetti al rododendro e, naturalmente,
camoscio sono le sue creazioni migliori. La vallata vive di
turismo nei mesi estivi, turismo principalmente tedesco poiché
gli italiani hanno scoperto solo in parte e piuttosto recentemente
questo gioiello di tranquillità. Altra componente dell'economia
locale e' la tipica agricoltura alpina con allevamento di mucche
e produzione di latte e derivati. Il lago Fontanabianca e' l'ultimo
raggiungibile con la strada dopodichè si puo' proseguire
solo a piedi e, con qualche ora di cammino, si arriva ad altri
tre laghi, tutti pieni di trote e salmerini ma purtroppo, o
per fortuna, sono tutti riserve private di associazioni locali,
gelosissime dei loro diritti. Nel lago Fontanabianca sono presenti
principalmente trote iridee oltre a qualche fario e salmerino
ed il permesso si puo' fare al ristorante di Godio oppure al
ristorante Stella Alpina di Santa Gertrude. Scendendo, fino
al ponte di Santa Gertrude, il tratto e' riservato alla associazione
di pescatori della Val d'Ultimo. Purtroppo e' tassativamente
vietato pescare ai non residenti e soci e piange realmente il
cuore non poterlo fare.
Fario da trenta, quaranta centimetri bollano in venti centimetri
d'acqua, il che per un torrente a 1500 metri e' fantascienza.
Anni fa' il tratto era concesso anche ai forestieri, pescabile
solo a mosca, poi qualche cretino particolarmente ingordo si
e' messo a spazzolare il fiume e gli altoatesini della valle,
giustamente, non hanno fatto pescare più nessuno.
Scendendo
c'è poi il tratto, fino al bacino di S.Pancrazio, dove
e' concesso pescare a tutti. Occorre fare un permesso che, l'anno
scorso, dava diritto alla cattura di quattro trote e che costava
diciassettemila lire per il torrente e dodicimila per i due
bacini di S.Pancrazio e di S.Walburga. I permessi, dove occorre
registrare numero e misura delle catture, si fanno presso diversi
bar o ristoranti della vallata. Nel torrente sono presenti principalmente
fario, qualche marmorata e qualche salmerino mentre nei laghi
ci sono anche delle grosse iridee. La misura minima e' cm. 25
per iridea e salmerino, 27 per fario e trota di lago e 30 per
la marmorata. La pesca e' consentita sul torrente con il cucchiaino
e a mosca secca mentre nei laghi e' permesso anche l'uso del
verme, della cavalletta e del pesciolino.
L'equipaggiamento
ideale da spinning per il torrente e' rappresentato da una corta
canna, mt. 1.50/1.80, molto nervosa in quanto si lancia quasi
sempre di polso e lateralmente poichè molti tratti sono
parecchio infrascati. Il mulinello deve essere affidabile e
robusto perche' spesso sarà sbatacchiato sui sassi del
torrente, come filo io uso uno 0.18. Occorrono poi dei cucchiaini
rotanti che entrino subito in azione poiche' le trote più
belle si trovano in buchette ed in giri d'acqua dove il tratto
utile per il cucchiaio e' di poche decine di centimetri. Io
uso dei Mepps n. 3 sia chiari che neri e, da quest'anno, per
evitare di rovinare un sacco di trote piccole o che comunque
non avrei tenuto, ho usato cucchiaini ai quali avevo limato
gli ardiglioni delle ancorette. Le catture sono state lo stesso
numerose e non ho avuto la sensazione di aver perso qualche
trota a causa della mia modifica, inoltre l'operazione di slamatura
risultava molto semplificata ed il tempo ridotto. Anche con
il cucchiaino senza ardiglioni ho avuto il piacere di catturare
un esemplare di due chili e mezzo ( una splendida fario dai
pallini simili a fragole) e due o tre che superavano abbondantemente
il chilo. Questo, naturalmente, in una settimana. L'equipaggiamento
per pescare deve essere completato da due buoni stivali alla
coscia e da indumenti che si mimetizzino il più possibile
con l'ambiente. Niente cestino, sarebbe solo d'impaccio mentre
ci si arrampica sui massi o si striscia in mezzo alla vegetazione.
Le trote, se si desidera tenerne qualcuna, si possono mettere
nella cacciatora del gilet, avvolte in uno straccio; anche degli
occhiali polarizzati sono molto utili: poter vedere una trota
in una pozza senza spaventarla vuol dire moltiplicare le possibilità
di cattura. E' opportuno portarsi un coltello per pulirle subito
ed un impermeabile tascabile per eventuali scherzi del tempo.
Se inizia a piovere, cosa probabile in ogni stagione, non smettete
assolutamente di pescare, gli esemplari più belli perdono
ritrosia e sospetti nei confronti di qualsiasi esca e si possono
fare catture memorabili. Per la pesca a mosca il tratto migliore
e' quello da S.Nicolo' a S.Gertrude poichè la vegetazione
attorno alle rive e' più scarsa.
Si lancia molto meglio ma le trote vi vedono da un chilometro
di distanza e quindi si deve usare tecniche di avvicinamento
tipo Apache; bisogna camminare con molta attenzione, lentamente
e con calma, per non fare movimenti o rumori bruschi.Occorre
fare attenzione a non proiettare ombre sull'acqua e come ci
si avvicina ad una pozza e' necessario subito, con un colpo
d'occhio, individuare il posto dove si può trovare la
trota e dove poter lanciare al riparo di coperture naturali
come alberi o cespugli.Bisogna inoltre cercare il punto di lancio
dove si avrà il minor dragaggio e la migliore presentazione
dell'artificiale, decidere se fare un lancio verticale o sottomano,
diretto o curvo, se farlo in piedi o inginocchiato (non per
motivi religiosi, solo per non stagliarsi troppo). Si pesca
per forza a risalire per disturbare il meno possibile i pesci.
Se dovete muovervi nell'acqua o attraversare il torrente muovetevi
lentamente, non sbattete un piede dietro l'altro nella corrente
sollevando spruzzi ad ogni passo, questo farà rintanare
ogni trota nei dintorni. Ricordatevi dove vi e' scappata una
trota nella tana a causa di un movimento convulso o perche'
vi siete accostati alla pozza da una parte sbagliata o in modo
precipitoso o disattento; all'indomani, se farete più
attenzione, prenderete quella trota nello stesso posto. Qui
uso normalmente una canna da nove piedi con coda del 4/5, finali
con punta dello 0.16 e lunghi sui due metri e trenta; sono necessari
lanci dai cinque ai dieci metri. Come mosche vanno bene un po'
tutte quelle da caccia, importante e' la presentazione nel posto
giusto e, soprattutto, che galleggino bene.
Ottime
le Bivisible, le Traun Tricolor, March Brown, Adam e tutte le
vostre preferite per questo genere di pesca, montate su ami
dal 14 al 18: solo in presenza di schiuse le trote diventano
piuttosto selettive. Strano ma non ho mai visto Sedge volare
sull'acqua. Pesco, o meglio, disbosco, anche nel tratto basso
del torrente, quello infrascatissimo, e qui uso una canna più
corta, sette piedi e sei, e coda del due o tre, finale dello
0.16 di un metro e mezzo per il piacere del pescare fino e perche'
i lanci che sono necessari vanno dai tre ai cinque metri; cosi'
anche le trote piccole danno l'impressione di tirare come salmoni.
La fregatura c'è quando ne abbocca una bella: l'ambiente
e' pieno di rami e sassi, sia in acqua che fuori, e con una
canna del genere non si può assolutamente forzare il
pesce, si prega o si tira qualche accidente, a seconda dell'indole
personale e si spera nella collaborazione del soggetto all'altro
capo della lenza. Il periodo migliore per la pesca va da luglio
a settembre (la chiusura e' il 15/9) in quanto prima si trova
troppo spesso acqua di neve. Capita a volte, per i frequenti
lavori a dighe o lungo il torrente che l'acqua si sporchi totalmente
e nel giro di qualche minuto diventi una fanghiglia marrone
e melmosa; nessun problema: se si e' nel tratto alto si va in
quello sotto al bacino o viceversa e se si e' sporcata in tutti
e due i tratti si va in una Gasthaus a farsi una buona birra
ed un piatto di speck. Lo spuntino deve durare un paio d'ore
circa, giusto il tempo che il fiume cominci a ripulirsi, allora
si torna subito in azione perche' sarà uno dei "momenti
magici".
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