3. Trote e temoli
3.05 LE SCHIUSE DELL' UNEC "

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feb.90

Alto, sporco, impescabile". Queste sono le uniche parole che si possono riferire senza essere perseguiti per turpiloquio. Facevano parte di una sequenza di irripetibili accidenti vari, nel corso dei nostri discorsi, fatti, una mattina di fine maggio, sul vecchio ponte romano mentre guardavamo l'acqua marrone e turbinosa che scorreva sotto di noi. Dopo aver guidato quasi tutta la notte osservavamo ora l'Unec, sotto di noi, che era di almeno un metro sopra il suo livello normale e, quel che e' peggio, che nell'acqua scura non si vedevano bollate ne' tantomeno pesci. Decidemmo allora, delusi e scoraggiati poiche' eravamo partiti proprio con il miraggio dei temoli giganti dell'Unec, di ripiegare, per quella giornata, sull'Idrica, distante solo qualche decina di chilometri. L'Idrica e' un affluente di sinistra dell'Isonzo (Soca) con il quale si congiunge nel lago di Most Na Soci.
E' piuttosto a carattere torrentizio con salti, rapide, cascate e fosse profonde. Si divide, per i pescatori non locali, in due tratti distinti dove occorrono permessi diversi.Ospita moltissime trote, principalmente fario oltre a qualche iridea e marmorata e, nel tratto più a valle anche dei temoli. Lasciati velocemente i bagagli nella pensione della signora Giuseppina ci siamo diretti subito a Most Na Soci per fare il permesso per la parte più bassa del fiume. L'Idrica presentava acqua leggermente alta e velata e l'aria era piena di insetti di tutti i tipi.
Sulla superficie dell'acqua parecchie bollate indicavano trote in attività. Cominciai subito a catturare con una March Brown; purtroppo, senza pensare, avevo preso la canna con la coda del 3 e questo mi limitava un po' nei lanci e sia questo che l'acqua un po' alta mi obbligava a pescare immerso fino alle ascelle, rischiando continuamente di imbarcare acqua negli waders, per poter pescare sulle bollate piu' appetitose. Verso sera mi misi a pescare con una Sedge su amo del 14 e continuai a catturare ancora delle belle trote, alcune ben oltre i quaranta centimetri. Tutte fario e qualche "grisancha" (ibrido tra fario e marmorata). L'indomani mattina, viste ancora le cattive condizioni dell'Unec optammo per andare sulla Sava Bohinska, sempre nel tratto inferiore, quello vicino al lago di Bled. Tanto la valle dell'Idrica e' piuttosto chiusa ed il fiume ha l'aspetto di un torrente di montagna quanto qui la valle e' apertissima e le montagne attorno appaiono piu' basse e con dolci declivi. La Sava Bohinska appartiene al bacino del Danubio. E' un bellissimo fiume tutto pianeggiante con lunghi raschi e lente correnti; l'acqua e' turchese ed i fondali sono di un bianco abbagliante.
Anche qui ci sono due percorsi di pesca distinti ed ospita trote (fario e iridee) e moltissimi temoli. Dalla diga di Soteska in giu' e' presente il salmone del Danubio (Hucho Hucho). Appena scesi dall'auto, mentre i miei due amici erano ancora alle prese con mosche e finali e, soprattutto, con waders e bretelle, catturo subito dalla riva una trota sul mezzo chilo al primo lancio ed un bel temolo al secondo: i primi tentativi nel posto indisturbato solitamente sono i più fruttuosi. Ci dividiamo poi ed ognuno va per proprio conto a cercarsi il suo angolino di fiume. L'acqua e' trasparente con un fondo chiarissimo. Ci sono diverse bollate di temoli nel centro del fiume e di trote nei sottoriva infrascati, non sono pero' continue e regolari segno che non si tratta di schiuse vere e proprie ma i pesci si dedicano ad insetti sporadici presenti sulla superficie.Mi occupo principalmente dei temoli, prendendone diversi piuttosto piccoli pescando a ninfa e qualcuno veramente bello con una imitazione della mosca del salice su amo del 16. Pesco sia sulla bollata sia direttamente sui temoli che vedo abbastanza chiaramente acquattati sul fondo. Stranamente salgono ogni volta al passaggio della mosca anche dopo il primo rifiuto. Sull'Unec, invece, come noterò più tardi, se il temolo rifiuta la prima volta poi non sale nemmeno più sulla stessa mosca; cambiando l'artificiale il temolo sale ancora alla prima passata. Quanto poi a prenderla e' tutt'altro discorso. Chissa', forse perche' sono più pescati e quindi più furbi o, forse, nella evoluzione della specie quelli di gusti semplici e di bocca buona sono finiti tutti nella Sava. Alla sera, al rientro, ci fermiamo nuovamente al ponte per controllare lo stato dell'acqua dell'Unec. Finalmente, nonostante sia ancora un po' velata, riteniamo che all'indomani sarà pescabile. Il mattino parto subito dalla grotta da dove ha origine il fiume con una ninfa chiara, decisamente grossa; al primo lancio, una trota da 46 centimetri che Osvaldo mi guadina con una certa difficoltà poiche' pescavo dall'alto di un muro. Se il buongiorno si vede dal mattino! Poi, per altri due giorni, e' stata una festa di catture quasi continue; durante il giorno (iniziavamo a pescare verso le 10/11 del mattino e poi "non stop" fino a sera) continuavo a pescare a ninfa "downstream" con imitazioni varie di colore giallo-verde (amo 10/12 e finale del 0.16) provviste di tutti gli optionals: sacco alare, antenne, code e zampette. Catturavo trote e temoli di discrete dimensioni: purtroppo, pescando in questo modo, si sentono moltissime "tirate" senza che il pesce rimanga agganciato. Si vede la coda partire, si sente la trota e quando si ferra, ed io ferro deciso, si deve poi cercar di staccare la ninfa attaccata alle fronde più alte di qualche albero alle spalle. L'amo, che sull'Unec deve essere sempre privo di ardiglione, e' sempre conficcato magnificamente e tenacemente nel legno mentre quando e' in bocca al pesce si sgancia subito al primo salto o giravolta. Tra mezzogiorno e le due del pomeriggio c'era molta attività sull'acqua, principalmente mosche del salice ed altri piccoli insetti; nei tratti in ombra, oppure quando qualche nube oscurava il sole per alcuni minuti, c'era un frenetico susseguirsi di bollate. Catturavo alcuni temoli sia con la Coch y Bondhu, con la Red Tag e con diverse Cul de Canard su amo del 18 e finale del 14 pescando sui pesci che vedevo e che salivano ogni tanto a bollare. Non era proprio un pesce ad ogni lancio anzi le catture erano un po' limitate ma tra i rifiuti, le ferrate a vuoto, le bollate vicino alla mia mosca e, ogni tanto, qualche cattura, il tempo trascorreva allegramente. In definitiva quello che conta nella pesca, per me, e' il passare il tempo piacevolmente, con qualche emozione; catturare poi decine e decine di trote non conta molto perche' diventa allora una routine e quello che dovrebbe essere un passatempo risulta essere peggio di un lavoro.
Sono contrario all'agonismo di chi si propone di catturare più pesci oppure misura la propria abilita' ed il proprio piacere sulla loro lunghezza.Troppi pescatori, oggi, tengono più in mano il centimetro che la canna da pesca. Certo piacciono anche a me le trote giganti ma la gioia sta nella bellezza del pesce e la soddisfazione nella difficoltà della cattura o nell'incanto del luogo dove pesco.Ora lascio certe mie considerazioni su cosa dovrebbe essere una certa etica nella pesca e torniamo all'Unec, anzi al momento "clou" di questo Chalk Stream: la tarda serata. In pratica per tutto il giorno si pesca, a torto, nell'attesa di questo momento ed anche le catture interessanti fatte prima vengono considerate, nel subconscio, come comprimarie o preliminari di quelle della sera.
In effetti al tramonto si verifica qualcosa di indescrivibile. Il fiume letteralmente impazzisce. Ogni metro quadro di superficie e' frustato da bollate rabbiose, un crescendo di botte sull'acqua secche e rumorose. I pesci saltano e si avventano con ferocia e velocità sugli insetti che galleggiano, tutte le diffidenze ataviche ed i sospetti non esistono più. Purtroppo le catture, pur abbondanti, non sono poi cosi' frequenti come tutta questa agitazione potrebbe far supporre. Infatti sull'acqua e nell'aria sono presenti milioni di insetti di tutte le specie: sedge di tutte le sfumature dal grigio al marrone, effimere di varie qualità, enormi mosche di maggio, libellule e comunque tutto ciò che può volare, passeri e rondini comprese. Le catture, dicevo, non sono poi cosi' frequenti perche', nonostante il fatto che i pesci perdano la loro sospettosità, come in preda ad una droga, la nostra imitazione che viaggia sul pelo dell'acqua e' una su cento tra quelle che, in quel momento, passano sopra la testa dei pesci in caccia e, come tale, ha le stesse probabilità di essere afferrata. A volte, facendo dragare vistosamente la nostra imitazione, si fa leva sull'istinto predatorio del pesce e si ottengono buoni risultati. Comunque, al di la' delle prede, il momento e' emozionantissimo e soprattutto il famoso "coup de soir" consente di fare le catture più belle in quanto i soggetti più grossi perdono la loro ritrosia nei confronti della nostra mosca. In quel momento ho pescato con delle grosse sedge chiare più che altro per problemi di visibilità ed ho preso trote e temoli. Ero con l'acqua alle ascelle nel centro del fiume e lanciavo attorno a me in un raggio di tre/sei metri. Negli ultimi colpi, ormai notte fonda, ho usato delle grossissime White Moth che con il loro corpo bianco risultavano distinguibili anche nel buio quasi completo. Poi, naturalmente, viste le condizioni, ho rischiato di annegare per uscire dal fiume.

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