3.
Trote e temoli
3.12 Rio Grande
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ott.96
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Lanciavo
meccanicamente mentre guardavo la catena di montagne ad occidente,
ma ero abbastanza sicuro che stava per succedere. La pool sarebbe
potuto essere battezzata: il Paradiso della trota.Quando
la mosca sommersa (una Purple Wooly Monster # 6) portata dalla
corrente fece il suo arco, avvertii uno strappo secco: sapevo
che una trota aveva morso la mosca e l'aveva "sbagliata" e io
avevo ferrato troppo presto. Su questi pesci generalmente devi
avere un leggero ritardo, un'esitazione, quanto basta affinché
il pesce chiuda la bocca e si giri. Quanto deve durare l'esitazione?
Probabilmente questo varia un pochino ogni giorno, dipende dalla
particolare trota, dal fiume in questione, dal tuo tempo di reazione
(se hai dormito bene la notte precedente, se sei semi-congelato
per un buco negli waders...) e da chissà cos'altro.Rifeci
esattamente il lancio con la medesima angolazione e distanza,
e un secondo più tardi il pesce ritornò e questa
volta si attaccò da solo. Non fu questione di ferrare o
tendere la coda, questa fu subito tesa fin dal momento in cui
la trota morse e si girò velocemente, sparando a cento
all'ora in direzione del mare. Poi saltò o, meglio, esplose
dall'acqua dietro una curva. Raggiunsi una strettoia del fiume
e per due volte tolsi la coda dalle rocce dove si era impigliata
e la forzai un po' per stancarla in modo da poterla combattere
nella stessa pool. Le Sea-trout, in rapporto al peso, combattono
più d'ogni altro pesce d'acqua dolce.
La sua forza è maggiore di quella di una normale fario
e, poiché non è un ospite fisso, ma solo un temporaneo
visitatore delle pozze, spesso non concentra i suoi sforzi alla
ricerca di qualche rifugio conosciuto, ma corre continuamente
da un posto all'altro. Era la terza trota della giornata, e anche
questa pareva attorno ai cinque chili.
Il
vento, che prima si era calmato un po', aveva ripreso a soffiare
incessantemente e dovetti rincorrere una calza per qualche metro
appena sfilati gli waders. Le code, mentre camminavamo sulla strada
del ritorno, schiaffeggiavano le canne. La grossa trota rimane
per tutti noi una creatura leggendaria. Sto parlando di quegli
incredibili pesci che vediamo ma non riusciamo a catturare, oppure
che non vediamo ma immaginiamo che ci siano. E' qualcosa che ha
a che fare con l'ottimismo, o la fede. Parlo dei rari esemplari
presenti quasi in ogni torrente, in ogni fiume. Qualcuno in Italia
esiste nel Ticino, nell'Adda, nell'Isonzo e qualche volta uno
soccombe a qualche pescatore "a pesciolino" o a qualche maestro
dell'ondulante.Mai
comunque a chi pesca a coda di topo. I giganti della specie il
pescatore a mosca li deve cercare lontano. L'esemplare gigante
è un concetto che chi non è pescatore crede di comprendere,
mentre non ne ha la più pallida idea. Sono marmorate, iridee,
ibridi vari, fario del ceppo norvegese o tedesco ..... ma generalmente
se qualcuno mi parla di "grosse trote" io non chiedo mai: "Di
che tipo?" Chiedo piuttosto "Dove? Come?". Un viaggio di pesca
serve per perseguire mitiche prede, ma è anche motivo per
conoscere nuovi luoghi, e i propri compagni. Una spedizione di
questo genere rivela i caratteri in pochi giorni. E sono proprio
le situazioni normali della pesca a smascherarli ..... svegliarsi
presto, rientrare tardi, perdersi, beccarsi la pioggia, incazzarsi,
scivolare in acqua: gli stronzi e gli idioti non possono mimetizzarsi
per lungo tempo in un viaggio di pesca. E' stato detto che un
viaggio di pesca in uno "hot spot" è un passaporto per
la felicità e ora che il nostro pianeta sta diventando
sempre più piccolo le occasioni e le possibilità
sono aumentate e quindi la "beatitudine" è ormai a portata
di molti. Quando si pensa alle incredibili escursioni, settanta
anni fa, in Nuova Zelanda di Zane Grey: un mese di viaggio e un
altro per "preparare" il campo.... Oppure a quelle in Cile, quasi
altrettanto lontane, di Negley Farson o Roderick Haig-Brown che
si spostavano in treno, diligenza e a cavallo. Nel 1930 mio zio
per andare in America del Sud impiegò tre/quattro settimane
di nave. Dopo la guerra iniziò l'epoca dell'aereo: Roma/Buenos
Aires, quaranta ore in DC4, quando tutto andava bene.
Poi
vennero i Constellation e i DC7 e poi ancora i Boeing, Jumbo e
Concorde, anche se quest'ultimo non va da quelle parti. Ricordo
ancora le parole del console argentino quando, anni fa, mi aveva
parlato dei fiumi della zona meridionale della Patagonia e della
Terra del Fuoco ... "pools meravigliose, lande spopolate. Code
nove per il vento sempre presente e soprattutto un sacco di backing",
e il mio cuore era salito subito in gola. Le acque in Argentina
sono libere, non così l'accesso a queste. In alcuni luoghi
ci sono fattorie che si estendono da 10.000 a 100.000 ettari,
comprendendo fino a cinquanta/sessanta chilometri di fiume. Tutte
le terre sono cintate e chiuse all'accesso e se non conosci i
proprietari è praticamente impossibile raggiungere la maggior
parte dei punti migliori dei fiumi.Dovresti
perdere giorni per individuare qualcuno che ti dia i permessi
d'accesso. Fortunatamente esistono guide e outfitters locali:
il segreto è di affittare una buona guida che si occuperà
di permessi, trasporti eccetera. In Terra del Fuoco, perlomeno
nella parte argentina, i proprietari delle grandi Estancias sul
famoso Rio Grande hanno fatto della pesca un business e ora forniscono
guide, jeep oltreché vitto e alloggio ai pescatori. Nel
1935, John Goodall, un inglese che lavorava nella famosa Estancia
Jose Menendez, seminò le prime uova di fario e di salmone
atlantico, ottenute in Cile e dall'allevamento argentino di Bariloche,
nel Rio Grande e negli altri fiumi della zona. Egli non immaginava
lontanamente che le trote con le quali stava ripopolando, nella
speranza di divertirsi un po' come si divertiva in patria, sarebbero
scese al mare. Nemmeno immaginava che, sessanta anni dopo, avrebbero
formato una delle migliori risalite di trote di mare, meglio conosciute
come Sea-run-brown-trout, del mondo. Anche i salmoni, dopo un
paio di stagioni, scesero al mare, ma non si videro mai più
tornare. Oltre a questo primo ripopolamento ci devono essere stati
altri tentativi, poiché capita, ogni tanto, di catturare
qualche enorme iridea (un pesce su cinquanta), Questi pesci hanno
in parte le caratteristiche delle Steelheads nordamericane e sono
sempre superiori ai cinque chili. Il ripopolamento originale costituì
la base di un ceppo di trote incredibili per la taglia e di una
risalita di pesci in costante aumento. Si dice che il Rio Grande
sia uno dei pochi fiumi che, in questo secolo, è migliorato
notevolmente invece di conoscere il declino che si vede così
spesso altrove. La quantità dei pesci aumentò già
dai primi anni: molti di noi hanno letto le avventure e le storie
di grossi pesci di Joe Brooks e altri, che pescarono in questi
luoghi molto prima che diventasse "facile" o di moda.
Negli anni '60 e '70, il fiume fu spopolato poiché venivano
uccisi tutti i pesci catturati utilizzando metodi micidiali come
lo spinning. Ma fu solo all'inizio degli anni 80 che l'attenzione
dei pescatori internazionali cominciò realmente a mettere
a fuoco questo fiume, non per la quantità delle catture
ma per l'incredibile taglia media che normalmente superava i quattro
chili.
Anche
se i pochi pescatori locali continuavano a trattenere i pesci,
per fortuna i lodges della zona cominciarono a praticare una politica
di "catch and release". I pescatori americani lo videro come una
possibilità di catturare enormi trote selvatiche nella
"off season", mentre i pochi europei che viaggiavano in Argentina
cercavano la sfida con i parenti giganti delle loro cugine europee.
Spesso parliamo dei bei tempi andati sui vari fiumi, ma sul Rio
Grande i bei tempi sono per chi ci può andare ora. Ogni
stagione i pesci record d'ogni lodge/estancia superano i 12 chili.
Sappiamo che il "catch and release" ha giocato un ruolo chiave
nell'aumento della taglia media. Alcuni intelligenti pescatori
abituali hanno preso le scaglie di qualche esemplare catturato
e le hanno portate fino in Scozia affinché fossero esaminate
dal Fishery Department a Faskally vicino al fiume Tay.
Le
scaglie rivelarono che un pesce di 9/10 chili ha generalmente
nove anni e sta ritornando a deporre per la quinta o sesta volta.
Il pesce medio di cinque chili ha sei anni è sta tornando
per la seconda, terza o quarta volta. I pesci freschi risalgono
continuamente durante le prime 12 settimane dell'anno, da gennaio
a marzo. Le statistiche, nei primi 40/50 chilometri di fiume,
variano poco da settimana a settimana in termini di numero o di
taglia di pesci. Anche le tecniche di pesca sono cambiate. Inizialmente
i pesci erano trattati come le timide trote di mare o le grosse
stanziali europee che vivono nei grandi fondali e quindi venivano
pescate solo molto in profondità e con passate lente. Queste
credenze continuarono fino ai primi anni di questo decennio, quando
questi pesci forti e aggressivi, anche se leggermente timidi,
cominciarono ad essere tentati vicino alla superfice. L'aumento
dei pescatori abituati a pescare salmoni e Steelheads in Russia,
Islanda e British Columbia ha portato l'uso, con successo, di
tecniche "skated fly" (mosche secche ricche di peli fatte dragare).
Una volta allamate, come il salmone atlantico o la steeelhead,
alcune di queste trote affondano e tirano lentamente, mentre la
maggior parte esplode alla superfice e "tira" veloce e forte.
A differenza del salmone atlantico, comunque, che dopo il salto
sembra scendere nello stesso posto, questi pesci percorrono distanze
in aria, talvolta due o tre metri, e quindi è difficile
usare il trucco di abbassare la canna per evitare che il pesce
si sganci o rompa il finale. Parecchi usano code affondanti e
grosse ninfe scure oppure i tradizionali Marabou o Matuka, che
massimizzano ogni movimento e sono altamente adescanti. Altri
usano mosche piccole sempre simili a ninfe. Oggi la maggior parte
della pesca è fatta con canne ad una mano e code galleggianti
o dalla punta leggermente affondante. Qualche europeo usa le canne
a due mani nelle pools più larghe o nelle acque più
profonde o semplicemente per scelta. Come per il salmone, nessuno
sa perché queste trote di mare mordono le mosche: i loro
stomaci sono vuoti quando si trovano nel fiume. Qualcuno dice
che afferrano le mosche come riflesso condizionato, ricordando
cosa cacciavano da giovani. Oppure che scambiano i Wooly Bugger
per Pancora (granchietti presenti nei fiumi argentini). Solo che
schiuse e Pancora sono rarissimi nel Rio Grande. I pesci sono
numerosi, ma non aspettarti di fare qualche passo in acqua, fare
un paio di lanci e immediatamente trovarti a giostrare una trota
da cinque chili. Occorrono esperienza, pazienza e perseveranza
su questi fiumi imprevedibili. Un giorno puoi pescare di continuo
per dieci ore per "sentire" un pesce, e il giorno seguente ne
puoi agganciare otto o dieci in identiche circostanze.
La
conoscenza del fiume è aumentata, anche se ci sono ancora
posti da esplorare, e rispetto a dieci anni fa il numero di pools
rinomate dove sostano i pesci è triplicato. Le trote non
le vedi sempre, anzi non le vedi quasi mai. Puoi catturare, se
sei fortunato, l'immagine di una gobbata ai primi bagliori dell'alba
oppure un leggero luccichio in fondo ad una pozza: spesso la pesca
diventa un vero atto di fede. Peschi perché sei convinto
che ci siano, nascoste in una profonda rapida o che pinneggiano
in una lenta corrente. Ma non sarai mai sicuro fino a che una
non prende la tua mosca. La Sea-Run è, e sempre rimarrà,
un pesce enigmatico ed elusivo e la pesca alle trote di mare è,
per la maggior parte, una questione di fare la cosa giusta nel
posto giusto al momento giusto. Le trote che provengono dal mare
e i salmoni hanno preferenze diverse riguardo alle zone del fiume:
le trote amano generalmente le acque veloci e basse piuttosto
che le profonde, lente pozze frequentate principalmente dai salmoni.
Il Rio Grande è un argenteo fiume a meandri che inizia
il suo viaggio dalle Ande cilene e trova la sua strada attraverso
uno straordinario paesaggio, con panorami incredibili battuti
dal vento che fanno affiorare il profondo senso dell'avventura
che è in ognuno di noi. Il fiume è largo e piuttosto
lento, con molti fondali di ghiaia e sabbia dove è possibile
pescare in "wading". Ma non esiste solo questo corso d'acqua:
a trenta miglia dalla cittadina di Rio Grande, verso Sud, esiste
inoltre un piccolo fiume chiamato Fuego, famoso per la quantità
di pesci, anche se non porta trote di mare.
Sono
tutte trote tra i due etti e i due chili e mezzo, principalmente
fario con qualche iridea. Il fiume ha il colore della torba ed
è piccolo e lento. Scorre a meandri tra le colline e sembra
il classico fiume progettato per la pesca a mosca, senza cespugli
o alte sponde che infastidiscano il lancio. Peccato che la zona
inferiore abbia spesso l'acqua sporca e sia quasi sempre battuta
dal vento. Nel vicino Rio Ewan sono presenti fario, iridee e salmerini
del peso fino a tre chili. Il Rio Pablo, 90 miglia a Sud del Rio
Grande, porta anche trote di mare ma periodicamente viene ripulito
da barche che sbarrano illegalmente l'estuario con reti. Anche
il Rio Chico, lungo la strada che porta al confine cileno, è
ricco di trote, ma non molto grandi. Ovunque vedi migliaia di
pecore (solo l'Estancia Maria, per esempio, ne aveva 300.000)
e spesso, quando peschi in Terra del Fuoco, sei sorvolato dal
più selvaggio dei suoi abitanti, il condor. Ogni mattina
un buon numero di questi potenti uccelli lascia i nidi sulle montagne
e fa la sua discesa di 60/80 chilometri lungo le vallate alla
ricerca del cibo. Alla sera questi fanno la stessa strada al ritorno,
volando controvento, bassi sopra le colline. I condor dividono
il territorio con altre specie indigene come il guanaco (della
stessa famiglia di llama e vicuna), la volpe artica, il fenicottero
e una moltitudine incredibile d'oche, soprattutto della specie
magellanica. Sulle coste trovi colonie di pinguini, foche ed elefanti
marini. Tutte queste creature possono essere osservate da vicino
poiché hanno pochissima paura dell'uomo: la caccia, infatti,
è proibita su tutta l'isola. A tutti questi abitanti si
aggiungono numerosi castori e lontre che abitano fiumi e stagni
dell'interno. Anche loro introdotti dagli europei circa cinquant'anni
fa; questi animali hanno trovato, come le trote, il proprio habitat
ideale. |