3.
Trote e temoli
3.17 Pesca e funerali
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apr.00
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Era la seconda
volta che condividevo viaggi e pesca con mio cugino. Il viaggio
era iniziato, con la musica a volume lobotomico, nell'atmosfera
grigia e fredda del primo mattino, mentre ancora pulivano le strade,
portavano il latte nelle case, alzavano le saracinesche delle
botteghe. Mi aveva detto, orgoglioso, che con la sua nuova auto
saremmo arrivati in sei ore, una persona normale con un'auto normale
ne avrebbe impiegato solo quattro. La meta era un paesino nei
dintorni di Merano, il motivo un funerale di un comune lontano
parente. Ho sempre pensato che il segreto di saper vivere è
cercare di ottenere il meglio delle cose, anche di quelle apparentemente
negative, perciò mi ero portato dietro un paio di canne,
giusto nel caso. Fino a Verona siamo
rimasti immersi in una conviviale, animata conversazione sul traffico
caotico. Abbiamo dibattuto l'argomento, attribuendone la colpa,
in ordine decrescente: allo Stato, alle Ferrovie dello Stato,
al Governo, alla questione del Mezzogiorno, agli incentivi-rottamazione,
ai conducenti, all'Unità d'Italia, ai sindacati. Poi sembra
che nessuno abbia niente da aggiungere, forse entrambi ci rendiamo
conto che non è necessaria altra conversazione. Abbiamo
diviso alcune avventure e disavventure, tra cui un viaggio memorabile
in Spagna dove, oltre una decina d'anni fa; fidandoci di alcuni
opuscoli turistici, ci eravamo avventurati su di un fiume asturiano.
Bussammo alle sette del mattino alla porta di una casupola in
riva al fiume. "Se puede pescar aqui?" " Pesca donde cojones quieras!".
Urlo' una voce, sbattendo la porta. "Ci siamo! Vedi qui?!?" disse
mio cugino "........ i permessi si ottengono facilmente dai contadini,
proprio come dice il depliant". Venti minuti dopo cercavamo di
spiegare ad uno Yeti in abiti umani perché ci eravamo messi
a pescare proprio li'. Lui è un altro dei tipi strani nella
galleria dei miei compagni di pesca. Sostiene che nei torrenti
c'è troppo poca acqua e troppo pochi pesci. Sull'ultima
cosa non ha tutti i torti.
Indossa
vestiti fluorescenti o tipo neon arancio o giallo limone per attrarre
la curiosità dei pesci e accecare gli eventuali altri pescatori
nei paraggi. Per non menzionare, tra le sue caratteristiche peculiari,
le 25 canne e mulinelli montate e equipaggiate sempre pronte in
auto. Le usa per lanciare, strappare alghe.... ma anche per bacchiare
le noci e picchiare il cane. Non lo frequento molto..... è
un pescatore principalmente di lago: cavedani, lucci, tinche.
Senza voler apparire altezzoso, cibarsi delle proprie catture
può esser considerato barbarie da qualcuno, ma almeno ha
un senso nel caso di trote. Immagina, invece, di dover mangiare
un "bass" che è stato, per prima cosa, preso a calci per
tutto il pomeriggio sul fondo di una barca rovente; secondo che
è stato catturato in un fangoso stagno pieno di rifiuti;
e terzo è stato fritto in olio rancido....Posso immaginare
poche cose peggiori. Se ricordavo bene, vicino al paese scorreva
un corso d'acqua dove, parecchi anni prima, avevo preso delle
trote. Questo accadeva quando ancora giocavo a fare l'uomo d'affari
e la persona seria, prima che i pesci mi catturassero completamente
e il buonsenso mi facesse cambiare direzione. Pescavo allora con
un'indistruttibile canna in fibra di vetro che era in qualche
modo sopravvissuta per l'intero mio periodo di apprendistato alla
mosca. Usavo una grossa e rozza mosca secca che ora sarebbe definita
eufemisticamente come un "attractor". Lungo il torrente, più
in basso, ora c'è più traffico di allora, più
rumore, più gente che brulica e così via. Non fraintendetemi.E'
ancora Alpi e, confrontato al resto del paese, è ancora
idilliaco. Però non è più lo stesso. Una
spiegazione è che, indietro nei "bei giorni andati", la
pesca era molto buona quasi dappertutto, e pochi pescatori avevano
bisogno di allontanarsi oltre i loro cortili per provare le emozioni
che sognavano.
Io
stesso mi ricordo che potevo andare a pescare in motorino, dopo
la scuola, e ritornare a casa in tempo per la cena trascinandomi
un cestino pieno di trote. Non voglio dirti il nome di questo
torrente, è uguale a molti altri. Non è nemmeno
un classico caso di un fiume diventato famoso per via di una storia
o di un avvenimento, come i cosacchi del Don, l'oro del Reno,
il mulino del Po o il ponte sul fiume Kwai..... E, ancora, non
voglio accennare troppo accuratamente alla zona: sarebbe autolesivo.
Una volta che un pescatore ottiene questi dati da un altro pescatore...
il resto è facile. Devi sapere, se non lucidamente ma almeno
nel tuo subconscio, che un uomo non parlerà mai di un tratto
realmente "buono" e, meno che meno, ne scriverà. Se un
autore cita il vero nome di un fiume lo fa solo per scherzare
e divertire i lettori, soprattutto per distoglierli dal vero posto
che ha in mente. Mentre tutto il parentado si atteneva al triste
ed affettato repertorio per le occasioni del genere, io, dopo
un veloce atto di presenza, scesi al torrente. Non potevo allontanarmi
vestito da pescatore, cosi mi cambiai i pantaloni, seminascosto
dall'auto, infilandomi poi negli stivali appena fuori del paese.
Arrivarono due donne in tuta da ginnastica che mi guardarono torve,
poi si allontanarono continuando a lamentarsi senza ritegno dei
mariti, grazie ai quali adesso erano lì a farsi una corsetta
anziché essere in fabbrica o in ufficio a lavorare. Raccattai
una canna, qualche scatola di mosche, un minimo di attrezzatura.
La canna di riserva, e un paio di borse ricolme, le lasciai nel
bagagliaio. Per quanto cerco di impacchettare solo l'essenziale,
la macchina è sempre equipaggiata come se dovessi avventurarmi
in una spedizione di un paio d'anni in un continente nuovo. Mi
dicono che il vero segreto quando fai i bagagli per un viaggio
di pesca non è quello di portare quello che ti può
servire, quanto quello di non portare quello che non userai. Per
esempio : "Ho proprio bisogno di questo affilacoltelli, o è
meglio che lo affilo prima di partire ? !" Nonostante il corso
d'acqua scorresse praticamente in paese, c'era un silenzio irreale.
Quasi quasi non si sentiva nemmeno il rumore dell'acqua. Il silenzio,
a pesca, è importante, ma non sempre. Il rumore di un aereo
o di una barca, per esempio, è un suono ambivalente: su
di un riale tra i boschi o in una "flat" è un rumore frustrante
se sei in cerca solitudine, ma diventa una dolce musica se hai
il motore della barca rotto, o hai una caviglia slogata, o hai
finito la birra. Non voglio apparire troppo cinico, ma a volte
desidero allontanarmi dall'intero genere umano per un po'. Questo
non è per dire che non mi piace pescare con altra gente.
Nove volte su dieci, sono le persone più che i pesci che
caratterizzano una vacanza o un'uscita di pesca. E, generalmente,
i pescatori sono compagni migliori di altre persone. Se non altro,
la maggior parte di loro non si sente obbligata a riempire dei
sani, normali momenti di silenzio con chiacchiere senza significato.
C'era una lunga lama di circa una trentina di metri.La corrente
era così lenta che dovevi guardare attentamente per un
po' prima di capire in quale senso stava scorrendo.
Mi
infilai i polaroid e cominciai a guardare con maggiore attenzione
l'acqua. Un certo numero di pesci pinneggiava lentamente nella
corrente, anche se a prima vista non era chiaro esattamente di
quale genere fossero... Poi, abituandomi al colore del fondo e
dell'acqua vidi che erano tutte trote, qualcuna anche di taglia
decente. Non sto parlando di Patagonia o Alaska, ma di Italia,
anche se di un luogo più fortunato di altri. Sai che intendo
venti, venticinque centimetri. Qualche strana effimera schiudeva
sporadicamente. Erano abbastanza grandi e grigie, e non posso
dirti molto di più se non che i pesci sembravano mangiarsele
di gusto. Legai una Ginger Quill o qualcosa di equivalente e mi
arrampicai su una roccia a bordo d'acqua. Non mi preoccupai troppo
della delicatezza della presentazione, e quando finalmente la
coda scorse tra gli anelli, la mosca sbattè sull'acqua,
come se ci avessi tirato una ciabatta.
Nonostante
tutto, dalla mia posizione elevata riuscii a vedere una forma
verde scuro che lasciava il fondo nel momento in cui la mosca
gli passava sopra la testa. La mosca e la forma conversero pigramente
fino a che un cerchio si aprì, allargandosi attorno al
mio ciuffo di peli...... Ferrai e la sbagliai, o la rifiutò;
comunque la forma discese e scomparve nell'acqua cristallina.
Provai un'altra decina di passate, posando meglio e cercando di
restare nascosto. Poi, visto che il passaggio della mia mosca
non dava nessun altro segno di attività, decisi che era
meglio far una pausa e cambiare mosca. Ci sono giorni di pesca
furiosa ed altri di un lancio qua e uno là, guardandosi
attorno. Questo sembrava facesse parte delle esperienze contemplative.
Il luogo era silenzioso, calmo, verde, e si era abbastanza fuori
mano, tanto che, se non ti fermassi a far colazione da qualche
parte, non incontreresti nessuno in tutta la mattinata. Mi accovacciai
su di un sasso e ricordo che pensai: " .... mi piacerebbe stare
qui per sempre. Anche se non ci fossero le trote". Poi ci ripensai
dicendomi : "Beh ! Non esageriamo !" Certo, spesso rimugino le
cose, a volte dedico parecchio tempo allo sforzo psichico, altre
ci faccio della filosofia spicciola o profonda. Ora che ci penso,
conosco chi costruisce buone canne o buone mosche, chi è
un buon meccanico, o falegname, chi ti ricambia un favore e chi
non lo farà, quale bar fa un buon caffè, e dove
andare per farsene offrire uno alla mattina, o scroccare un aperitivo
a mezzogiorno: più o meno lo stesso genere di cose che
so della pesca. Dicono che ho un profondo senso dell'acqua, un
feeling esplorativo....Devono pur trovarmi delle qualità,
dopo avermi visto lanciare o costruire mosche. Quando ci sono
mosche sull'acqua, onestamente, so cosa fare, e anche cosa fare
se non funziona ancora e così via....Posso anche guardare
il tempo in certi momenti dell'anno, e sapere quale schiusa ci
sarà su qualche fiume, a centinaia di chilometri da casa,
guidare fino laggiù e trovare che c'è realmente.
E quando non c'è, posso solo arguire che quegli insetti
si sono tutti ammalati. Questo non vuol dire essere un grande
pescatore. Infatti questo è il punto. Senza essere Lefty
Kreh o Doug Swisher, giusto per nominarne qualcuno, e senza sapere
tutte quelle cose sul lancio e sulla entomologia, ottengo qualche
risultato perché ho una certa familiarità con qualsiasi
posto da trote. Penso anche che faccio queste cose da quarant'anni,
che ora è il mio lavoro, ma certo amo ogni attimo di tutto
questo. Non è che sia esattamente un vecchio pazzo barcollante,
ma se tu stesso sei nella mezza età sai cosa intendo, e
se invece hai vent'anni, devi credermi. L'età non è
una stregoneria, ma ti dà un archivio di esperienze utili.
Se non altro hai qualche nozione, qualche malizia in più.
Prendi meno rischi, ti senti meglio e magari sali su qualche montagna
di meno solo per vedere quale panorama riserva.
Oppure corri su qualcuna di quelle cime una volta ancora, proprio
perché sai già com'è la vista. Avevo appena
messo una mosca nuova, un anonimo palmer scuro, e mi ero acceso
una sigaretta; sai quando stai lì con il finale in mano
e la canna sottobraccio, e non sai ancora dove lanciare e butti
la mosca in acqua sotto i tuoi piedi, prima di cominciare a tirare
fuori coda? Beh ! Lo feci anch'io e una trota di tre etti venne
fuori da sotto un sasso e la mangiò.. Era la mosca giusta?!?
Non lo so. Comunque, per dirla calcisticamente..... squadra che
vince non si cambia. In qualche centinaio di metri di fiume catturai
parecchie trote, perlopiù piccole, un paio che ottimisticamente
giudicai vicino ai trenta e una fario paffuta che era almeno 35.
Le più belle le presi in un correntone che la maggior parte
dei pescatori avrebbe saltato. Le trote sono meravigliosamente
idrodinamiche che possono forare e risalire correnti nelle quali
noi umani avremmo problemi solo a camminare o stare in piedi.
Insomma mi stavo così divertendo che alle tre non avevo
nemmeno incominciato a guardarmi attorno per un panino e un bicchiere
di vino. Le rilasciai tutte, non potevo tornarmene seraficamente
tra i dolenti con un cestino di trote. Inoltre non avevo idea
né della misura minima né della quota consentita
e nemmeno se occorreva qualche licenza speciale..... nel dubbio....
Sai, Wiesenthal ha ragione: ci sono ancora pericolosi criminali
nazisti in libertà, e generalmente fanno i guardiapesca
in Alto Adige. |