6.
Un po' di tutto
6.01
IMPARANDO
DALL'ESPERIENZA.
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mag.89
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Ricordo
un antico detto dei pellirosse, secondo il quale il buon senso
deriverebbe dall'esperienza e questa deriverebbe a sua volta dalla
mancanza di buon senso. Essere correttamente attrezzato è
importante per qualsiasi tipo di pesca si faccia ed in particolare
modo per quella a mosca. Ho scoperto l'importanza di questo diversi
anni fa mentre all'alba mi rialzavo, spruzzando infreddolito,
da una pozza di un torrente. Come S.Paolo aveva avuto la sua folgorazione
sulla strada per Damasco, io ero giunto a quest'importante verità
dopo esser scivolato e caduto in acqua per la seconda volta in
mezz'ora. Era una delle mie prime uscite di pesca ed ero arrivato
rapidamente alla conclusione che se questo doveva essere il mio
divertimento e la mia passione sarebbe stato meglio prendere degli
adeguati provvedimenti, attrezzandomi a dovere, oppure avrei lasciato
ad altri le gioie ed i dolori di questo sport. Mi ero vestito
con un vecchio paio di Jeans e delle vecchie scarpe da tennis,
illudendomi di pescare saltando allegramente tra i sassi del fiume.
Quelle scarpe non offrivano nessuna presa sui lisci e scivolosi
ciottoli con le immaginabili conseguenze. Per quanto riguarda
canne, mulinelli, mosche ecc. ogni pescatore è preparatissimo
e, forte delle proprie convinzioni, si reca sul fiume carico di
tutti i recenti ritrovati o almeno di tutto quello che ritiene
utile a far le catture che interessano; ogni pescatore sa tutto
sull'azione dell'ultima canna in Boron o sull'ampiezza del loop
della nuova coda di topo. Spesso pero' sono trascurate nozioni
e "accessori" che si ritengono di secondaria importanza mentre
concorrono a far trascorrere il tempo dedicato al nostro hobby
in modo più sereno. Ciò forse deriva dal fatto che
il pescatore italiano andava a pesca e caccia usando, per tradizione,
gli abiti smessi, le camicie consumate o i calzoni con le toppe
mentre inglesi e francesi, ad esempio, hanno sempre praticato
questi hobbies con precisi rituali, adottando quindi, oltre che
un certo "cerimoniale", anche degli indumenti particolari e specifici.
Tralasciando la questione estetica, che dal mio punto di vista
è superflua sul fiume (vedo, infatti, tanti neopescatori
che sembrano manichini, con capi dalle griffes piu' "in" del momento
nel campo della pesca ma spesso inadeguatamente attrezzati dal
punto di vista funzionale) ritengo che sfruttare quanto di meglio
ci può offrire la nuova tecnologia, basandoci sulle proprie
ed altrui esperienze, sia basilare per non dover combattere, oltre
che con l'astuzia dei pesci anche con freddo, vento ecc. Gli stivali
sono un elemento importantissimo del nostro corredo di pescatore;
come pescatori a mosca usiamo principalmente il modello alla coscia
e waders: il primo per la pesca nei torrenti di montagna mentre
il secondo per la pesca classica in fondovalle o nei chalk-streams.L'importante,
in entrambi i casi, è la suola che deve sempre offrire
una presa sicura. Generalmente io uso, per la pesca in montagna,degli
stivali in gomma con suola con carro armato Vibram oppure con
pagliette di ferro annegate nella gomma:entrambi i modelli danno
ottime garanzie di tenuta.
Preferisco generalmente il primo se devo fare anche delle lunghe
camminate su sentiero per raggiungere il luogo di pesca oppure
se devo far "alpinismo" tra una buca e l'altra, mentre preferisco
il secondo tipo se prevedo di stare sempre in acqua. E' un tipo
di pesca dove si fa molto movimento e quindi il problema della
protezione dal freddo diventa secondario. Preferisco stivali piuttosto
leggeri anche se questo va un po' a discapito della robustezza.
Dopo ore di cammino ogni grammo in piu' sembra diventare un chilo.
Tuttalpiù dovrò cambiarli più frequentemente
perché rocce affilate e rovi ne accorciano la durata. La
suola in feltro, per questo tipo di pesca, ha il difetto di consumarsi
troppo presto. La suola di gomma o in cuoio chiodato è
ottima su erba e terra ma causa voli incredibili quando si pesca
su fondali di grossi ciottoli. La suola in PVC tiene poco dappertutto:
questo materiale ha il difetto inoltre, come la gomma, di tagliarsi
in corrispondenza delle pieghe, presenta una certa difficoltà
nell'individuare eventuali piccoli fori e, tra l'altro, si ripara
con fatica. La gomma peraltro
si aggiusta facilmente, si individuano subito eventuali perdite
però tende ad usurarsi e screpolarsi in modo più
rapido. Quando parlo d'eventuali riparazioni intendo ricordare
che alcuni materiali si rattoppano meglio di altri in condizioni
di fortuna. Tutti i materiali si possono aggiustare bene a casa
propria avendo a disposizione tempo e prodotti adatti, solo che
capita sempre di ritrovarsi con gli stivali tagliati o bucati
quando si è a tre ore dalla piu' vicina strada oppure mentre
è notte o ancora quando piove ecc. Gli waders presuppongono
una pesca piuttosto statica e quindi, ora come ora, la suola in
feltro rappresenta il meglio in quanto a tenuta. In caso di forte
corrente o fondo in roccia si possono applicare dei ramponi chiodati,
meglio in alluminio che, essendo leggermente piu' morbido, offre
una miglior presa. Un pescatore a mosca, per essere completo,
deve essere almeno un metro e novanta e pesare oltre un quintale.
Solo cosi' si può avere un "wading" sufficientemente sicuro.
Chi, nonostante la taglia inferiore, volesse continuare a praticare
questo sport, dovrebbe usare un gilet con apposite tasche riempite
di sassi. Pesca statica ed immobile spesso è sinonimo di
freddo e quindi il materiale che offre le migliori garanzie per
la protezione dal freddo è il neoprene. Io uso degli waders
da cinque millimetri che mi evitano di dovermi imbottire d'indumenti
vari ed apparire come l'omino Michelin.
Anche
nelle acque gelide dell'Europa settentrionale o dell'Alaska pesco
per ore con l'acqua alle ascelle indossando, sotto gli waders,
solo una leggera tuta sintetica in Capilene che ha il vantaggio
di mantenere il corpo asciutto, di non assorbire ed emanare quindi
gli odori della traspirazione, di lavarsi ed asciugarsi in fretta
senza infeltrire. Spesso i fiumi, anche nei nostri paesi, scorrono
in profonde gole e questo significa che i raggi di sole arrivano
molto tardi e lasciano presto il corso d'acqua quindi anche andare
a temoli in Sesia, in Soca od in Traun in Novembre rappresenta
un buon banco di prova. Altro vantaggio enorme di questo materiale
è la grande elasticità; ciò infatti permette
una miglior libertà di movimenti e facilita molto le operazioni
di vestizione (chiunque ha provato a togliere e mettere waders
umidi sa cosa intendo dire). Se devo andare in posti dove dovrò
usare gli waders ma anche fare un lungo percorso a piedi (es.
laghi alpini) preferisco portarmeli nello zaino ed affrontare
la camminata con gli scarponi tradizionali.
D'estate
uso degli waders leggeri in gomma (lattice) con scarpette esterne
con suola in feltro. Ora, per lo stesso scopo, ne ho acquistati
un paio in Goretex ma, anche se sulla carta dovrebbero essere
ottimi, preferisco usarli per un po' di tempo prima di esprimere
un giudizio. Quando ero un po' piu' assatanato, per la pesca,
di adesso e cercavo i posti più difficili e pericolosi,
convinto giustamente che serbassero le sorprese più belle,
avevo una media di un bagno vestito ogni dieci uscite (conservo
i diari). Circa una volta ogni venti dovevo uscire a nuoto dal
fiume con qualche bracciata. Questo, oltre a portarmi le prime
avvisaglie di reumatismi, mi ha insegnato ad usare, d'estate,
dei calzoni leggeri in cotone. Questi asciugano facilmente dall'acqua
e dal sudore mentre i calzoni di lana, velluto od i jeans sono
lunghissimi da asciugare e, da bagnati, diventano molto pesanti.
Nel tascone posteriore del gilet porto, in un sacchetto di plastica,
una maglietta di riserva cosicché, nel caso di bagno fortuito,
ho qualcosa d'asciutto da indossare. Porto anche un K-Way nell'eventualità
di un acquazzone improvviso. Nel caso di pesca continua sotto
la pioggia penso che l'ideale sia rappresentato o da una cerata,
spalmata di grasso tipo giacconi Barbour o Hardy, completata da
un copricapo in gomma dalla tesa larga e legaccio sotto gola (tipo
marinaio norvegese) oppure, piu' moderna e funzionale, una giacca
in Goretex; entrambe sono due buone soluzioni perché oltre
ad un'ottima impermeabilità permettono la traspirazione
e rappresentano anche un'eccellente protezione contro il vento.
Molto importante è la chiusura al collo ed ai polsi che
deve avere una buona tenuta per evitare all'acqua di entrare (teniamo
presente che le mani, in fase di lancio e di pesca, sono spesso
per aria). Un sistema con il Velcro è l'ideale in quanto
è adattabile a qualsiasi polso. Questi indumenti devono
avere anche delle aperture che permettano di accedere alle varie
tasche del gilet senza dover essere sbottonati. Preferisco il
sistema con cappello staccato piuttosto che il cappuccio perché
con il cappello si ha una maggior libertà di movimenti
e si evita di imbarcare acqua ogni volta che ci si gira. Pescando
in stagioni e climi caldi un espediente che ho imparato in Sudafrica
è di spogliarsi completamente quando si attraversa a guado
un fiume.
Lascio a voi valutare l'opportunità di farlo o no! Il vantaggio
è che appena giunti sull'altra sponda ci si rimette gli
abiti asciutti ed il corpo rimane caldo. Durante la pesca si presenta
inoltre il problema che, quando si ha il sole di fronte, diventa
difficilissimo e fastidioso osservare la superfice dell'acqua
e quindi controllare la posizione della mosca; quando il sole
è alle spalle la difficoltà è minore (il
problema semmai è quello di proiettare la propria ombra
sull'acqua). Occorre quindi indossare un cappello a tesa larga
o con un lungo frontino ed anche degli occhiali a lenti polarizzate
che eliminino in parte i riflessi.Queste lenti permettono di vedere
meglio anche sotto il pelo dell'acqua, potendo scorgere cosi'
l'eventuale presenza di pesci in corrente.
Gli
occhiali sono sempre indispensabili anche per proteggere gli occhi
durante i lanci. Una ferrata falsa può far rimbalzare la
mosca, un colpo di vento improvviso durante un falso lancio può
ferire un occhio. Le lenti polarizzate in commercio in Italia
sono solo grigie o marrone scuro: questi due colori offrono una
buona protezione solare. Purtroppo quando si pesca al crepuscolo
o in condizioni di luce scarse esiste il problema che queste lenti
assorbono troppa luce quindi scuriscono troppo l'immagine e non
fanno vedere piu' nulla. Ho trovato negli Stati Uniti, e spero
che qualcuno le importi presto anche in Italia, delle lenti polarizzate
gialle. Queste rappresentano la soluzione al problema che ho prima
esposto poiché aumentano la luminosità ed il contrasto
pur mantenendo le caratteristiche proprie dell'effetto polarizzante,
anzi la nostra mosca appare sull'acqua di un colore nero deciso
e rimane sempre visibilissima. E' opportuno fissare gli occhiali
al collo con un laccio od un pezzo di nylon per evitare che cadano
a causa di un brusco movimento e finiscano persi nella corrente.
Pescando in climi tropicali, quindi caldo-umidi, a volte è
necessario usare un prodotto antiappannante per le lenti degli
occhiali. Nei viaggi di pesca è consigliabile l'uso di
un orologio funzionale ma economico, sicuramente impermeabile,
per molte ragioni: ho visto scagliarne incidentalmente uno fuori
dalla barca in fase di lancio, inoltre può accadere di
rovinarli sbattendoli contro sassi o alberi. Orologi costosi possono
anche diventare spiacevolmente oggetto di furti. Per questi motivi
conviene in generale non portare appresso inutili e pericolosi
"gioielli". Lasciate le vostre belle valigia a casa. Esse non
appartengono ad un viaggio di pesca, saranno facilmente sfregiate
o rotte. Le valigie rigide danno sempre problemi dovendole stipare
in piccoli bagagliai, su di un piccolo idrovolante o su di una
barca. Una sacca morbida è l'ideale, meglio se con una
cerniera apribile dai due lati, per accedere piu' facilmente al
contenuto. Deve essere in tessuto antistrappo ed impermeabile.
Nessuna è totalmente impermeabile anche perché non
sono fatte per essere gettate in acqua, ma molto spesso rimangono
per qualche ora sotto la pioggia a causa d'inconvenienti vari.
Per la stessa ragione è opportuno riporre in sacchetti
di plastica tutte le cose contenute. Non si può finire
queste righe, dettate dalle varie esperienze, senza qualche riflessione
sulla sicurezza. Spesso si va a pescare in luoghi pericolosi ed
è sconsigliabile farlo da soli. Situazioni difficili che
potrebbero benissimo essere superate con l'aiuto di un compagno
possono diventare fatali. Una brutta caduta può procurare
una frattura, si può annegare o morire per assideramento
senza che nessuno possa darci un aiuto. La pesca, tra l'altro,
deve essere un giusto mix tra solitudine e compagnia. Alla sera,
dopo l'ultimo lancio, lo sport continua. Abboccate e trote si
moltiplicano e si ingigantiscono nei discorsi con gli amici. Molti
più pesci sono presi e persi davanti ad un bicchiere di
vino. Questo non vuol affermare che i pescatori siano necessariamente
bugiardi, solo che rievocare catture ed emozioni della giornata,
prolunga e rinnova il piacere, permette di ripescare ogni pesce
e di esplorare nuovamente ogni pozza, ogni giro d'acqua. Una importante
cattura senza testimoni, senza amici cui dire le nostre sensazioni
sarebbe come una partita di calcio senza pubblico. In molti luoghi
i serpenti sono una minaccia costante. Le nostre vipere, il mamba
africano od il serpente a sonagli americano si trovano talvolta
lungo le rive e si è maggiormente vulnerabili quando ci
si arrampica per uscire dal letto del fiume: i rumori o le vibrazioni
che avvertirebbero il serpente della nostra presenza e lo farebbero
quindi allontanare (tutti gli animali temono l'uomo e tendono
a scappare appena ne avvertono per tempo la presenza) vengono
infatti attutite o assorbite dal gorgoglio dell'acqua.
E' meglio, quindi, dare uno scrollone a cespugli o battere la
riva con un bastone prima di risalire aggrappandosi con le mani.
Un'altra raccomandazione è di usare ami senza ritegno,
non solo perché sono altrettanto efficaci di quelli con
l'ardiglione o perché sono piu' in sintonia con un etica
moderna e sportiva della pesca ma anche perché sono piu'
facili e meno dolorosi da estrarre dalle proprie carni. Pescando
spesso in condizioni ventose accadrà inevitabilmente, prima
o poi, di infilarsi un amo in qualche parte del proprio corpo:
quando questo accadrà saremo enormemente contenti di evitare
il fastidio di schiacciare o limare l'ardiglione mentre questo
è conficcato: non tutti potrebbero essere "fortunati" quanto
me che per ben due volte ho trovato dottori dalle mani esperte
che hanno compiuto delicatamente questa operazione.
Si
trattava, la prima volta, di un Rapala galleggiante da 13 centimetri,
argento e nero, infilato sotto la scapola destra e, la seconda
volta, di un Red Francis da salmone, montato su amo doppio, agganciato
saldamente in una palpebra. Ricorda che il permesso della moglie
è fondamentale, per la buona riuscita di un viaggio ...
ogni tanto devi dirle "l'unico cruccio della pesca è che
non posso stare con te..." oppure "cara, è piacevole andar
a pescare con gli amici ma..." E questo la farà star buona
per almeno un anno. Se poi rifiuta di venire ancora ricordando
gli orrori dell'ultima volta, non potrà dire in ogni modo
che il tuo gesto non è stato generoso: Un pescatore intelligente
può fare diverse spedizioni dopo un occasionale invito
di questo genere ben piazzato. Non dico di portarla in un fishing-trip
in gommone in Alaska, cosa che ho fatto, ottenendo tre anni di
tranquillità. Anche con due o tre giorni sull'Unec puoi
raggiungere lo scopo; naturalmente in luglio, quando ci sono le
migliori "schiuse" di zanzare. Infine, certi torrenti, certi laghetti
alpini nascosti li scopri solo guardando carte geografiche o mappe
militari: non fare mai appunti sulle cartine, la gente potrebbe
vederle ... e, ricorda, quando prendi venti pesci dì sempre
che ne hai presi due.
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