6. Un po' di tutto
6.11 Canne
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feb.95

L'individuo mi chiamo' dall'ufficio, o meglio, mi telefono' la sua segretaria. "Signor Fumolo?" "Eccomi". Mi aveva svegliato mentre sognavo di far l'amore con una sirena, anche se non ricordavo il come. "Per favore, rimanga in linea per il Dottor ...." E io aspettavo in pigiama, otto del mattino, senza ancora aver preso il caffè. E non avevo nemmeno capito il nome del rompiscatole. Ero curioso, ma di pessimo umore e comunque pronto a dire qualcosa di realmente spiacevole su sua madre. "Parlo con Fumolo in persona? Leggo sempre i suoi bei racconti...." Beh! Anche se l'orario era infelice, la persona aveva buon gusto. "Avrei bisogno del un consiglio di un esperto". Stavo pensando alle mie conoscenze e mi ci volle qualche secondo per capire che non dovevo indicargli nessuno: lui voleva me. L'esperto ero io: per tutti infatti è scontato che se tu scrivi di pesca devi saperne molto di più di chi legge. "Mi hanno invitato sul XY" continuò "... e devo comperarmi una canna adatta ..... lei mi può indicare quale prendere?". E' inutile che ti dica dove è il XY, è uno dei fiumi leggendari, quelli dove vanno solo gli altri. Nella pesca il proprio arsenale deve essere costruito pian piano attraverso le esperienze, le convinzioni e gli errori che si fanno sempre, non solo quando sei alle prime armi. Alcuni sono convinti di possedere il meglio o di poter far tutto con una sola attrezzatura, come Massimo che venne a pescare ai Jardines con la sua preziosa canna da
trote, dicendomi che aveva preso pesci "perfino" da tre chili con quella. Naturalmente i sei listelli di bambù della sua Pezon e Michel presero ognuno direzioni diverse al primo bonefish che, combinazione, era quasi dieci libbre. Ma questo non è da considerare un'esperienza da cancellare. Tutt'altro. Credo che, per essere un vero pescatore, devi aver rotto, almeno una volta, una canna su un pesce. Anzi, per essere un buon motivo di racconto, la canna doveva essere buona (leggi costosa), e il pesce veramente grosso.

La sua domanda meritava, come minimo, che ci incontrassimo. Risposi al Dottor.... che avremmo potuto vederci l'indomani nel pomeriggio. Saremmo andati da qualche parte per far quattro lanci e qualche chiacchera, dopodichè avrebbe potuto acquistare tutto quello che voleva, in base a quanto aveva nel portafogli o tuttalpiù in base al massimo scoperto in banca. Così, mentre ancora mi risuonava nelle orecchie l'eco del tragico, deleterio, tristissimo "Buona Pesca!" da parte della segretaria, nel bagagliaio finirono gli waders, un paio di vecchi jeans con un buco sul ginocchio (dovuto all'acido della batteria), la mia canna favorita del cinque, un paio di mulinelli e qualche scatola di mosche. Arrivò con tre canne in refendu (una volta si diceva tonchino) che "trasudavano" ognuna un paio di stipendi: una Brunner, una Payne e una Hardy Palakona. Non intendo dire che una buona canna non valga il prezzo, è solo un'osservazione.
In quel luogo comunque sarebbe stato come usare uno Stradivari in una discoteca.Tutti e tre gli "attrezzi" erano tra i sette piedi e mezzo e gli otto piedi. Tutti tassativamente coda sei. Evidentemente il risparmio lo faceva sulle code. Fece passare la coda negli anelli, legò un finale a nodi e una vecchia mosca (Serie Gallica di Chamberet??) e prese a lanciare in "Old Style", tutto polso, timing tra avanti e indietro circa mezz'ora. Mi raccontò che aveva una riserva in Austria su un torrente da trote. Ci pescava quattro/cinque volte a stagione da quindici anni e che la sua esperienza proveniva solo da quei soliti sei chilometri. Agganciai e rilasciai tre trote in tre lanci successivi, ciascuna una sorpresa più grande della precedente. Lui era stupito che ci fossero pesci a venti metri dalla superstrada. Anch'io ero piuttosto sorpreso, anche se cercavo di non darlo a vedere. Stavo per raggiungerlo, orgoglioso come un pavone, quando vidi due raschi più sotto un altro pescatore che si avvicinava, frustando l'aria. Il mio comportamento fu quello che gli zoologi chiamano Senso del Territorio. Ritornai al mio posto e mi rimisi al lavoro. E sbattei nel quarto pesce. Nel tardo pomeriggio prese a far freddo, io cominciai a pensare in termini di "raccattar su tutto" e andarsene, e pensavo che anche lui puntasse nella medesima direzione. Ma poi ci fu un accenno di attività, appena tre, quattro bollate su degli insetti infinitesimali. Sbagliò un paio di ferrate e catturò una trota decente su una minuscola secca. Disse che se era riuscita a sfuggire per tutta la stagione, meritava di salvarsi. Era un'idea pregevole e il tipo in definitiva pareva un buon diavolo. Anzi, da quando aveva detto che mi avrebbe invitato nella sua riserva, diventava ai miei occhi via via sempre più simpatico. Il suo piccolo atto di gentilezza o generosità pareva appropriato negli ultimi giorni della stagione.Poi accennai con pudore a qualcosa su panini, un bicchiere di vino e quattro chiacchere sulle canne prima di rientrare e questa fu la fine della pesca.
Ora solo qualche nostalgico pesca ancora con le preziose canne in refendu e le canne in fibra di vetro sono state completamente soppiantate da quelle in grafite. Queste ultime sono molto più leggere, più rapide .... più costose di quelle in fibra. La cosa ha collocato la pesca a mosca seconda solo al polo e all'off-shore negli sport da ricchi. Le canne sono classificate per lunghezza e peso della coda che lanciano. La canna che consigliai fu una nove-e-mezzo-per-la-otto. Significa un attrezzo lungo nove piedi e mezzo e progettato per lanciare una coda otto. Il peso delle code va da uno, per trotelle e vaironi, alla quindici, per tarpon e marlin. Più basso il numero, più leggero il peso e più sottile il diametro. La maggior parte della pesca viene fatta con canne e code che stanno nel mezzo della scala, diciamo tra quattro e otto. Oggi ci sono un sacco di buone canne in giro, e i costruttori italiani ne hanno senz'altro di pari, se non superiori, a quelle americane.
Questo per quanto riguarda le canne "leggere". Diciamo fino alla cinque/sei. Le canne inglesi o francesi anni fa erano ottime ma oggi, secondo me, hanno un po' "perso il treno" per quanto riguarda materiali e progettazione. Le canne superpesanti si usano solo in mare, e anche lì più che canne pesanti sono attrezzi adatti per lanciare code pesanti. Nella pesca al salmone ora la canna principe è la nove piedi e mezzo per la nove, a parte per un paio di fiumi scozzesi e qualcuno in Norvegia. Vent'anni fa vedevi cannoni in fibra che pesavano un paio di chili e in grado di tirar fuori un trattore dal fango. In Alaska trovi ancora pescatori che amano questo genere di canne, ma siamo in territorio da orsi: "Ehi, guarda c'è un grizzly che sta correndo dietro al mio salmone!". "Okey, se si avvicina, dagli la canna sulla testa!". Meglio di un fucile a pompa o di una Colt Peacemaker. La maggior parte delle canne da mosca "pesanti" sono prodotte in USA da quattro case: Sage, Fisher, Orvis e Loomis. Queste ditte producono i blanks, cioè la canna senza impugnatura, anelli ecc. Questi grezzi vengono acquistati da altre ditte o costruttori privati che con tempo e pazienza infiniti aggiungono impugnature, vernice, anelli, il loro nome e, nel caso delle ditte più conosciute, il mark-up più alto che possono. Ma non importa il nome che hanno o quanto hai pagato, novanta canne su cento vengono indirettamente dalle quattro fabbriche che ho citato. "E' una nove-per-la-sette, ma io ci piazzo una otto che la carico meglio". I pescatori a mosca parlano in questo modo. Diversi lanciatori tendono a "supercaricare" le loro canne anche di due numeri, altri usano code più leggere di altrettanto. Tutti facendolo si ritengono più esperti.
Così va il mondo. Altri, sul fiume, tengono la canna come una spada da samurai. Forzano e "spingono" a più non posso, pescano come Nembo Kid. Sono il classico esempio del pescatore "sfido-il-fiume". Dicono di non essere mai abbastanza soddisfatti del lancio o della canna che stanno usando in quel momento. La cambiano continuamente, acquistandone di nuove o scambiandola con altre, con il risultato di non acquistare mai confidenza con nessuna di loro. Oggi poi ci sono scuole e lanciatori che ci insegnano a deporre la mosca nei tunnel tra la vegetazione, oppure "fiondare" tutta la coda e qualche manciata di backing, oppure ancora lanciare perfettamente pur avendo muri alti dieci metri alle spalle. E quando hai mille correntine e non vuoi che la tua Red Spinner draghi, ci hanno insegnato che esistono i lanci curvi, ad "S", a molla, a spirale. Ora con le nuove tecniche puoi lanciare trenta metri di coda e poi, con un movimento del polso, posare a tre metri con tutta una serie di curve in ogni direzione sull'acqua che non ti fanno strisciare la mosca sulla superficie. Ma ancora non ci hanno spiegato come ferri e recuperi una trota a tre metri con trenta metri di coda fuori. La necessità, e poi l'abitudine di pescare in mare, mi hanno portato ad usare canne "nervose" e super-rapide. Quando peschi bonefish a volte devi lanciare sullo stesso pesce a otto metri sulla destra, tre secondi dopo di fronte a dodici metri, un attimo ancora e devi "sparare" a diciotto metri, ore 11.
Tra lanci, stripping eccetera venti secondi in tutto. Ormai da anni uso quasi esclusivamente canne "Travel" in quattro pezzi. Con tre canne da nove piedi coda sette, nove e dodici risolvo il novantacinque per cento delle situazioni e mi ci stanno sempre nel bagaglio a mano. Dopo vari viaggi e canne finite a Tokyo invece che ad Anchorage o a Miami invece che ad Exuma le canne viaggiano sempre con me, a fianco del sedile, anche se il "tubo" provoca i continui sguardi sospettosi degli altri viaggiatori. Uso la sette per pescare trote a streamer, per grilses e bonefish, la nove da salmoni (tanto pesco sempre e solo "a una mano") e qualche volta in mare. Uso la dodici per prendere i Tarpon e la utilizzerò quando andrò ai Vela. Veramente già una volta finii in Messico per catturare Vela e Marlin ma tutto si risolse solo in un giro vorticoso di fiestas, chicas, tequila, corride. Nei torrenti nostrani uso una otto piedi coda cinque, raramente una sette coda quattro, quando vado in quelli piccoli. A temoli sul Toce uso una Leonard morbidissima (l'unica "molle" del mio arsenale) per coda tre. Su quel fiume e su quei temoli sono spesso nervoso e questa canna è l'unica che mi permette di non strappare lo 0.8 sulla ferrata. Per i torrenti piccoli piccoli scelgo la stessa canna con una cinque decentrata. Qualcuno dei miei amici dice che è un'eresia.... ma in certi riali infrascati riesco a posare dove voglio senza pericolosi falsi lanci. Naturalmente non possiedo solo le canne che uso. Sarebbe considerato anormale, per un pescatore a mosca, avere solo l'utile o l'indispensabile. Purtroppo ultimamente ho dovuto venderne un piccolo stock per un ultimatum di mia moglie e la ridicola esigenza che nel garage ci dovesse stare l'auto. La pesca a mosca ha sempre le sue saghe, i suoi miti e la mania di collezionismo, tra di noi, è un'altra malattia incurabile.
Abbiamo un po' tutti il pallino di acquistare ogni gadget inutile e strano, di comprare attrezzi che sai non userai mai, fino al punto in cui ti ritrovi con abbastanza canne e mosche da poter aprire un negozio nei paraggi di casa.Nessuno inoltre è risparmiato dal commettere errori. Quando iniziai a pescare in mare finii in un negozio per trovare un mulinello e delle mosche adatte. Il padrone mi seguiva attorno agli scaffali come un mercante arabo, cercando di vendermi ogni genere di rottame. Gli chiesi quello che volevo. Il figlio di un cane sogghignò come un vampiro affamato, scomparve nel retro dove sentii che trafficava rumorosamente per una decina di minuti. Ne emerse con una canna completa di un vecchio enorme mulinello. Disse che era quello cha faceva al caso mio, che non si poteva assolutamente smontare il set completo, che occorreva inoltre la Shooting Head, il Cobra eccetera eccetera fino a che le mie resistenze si sciolsero. Naturalmente trascorsi tutto il tempo del tragitto fino a casa chiedendomi cosa avevo fatto. In ogni gruppo esistono mode, scuole di pensiero e liturgie diverse, e i pescatori a mosca hanno nel sangue il concetto di Clan, di Club, di Team con i naturali momenti di aggregazione e di spaccatura.
Ora c'è animosità tra la tribù dei canna-corta-coda-leggera e quella dei canna-lunga-coda-pesante. Battaglie similari anni fa c'erano state tra il clan canne-bambù e canne-grafite. Poi tra pescatori a secca e altri. E così avanti. Le nuove scuole ci hanno insegnato che "corto è meglio", o almeno più sportivo. A parte il fatto che per fare un lancio devi frustare avanti e indietro così velocemente che l'effetto-elicottero è sufficiente a sollevarti dall'acqua. Qualcuno ritiene che dovremmo pescare con un ramo di nocciolo e un semplice pezzo di spago. La nostalgia e la purezza è un'idea interessante, ma la ragione e i risultati la rifiutano. Per seguire quella tesi dovresti vivere in una caverna, ammazzare le tue trote con un sasso, e mangiarle crude. Ma per non violare un altro essenziale elemento del nostro concetto di pesca a mosca il sasso dovrebbe essere costruito in Scozia e costare almeno mezzo milione.