6. Un po' di tutto
6.17 In mare a mosca: perchè ?
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giu.99

L'antico presidente degli Stati Uniti, Herbert Hoover, in un delizioso piccolo libro intitolato "Gioie di pesca" ha descritto la pesca in mare vista attraverso gli occhi di un pescatore di trote: "......vi prenderà l'ambizione di catturare un Vela, uno Spada o un tonno gigante, e allora dovrete partire verso la Corrente del Golfo, quella di Humbolt o una qualsiasi altra corrente giapponese". E ancora: "...se dovrete acquistare l'attrezzatura per vincere questi mostri, avrete interesse a negoziare un prestito a lungo termine e alle migliori condizioni con la vostra banca. Evidentemente pensate che la cosa farà così bene alla vostra salute che vi permetterà delle economie sugli abituali onorari del vostro medico. Questo è inesatto, poichè il fisioterapista di cui poi avrete bisogno vi costerà ancora più caro. Poi dovrete affittare una barca con un equipaggio di almeno due uomini, che vi osserveranno sempre con commiserazione. Se avevate sperato di evitare certe pratiche bancarie affittando l'attrezzatura da pesca invece di acquistarla, scoprirete presto che l'affitto della barca è paragonabile al nolo di una petroliera da 100.000 tonnellate. Poi scoprirete che, per la spiacevole abitudine che hanno i battelli di scendere alternativamente al fondo del mare per poi risalire fino al cielo, avrete sprecato la colazione. Passerete allora la giornata miserabilmente aggrappato con una mano da qualche parte e con l'altra che tiene il manico di una canna che trascina un pesce morto. Se avrete l'incredibile sorte di agganciare uno di questi mostri passerete parecchie ore a girare la manovella di un mulinello praticando un esercizio chiamato "pompaggio", il cui scopo primario è di deformarvi irrimediabilmente la colonna vertebrale.
Quando sarete riusciti a portare la vostra vittima a lato della barca, si presenterà uno squalo che la taglierà in due, conservando per sè la metà più grossa. Altrimenti è probabile che il marinaio sbaglierà il gaffaggio.... Allora avrete perlomeno la consolazione, se siete un navigato pescatore d'acqua dolce, di disporre di un vocabolario adeguato per scaricare i nervi". Tutti i pescatori hanno un loro lato concreto, scientifico, ma la maggior parte di noi pescatori a mosca è profondamente romantica e nostalgica. Ci importa relativamente poco della taglia dei pesci. Spesso ci basta lo scorrere di una corrente giù per uno scivolo di granito, il profumo dei pini nel vento, il calore del sole di montagna sulla schiena. Cerchiamo le cose come sono sempre state, immutate: ed è questo che ci ha sempre portato verso i torrenti.. E quando decidiamo di muoverci per provare emozioni nuove, in genere andiamo a cercar salmoni. Il pescatore a mosca europeo nasce generalmente come pescatore di trote e quindi la sua "naturale" evoluzione, quando portafoglio e tempo glielo permettono, è verso il salmone. Ritroviamo più o meno gli stessi ambienti con pesci più grossi, e più combattivi.

Inoltre, questo è il fascino, ci sono "sempre" eccezioni in questa pesca.

Un mio amico disse che una volta era stato a pescar salmoni sullo Spey e si era realmente divertito. Senza pensieri, lanci ripetitivi in paesaggi superbi, sistemazione in un favoloso castello. Soggiornare in un castello non è fondamentale, ma è utile se porti in vacanza la famiglia. Questo magari ti fa far pace con la moglie, ma ci sono delle controindicazioni. Del genere che. mentre sei su una pool, tutto preso dai salmoni, dalla poesia e dalla tradizione del luogo, la moglie ti dice: "Scommetto che a casa sta piovendo e la nonna ha lasciato aperte le finestre".
Il mio amico non mi disse se aveva preso qualche pesce o meno, il che probabilmente significava che non ne aveva presi. Il fatto è che oggi la pesca al salmone è diventata una specie di roulette, anche economica, che sempre meno pescatori sono disposti a tentare. Sembrerebbe quindi che non valga la pena di viaggiare .... però ognuno di noi cade sempre nella trappola di percorrere lunghe distanze per trovare pesce. Per qualche misteriosa ragione, ad un certo punto arriviamo a credere, o convincerci, che le acque di casa nostra sono prive di ogni forma di vita. I giorni in cui dovevi essere un banchiere, un capitano d'industria o un armatore per poter fare un viaggio di pesca in mari esotici sono finiti. E oggi stanno aumentando non solo i pescatori che vanno nei luoghi canonici per il Big Game ma anche i pescatori a mosca che ricercano nuove sfide ed esperienze. Anche se la pesca a traina, innegabilmente, ha certi vantaggi: ti lascia quasi sempre le mani libere per leggere Playboy, giocare a carte, bere una birra. Ecco quindi che un altro tipo pesca in mare sta raccogliendo via via nuovi adepti: pesci supersonici che saltano e corrono come salmoni, acque limpide come quelle di un torrente alpino, stagione di pesca che dura grosso modo tutto l'anno, pesci stanziali e non risalite imprevedibili, difficili da azzeccare come un terno su Napoli, costi decisamente più abbordabili. E queste caratteristiche ed emozioni nuove si stanno diffondendo come una specie di tam-tam tra i pescatori a mosca. Ci sono molti segnali da cui si comprende che questa disciplina attrae nuovi aficionados: in commercio si trovano sempre più canne "saltwater", mulinelli "anti-corrosion, ami inox ecc. I nuovi ritrovati tecnologici permettono alle fabbriche di produrre canne più leggere e più robuste, mulinelli che resistono alla salsedine, capaci di contenere chilometri di backing, code e nylon migliori. I giovani trovano che con i torrenti e i laghi sempre più affollati, la solitudine delle flats diventa una attraente alternativa. Man mano sempre più pescatori stanno scoprendo che i pesci di mare sono più grossi, più veloci, più forti dei loro cugini d'acqua dolce e, importante, che mordono una mosca.

E poi, c'è il fascino del cielo azzurro sopra la testa, dei grandi cumuli di nubi all'orizzonte, dell'acqua turchese e di un chiaro, caldo sole. Io, per esempio, quando sto sulla terra ho una spiccata preferenza per le montagne un pò selvagge, adoro i boschi un pò folti e intricati, i luoghi rocciosi, aspri e inospitali, mentre detesto le praterie uniformi. Ebbene, sul mare tutto questo si capovolge: apprezzo l'orizzonte limpido, le distese infinite, l'acqua calma e piatta. Una delle prime esperienze di pesca in mare la feci in Belize. Ne avevo parlare parecchio ma non fu una grande vacanza a da allora il mio motto è diventato "Se hai sentito parlare molto di un posto, meglio non andarci". Una volta l'elemento stabilizzante di questa ex-colonia britannica erano le donne inglesi, che tenevano alta la bandiera del perbenismo. Quando vennero evacuate il morale si alzò e la morale iniziò il declino. I bonefish rimasero, per un certo periodo, abbondanti. Ora sono aumentati gli hotel, le barche e i pesci sono diventati sempre più scarsi. E' anche pieno di americani che quando ti incontrano, tirano fuori un portachiavi comperato a Firenze dicendo: "Bello. Michelangelo. Vesuvio. Papa". E ridono. Figurati la voglia che abbiamo noi, pescatori, di ammirare souvenirs italiani, con l'implicita richiesta di dialogare che termina magari con un deleterio "good fishing". Per quanto riguarda la pesca.... ora quando chiedi cosa è accaduto ai tarpon di Ambergris Cay ti dicono "Li portano tutti in Messico trasformati in farina di pesce per sfamare maiali, o polli. Una volta per me esistevano solo le trote, ora sono attratto anche da altre specie più esotiche.
Immagina che quando sentii parlare di Megalopus Atlanticus credevo fosse un'espressione usata nella Magna Grecia per indicare il sesso orale o roba del genere. "Pescare Tarpon" è una questione completamente diversa da "catturare Tarpon": essa implica individuare il branco, lanciargli davanti, vederne uno che si stacca dal gruppo e "carica" la mosca e spalanca la strana ed enorme bocca... queste sono le fasi del gioco. Altri si possono preoccupare del peso del pesce, di dove appenderlo quando ti ritorna dall'imbalsamatore, di come raccontare la storia. Ma questa parte non mi appartiene. Io piuttosto lo guardo, ci rimugino qualche secondo, lo rilascio, e poi vado a cercarne un altro. Quando ne prendi uno veramente grosso e sei tentato di tenerlo per farlo imbalsamare, devi pensarci un po'. E se tutte la varie teorie ecologiche non sono sufficienti a convincerti, puoi sempre tener presente che, con quello che un buon tassidermista ti farà pagare per preparare quel pesce, puoi farti un'altra settimana di pesca in un ottimo lodge o comperarti una ventina di permessi in qualche eccellente fiume austriaco. Quest'anno cercherò di agganciare a mosca uno di quei "50 chili" che incrociano nel canale di Caballones tra aprile e giugno. Ho preparato una dozzina di mosche piombate su ami del 6/0 in acciaio inossidabile che sembrano ganci da macellaio. Ne ho inoltre altre decine che dovrebbero imitare aguglie, sardine e topi. Posso solo immaginare l'espressione di Roberto quando lo chiamerò al telefono. "Ehi Roby" diro' con apparente noncuranza "sono appena rientrato dai Jardines.... marea, tempo e chissàcosa quadravano perfettamente". Poi butterò lì: "....ne ho acchiappato uno che pesava 52 chili. Ha fatto mezz'ora di acrobazie marine, di testate e corse selvagge, e almeno sei salti prima di decidere di mettersi di lato con la lingua fuori (Nota all'Editore: prima di andare in stampa cerca sull'enciclopedia Britannica se il tarpon ha la lingua. Comunque qualcuno aveva la lingua fuori, te lo garantisco). Pronto, Roby ... Pronto, pronto... Roby ci sei?" Un po' sadici lo siamo tutti: stavolta per la grande stagione del Tarpon non verrà, adducendo le scuse solite: famiglia, lavoro.... Cercare di mortificarlo è il minimo che possa fare. Così, per amicizia. L'anno scorso abbiamo pescato insieme e dal primo giorno cominciammo a prendere bonefish nei canali tra le mangrovie. All'inizio erano tutti pesci piccoli, poi perlustrammo nuove flats dove trovammo le "taglie forti".
Il penultimo giorno fu perfetto. Nelle prime due ore ne avevamo agganciati 17, e la giornata completa fu una di quelle strane combinazioni in cui una cosa, ordinariamente difficile, diventa senza sforzo, e alla fine non dovresti far altro se non ringraziare il mare, gli dei e rientrare presto, completamente appagati. Lui però non mollava ed io mi ero appisolato sul fondo della barca. Mi svegliai appena prima che una zanzara si guadagnasse la sua Croce di Ferro con la prima picchiata sulla mia fronte. Il vento era caduto, e il calore e gli insetti vicino alla riva cominciarono a diventare insopportabili, così scendemmo fuori trasportati dalla marea, calammo il motore e via di corsa. Ci raccontammo che era meglio andar a tarpon nei canali, ma ciò che stavamo facendo in realtà era di fuggire la calura e le sand-flies. Questi insetti, come caimani, tarpon, e iguana, fanno parte della fauna locale, del folklore. Alla mattina, quando distogli l'occhio dalla finestra per portarlo allo specchio, e scopri che la tua faccia è cosparsa di puntolini rossastri lasciati dagli insetti che ti hanno scoperto la notte precedente, ecco, allora hai veramente la certezza di essere ai Caraibi. Fu nel canale che vedemmo in lontananza un branco di forse cento Tarpon, tra i 20 e i 50 chili. Purtroppo si muovevano velocemente, delfinando qua e là. Il problema era che quando credevamo di essere arrivati a tiro, scomparivano per riapparire a cento metri di distanza. L'inseguimento si protrasse per forse un'ora, finchè divenne buio e dovemmo tornare. La mattina uscimmo presto per cercarli ma erano scomparsi e il pomeriggio purtroppo era previsto il rientro a terra.
Nel nostro ultimo viaggio laggiù avevamo trascorso due settimane, tempo sufficiente per stabilire un giusto "feeling" con i luoghi, per concederti qualche sosta per il vento, per poterti permettere di avere un giorno "slow" senza farsi prendere dall'angoscia e ..... , insomma sai cosa vuol dire. Certamente tutti sappiamo che quindici giorni in un centro di pesca è meglio della settimana standard, ma di questo passo cominciamo anche a pensare che un mese sarebbe ancora meglio. Non so quanto tempo debba stare in un "gran posto" prima di sentirmi realmente bene ed esser pronto a rientrare a casa. Credo che la durata cambi con il luogo, ma penso che abbia anche a che fare con la logica naturale. Un mio amico è stato a Los Roques per quasi tutto l'inverno. Disse che fu l'unica volta nella sua vita che prese seriamente in considerazione il suicidio. Nella pesca in mare devi lanciar bene. La distanza non è sempre importante; lo sono, invece, velocità e precisione. Devi avere buoni riflessi: quando individui l'obiettivo la mosca deve essere già nell'aria e la presentazione deve avvenire dopo un solo falso lancio, mai comunque dopo più di due. Con la marea che sale, i pesci che viaggiano veloci, la barca che si muove, una lunga serie di falsi lanci è un lusso che non puoi permetterti. La mosca non deve mai muoversi incontro al pesce ma piuttosto scappare via. E poi devi avere gli occhi di un falco, specialmente quando cerchi i bonefish. Più di quando peschi a vista dei temoli a ninfa. Vedere i bonefish è leggendariamente difficile. E' impossibile dire o spiegare a qualcuno come farlo. Alcuni non imparano mai il trucco, o i trucchi, perchè ce ne sono diversi. Il consiglio più frequente, quando si riesce ad ottenere da qualcuno, incoraggia il novellino a guardare attraverso l'acqua piuttosto che l'acqua stessa. Arrivi al punto che non stai realmente cercando i pesci ma piuttosto qualcos'altro, generalmente descritto come le loro ombre. Il fatto è che vedere i bonefish richiede al pescatore di prestare attenzione a molte cose differenti che includono la profondità dell'acqua, le condizioni del sole, e l'inclinazione del pesce in quella particolare flat in quel particolare momento. La cosa stupefacente è che un bonefish di tre chili ti può scomparire davanti in acqua trasparente profonda venti centimetri. L'ho visto con i miei occhi o, meglio, l'ho perso. Vedrai talvolta un pesce da solo (i grossi sono spesso singles) pascolare in "tailing" ma in molti luoghi tendono ad incrociare in branchi, rendendoli così più facili da individuare. Ma non e' il bonefish e nemmeno il tarpon la creatura del mare più difficile da agganciare con una mosca. Tutte le piu' famose guide pongono concordemente in cima alla lista, e ben in alto rispetto alle altre, il permit. Questo e' circospetto dal momento che esce dalle acque scure e profonde e, quando sale sulle flats illuminate e trasparenti, il permit e' in allarme costantemente. Spesso basta l'ombra silenziosa di un gabbiano che vola alto nel cielo e si ha la rapida uscita di scena del permit: un colpo rapido della sua lunga coda, un balenio d'argento e quello che prima era una presenza diventa solo una nuvoletta di sabbia. Queste righe certo non danno molte notizie e speranze al pescatore che vuol iniziare la pesca in mare ....ma, dopo tutto, uno deve pur cominciare da qualche parte. Del resto qualcosa devo raccontare, che è quello che faccio io per vivere, cioè pescare, scrivere di pesca e altre cose simili. Questa è la mia esistenza, con la quale realizzo il novanta per cento dei miei sogni. Il restante dieci per cento vorrebbe più soldi, auto più veloci, barche più eleganti, amanti più giovani.... ma questa è un'altra storia.