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UNA CHIESA E LA SUA
STORIA
NELLA CITTA'
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di Elenadina Cesati
Un recente quadro di Paolo Fabbro che rappresen-
ta la nostra chiesa e S.Martino nell'atto di donare
metà del suo mantello al povero.
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Le origini medioevali
Si può ritenere che le origini del paese di Bollate risalgano
a tempi antichissimi, poiché es-
so fu sede di una delle più antiche pievi cristiane,che sostituirono gli
antichi "pagi"o "dis-
tretti" dell'era pagana.
E' difficile stabilire 1'esatta collocazione
cronologica della nascita della pieve di Bollate an-
che se si può verosimilmente collocarne 1'atto di nascita intorno al V
sec., prima del sorge-
re della confinante pieve di Desio, da molti ritenuta di età longobarda
(fine sec.VII).
Infatti scrive don Carlo Gianola nel suo libro "I comuni e le parrocchie
della Pieve di Bolla-
te" stampato nel 1900:"Da una pergamena conservata nell'archivio consta
che certo Fran-
cesco Borrone di Pinzano venne nel 1625 scomunicato per aver ricusato
di pagare ai Cano-
nici di Bollate la decima che Papa Gelasio , sin dal 483, aveva
concesso al Vescovo di Mi-
lano Teodoro de' Medici a favore della pieve di Bollate".
Anche il territorio plebano di Bollate non doveva,in quel tempo, discostarsi
molto dai con-
fini che appariranno certi solo nel XIII sec. E' pure in età longobarda
che devono, probabil-
mente, collocarsi le prime cappelle e oratori dei villaggi sottoposti
alla pieve di Bollate,qua-
li Novate, Garbagnate, Senago ed altri ancora.
Della pieve di Bollate abbiamo la citazione di Senago in una vendita del
12 febbraio 926 , e
di Baranzate in un atto del 3 giugno 994. Nell ' archivio plebano si conservano
pergamene
risalenti al 1000 che confermano le sue vetuste origini.
Una delle più antiche e del 1039 scritta dal prete Bezo che viveva secondo
la legge romana
nel territorio e donava dei terreni alla collegiata di Bollate ; la chiesa
viene chiamata in quel
documento "basilica del beato confessore San Martino".
Infatti doveva sussistere un tempio a stile basilicale per soddisfare
le esigenze della zona
poiché Bollate era , a quei tempi , uno dei borghi più popolati.
La chiesa del capoluogo di
pieve era detta "battesimale", poiché nei primi tempi solo in essa si
poteva amministrare il
Battesimo.
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Un'altra pergamena del 1168, conservata nel medesimo
archivio, ci descrive il borgo di Bol-
late munito di mura e di due castelli, 1'uno situato sul torrente che
attraversa l'abitato, det-
to"de flumina", 1'altro detto "de medio". Forse quei castelli e quelle
mura richiamarono 1'i-
ra dei nemici di Milano: fatto sta che un'incerta tradizione orale locale,
ancor oggi corrente,
vorrebbe che il Barbarossa abbia soggiornato in "contrada dei Romani",
forse 1'antico nu-
cleo, pre-medievale, di Bollate.
La chiesa prepositurale e dedicata a San Martino Vescovo di Tours, il
Santo della carità e
della solidarietà, vissuto tra il 316 e il 397, che per diversi anni della
sua vita, specie giova-
nile, ha soggiornato in Lombardia e che , secondo alcune tradizioni tramandate
nei secoli,
è passato anche nel territorio di Bollate. Aveva inizialmente, secondo
le prescrizioni rituali
degli antichi popoli celti , il coro rivolto verso oriente . Avanzi di
questa antica basilica ri-
mangono oggi in alcune tracce che ci indicano la posizione della sua facciata
e della sagre-
stia. Inoltre si osserva , all'esterno dell'attuale chiesa , una porzione
di campanile romanico
in cotto.
Nell ' archivio prepositurale vi sono pergamene del 1211 e del 1249 e
due corali dichiarati
oggi monumento nazionale, miniati dai canonici che abitavano nella collegiata
di Bollate.
I canonici della collegiata plebana di S. Martino di Bollate riscuotevano,
già dal sec. XIII,
le decime su alcuni prodotti agricoli, quali frumento, miglio, orzo, segale,
avena, fave, vi-
no, miele, lenticchie, rape e scandella, raccolti nelle terre di Garbagnate,
Senago, Pinzano,
Novate e Traversagna.
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Panorama di Bollate dalla moderna torre
campanaria.
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Nel 1288 (MCCLXXXVIII),
secondo i cataloghi delle canoniche e delle pievi dettati da Gotofredo da
Bussero, la pieve di Bollate conta-
va ben 28 chiese e 32 altari. Essa comprendeva le località di: Affori, Baranzate,
Cesate, Garbagnate, Novate, Pinzano, Santa Maria Ros-
sa, Senago con Senaghino, Villapizzone e Vialba. La giurisdizione plebana
di Bollate aveva già subito, prima del XIII sec.,e subirà in se-
guito, mutamenti territoriali consistenti.
Le pievi diocesane ebbero quasi tutte il loro collegio di canonici i quali
seguivano nei primordi una vita quasi monastica.
I capi del clero delle pievi in antico si chiamavano "archipresbyteri" (arcipreti)
che poi mutarono in "praepositi" (prevosti) quando nel
clero si affermò la vita canonicale. Un documento dell'archivio plebano
ricorda che il prevosto della pieve di Bollate era menzionato co-
me abbate di S. Martino di Bollate.
Dal"Liber notitiae sanctorum Mediolani" non e dato sapere se, oltre la stabile
presenza di un "praepositus" e di alcuni canonici presso
la collegiata di S. Martino, vi fosse già del clero residenziale nelle località
sottoposte alla giurisdizione plebana. Probabilmente no, fatte
salve, ovviamente, quelle località che gai avevano un monastero o casa religiosa,
come per gli "Umiliati" di Senago, che godevano di
una certa autonomia dal centralismo curiale e plebano.
I canonici della collegiata di Bollate svolgevano le mansioni liturgiche
presso le chie- |
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se e le cappelle sparse in tutta la pieve.
Solamente più avanti, dopo il XIV sec., con-
solidatesi le rendite resesi sufficienti per il mantenimento di uno o
più presbiteri o
cappellani "mercenari", anche le piccole chiese dei villaggi avrebbero
ottenuto la
presenza stabile di un "rettore".
Tra i canonici che in quello scorcio di sec. XIII componevano il capitolo
della colle-
giata di S. Martino vi era Rinaldo da Concorezzo, poi vescovo di Vicenza,
indi arci-
vescovo di Ravenna, morto nel 132l, ed in seguito elevato all'onore degli
altari.
La pieve di Bollate, sul finire del sec.XIII, assumeva un aspetto più
chiaro, dai con-
torni territoriali definiti, grazie anche alla divisione del contado della
Martesana in
due zone: la prima denominata "Fagia o Provincia", comprendente le pievi
di Bolla-
te, Desio ed altre, la seconda detta "De ripa Abdue infra", comprendente
le pievi di
Garlate e quelle poste lungo la sponda dell'Adda.
Risale al 1346 la prima stesura degli statuti relativi alla chiesa collegiata
e plebana di
S. Martino di Bollate. Erano gli anni in cui Zonfredo de Castano, prevosto
di Bolla-
te, copriva I' importante carica di vicario generale dell'arcivescovo
di Milano.
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Della fine del XIV secolo troviamo un codice
cartaceo intitolato "Notitia Cleri Mediolanensis de anno 1398, circa ipsius
Immunitatem",
che si può considerare come lo Stato della Chiesa Milanese e ci parla
di una "Canonica de Bollate cum Capallanis".
In quell'epoca figurano, nella pieve bollatese, 11 canonici e 10 cappelle:
Garbagnate, S. Maria Rossa, Villafranca (Castellazzo), S. Maria
di Senago, S. Maria di Cesate, S. Martino di Bollate, SS. Protaso e Gervaso
di Novate e S. Bartolomeo di Novate.
Secondo il Mazzucchelli nel 1466 in mezzo a tante calamita, la pieve di
Bollate conta 12 canonici, infatti 1'atto dice "Canonica de Bollate
habet praepositum cum canonici XII".
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L'età moderna: le visite di S. Carlo e Federico Borromeo
Il 25 luglio 1573 veniva personalmente a Bollate S.
Carlo e trovò solo nove canonicati i cui titolari non osservavano la
residenza: egli au-
torizzò il prevosto a ridurne il numero, se non fossero bastate le rendite.
Al momento della visita erano già attive, presso la prepositurale, le
confraternite del SS. Sacramento e di S. Bernardo.
Dimostratasi ormai inadeguata, nonostante i ripetuti restauri, la vecchia
chiesa di S. Martino, il popolo ed il clero bollatese decisero di ri-
solvere definitivamente 1'annoso problema e il 18 agosto 1583 il Borromeo
concesse l'autorizzazione alla costruzione della nuova chiesa
prepositurale.
Tale concessione è scritta sul verso della pianta a colori della nuova
chiesa. Si conserva pure del XVI secolo il disegno a penna dell'an-
tica prepositurale di Bollate.
Quando nell'agosto del 1603 veniva a visitare la pieve di Bollate il
cardinale Federico Borromeo , la popolazione era stimata intorno alle
900 unità. Il 18 agosto 1607 padre Ystella, domenicano, istituiva la
confraternita del Rosario nella chiesa prepositurale di S. Martino.
Sempre in quel secolo, veniva fondata la scuola dei Disciplinati.
Nel 1647 veniva svolta, nella pieve di Bollate, un'indagine governativa
sulle conseguenze dell'epidemia dell'anno precedente: i focolai e-
rano scesi da 160 a 140. Tra questi si trovava anche la famiglia del
marchese Aloisio Leva, reggente di Spagna ed unico nobile esistente
in tutto il territorio della pieve.
Con decreto del 26 marzo 1648 la confraternita di S. Bernardo in Bollate
veniva aggregata all'arciconfraternita della Morte e dell'Orazione,
in Roma. Tra i personaggi che hanno dato lustro alla chiesa bollatese
nel Settecento giova ricordare la figura di fra Cristoforo da Bol late,
cappuccino, che si distinse per la cura dei poveri e degli ammalati.
La coltivazione del gelso trovava, in quel secolo, vasta applicazione
anche a Bollate. Dai dati catastali del 1720 risulta che nel territorio
plebano vi erano quasi diecimila gelsi.
Sulla coltivazione del mais, introdotta in Italia già prima del XVII
secolo, si trova un importante accenno in una sentenza del Senato di
Milano su una controversia, sfociata in un procedimento giudiziario
nel l723, tra la collegiata di Bollate e la comunità di Pinzano, per
il
versamento delle decime. La comunità di Pinzano non voleva pagare la
decima di mais alla collegiata, perché questo prodotto non rien-
trava tra quelli delle vecchie decime; tuttavia il Senato riconobbe
la validità della richiesta della collegiata di Bollate e ordino alla
comu-
nità di Pinzano di pagare le decime sul formentone (mais), legumi e
ogni altro frutto.
Ampliata nel 1748
Nel XVIII secolo la chiesa ormai insufficiente venne
ampliata e ruotata nell'orientamento. Fu ricostruita ad una sola navata
col coro a
settentrione ed i128 settembre del l748 fu consacrata dal cardinale
Pozzobonelli come risulta dall'epigrafe murata nella chiesa stessa:
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Aedem hanc D.O.M.
et S. Martino
dicatam
circa saeculi XVII medium
raedificatam
Joseph Cardinalis
Potheobonellus
Archiepiscopus Mediolani
sacravit
Die XXVIII septem. MDCCXLVIII
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Il cardinale Giuseppe Pozzobonelli
arcivescovo di Milano
consacrò
il giorno 28 settembre 1748
questo tempio dedicato
a Dio ottimo e massimo
e a S. Martino, riedificato
intorno alla meta del 17esimo secolo
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Il sommo pontefice Benedetto XIV con un documento del
22 marzo l755 concedeva un'indulgenza plenaria, confermata nel 1761
dal pa-
pa Clemente XIII, a favore di chi, pentito e confessato, avesse visitato
la chiesa di S. Martino nel giorno dell'Ufficio Generale (il lunedì
precedente 1'inizio della Quaresima).
L'economia locale assisteva intanto ad un rilancio dell'attività agricola,
passata dai nobili Citterio ai borghesi Radice. Tuttora visibili in
Bollate e nelle sue frazioni (Cassina Nuova, Cascina del Sole, Castellazzo,
Ospiate e Baranzate) le strutture architettoniche settecentes-
che delle corti e delle cascine.
Nel 1778 si diede inizio ai lavori per la costruzione del nuovo cimitero,
ad ovest della prepositurale.
Sull'alta e solida torre che si erge a sinistra del tempio nel 1829
si poneva un armonioso concerto di cinque campane, benedette coi riti
della Chiesa dal prevosto Giulio Pellegrini.
All'inizio dell'Ottocento la popolazione di Bollate superava i 2.000
abitanti, sparsi in diverse cascine.
Il continuo aumento della popolazione (più di tremila, intorno alla
meta dell'Ottocento) rese necessario un ampliamento della prepositu-
rale. Il progetto, dell'ing. Antonio Rusconi di Milano, seppe fondere
armonicamente i diversi aspetti architettonici.
Il rifacimento alla fine del secolo
scorso è durato 4 anni.
Il Beato Card.Ferrari consacrò
la Chiesa 1'11l novembre 1899
Fu per volere del parroco don Antonio
Donadeo che nel 1895 si iniziarono i lavori sotto la guida dell'ing.
Alessandro Roncoroni.
Il cardinale Andrea Carlo Ferrari, ora beato, ne benedisse la prima
pietra il 10 novembre 1895 e 1'l l novembre del 1899 consacrò solenne-
mente la chiesa.
Lo stesso cardinale visitò la pieve nel 1901, nel 1908 e nel 1913.
A ricordo delle cerimonie furono poste due lapidi nel coro con le seguenti
epigrafi:
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La prima pietra
dell'ampliamento di questa Chiesa
fu solennemente benedetta
e qui sotto nelle fondamenta
collocata
dall'Em. Arcivescovo
Card. ANDREA FERRARI
il 10 9mbre 1895
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Questo ALTARE
eretto già nell'antica Chiesa
circa l'anno 1763
venne qui trasportato
per cura dei confratelli e consorelle
del S.S.mo Sacramento nell'ottobre 1899
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In quell'occasione la chiesa fu allungata
del presbiterio e le fu data la forma attuale di croce latina ad una sola
navata, con volta a tutto
sesto e con un transetto ottagonale molto ampio. Il transetto si eleva
ardito e maestoso all'altezza della volta e si conclude in un corni-
cione che lega i suoi otto lati e pare sostenga, mediante un alto tamburo,
tutto il peso della cupola. L'alta volta a botte dai larghi bracci,
e sostenuta da piloni formati da colonne (quattro piatte ed una semicircolare)
sporgenti dal muro e che, coi loro capitelli di stile classico
a volute sostengono la cornice di trabeazione che gira tutt'intorno alla
chiesa.
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Particolare dell'antica torre campanaria: la disposizione
dei mattoni a spina di pesce e le decorazioni ad archetti
testimoniano le sue origini medievali
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Sui due piloni a lato del presbiterio si
staccano i due imponenti pulpiti lignei dalle sem-
plici linee.
Basterebbe citare le misure della rinnovata chiesa per dare un'idea della
sua imponenza:
lunghezza dalla porta alla balaustra mt. 39, e dalla balaustra al fondo
del coro mt. 16, to-
tale mt. 55, mentre i bracci laterali misurano ciascuno mt. 12 per 10,30.
Tutta la costruzione, compresa la semplice facciata, sente l'influsso
dello stile barocco,
sebbene non puro, perché misto a uno stile classico dalle linee diritte
e sicure. I muri
bianchi e nudi fino ad un cinquantennio fa, convogliavano lo sguardo dell'orante
ver-
so 1'ampio presbiterio che si eleva sul piano della chiesa e porta un
marmoreo imponen-
te altare maggiore. La balaustra e 1'altare in marmo rosa, nero, bianco
e verde sono ma-
estosi per la loro policromia: il ciborio a sei colonne in marmo si presenta
come un tem-
pietto a linee spezzate e sostiene la statua del Divino Salvatore.
Osservando la chiesa all'esterno si nota sul fianco nord-ovest 1'antica
torre già ricorda-
ta. Questa risale certamente al Medio Evo dato il cotto adoperato per
la sua costruzione,
la disposizione dei mattoni piatti a spina di pesce, la sua forma quadrata
e le decorazioni
ad archetti al termine di una sua sezione. Altra prova della sua origine
medioevale e la
sua posizione che corrisponde al luogo dove nei tempi primitivi doveva
essere la faccia-
ta. Nei lavori di ampliamento della chiesa si voleva ridare alla torre
lo splendore antico,
ma si verificarono delle preoccupanti screpolature: la puntellarono e
cercarono di ripa-
rarla convenientemente, ma col procedere dei lavori appariva sempre più
in pericolo, co-
sicché si dovette abbandonare la prima idea.
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"Il 2 settembre 1900 - scrive il Gianola
- un numeroso pellegrinaggio di bollatesi accompagnato dal clero e dal
corpo musicale si recava
all'isola di S. Giulio d'Orta [a lui si attribuisce la. costruzione di
oltre 100 chiese durante la sua vita] per compiere un voto all'inclito
santo
che visibilmente dal cielo protesse e benedisse l'ampliamento della prepositurale
[non avvenne infatti nessun incidente]. In questa so-
lenne circostanza venne donato a quel tempio un calice di argento dorato".
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Nuovo campanile nel 1908
Si venne allora alla determinazione di
costruire un altro campanile progettato dall' ing. Roncoroni ed
inaugurato nel 1908. II nuovo maestoso campanile alto 65 metri è a forma
quadrangolare separato dal-
la chiesa , ma comunicante attraverso la sagrestia. La sua cella campanaria
e ricoperta da una cupola
in piombo. Detta cupola ricorda nella sua forma quelle barocche e sostiene
la statua di Maria SS. Aus-
iliatrice, ivi innalzata a protezione delle terre e degli abitanti di
Bollate in seguito ad un voto popolare
fatto nel 1888 alla Vergine durante un nubifragio, da Lei esaudito.
Contemporaneamente alla costruzione del campanile vi fu la sistemazione
delle sei cappelle laterali in
chiesa: quattro nella navata centrale, una a sinistra e l'altra a destra
nel transetto.
Ultimati i lavori murari si provvide dopo un trentennio alla decorazione
dell'intera chiesa, i muri della
vennero ricoperti da numerosi ed artistici affreschi.
Nel 1939 gli affreschi
della chiesa
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Questi lavori, voluti e guidati nel l939
dal prevosto don Carlo Elli, furono affidati alla scuola del Beato Angelico
di Milano, la quale, pio-
niera, aggiunge allo studio del moderno quello dell'antico. Detti lavori,
fatti da più mani, ma guidati dal genio artistico del maestro Anto-
nio Martinotti, mostrano la grandiosità dei concetti ispiratori e la maestosità
di un'arte moderna che si richiama, per colori e disposizione
delle figure, all'arte bizantina.
Sono imponenti gli affreschi della cupola con quadri della storia di San
Martino, protettore della parrocchia, nel tamburo; mentre nella
volta vi e il volo dei sette Cori Angelici osannanti a Dio, che dalla
sommità della cupola sembra benedire il popolo orante.
I 12 quadri del tamburo sono dedicati a S. Martino e ricordano i fatti
più salien-
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ti della sua vita:
- "Quando Egli rifiuta di essere militare e vuole farsi monaco
- "Dando il mantello al povero, Martino merito di vedere Cristo
- "Martino rigenerato dall'acqua e dallo Spirito Santo nel battesimo
- "Martino mandato dal Vescovo
- "Martino in esilio, espulso dalla sua città
- "Martino in preghiera nell'isola della Gallinara
- "Martino ordinato Vescovo
- "Martino cinto di splendore mentre celebra la Messa
- "Martino Vescovo che risuscita un morto
- "Martino vede la sua anima volare in cielo
- "Martino morto e l'anima sua portata dagli Angeli in cielo "S. Ambrogio
è
colpito sull'altare dal sonno".
Le figure sono forse un po' troppo bizantineggianti, ma i colori dei vestiti
sono armonici e molto tenui e risaltano sul fondo ocra del muro.
Passando ora dalla cupola al presbiterio troviamo a destra dell'altar
maggiore
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un grande affresco rappresentante Melchisedech
nell'atto di offrire al Signore il sacrificio del Pane e del Vino.
Anche qui la figura del Sacerdote in atto di semplice offerta appare piena
di maestosità. In faccia è rappresentato il sacrificio di Abramo:
la figura del vecchio è imponente con il braccio già alzato nell'atto
di immolare il figlio, mentre dall'alto vola a lui un Angelo del Signore
che la ferma e ai piedi di Isacco appare 1'ariete. Nella volta del presbiterio
sono rappresentati i simboli dei quattro Evangelisti. Ed infine
in alto nell'abside un grande Cristo Salvatore, che sembra ammonire, forse
con uno sguardo troppo duro, mentre con la mano destra è
in atto di benedire, e con la sinistra tiene aperto il libro santo: EGO
SUM VIA, VERITAS ET VITA.
Sulle pareti della chiesa si trovano poi varie figure di santi e sante
oranti, ma quelle che più colpiscono per la potenza dello sguardo e
per l'imponenza degli ampi paludamenti sono S. Ambrogio, S. Carlo, S.
Pietro, S. Paolo e i quattro Evangelisti nel transetto.
Sui muri color ocra della navata centrale e del transetto e affrescata
una grandiosa Via Crucis. Le sue figure, piene di movimento, espri-
mono 1'immenso dolore del triste cammino e sembrano staccarsi dal fondo,
quasi siano in rilievo.
I colori sono tenui, ma la perizia della mano dell'artista fa risaltare
ancora maggiormente la grandiosità delle scene.
Da non dimenticare le quattro cappelle della navata centrale, in particolare
quella del Battistero e quella del Sacro Cuore.
Il card. Schuster visitò la chiesa cinque volte: nel 1931, nel l937, nel
1942, nel 1947 e nel 1951.
Nel 1947 con le nuove tecniche fu installato in chiesa l'impianto radiofonico:
tutta la popolazione approvò questa innovazione che dava
la possibilità di ascoltare con più attenzione la voce di chi dava spiegazioni
sulle Sacre Scritture.
A meta secolo il nuovo
concerto di 9 campane
Nel 1950 la ditta Roberto Mazzola
di Valduggia, su ordine del prevosto don Carlo Elli, provvide al nuovo
concerto di nove campane in
"si bemolle grave" che dovevano sostituire le due campane maggiori consegnate
alle autorità civili nel triste 1943 per ordine del gover-
no di allora, Scrive don Elli nel Cronicon; "Nel marzo l943 per ordine
del governo fascista si dovettero consegnare le due campane mag-
giori a una di Ospiate e di Cascina del Sole. Considerando che la più
piccola del concerto si era in seguito rotta, fu deciso di procedere
alla fusione delle vecchie rimaste e procedere alla provvista di un nuovo
concerto in "si bemolle grave". Il che fu provveduto dalla dit-
ta Roberto Mazzola di Valduggia: l4 campane: 1 a Ospiate - 1 a Baranzate
- 1 a Cascina del Sole - 2 a Madonna in Campagna (cosi resta-
no 3 per ogni frazione) e 9 a Bollate. Nove e non otto, perché con una
in "la bequadro" inserita in più si ottiene con le prime cinque un
concertino completo in "mi"". Il nuovo concerto di campane fu lasciato
per qualche giorno all'ammirazione della popolazione in festa e
quindi consacrato il 28 maggio 1950 da mons. Balconi del PIME.
Nel giorno de1 Corpus Domini , per il 50° di Messa di don Angelo Allievi
, dopo anni di cupo silenzio , fu inaugurato con un festoso
scampanio il nuovo concerto di campane.
Arriviamo cosi al 31 dicembre l958, quando don Giuseppe Sala, a tre mesi
dalla sua entrata quale prevosto, dotò la chiesa parrocchiale
di un sistema di riscaldamento con elementi a raggi infrarossi alimentati
da bombole a gas, Allo stesso periodo risalgono altre realizza-
zioni ben accette alla popolazione, in particolare 1'argentatura e la
doratura di tutta la suppellettile liturgica.
Il card. Montini visita Bollate nel 1959
Nel febbraio del 1959 si realizza un grande progetto ideato dall'arch.
Pietro Ferrari: la sistemazione delle piazze antistanti la chiesa, di
proprietà della parrocchia.
Il 4 ottobre dello stesso anno vi e la solenne incoronazione della statua
lignea della Madonna "regina di Bollate", statua venerata nel-
la prepositura da diversi lustri: un'opera di fattura perfetta eseguita
da un artigiano, si pensa , locale. La cerimonia dell' incoronazione
fu officiata da mons. Cereda con grande partecipazione di popolo.
L'iniziativa era nata dopo il furto della corona che aveva sul capo Gesù
Bambino. La popolazione , che venerava la sua Madonna, ac-
colse con gioia 1'iniziativa di una sostituzione e raccolse più di un
chilogrammo d'oro.
Si poterono cosi preparare due corone: una per la Madonna ed una per Gesù
Bambino. Queste corone d'oro che si conservano in luo-
go sicuro, solo nelle grandi cerimonie cingono la testa della Madonna
e del Bambino: abitualmente la Madonna porta una copia in ra-
me.
La sera del 5 vi fu la consacrazione della parrocchia a Maria SS. a cui
presenzio mons. Giuseppe Schiavini, vescovo ausiliare della dio-
cesi milanese.
Il vecchio orologio del campanile, ormai silenzioso da anni, viene sostituito
da uno nuovissimo che scandirà le ore, le mezze e i quarti
di giorno e di notte segnando cosi i lieti e i tristi momenti nel cammino
della vita ai bollatesi.
Nel l962 don Sala accorgendosi che 1'umidita stava rovinando le pitture
murali del presbiterio con I'autorizzazione dell' Ufficio Tecni-
co della Curia diretto da mons. Villa, cerca di porvi rimedio.
I fedeli vogliono fare un regalo alla parrocchia e si decide per la pavimentazione
del presbiterio e dell'altar maggiore: tutto dev'essere
pronto per la novena di Natale: pavimentazione e zoccolatura alle pareti.
Nel 1963 il riscaldamento a raggi infrarossi viene sostituito con quello
ad aria calda, più efficiente, più igienico, meno pericoloso e di
grande rendimento.
Nel 1967 vengono compiute delle riparazioni straordinarie alla prepositurale
con il restauro della facciata dalle belle linee classiche e
baroccheggianti.
La sistemazione dell'altare secondo le norme
del Concilio
Con le nuove Norme Liturgiche il Concilio
Vaticano II ha deliberato che
"L'Altare Maggiore sia collocato e costruito in modo da apparire segno
del Cristo stesso.
"L'altare maggiore (staccato dalla parete per potervi girare intorno)
ed il Celebrante siano rivolti verso il popolo. Nell'edificio sacro 1'al-
tare sia posto in luogo tale da risaltare come il centro ideale a cui
spontaneamente converga 1'attenzione di tutta 1'assemblea.
"Il presbiterio intorno all'altare sia di ampiezza sufficiente da consentire
un agevole svolgimento dei riti.
"La sede del Celebrante risulti ben visibile dai fedeli ed il Celebrante
appaia veramente come il presidente dell'assemblea dei fedeli.
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"E' conveniente che si abbia un ambone
o gli amboni per la proclamazione delle Sacre
Scritture. Essi siano disposti in modo che il Ministro possa essere comodamente
vedu-
to ed udito dai fedeli".
Per ottemperare a queste disposizioni in modo dignitoso, data 1'importanza
della chie-
sa di Bollate, capoluogo di pieve e di decanato, il compianto mons. Giuseppe
Sala nel
1971, decide di sistemare il presbiterio avendo avuto il permesso dalla
veneranda Cu-
ria Ambrosiana. Dopo vari progetti, e volendo che il nuovo s'inserisse
senza alterare
lo stile della chiesa, venne approvato il progetto dell'arch. Pietro Ferrari.
I lavori di muratura della pavimentazione sono stati lunghi: il presbiterio
viene ingran-
dito ed allungato si da arrivare ai piloni dei transetti: tutto viene
rivestito con porfido.
Dal piano della chiesa si accede al presbiterio con cinque ampi scalini,
che sembra vo-
gliano unire in un abbraccio i due piloni sostenenti gli antichi pulpiti.
L'altare maggio-
re, una grande tavola eucaristica di marmo bianco appoggiata ad un basamento
cilin-
drico pure in marmo bianco, spicca maestoso sul pavimento di porfido.
La sede per il
celebrante (tre seggi in marmo bianco) viene disposta sulla sinistra dell'altare,
mentre
sulla destra e leggermente in avanti verso il popolo vi è il grande
ambone in marmo
bianco da cui vengono proclamate le Sacre Scritture.
Contemporaneamente ai succitati lavori vi fu la sistemazione del nuovo
impianto di al-
toparlanti che ha permesso un'audizione più chiara cosi che tutti potessero
meglio as-
coltare e seguire la predicazione di chi dava ammonimenti ed insegnamenti
evangelici.
Il nuovo altare della chiesa parrocchiale San Martino in Bollate fu consacrato
da mon-
signor Francesco Bertoglio,vescovo ausiliare della Chiesa ambrosiana l
'8ottobre1972,
nel giorno della festa patronale della SS. Vergine del Rosario.
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II. grande altare barocco del 1700 che
custodisce il tabernacolo col SS. Sacramento troneggia sulla nuova tavola
eucaristica e sembra
compiacersi del rinnovamento, invitando 1'orante ad una preghiera più
fervida e più raccolta.
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