1993 - 94
di Woody Allen
da del 30 marzo 1994
"Alla maniera di Woody" di Nico Garrone
"Avallone il suo WOODY ALLEN SHOW se l'è andato a ricostruire sulla base di una cassetta registrata dal vivo nel corso di due serate proprio al "BITTER END" intorno alla metà degli anni '60 quando Allen, notato in quel posto da Charlie Feldman, era già diventato lo sceneggiatore di "CIAO PUSSY CAT".
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Senza essere una similcopia perfetta, Antonello Avallone ne restituisce il sapore di freddura e di filastrocca surreale, riesce a dosare i tempi e gli effetti verbali con la precisione di una comica del cinema muto.
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Impagabile, da antologia."
1994 - 95
di Walter Bernstein
da del 20 ottobre 1994
«La ribellione del prestanome» di Giorgio Prosperi
"Adattato e diretto da Antonello Avallone, il testo del film di Martin Ritt, ci presenta il cassiere di un bar, Howard Prince, interpretato con popolare eleganza dallo stesso Avallone, promosso autore perché un suo giovane amico, scrittore brillantissimo, interpretato con verità da Mimmo La Rana, è sulla lista nera e non può firmare le sue commedie.
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Lo spettacolo presenta una messa in scena da montaggio cinematografico, rara in un così piccolo teatro, e tentatrice di imprese del genere. Successo cordiale e generoso."
da del 19 novembre 1994
«Ricordi l'America della "lista nera"?» di Rodolfo Di Giammarco
"Eccellente idea, quella di teatralizzare oggi, con l'aria che tira, il soggetto e la sceneggiatura cui Walter Bernstein si dedicò per IL PRESTANOME («The Front»), fil del '76 girato da Martin Ritt con protagonista Woody Allen, testimonianza agrodolce sulla parentesi americana del maccartismo con relativa caccia alle streghe, allorché ogni simpatia per la sinistra veniva demonizzata e messa al bando.
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Diamo ampio merito ad Antonello Avallone di questa rilettura venata di umorismi, di arte della sopravvivenza, di spezzoni da camera.
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Si recita un come eravamo, con carineria ed emozioni.
Avallone, anche regista, è un Prince ben sfaccettato."
dei F.lli Marx
da del 24 febbraio 1995
«All'insegna dei Marx» di Margherita d'Amico
Mentre nel suo ultimo spettacolo «IL PRESTANOME», i cui si cimentava con un ruolo che al cinema fu di Woody Alle, del grande comico americano riproponeva l'ironia ma non l'aspetto fisico, in onore dei Fratelli Marx questa volta Antonello Avallone si è trasformato in Groucho. In «LEGÀLI DA LEGARE» al Teatro dei Cocci, di cui è adattatore, regista e interprete, Avallone calca la scena con la caratteristica camminata a ginocchia piegate, corredato da occhiali, baffi spessi e folte sopracciglie nere, e la somiglianza con "il terzo" dei cinque celebri fratelli è davvero ragguardevole.
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Il ritmo è scandito dal susseguirsi di battute, all'insegna dell'umorismo surreale dei Fratelli Marx che, alla verde età di sessant'anni, non appare invecchiato di un solo giorno.
da del 27 febbraio 1995
«Alle origini del "riso"» di Rodolfo Di Giammarco
E' stato detto che alle origini dell'umorismo ebraico un po' apocalittico e molto logorroico di Woody Allen (quello di anni addietro) c'era remotamente l'aggressività degli effetti comici già introdotti nel vaudeville americano dei fratelli Marx.
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Antonello Avallone vi assume il ruolo notoriamente loquace e scioperatamente carismatico di Groucho, sagoma provvista di baffoni neri, occhialetti, eterno sigaro in bocca. tight, andamento sgusciante e a busto curvo, attitudine per il nonsense, ammicco facile.
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Da citare alcuni brani godibili di slapstick tra i quali il rifacimento d'un bleus ferroviario negroide a mani sfarfallanti.
1995 - 96
di Eduardo Scarpetta
da del 14 novembre 1995
«Avallone - Sciosciammocca Risate e spensieratezza»
di Giorgio Serafini
Antonello Avallone torna a frequentare Eduardo Scarpetta e porta in scena al Teatro dei Cocci il personaggio di Felice Sciosciammocca nella celebre commedia " 'O scarfalietto".
La versione di Avallone, pur rimanendo fedele al nucleo originale, si propone di snellire l'impianto drammaturgico di una commedia che nell'originale mostra qualche insistenza o lunghezza. L'idea di Avallone è dunque felice e adatta al gusto moderno: il regista e drammaturgo isola il plot centrale, elimina la schiera di prsonaggi in eccesso e mette a fuoco il fulcro drammaturgico della storia. Se è dunque vero che per il teatro - come per l'arte - tutto ciò che è inutile è anche dannoso, allora si può davvero dire che l'opera di Avallone è certamente riuscita.
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Il risultato scenico è assai lusinghiero merito di una regia minuziosa e brillante, che ha saputo imprimere all'azione ritmi vertiginosi, moderni e comunque fedeli nella sostanza.
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La risposta del pubblico è immediata e spontanea, come prevedibile per uno spettacolo che si fonda in modo determinante sulla comunicazione con gli spettatori.
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Costumi multicolori, una serie infinita di gags, questi gli ingredienti di 'O SCARFALIETTO versione avalloniana.
Risate, come non se ne sentono spesso, con candore
"CUPIDO SCHERZA E ..... SPAZZA"
di Peppino De Filippo
da del 14 febbraio 1996
«L'omaggio di Avallone a Peppino De Filippo»
di Rodolfo Di Giammarco
Anche se Antonello Avallone, il Woody Allen del Teatro dei Cocci, ha una fisionomia un po' troppo smilza e linda per paragonarsi con fedeltà a Peppino De Filippo, ci sono buoni motivi per apprezzare lo spettacolo monografico di omaggio a Peppino che l'attore va replicando.
Innanzi tutto è bene che chi sia oggi in possesso di una comicità tenera e amarognola, e non adrenalinica come va dimoda, faccia appello al patrimonio ricco di sfumature, alla grazia farsesca, che ci ha lasciato il più malinconicamente "buffo" dei De Filippo. Poi non dispiace affatto che, come ci propone adesso Avallone, si rivitalizzino alcune gemme di atti unici lievemente anacronistici ma fragranti.
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Avallone crea qui un discreto ponte con la commedia all'italiana e un lieve gemellaggio con Totò.
da del 4 marzo 1996
«Avallone e Peppino nessuna imitazione» di Giorgio Serafini
Al Teatro dei Cocci, ad opera del vulcanico ed attivissimo Antonello Avallone, vanno in scena due atti unici di Peppino De Filippo, Don Raffaele 'o trombone e Cupido scherza e .... spazza, entrambe dei primi anni '30.
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Queste due brevi farse hanno un valore ed Avallone, regista e protagonista, ce le consegna nella loro asciutta funzionalità, sen- za fare il verso a Peppino. Avallone scommette sul Peppino drammaturgo e su se stesso come attore, senza altri artifici, e vin- ce brillantemente. Lo spettacolo è centrato in pieno con grande compattezza e con un apporto degli altri attori che si rivela fondamentale.
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Dal turbinio comico appaiono schegge di cattiveria, venature d'oscurità, sprazzi d'amarezza e di miseria, che fissano e sostan-
ziano così i chiaroscuri d'un acquarello solo apparentemente spensierato.
Bel lavoro, dunque, di riscoperta e d'archeologia, rendendo i giusti meriti ad un autore che, convince appieno.
1996 - 97
di Woody Allen
da del 18 novembre 1996
«Ancora Woody Allen per Antonello Avallone»
di Giorgio Serafini
Sovente chi - come cronista teatrale - esercita un istituzionale scetticismo a guisa di salvaguardia professionale, corre il rischio di vedere sopiti dentro di se l'istintività e lo stupore. Ma a volte accade ancore che la coscienza più ingenua si sollevi dal suo mesto torpore ed aggiunga a quelle normali del critico la facoltà sconosciuta del riso.
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Uno di questi accidenti della sorte ci è capitato al piccolo Teatro dei Cocci, dove Antonello Avallone si esibiva con la sua compagnia nell'ennesima versione di PROVACI ANCORA, SAM! di Woody Allen. La commedia, lo confessiamo, fino alla prova di oggi non ci aveva mai entusiasmato.
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Di Avallone sapevamo già che era uno degli interpreti più disinvolti del linguaggio scenico di Allen, di cui restituisce lo spirito portante senza cadere nel tranello della mera imitazione, ma dai suoi compagni di viaggio forse non ci aspettavamo un adesio- ne così genuina e sincera ad un costrutto registico ed intrpretativo così indipendente e originale. Immaginate un Woody Allen recitato a 78 giri ed avrete parzialmente lo specchio dell'operazione tentata da Avallone.
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Avallone trasforma tutto in una sorta di comica da cinema muto, nella quale il virtuosismo degli attori invece di essere mimico- acrobatico è piuttosto concettuale. Ma ciò non toglie che l'effetto sia lo stesso: un diluvio di risate, alle quali ci siamo accodati con sempre maggiore consapevolezza una volta scoperto lo scopo della tenzone.
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Apllausi trionfali.
da del 11 febbraio 1997
Un classico di Woody Allen al Teatro dei Colli
In scena «Provaci ancora, Sam!»
da del 12 febbraio 1997
Il critico timido e il fantasma di Bogart
«Provaci ancora, Sam!» di Allen con Antonello Avallone a Portogruaro
da del 14 febbraio 1997
La divertente commedia di Woody Allen a Dueville
Antonello Avallone interpreta Sam Felix
da del 13 febbraio 1997
Al Comunale di Fiuggi la celebre commedia «Provaci ancora, Sam!»
Un Woody Allen tutto all'italiana
da del 14 febbraio 1997
Risate doc a Fiuggi firmate Woody Allen
di Age - Scarpelli - Avallone
da di Napoli del 14 marzo 1997
La banda di Totò al Teatro Oriente di Torre del Greco
Torna in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa del grande Totò, la compagnia di prosa IL PUNTO diretta da Antonello Avallone in una rivisitazione poetica dell'Italia di quegli anni che propone sul palcoscenico una delle miglio sceneggiature interpretate con grande comicità dal nostro Totò.
da di Napoli del 14 marzo 1997
E' tornata la banda degli onesti di Francesco Urbano
Ancora oggi, a distanza di quarant'anni, non si può fare a meno di ridere dinanzi alla comicità travolgente ed all'ingenuità fanciullesca dei tre pseudo-falsari.
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Teatralizzare quel soggetto, poteva sembrare un'operazione azzardata, tanto più che il rischio maggiore era quello di dover convivere con lo spettro di un film impresso nella memoria cinematografica di tutti noi, ma Antonello Avallone ha raccolto la sfida, realizzando così una versione teatrale della celebre pellicola.
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Una delle cose più particolari è stata l'adozione della scenografia e dei costumi rigorosamente in bianco e nero. In pratica la sensazione era quella di trovarsi di fronte ad una pellicola degli anni Cinquanta, un po' consumata dal passare del tempo. Scenografia e costumi offrivano così, attraverso una minuziosa gamma di sfumature che andavano dal grigio piombo al perla, un'immagine dal gusto quasi "neo-realista". In questa cornice si sono venute a delineare le vicende riscritte con estrema misura da Antonello Avallone, ma sempre farcite da gustosa ironia.
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E così, dopo una sensazione di disorientamento iniziale, inevitabile visto il peso che l'eredità artistica comportava, la bravura degli attori e l'intelligente adattamento teatrale hanno ben presto cancellato il ricordo cinematografico, lasciando lo spazio alla piacevolezza della commedia ed alle risate del pubblico.
da del 14 marzo 1997
La banda degli onesti falsari ritorna per colpire ancora
di Iv. Li.
Sono stati i falsari più famosi della stori del cinema italiano, truffatori maldestri e teneri scolpiti a colpi di fotogrammi nella nostra memoria.
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Avallone, che proviene da esperienze di tutto riguardo attorno ai successi teatrali di tutto riguardo fatte attorno ai successi teatrali di Woody Allen, ha scelto un cast di tutti attori partenopei. E' il dialetto napoletano dunque a vivacizzare la rappresentazione, offrendo lo spunto a divertenti giochi di parole, doppi sensi e gags.
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L'operazione è interessante perché si tratta di un'occasione per tornare a ridere con un certo buonismo, d'epoca, con i buoni sentimenti della migliore tradizione del cinema degli anni '50 espressione di un Belpaese ancora povero ma che si avviava al boom economico di qualche anno più tardi.
da del 18 aprile 1997
Miracolo a teatro, torna Totò a regalare risate
da del 23 aprile 1997
Quei tre "onesti" truffatori di Rodolfo Di Giammarco
C'è molto artigianato brillante, c'è amore per le vecchie care trame di condominio, c'è l'incosciente poesia di certe frange discriminante dal boom degli anni '60, c'è il buongusto di una rivisitazione in bianco e nera (e grigio) d'una cinematografia attenta ai piccoli sentimenti e ai piccoli intrighi di un'Italia capace solo d'arrangiarsi, c'è un delicato e cordiale omaggio a Totò e Peppino ne "La banda degli onesti" di cui Antonello Avallone ripropone adesso una propria lettura in chiave di teatro, recitandovi e siglandone la regia.
da del 17 maggio 1997
Ridere in bianco e nero con le gag di Totò e Peppino
di Sandra Cesarale
Uno spettacolo in bianco e nero come un film degli anni cinquanta.
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Non è stato facile portare in scena l'adattamento (curato insieme alla regia da Avallone) di un film che si regge soprattutto sull'interpretazione di due grandi come Totò e Peppino De Filippo. Ma i tre protagonisti, Antonello Avallone, Mimmo La Rana e Vincenzo M. Battista, evitano il confronto. Lo spettacolo, gradevole e divertente, ha nelle colorite espressioni napoletane uno dei suoi punti di forza.
2000 - 2001
di Raffaele Viviani
da
Nella Roma che ufficialmente non dedica un'ombra d'attenzione al cinquantenario della scomparsa di Viviani ecco spuntar fuori al T.dei C., tra realismo e sberleffo surrealistico, l'appetitosa messinscena di un suo testo venato di comicità nera....artefice della scelta è l'instancabile A.A....Questa recita vivianea sa assai bene di macchietta, di Totò e di morto che parla.
da
Raffaele Viviani poesia partenopea di Antonella Melilli
A.A. regista, anch'esso in scena nella parte che fu di Viviani col supporto di interpreti gustosamente efficaci e puntuali, ne fornisce un allestimento di limpida e divertente dignità.
da IL GIORNALE D'ITALIA
Morte
di carnevale...e scoppiano le risate
di Gianluca Verlezza
A.A. ormai non stupisce più, dando corpo come attore, regista e ideatore ad uno spazio romano unico, dedicato alle risate alla napoletana.Nel cast di Morte di Carnevale anche personaggi di contorno tanto credibili quanto indispensabili al colore dell'ambiente, tratteggiati con semplicità, mai con superficialità.
da IL GIORNALE DI OSTIA
Raffaele Viviani e la espressività teatrale partenopea di Mauro Milesi
Chi vuole gustare la comicità popolare del grande drammaturgo napoletano, non deve far altro che recarsi al Teatro dei Cocci dove A.A. fa rivivere la frizzante comicità di un grande autore partenopeo.
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