STORIA dello ZAMBIA
©Mauro Sanna

ETA' DELLA PIETRA /      / ETA' DEL FERRO / /        LE INFLUENZE EUROPEE /      / LE INVASIONI / /

MISSIONARI & COLONIZZATORI / /        L' IMPERO / /          IL RAME /

LA FEDERAZIONE /      / L'INDIPENDENZA / /       LA DEMOCRAZIA

 

redaf5.jpg (7642 byte)La Great Rift Valley, che fende il territorio partendo dal Lower Zambesi  nello Zambia meridionale sino alle sorgenti del fiume Giordano in Egitto, é riconosciuta come  una delle culle del genere umano, e la popolazione dello Zambia, oggigiorno vive, sul suolo dove i nostri avi abitano da millenni.

"Il pozzo del passato è molto profondo"  diceva Thomas Mann.
Gli archeologi hanno stabilito che il processo di civilizzazione nella zona settentrionale della Rift Valley dell'Africa, é iniziato almeno 3 milioni di anni fa, e alcune reliquie in pietra, simili a quelle trovate in Kenya, sono state rinvenute lungo il corso del fiume Zambesi.

In molte zone dello Zambia sono stati rinvenuti numerosi siti che risalgono alla prima età della pietra, i più importanti dei quali si trovano presso le cascate Kalambo nel nord e presso le cascate Vittoria nel sud. Nel primo ci sono prove dell'uso sistematico del fuoco da parte dei primati umani, che risalgono a circa 60.000 anni fa. Nel secondo, è stato rinvenuto un complesso che mostra lo sviluppo delle tecniche nel corso del tempo, a partire da tempi remotissimi (questo "scavo" si trova nel Field Museum alle cascate Vittoria).

Il teschio dell'uomo di Broken Hill, che risale a 70.000 anni fa, fornisce delle indicazioni riguardo l'aspetto degli esseri umani di quel periodo.

E' probabilmente durante la fase successiva - l' età media della pietra, circa 25.000 anni fa, che, con la raffinazione nella manifattura degli utensili, la differenziazione tra le popolazioni, e il seppellimento dei morti, l'uomo moderno emerse nello Zambia.

Noi possiamo immaginarci piccoli gruppi familiari di persone di bassa statura che vivevano lungo fonti d'acqua e che si nutrivano attraverso la caccia, la pesca, la raccolta di frutti e di miele (alcuni teschi mostrano chiari segni di carie dovuti forse al miele   Erano costretti a migrare in continuazione per seguire gli spostamenti stagionali delle antilopi. 15000 anni fa ebbe inizio la tarda Età della pietra.

Gli uomini iniziarono a vivere nelle caverne e in rifugi di pietra, decorandone i muri con disegni. In Zambia vi sono, oggi, pochissimi esempi di questi disegni a causa del clima umido della stagione delle piogge. Quelli che sono rimasti non eguagliano la raffinatezza trovata invece nel Rock Art rinvenuto in Zimbabwe o in Sud Africa. Tuttavia un disegno di un antilope "Eland" a Katolola nella Eastern Province suggerisce che questa non era solo un'arte decorativa, ma che, anzi, era un rituale oppure aveva un significato religioso: in Sud Africa si sono trovate delle prove  che questo animale, lì fosse considerato un animale sacro dalla popolazione del tardo periodo dell'età della pietra.

Questa evoluzione spirituale e artistica avvenne in contemporanea ad un'altra invenzione importante: l'arco e la freccia. Questa invenzione rivoluzionò la pratica della caccia e fornì agli esseri umani un'arma da combattimento con funzione meccanica, oltre ad uno strumento musicale! Anche se l'uomo di questo periodo non arava e non praticava la pastorizia, non possiamo fare a meno di riconoscerci in lui.

Eta' del Ferro

Gli zambiani dell'età della pietra probabilmente assomigliavano ai San odierni, ma qui in quel periodo ci sono prove confutate da scheletri rinvenuti, di caratteristiche fisiche negroidi, prima dimostrazione del fatto che l'egemonia della popolazione aborigena sta giungendo a termine. Nel corso dei secoli tra 300 A.C. e 400 A.D. lo Zambia è stato gradualmente popolato da popolazioni negroidi, che in seguito giunsero ad occupare l'intero paese, anche se in alcune zone la loro presenza era così esigua da permettere agli usi delle popolazioni aborigene di essere tramandati sino ai giorni nostri.

La cultura materiale dei nuovi arrivati era radicalmente diversa da quella dell'uomo dell'età della pietra. Essi erano degli agiricoltori che custodivano animali domestici, cercavano metalli e li lavoravano, conoscevano la lavorazione della ceramica e abitavano in case di fango. Noi non possiamo sapere quale lingua utilizzassero queste popolazioni dell' Early Iron Age , ma erano quasi sicuramente i primi a parlare la lingua ‘Bantu’ popolazioni dell'Africa Nera la cui migrazione millenaria forse dagli altipiani del Nigeria/Camerun, li ha resi dominanti nella maggior parte del continente a partire dal 7° grado Nord circa - un processo completato nel Sud-Africa nel 1994.

Uno sguardo alla Cartina Archeologica dello Zambia mostra che vi sono stati siti che risalgono al primo periodo dell' età del ferro ovunque nel paese e che nel sud questa popolazione era abbastanza densa da poter mandar via (o assorbire) del tutto la popolazione aborigena . Trionfò la tecnologia dell' età del ferro, non solo perchè il ferro permetteva di creare delle armi resistenti e utili, ma perchè la vanga, l' acetta, e il coltello permisero la crescita e l' insediamento dell'agricoltura in tutta la foresta. La pratica del taglio della vegetazione e del suo incendio, conosciuto come chitemene é ancora oggi il sistema agricolo più utilizzato in gran parte dello Zambia.

Siccome il ferro non poteva essere presente ovunque, non vi è alcun dubbio sul fatto che esistesse un commercio fra coloro che lo producevano e altri che invece vendevano prodotti quali, per esempio, pesce essicato dei fiumi o dei laghi, prodotti in ceramica o sale.

A parte il ferro, nel 350 A.D. il rame iniziò ad essere un metallo ricercato e lavorato. Veniva utilizzato per creare gioielli e, sotto forma di croce, come moneta: oggi il rame è la più grande industria dello Zambia si può quindi sostenere che lo Zambia è un paese minerario da almeno 1600 anni.

I reperti archeoligici mostrano che attorno al 800 A.D. la popolazione del primo periodo dell'età del ferro iniziava ad essere meno omogenea, per esempio, si notano dei diversi stili nella lavorazione della ceramica nella diverse zone e si pensa che risalga a questo periodo lo sviluppo di entità politiche. Alcuni di essi si occupavano del commercio di metalli ed altri di commercio. Infine, attorno al 1300 A.D. il periodo del primo periodo dell'età del ferro era stata superata da una cultura molto più avanzata.

Nella valle dello Zambesi, non lontano dalla diga di Kariba, c'è un sito chiamato Ing-ombe Ilede ( che tradotto significa "dove giace la mucca")  che fu scoperto per sbaglio durante un lavoro di ingegneria civile nel 1960. Qui, uno sotto l'altro giacciono, villaggi che risalgono a 700-1000 anni fa. Il primo insediamento è tipico del primo periodo dell'età del ferro, ma il secondo testimonia un economia più sofisticata. La ceramica è di una qualità superiore rispetto a quello trovato in altre zone del paese: i morti, presumibilmente solo i capi, venivano sepolti con perline d'oro (probabilmente dalle miniere dello Zimbabwe) e con le croci di rame che fungevano da moneta. Vi erano anche numerosissime perline di vetro che potevano derivare solo da scambi commerciali con le coste lungo l'oceano indiano, a 1000 chilometri a est del sito dove gli Swahili musulmani praticavano il commercio con l'Asia (Il tesoro dell'Ing-ombe Ilede, come viene chiamato, si può vedere al Livingstone Museum).

Ing-ombe Ilede era ovviamente un piccolo stato commerciale oppure un principato, governato da nobili, forse una plutocrazia con una struttura notevolmente diversa rispetto a quelle comunità rurali del periodo precedente. Era un prototipo dei regni che caratterizzano il tardo periodo dell'età del ferro. Questi, come Ing-ombe Ilede avevano  dei modelli prestabiliti nel commercio con il distante mondo esterno.

I secoli tra il 1500 e il 1800 A.D. vedono molti dei popoli dello Zambia organizzati in gruppi o capeggiati da un chief o in monarchie. I Chewa all' Est, i Lozi a ovest, i Bemba e i Lunda a Nord, erano le più grandi, stabilite o sotto l'influenza del grande e potente Impero dei Lunda di Mwata Yamvo o erano estensioni del medesimo regno, nella zona che oggi fa parte dello Zaire meridionale. Nel 18° secolo, o forse molto prima, l' Impero intratteneva rapporti commerciali con la Costa Atlantica, e con gli altri stati della costa Orientale, dove l'intero commercio mondiale era rappresentato dalle città stato Swahili, a partire dalla Somalia sino al delta Meridionale dello Zambezi. I prodotti più richiesti erano il rame, l'avorio, il corno di rinoceronte e gli schiavi.

Le Influenze Europee

La richezza del commercio dell' Oceano Indiano era uno degli elementi (l' altro era la divulgazione della parola di Dio), che nel 15° secolo spinse i portoghesi, che avevano appena riconquistato i loro possedimenti dai musulmani, a imbarcarsi nei loro lunghi viaggi alla scoperta di nuovi mondi.

L'Africa era stata già circumnavigata, da Oriente a Occidente, da una flotta fenicia, e i portoghesi volevano fare altrettanto ma da occidente verso oriente in modo da interrompere il monopolio dei musulmani nel commercio delle spezie provenienti dall'Asia e vendute in Europa a prezzi esorbitanti . Nel 1498,   l'Ammiraglio Vasco da Gama, arrivò a Calcutta nell' India meridonale, dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza. Egli procedette a bombardare e saccheggiare la città e, dopo, fece rientro a Lisbona con un bottino dal valore immenso.

Nel 1515 il commercio dell' Oceano indiano era, grazie all'uso della forza,  nelle mani dei portoghesi, i quali si stanziarono, cambiando il corso della storia dello Zambia, lungo le coste dell'Angola e del Mozambico.

Anche se i portoghesi erano ben contenti di acquistare l' avorio e il rame prodotto nell'Africa centrale, il commercio degli schiavi divenne, e lo sarebbe stato per i secoli a venire, uno dei prodotti più richiesti. Questo crimine mostruoso contro l'umanità, come l' olocausto dei Nazisti, fu facilmente accettato dagli uomini di fede.

I tentacoli della tratta degli schiavi giunsero a penetrare le zone pù interne dell'Africa centrale, dove durante il medesimo periodo, sorgevano le Monarchie del tardo Medio Evo, di cui si è già avuto luogo di discorrere.

L'utilizzo degli schiavi in ambito domestico faceva parte dell'organizzazione sociale di questi stati centrafricani e i furfanti, i criminali e i prigioneri di guerra venivano utilizzati a tal fine.I Portoghesi ricorrevano alla violenza per la cattura degli schiavi: Gli schiavi venivano scambiati dai capi tribù africani in cambio di prodotti quali il calico, il rum, gioielli e armi. Questi venivano poi mandati a lavorare nelle miniere oppure nelle piantagioni dell' Oceano Atlantico.

Inevitabilmente molti capi locali ricorsero alla violenza per assicurarsi schiavi e quindi poter continuare ad intrattenere rapporti commerciali con i portoghesi.

A parte l' influenza sullo Zambia degli Swahili e dei portoghesi, non bisogna sottovalutare anche l' influenza della colonizzazione olandese, e in seguito Inglese della Città del capo e del circondario, a partire dal 1652 in poi.

Le Invasioni dal Sud

All' inizio del 19° secolo, probabilmente in risposta alle intrusioni straniere, Shaka dei clan Zulu e Nguni, iniziò a creare uno stato centralizzato basato sulla forza. Gli altri popoli nelle zone circostanti che non volevano assoggettarsi volontariamente al crescente regno degli Zulu, furono costretti a fuggire per non essere uccisi. Tre di questi gruppi avrebbero avuto un grande ruolo nel futuro dello Zambia, 1500 chilometri a nord dal cuore del regno Zulu nel Sud Africa orientale.

Uno di questi era il clan Sotho proveniente dall'odierno Orange Free State: il suo leader era Sebitwane e lui diede il nome della sua moglie preferita, Kololo, al suo popolo. Un altro era Mzilikazi, uno dei generali di Shaka che aveva litigato con lui ed era andato via. Dopo essere stati sconfitti dai coloni olandesi nel Transvaal, lui e il suo popolo, gli Ndebele invasero e conquistarono lo Zimbabwe occidentale.

Il terzo, anch'essi come Mzilikazi, un Nguni, era Zongendaba. Lui portò i suoi seguaci al di fuori dell'impero di Shaka attorno al 1820. Questi Ngoni (come oggi vengono chiamati) attraversarono lo Zambezi nel 1835 e proseguirono al nord giungendo sino al Lago Tanganika dove si stanziarono per un lungo periodo tra i Bemba. Nel 1865, sotto il successore di Zongendaba, Mpenzeni I, si stabilirono permanentemente in quella che oggi viene chiamata la Eastern Province dello Zambia.

Mzilikazi conquistò lo Zimbabwe nel 1837, mentre Sebitwane attraversò lo Zambezi pochi anni prima, prendendo possesso del territorio appena a nord delle Cascate Vittoria. Da lì egli si diresse a occidente per conquistare il regno dei Lozi nel Upper Zambezi e fondò il suo stato Kololo.

Sarebbe errato parlare dello Zambia di quel periodo come di uno "stato". L'area definita dai confini attuali era abitata da vari regni, per esempio dai Bemba, dai Lunda, dai Kololo, dai Chewa, questi ultimi notevolmente indeboliti dai saccheggi degli Ngoni. E' stato spesso detto che se queste entità non fossero state disturbate,  si sarebbero sviluppate, nel ventesimo secolo,  in stati autonomi. Tuttavia la storia non si fa con i se.

Missionari e Colonizzatori

Nel 1840, David Livingstone, un medico scozzese di 27 anni che era anche diventato ministro della Chiesa, partì dalla Gran Bretagna e si recò a Città del Capo per lavorare come evangelista-medico per conto della società missionaria London Missionary Society. Egli avrebbe, nel corso degli anni, risvegliato l'interesse degli imperialisti inglesi per l'Africa centrale. Nel frattempo il Portogallo cercava di rafforzare il potere dei propri possedimenti in Africa cercando di unificare il Mozambico e l'Angola lungo l'altopiano dell'Africa centrale. Diversamente dai portoghesi, gli inglesi non sapevano nulla di questi territori dell'interno dell'Africa. I "Geografi di Scrivania" come venivano definiti da Livingstone, credevano che fossero dei grandi deserti di sabbia, e, nel 19° secolo erano ignoranti in materia come lo erano stati i loro predecessori nel dicittesimo secolo, i quali erano stati fatti oggetto di satira da parte di Jonathan Swift:
‘So geographers in Afric-maps, With Savage-Pictures fill their Gaps, And o-er uninhabitable Downs, Place Elephants for want of Towns.’

Livingstone avrebbe fornito una descrizione esatta di questi luoghi. Iniziò le sue attività alla missione della L.M.S. a Kuruman (nella   Northern Cape di oggi), ma presto si spostò a nord dove fondò una propria missione a Kolobeng, vicino a Gaberone, Botswana, dove rimase per un decennio. Riuscì a convertire un solo individuo, il capo tribù o chief Sechele, che presto ritornò all'animismo. Livingstone si annoiò di fare il semplice lavoro di missionario e iniziò a fare lunghi viaggi esplorativi, aiutato anche da un ricco inglese dal nome di William Cotton Oswell: i due sono stati i primi uomini europei ad aver visitato il Lago Ngami, al centro del Kalahari, giunti con l' ausilio di due guide Tswana che sapevano come arrivarci. Questa è la descrizione che Oswell fece di Livingstone: ‘Beh a vederlo uno non penserebbe che sia un gran chè di uomo, ma è un tipo molto coraggioso’.

Nel 1851 Livingstone e Oswell   attraversarono il Kalahari per andare a far visita a Sebitwane, che avevano già conosciuto sul Upper Zambezi. Oswell, nelle sue memeorie descrive così il re: ‘Questo Chief veramente grande....solo un pò austero, con un grande potere di annettere gli uomini a sé?.

Livingstone rimase anch'egli colpito e pensò che la somiglianza della lingua dei Kololo con quella dei Tswana che ormai lui conosceva bene, fosse segno della benedizione di Dio. Tuttavia presso Sebetwane egli fece conoscenza della tratta degli schiavi - i nobili di Kololo indossavano tessuti che originavano dal Manchester che ottenevano dai portoghesi in Angola, in cambio di avorio e schiavi.

Assieme ad Oswell, anch'essi un leale abolizionista, giunsero alla conclusione che l'unico modo per fermare la tratta era quello di operare un nuovo tipo di evangelizzazione, una combinazione di fede e di commercio che avrebbe poi portato alla civilizzazione: una sorta di programma di sviluppo cristiano sotto il quale la tratta degli schiavi sarebbe stata rimpiazzata da un commergio "legale" per esempio il cotone, che veniva coltivato nella zona e che avrebbe avuto una grande mercato nella Gran Bretagna. Questo progetto sarebbe dovuto essere sotto la direzione di coloni scozzesi appositamente selezionati.

Pur non avendo egli stesso un grande interesse nella fede Cristiana, Sebitwane accettò che Livingstone aprisse una missione nel suo territorio, se non altro affinchè potesse essere protetto contro il suo nemico Mzilikazi degli Ndebele, il cui regno guerriero confinava con il suo.

Anche se Sebitwane morì poco dopo questo accordo, il suo successore, Sekeletu, si impegnò ad onorarlo e Livingstone promise di creare egli stesso la missione. Tutto ciò che rimaneva era trovare uno sbcco sul mare.

Il passaggio più economico per il previsto commercio di cotone e avorio sarebbe potuto essere attraverso il porto portoghese di Luanda, sulla costa Atlantica, e Livingstone decise di controllare e vedere se  era realizzabile una via che arrivasse fin lì partendo dal Barotseland, come anche viene chiamato il Regno Kololo..

Il viaggio fu finanziato da Oswell e Sekeletu, e dopo una sosta alla Città del Capo per prendere scorte, Livingstone si diresse verso l' Upper Zambezi nel 1853. Il viaggio di rientro dopo circa un anno fu un incubo, la via completamente inadeguata per il commercio.

Livingstone si convinse poi che lo  Zambesi sarebbe potuto essere la "superstrada di Dio" (‘God’s Highway’) verso l' Oceano Indiano. Nuovamente, con l'appoggio di Sekeletu, Livingstone si diresse a oriente verso il fiume. "Scoprì"  la grande cascata e decise di darle il nome della regina Victoria, cascata, a cui i Kololo avevano già dato il nome di Mosi o Tunya ( Il Fumo che Tuona). I Leya, che vivevano proprio a fianco e che nutrivano un grande timore delle cascate le chiamavano Shongwe (Arcobaleno).

Dopo aver raggiunto il porto di Quelemaine, in Mozambico, verso la fine del 1856, Livingstone si recò in Gran Bretagna passando attraverso il Mar Rosso e il Mediterraneo. Egli fu ricevuto alla stregua del più grande esploratore che sia mai esistito.

Livingstone mise a buon uso i 15 mesi trascorsi in Gran Bretagna. Scrisse e pubblicò Missionary Travels and Researches in South Africa (1857), un resoconto dettagliato della sua esperienze carico di osservazioni idelogiche, che divenne un best-seller di grande ispirazione. Lui tenne molti discorsi in giro per il paese cercando di promuovere la sua idea di speculazione Cristiana nell 'esportazione del cotone nell' Africa Centrale, usando lo Zambesi come la propria ‘superstrada’.

Lui si dimise dalla London Missionary Society, ma organizzò per loro una spedizione di missionari diretti a Kololo (non andando ruppe la promessa fatta a  Sekeletu). Nel frattempo, la Chiesa d' Inghilterra diede vita alla Universities Mission to Central Africa, posta sotto l' egida di Livingstone.

Per coronare la sua gloria, fu messo a capo di una spedizione sullo Zambesi sponsorizzata dal governo il cui obiettivo era quello di dar vita ad una colonia brittanica "nell'altopiano salutare" (nelle parole di Livingstone) vicino all'odierna città di Mazabuka nello Zambia meridionale. Ci sarebbe stato anche un porto per le navi a vapore vicino alla confluenza dei fiumi Kafue e Zambesi.

L' intero progetto finì in rovina e in recriminazioni quando si trovò che la gola di Cabora Basa nel Mozambico, che Livingstone non aveva ispezionato rendeva la "God's Highway" assolutamente non idonea alla navigazione. La missione della LMS a Kololo fu dunque un grande fallimento anche perchè la maggior parte dei componenti della spedizione morì.

Dopo il fiasco di Cabora Basa, Livingstone diresse la sua attenzione verso il Lago Malawi (che lui falsamente dichiarò di aver scoperto) e fondò la missione Anglicana ai piedi degli altipiani nella zona meridionale di esso. Gran parte del personale morì e i restanti furono richiamati in patria.

Alla fine del 1863 scadde il mandato per la spedizione sullo Zambesi. Livingstone ritornò in Gran Bretagna sotto una nuvola di fallimento e di dispiacere senza avere in apparenza concluso nulla.

Alla fine del 1865 era nuovamente in partenza per l'Africa, in cerca di un altro luogo ideale per la creazione della sua colonia oltre alla vana ricerca della sorgente del Nilo. Era similmente sperduto nel cuore dell'Africa quando la sua reputazione ormai scarsa, fu improvvisamente rinvigorita dal giornalista  H.M. Stanley nel suo resoconto e nel suo libro  How I found Livingstone, cioè "Come ho trovato Livingstone" (1872).

Livingstone morì, le sue ambizioni non appagate, al villaggio di Chief Chitambo, vicino alla sponda meridonale dei Bangweulu Swamps in Zambia nel 1873. Stanley aveva convinto il mondo che Livingstone era un eroe e un santo, e il suo corpo imbalsamato fo trasportato alla costa da alcuni portatori, per essere imbarcato alla volta della Gran Bretagna. Fu tumulato, ricevendo onorificenze reali nel in Westminster Abbey, a London. Sul posto è stata eretta una statua in suo onore.

La nuova reputazione di Livingstone, tuttavia, non scomparve con la sua morte. Nel giro di un anno egli era stato di ispirazione ad un gruppo di missionari che, usando il suo nome, volevano operare nella zona di  Malawi. Inoltre, in suo nome, l'ugonotto francese Francois Coillard aveva aperto una missione nel Barotseland circa dieci anni dopo la sua morte. In seguito altri missionari Protestanti si diressero verso lo Zambia. Non volendo rimanere esclusi, i Cattolici inviarono Henri Dupont dei Padri Bianchi a convertire i Bemba

L' Impero

Con l'aiuto di Coillard e di Dupont, l'imperialista inglese Cecil John Rhodes proprietario della British South African Company (BSAC) era riuscito a occupare l' intero Zambia alla fine del 19° secolo. Nel 1911 il territorio assunse il nome di Rhodesia del Nord, con capitale  Livingstone, vicino alle  Victoria Falls, cioè le cascate Vittoria. (Nel 1935 la capitale fu spostata a Lusaka, città sicuramente più centrale).

Rhodes ambiva a rendere l' Africa dal Capo al Cairo parte dell' Impero coloniale della Gran Bretagna (da qui il nome della via principale di Lusaka, Cairo Rd). Anche se lo Zambia non era certo un serbatoio di ricchezze minerarie (considerazione notevole per gli azionisti della Compagnia), bisognava comunque fare il possibile affinchè non entrasse a far parte dei possedimenti del Portogallo che rivendicavano un diritto secolare sul territorio. Fu questo il momento in cui furono tracciati, in base agli accordi fra le potenze coloniali, i confini esistenti.

La BSAC riuscì nel suo intento stipulando degli accordi poco onesti con i capi tribù, coloro che rifiutavano di sottomettersi, come Mpezeni degli Ngoni o Mwata Kazembe, venivano minacciati e convinti con l' uso della forza. La BSAC non era una Società benevola. Era una azienda che doveva registrare profitti e la sua amministrazione fu condizionata da questi fatti. Bisogna però sottolineare che la Compagnia, almeno inizialmente, migliorò le condizioni di vita della popolazione, mettendo fine alle sanguinose guerre tribali, alla tratta degli schiavi e alle tirannidi di molti re crudeli.

Tutte le speranze della BSAC di avere introiti sostanziali dal settore minerario, si dimostrarono inutili e gli amministratori dovettero dunque ricorrere al Hut Tax (cioè una tassa sulle capanne, pagabile in contanti) su tutti gli africani di sesso maschile che avevano raggiunto la pubertà. Tutte le dimostrazioni contrarie alle tasse furono domate con l'uso delle armi, a coloro che non pagavano venivano incendiate le capanne, e gli evasori fiscali venivano imprigionati. Gli uomini che non collaboravano venivano obbligati al lavoro forzato remunerato con uno stipendio esiguo - migliaia di essi vennero inviati a lavorare nelle miniere sudafricane e della Rhodesia del Nord: la ferrovia tra le Cascate Vittoria e il Katanga (Zaire) fu finanziata dal Hut Tax - che con il tempo divenne un profitto.

Circa  20.000 zambiani che furono arruolati con la forza come portantini per le forze britanniche nell'Africa orientale durante la Prima Guerra Mondiale, perirono a causa di malattie e per astenia.

Alcune zone dello Zambia furono private del tutto della monodopera maschile, gran parte del territorio, incluso il luogo dove Livingstone avrebbe voluto insediare la sua colonia, furono assegnati ai coloni bianchi. Gli africani nulla potevano fare per decidere il loro destino anche se l' istruzione elementare fornita dai missionari non tardò a produrre un gruppo di individui politicizzati.

Col giungere del 1923, l'amministrazione della Compagnia appariva come un anacronismo al governo britannico e nel medesimo anno il Colonial Office assunse la responsabilità amministrativa del territorio. La Rhodesia del Nord diventava un Protettorato della Gran Bretagna dove gli interessi degli africani sarebbero stati di priorità assoluta.

Gli africani reputavano che l'amministrazione del Colonial Office era, per certi versi, gran lunga più favorevole a quello della Compagnia. Quello che mal sopportavano era l'atteggiamento di apartheid, vigevano infatti delle rigidi discriminazioni razziali acui venivano sottoposti qualora avessero voluto occupare determinate terre oppure nell'accesso a determinate città e a lavori ritenuti "dei bianchi".Il Colonial Office, inoltre, aveva cercato di rinvigorire il sistema politico tribale per applicare la forma dell' Amministrazione Indiretta. I bianchi rappresentavano un' èlite privilegiata con una posizione economica tutelata, e presto avrebbero avuto anche delle rivendicazioni di autonomia nei confronti della Gran Bretagna. I meticci e gli emigrati di origine asiatica avevano una posizione ambigua nel regime.

Il Rame

La scoperta e l' apertura, tra la fine degli anni 20 e l'inizio degli anni 30, del sottosuolo ricco di metalli nella regione del Coppebelt zambiano, avrebbero presto reso questa piccola regione lunga 120 km e larga 40, una delle regioni minerarie più concentrate e rinomate al mondo.

Un numero esiguo di miniere d'oro e di rame erano state aperte anche sotto l'amministrazione della BSAC ma erano difficilmente transitabili, mentre lo erano quelle di zinco e piombo aperte nella regione di Kabwe (inizialmente chiamata Broken Hill - dove nel 1921 fu scoperto il teschio preistorico)

Il ricco sottosuolo del Copperbelt, con la maggior parte delle richezze che giacevano sotto reperti archeologici, erano abbastanza promettenti da attirare investimenti esteri su larga scala. Nel corso degli anni l'industria venne a trovarsi sotto il controllo di due grossi gruppi, la South African Anglo American Corporation e la Roan Selection Trust con una parte delle azioni permanentemente in mano agli americani. La BSAC, a cui appartenevano gran parte dei diritti minerari, avrebbero guadagnato una grossa percentuale di guadagni sugli utili, che nel 1963, ammontavano a circa - 83 miliardi di sterline.

Lo sfruttamento di queste risorse richiedeva un grande dispiego di manodopera e zambiani provenienti da tutto il territorio vennero attratti verso il Copperbelt. Mentre il sistema migratorio precedente tendeva a disperdere la popolazione, il Copperbelt portava ad una concentrazione di uomini, cosichè iniziò a delinearsi e a mettere radici una classe operaia di minatori zambiani, essi furono essenziali per la produzione di circa 800.000 tonnellate di metallo rifinito all'anno. Anche qualora fossero rimaste in esistenza affiliazioni tribali, queste sarebbero risultate sempre meno rilevanti in questo nuovo contesto: un minatore era prevalentemente un minatore, non importava se di origine Tonga o Bemba, e lo stesso discorso valeva per tutte le attività sorte come supporto all'industria mineraria.

Anche se le autorità coloniali cercarono di fare il possibile per promuovere l'organizzazione politica tribale, il Copperbelt lo distrusse, creando una comunione di interessi che col tempo sarebbe sfociato nello slogan ‘One Zambia One Nation’.

L'amministrazione delle miniere e i lavori professionali erano tutti in mano ai bianchi, la maggior parte dei quali provenivano dal Sud-Africa intriso di razzismo. La discriminazione impediva agli africani di avanzare nelle categorie di lavoro ma rafforzò la loro determinazione.

Nel 1935, scioperarono contro le tasse inique; nel 1940 scioperarono contro i salari e si registrarono 13 decessi. Nel 1948, fu formato il primo sindacato di minatori cioè la African Mineworkers Union; nel 1955 ci fu       l' arresto completo dovuto alle condizioni salariali per un periodo di 58 giorni, terminato con la vittoria dei minatori. Le Compagnie furono portate ad inserire, seppur gradualmente, gli africani anche nelle cariche amministrative.

Sul fronte politico si può dire che il sentimento nazionalista aveva conosciuto una crescita inarrestabile a partire dalla guerra del 1939-45 nella quale avevano partecipato, per conto degli Alleati in Burma, moltissimi zambiani.  Verso la fine degli anni 40, il Northern Rhodesia African Nationalist Congress, guidato da Harry Nkumbula, era stato formato attraverso la federazione delle Welfare Associations, create a loro volta dagli studenti delle missioni, nel corso dei decenni precedenti la seconda guerra mondiale.

La Federazione

Il movimento nazionalista fu rinvigorito nel corso degli anni 50 quando il Colonial Office appoggiò la creazione della Federazione tra la Rhodesia del Nord, il Nyasaland (Malawi), uno dei protettorati inglesi, e la Rhodesia del Sud (Zimbabwe).La Rhodesia del Sud, già governata dai coloni bianchi, era in bancarotta, e questi vedevano nella Rhodesia del Nord con le sue richezze minerarie, una "mucca da mungere" (come venne apostrofata da uno dei politici della Rhodesia del Sud).

L'opposizione zambiana alla Federazione, a cui parteciparono in prima linea anche degli asiatici e dei coloni bianchi, non fu abbastanza deciso per impedire la sua creazione nel 1953. Come avevano previsto gli zambiani, nei dieci anni della sua esistenza, centinaia di migliaia di sterline vennero dirottate verso la Rhodesia del Sud. Qui i coloni bianchi crearono delle strutture economiche impressionanti mentre la "mucca da mungere" restava senza neanche una strada decentemente asfaltata, per non parlare poi di strutture scolastiche o sanitarie.

Nella metà degli anni 50, la fallita campagna contro la Federazione si trasformò in lotta per la completa autodeterminazione. Quando Nkumbula, ormai stufo di lottare, sembrava non poter più assolvere a questo compito, il suo partito, l' ANC subì una scissione. Nazionalisti più giovani e dinamici formarono in prima istanza il Zambia African National Congress (che fu messo al bando e i suoi leader imprigionati) e poi, nel 1958, il United National Independence Party. Quando venne liberato, Kenneth David Kaunda, un attivista carismatico, insegnante di professione, venne posto al vertice del partito. UNIP iniziò così una campagna pacifista per l'indipendenza (anche se nel nord ci fu una rivolta violenta, sedata dall' Esercito federale).

Nel 1960 il Governo Britannico, nel famoso discorso "C'è un vento di cambiamento che soffia sull'Africa" tenuto dal Primo Ministro Harold Macmillan, aveva riconosciuto che i giorni di governo coloniale minoritario in tutto il continente, stavano giungendo a termine. Il Primo Ministro della Federazione, Roy Welensky, minacciò di effettuare una dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Gran Bretagna, ma venne bloccato. Quando i sindacati zambiani e il forte gruppo di pressione dei minatori diedero il loro pieno appoggio all' UNIP, il movimento nazionalista divenne inarrestabile. La rivalità intensa e spesso violenta tra iI partito di Kaunda, UNIP, e quello di Nkumbula, l' ANC, fu finalmente neutralizzata da un temporaneo governo di coalizione.

L'Indipendenza

La Federazione fu sciolta nel 1963, lasciando come unica eredità alla Rhodesia del Nord la Diga di Kariba sullo Zambesi, che sarebbe dovuto essere, secondo i federalisti, il modo per legare la Rhodesia del Nord alla Rhodesia del Sud per sempre. Nel gennaio dell'anno seguente furono svolte, per la prima volta in Zambia le elezioni a suffragio universale adulto, e anche se l' ANC ottenne dei buoni risultati in alcune zone, il partito UNIP vinse le elezioni. Kaunda divenne così il Primo Ministro. In seguito, la mezzanotte del 24 Ottobre del 1964, lo Zambia divenne una repubblica indipendente presieduta da Kaunda.

Kaunda rimase in carica per 27 anni. Anche se i primi anni di presidenza furono caratterizzati da grandi innovazioni nel settore dell' istruzione, della sanità e delle infrasrtutture in generale, i suoi tentativi di "decolonizzare" l' economia attraverso la nazionalizzazione della stessa, risultò inefficace, e in disastroso declino.

Il suo regime a partito unico, che diede a UNIP il potere assoluto, si fossilizzò presto in una autocrazia mantenuta in vita con dei metodi da stato di polizia.

Nel 1990, una economia in crisi oltre alla frustrazione politica, portarono a gravi dimostrazioni per la situazione alimentare e ad un tentativo di colpo di stato che provocò una euforia generale tra la popolazione. Quando fu chiaro che i disordini non potevano essere domati solo con le armi, l'opposizione al regime divenne così profonda e diffusa che Kaunda dovette cedere di fronte ad una richiesta di cambiamento.

La Democrazia

Lo stato a partito unico fu abolito e, nel ottobre del 1991 furono tenute libere elezioni. Kaunda e il suo UNIP furono sconfitti con uno scarto del 60% di voti (80% contro 20%) ottenuti dal nuovo Movement for Multi-party Democracy, una grande coalizione di diversi gruppi d' interesse.

Frederick Chiluba del MMD, un sindacalista che un tempo era stato incarcerato da Kaunda, divenne il secondo presidente dello Zambia. Promise un governo democratico, trasparente e responsabile, ma ereditò uno stato fortemente in crisi dal punto di vista economico, con un debito estero di circa 7 mila miliardi di dollari e con infrastrutture peggiori di quelle che aveva nel 1964 al momento dell' indipendenza.

Ci si chiede ancora se la politica economica di libero mercato che lo Zambia sta ora sperimentando potrà avviare lo Stato alla prosperità.

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