QUOTE DI JAMIANO

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La zona delle alture di Jamiano fu teatro di sanguinosi scontri durante la VII e VIII battaglia dell’Isonzo. Dopo la VI battaglia conclusasi con la presa di Gorizia le truppe italiane erano aggrappate all’arco delle alture del m.te Santo, il m.te S. Gabriele e S. Marco  che si elevano immediatamente a ridosso della città ed ai gradoni pietrosi del carso del Veliki Hirb, del Pecinca, di quota 208 e quota 144 che dal Vallone salgono verso la valle del Vipacco. Il 14 settembre 1916 segnò l’inizio della VII offensiva italiana che nell’intento del Comando Supremo doveva avere carattere risolutivo proprio nel settore del fronte carsico. Lo schieramento vide le truppe del XI corpo della III armata impegnate nel settore di Gorizia, mentre quelle del XIII e del VII dovevano assecondare l’azione più a sud nella zona di Nova Vas e Jamiano. Infatti il giorno 16 si combatté aspramente nei pressi di quota 144 e nei pressi di Jamiano, dove gli austro-ungarici dell’I.R. V armata, pur opponendo un’accanita resistenza, dovettero cedere alla pressione dei fanti della brigata Cremona ed ai cavalleggeri appiedati del rgt. Genova che riuscirono ad attestarsi sul versante settentrionale di quota 144. Il 27 settembre a causa del maltempo e dall’esigenza di rafforzare le posizioni il Comando italiano sospese l’azione su tutto il fronte dell’offensiva. L’azione riprese il  9 ottobre con un violentissimo bombardamento dell’artiglieria italiana su questa zona. Il mattino del 10 con i fanti lanciati all’assalto iniziava l’ottava battaglia dell’Isonzo che vide, nel settore del VII corpo d'armata, la 16.ma divisione sorpassare quota 144, giungere fino a Jamiano per poi venir più tardi respinta sulle precedenti posizioni da un violento contrattacco delle truppe austro-ungariche. I giorni che seguirono videro una continua e violenta pressione dell’artiglieria italiana che squassò nei tratti più vitali la prima linea austro-ungarica in questo settore e che costrinse i Comandi I.R. ad ordinare la ritirata delle truppe sulla linea oltre il vallone, che aveva come principali capisaldi il Veliki Hrib, il Pecinca, quota 102 e i paesi di Hudi Log e Lokvica.

Prendere sulla sinistra delle costruzioni del metanodotto una carrareccia che dopo pochi metri incontra la traccia del metanodotto, ben visibile anche dalle paline che ne segnano il percorso, tralasciate due deviazioni sulla destra, all’altezza di in piccolo valloncello si prende a destra, attraversato un prato s’incontra una stradina  attraversata da un triceramento scavato nella roccia si prosegue sempre tenendo la destra e prestando attenzione si individuano dei bolli rossi  sulla sinistra che segnano la traccia per raggiungere la grotta Fillinger-Ricordi. Ritornando sempre con lo stesso itinerario verso le costruzioni del metanodotto, quasi alla fine si può scendere sulla sinistra in una grande dolina, dove sul fondo si può visitare  una bella galleria  semicircolare con due uscite scavata completamente nella roccia dai reparti A.U. Usciti dalla dolina si raggiunge nuovamente il piazzale del metanodotto per poi proseguire in salita a sinistra lungo la traccia del metanodotto. Affrontato l’ultimo tratto in discesa girare a destra sull'ampia carrareccia, dopo circa 50 m. si abbandona la stessa per salire, lungo tracce poco evidenti, alla base di un valloncello. Si risale avendo come riferimento i resti di piccole costruzioni, i ruderi molto evidenti di un muro di contenimento, camminamenti e piccole caverne ricovero. Verso la fine sulla destra troveremo gli ingressi di due caverne blindate. Sull’ingresso della caverna superiore è ancora rimasto ben conservato un bel fregio del 7° rgt. Bersaglieri. Si ritorna indietro per lo stesso percorso a riprendere la carrareccia sempre verso destra sino a raggiungere una biforcazione da dove si prosegue in salita ancora verso destra. Poco prima della biforcazione si possono notare sulla destra, i ruderi del muro di cinta di un cimitero A.U. Al termine della salita bisogna prestare attenzione ed imboccare sulla sinistra le tracce del sentiero C.A.I. n° 72 che porta alla cima del m.te Debeli. Imboccato il sentiero si prosegue in salita sino ad incontrare una carrareccia che si prende sulla destra, si prosegue poi verso un pilone dell’alta tensione sino ad incrociare una ben evidente linea trincerata. Si prosegue a sinistra lungo la trincea, che è molto ben evidente, sino a raggiungere i resti di un muretto con una scala d’uscita, dove è rimasta ancora visibile una scritta che testimonia la presenza sul luogo di una compagnia del 18°rgt. Bersaglieri. Si fa ora ritorno verso il pilone della linea elettrica per poi proseguire nella parte opposta del triceramento che si segue verso un secondo pilone. Se si presta attenzione prima del secondo pilone all’interno della trincea si possono rintracciare dei semplici graffiti  - w la pace – abbaso la guerra – Giunti al secondo pilone, la trincea si biforca, bisogna prendere il ramo che scende a destra. Si scende lungo il trinceramento,  per alcuni tratti anche all’interno oppure su tracce di sentiero all’esterno, sino a rintracciare, in questo punto la trincea volge decisamente a sinistra, delle caverne blindate a poca distanza una dall’altra su una di queste è rimasta ben evidente la targa del reparto lanciafiamme tipo Herzen-Thiron - apparecchio pesante da postazione fissa - che qui era posizionato. L’itinerario si conclude in questo punto il ritorno si effettua lungo il medesimo percorso dell’andata.

cartina itinerario alture di  Jamiano

 

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