Storia di Cagliari Pagina 3
Ancora i templi di via Malta, Bonaria e di S. Ella dedicato a Ashtart Ericina, quelle abitative in un territorio pianeggiante lungo il mare, quelle dei servizi con le cisterne
per l'approvvigionamento idrico che spesso vengono aperte anche
nelle zone più alte e particolarmente in Castello, quelle
militari con mura e torri che nel Medio Evo saranno incorporate
nel sistema difensivo pisano, quelle burocratiche e amministrative
con il foro che sorgeva presumibilmente nell'attuale piazza del
Carmine. La preferenza insediativa per le zone pianeggianti o
sulle prime pendici dei colli fa ritenere che, a parte le fortificazioni
accennate, Castello non abbia avuto, durante il dominio cartaginese,
la funzione di una vera e propria acropoli.
Il passaggio della Sardegna (238 a.C.) dai Cartaginesi ai Romani
segna un mutamento profondo nell'assetto della città.
I Romani utilizzano gran parte di quello che avevano edificato
i Cartaginesi, costruendo anche un complesso di abitazioni di
prestigio come la villa di Tigellio, nella strada omonima, e l'anfiteatro,
e trasformando il quartiere di Marina in un castrum fortificato.
È con Roma che Cagliari diventa una vera e propria città,
con regolari rifornimenti idrici, passeggiate, piazze e vie lastricate,
magazzini per il sale e per il grano, nuove necropoli (nell'attuale
viale Regina Margherita e sul colle di Bonaria), elementi tutti
del suo massimo sviluppo tra il II e il III sec. d.C. Indietro Avanti
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