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Storia di Cagliari

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   Ancora i templi di via Malta, Bonaria e di S. Ella dedicato a Ashtart Ericina, quelle abitative in un territorio pianeggiante lungo il mare, quelle dei servizi con le cisterne per l'approvvigionamento idrico che spesso vengono aperte anche nelle zone più alte e particolarmente in Castello, quelle militari con mura e torri che nel Medio Evo saranno incorporate nel sistema difensivo pisano, quelle burocratiche e amministrative con il foro che sorgeva presumibilmente nell'attuale piazza del Carmine. La preferenza insediativa per le zone pianeggianti o sulle prime pendici dei colli fa ritenere che, a parte le fortificazioni accennate, Castello non abbia avuto, durante il dominio cartaginese, la funzione di una vera e propria acropoli.

   Il passaggio della Sardegna (238 a.C.) dai Cartaginesi ai Romani segna un mutamento profondo nell'assetto della città.

   I Romani utilizzano gran parte di quello che avevano edificato i Cartaginesi, costruendo anche un complesso di abitazioni di prestigio come la villa di Tigellio, nella strada omonima, e l'anfiteatro, e trasformando il quartiere di Marina in un castrum fortificato. È con Roma che Cagliari diventa una vera e propria città, con regolari rifornimenti idrici, passeggiate, piazze e vie lastricate, magazzini per il sale e per il grano, nuove necropoli (nell'attuale viale Regina Margherita e sul colle di Bonaria), elementi tutti del suo massimo sviluppo tra il II e il III sec. d.C.

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