La storia di Sesto...

Tratto dalla storiografia Italiana...

ANNO 1035
In ITALIA, c'è "lavoro" per i Normanni nel Sud. A chiedere il loro appoggio questa volta é GUAIMARIO V di Salerno. Una nuova banda con in testa tre fratelli giunge dalla Contea Hauteville in Normandia: sono i fratelli GUGLIELMO, DROGONE, e UMFREDO (detti appunto di ALTAVILLA).

ANNO 1036
A MILANO la situazione sta peggiorando. I Nobili in rivolta riuniti nella "Lega Motta" sono scesi sul piede di guerra contro l'ARCIVESCOVO ALIBERTO. Lo scontro decisivo avviene a Campomalo, presso Lodi. L'arcivescovo viene affrontato, sconfitto, messo in fuga e costretto a barricarsi a Milano nel suo palazzo per non essere catturato. Ma a proteggerlo ci sono anche i cittadini, il popolo, convinto di lottare per ottenere una propria autonomia comunale. Nello stesso momento, CORRADO II messo già in allarme dall'arcivescovo per le brutte intenzioni dei Valvassori, scende nella citta' lombarda per ristabilire l'ordine e cercare un modo per fare un compromesso di pace tra le due fazioni in lotta.
Nel SUD, a SALERNO, ritroviamo il nobile GUAIMARIO che per difendere il suo piccolo trono in pericolo ha chiamato come alleati, o meglio come mercenari i tre fratelli di ALTAVILLA. Sono uno dei tanti gruppi che da tempo sono giunti nella ospitale casa del primo normanno insediatosi a Napoli, ad Aversa; quel RAINULFO RENGOT che aveva aiutato MELO nella sua guerra contro i bizantini. I tre fratelli tutti avventurosi e al soldo di chi da' di piu' senza guardare tanto alla causa, sono sempre attenti ad entrare nella contesa giusta per ricavarne il maggior profitto. Mai escludendo di potersi inserire prima o poi, in una lite intestina locale per ritagliarsi così - magari prendendo in mano totalmente la situazione - un piccolo personale regno.

ANNO 1037
CORRADO II interviene nella disputa milanese tra nobili Valvassori e l'arcivescovado appoggiato dai Capitanei e il popolo. Pone d'assedio la citta' con le sue truppe. A pagare non sono i nobili ma i cittadini, che però tengono duro. Poi guidando un altro esercito, Corrado personalmente scende a Pavia. Il 28 MAGGIO si svolge una dieta (di RONCAGLIA) con i nobili piccoli e grandi che espongono le loro ragioni. La decisione dell'imperatore è quella di mettere in prigione il vescovo ritenuto unico responsabile dei disordini. Per i piccoli contendenti (i Valvassori, soprattutto del Comasco e del Lodigiano) che lottavano per l'ereditarieta' dei loro feudi e per i privilegi ottenuti dai servizi resi, Corrado promulga la Costitutio de feudis che estende l'ereditá anche ai piccoli proprietari.
Sembra che tutto ritorni nella normalita', ma la quiete durera' poco. Tolto l'assedio a Milano e abbandonata Pavia, Corrado si mette in marcia verso il Meridione. Vuole stroncare le bande Normanne che iniziano a far parlare di se e a preoccupare il papato.

ANNO 1038
CORRADO dopo aver appianato il contrasto milanese, ha intenzione di mettere fine anche a un'altra situazione che si sta estendendo. Si tratta di quei fratelli normanni che si sono stabiliti nel sud, dove ognuno di loro ha un proprio personale esercito che impiega spesso (si sono bene introdotti nell'ambiente) nelle varie contese locali, ma che lavorano anche molto spesso in concerto. Questa intesa tra fratelli, comincia a preoccupare, perchè alcuni già li ritengono imbattibili. Corrado messo sull'avviso, ritiene che questo espandersi di normanni nel sud stia diventando un vero e proprio serio pericolo per la penisola. Chiamato anche dai monaci dell'abbazia imperiale di Montecassino che piu' volte hanno dovuto difendersi dalle incursioni, Corrado va loro incontro ad Aversa; scegliendo quindi come primo avversario RAINULFO RENGOT che e' ormai non solo il capostipite dei normanni, ora numerosi, ma e' anche il teorico di questa nuova strategia di comportamento. Cioè "se noi fratelli ci uniamo possiamo andare molto lontano. E visto come stanno le cose, si può".
I normanni, di stirpe vichinga; nel comportamento guerresco possedevano l'arcaico gene del "prendi e fuggi". Erano quindi diventati ideali alleati di alcuni nobili, che li impiegavano volentieri nelle piccole personali dispute locali, dove molte volte il bottino tolto all'avversario era lasciato a loro come ricompensa. Del resto questo era l'unico scopo dei loro interventi nel fiancheggiare uno o l'altro dei litiganti con le armi. Ma ultimamente stavano cambiando strategia. Oltre al bottino aspettavano il momento favorevole per ottenere molto di più: impossessarsi di un grande territorio. Corrado non aveva sbagliato i calcoli dei fratelli Altavilla. Ma il suo intervento non risolse nulla. Il suo predecessore Enrico II con Mele, era arrivato fino a Benevento, lui si limitò ad arrivare Montecassino assediata da un certo PANDOLFO. Lo sconfigge gli toglie Capua la consegna poi al principe di Salerno. I normanni non li ha neppure visti, anche se ha tolto Aversa al normanno Rainulfo e consegnata allo stesso principe di Salerno questa contea. Ha fretta di rientrare a casa. Non gli interessa nemmeno sapere che Milano sta resistendo all'assedio dei Vassalli. Si limita a invitare il Papa a scomunicare sia l'arcivescovo ARIBERTO e sia i cittadini di Milano che lo difendono. CORRADO si sente stanco.....rientra in Germania, dove ad attenderlo è la morte.

 

Tratto dalla storia della città di Aversa...

Riparati a Salerno presso il longobardo Guimaro IV, in seguito furono al servizio di Pandolfo III di Capua, anch'esso longobardo. In quegli anni, intorno al 1021, i cavalieri normanni occuparono un piccolo casale (S. Paolo at Averze) al confine con il ducato di Napoli.

Averza già esisteva, prima del 1030. Ma il nome oscuro fino allora che indicava nulla più che quel casale, solo allora salì in fama, fatto in borgo, sede di un conte ed elevato a Città munita. Narra il più antico storico dei Normanni che Sergio IV ristorato nel dominio, perchè non gli potesse far danno la milizia di Pandolfo, andò da Rainulfo,uomo ornato di ogni virtù che convenga a cavaliere e gli diè moglie sua sorella, di fresco rimasta vedova del conte di Gaeta e gli chiese che si ponesse contro la superbia del principe Pandolfo. Quindi, per rintuzzare la ferocia di questo nemico fece attorniare Aversa di fossati e di siepi,le assegnò a patrimonio un tratto feracissimo della Liburia sparso di molti casali e vi stabilì come conte il cognato Rainulfo.Il Duca di
Napoli,dunque diè mano aIl'opera di ampliamento e di difesa della vecchia borgata allorchè la concesse a Rainulfo, per farsene baluardo contro il principe Capuano. Il conte, suo vassallo, prosegui e condusse a termine l'opera. E compiuto che ebbe le mura della città di Aversa, Rainulfo spedì legati in patria che
facessero accorrere qui altri Normanni riferendo quando sia amena la fertilità pugliese promettendo subito ricchezze ai poveri, altre fortune ai ricchi. Le quali cose udite, poveri e ricchi vengono qui in gran numero. Ne cresce ogni di più l'onere dei Normanni e ogni dì più si moltiplicano i cavalieri. Da questo ebbe
principio in Italia la nuova potenza straniera. Poi nutrita da un'immigrazione continua, crebbe e dilagò con portentosa rapidità resi successivamente con astuzia e valore,strumento della fortuna Normanna tutti gli elementi politici del paese e i suoi varii bisogni con quello del ducato di Napoli di guardarsi da Capua. Cosicchè, nel corso di una metà di vita d'uomo o poco più distrutti gli ultimi avanzi della vecchia dominazione longobarda,scacciata dai suoi ultimi rifugi la più vecchia signoria bizantina, abbattuto per sempre il diritto di supremazia che s'erano contesa i dui imperi d'oriente e d'occidente, tutto soggiacque all'urto della nuova forza, meno il piccolo Stato napoletano. Il Ducato autonomo Con quel baluardo al confine, il duca Sergio si tenne sicuro del principe Pandolfo, tanto da osar qualche offesa. L'Abate Teobaldo, che,da quattr'anni, rimesso da Montecassino, viveva quasi prigioniero in un convento in Capua,segretamente richiese il duca di Napoli che lo andasse a liberare, E il duca nel giorno stabilito si recò con i militi al luogo convenuto. Teobaldo uscì di
Capua, come a passeggio, s'inoltrò fino alla Chiesa di S. Marco alle pendici del Monte S. Agata e di qui passo passo andò a raggiungere le milizie di Sergio con le quali si mise in salvo a Napoli.Dall' argine opposto a mezzodì, parve respinta altrove l'attività di Pandolfo IV. Prima ne sentì i colpi Gaeta, che Emilia, vedova di Giovanni III, reggeva in nome del nipote Giovanui V.Contro di lei che aveva dato ricovero a Sergio IV, esule,e forse anche soccorsi alla
ristorazione il torbido principe sfogò a un tempo la sete di vendetta e di maggior dominio.La donna ed il fanciullo disparvero non so come e quell'indigeno cadde in potere del principe longobardo 1032 che accrebbe l'usurpazione in danno di Montecassino, molestò i monaci del Volturno,tentò anche in ultimo di rapire il principato beneventano al suo parente Pandolfo III; ma lasciò in pace il duca di Napoli, finchè gli seppe devoto il forte Conte di Aversa ecc, ecc....

Tratto dalla storia di Casandrino...

Casandrino è occupato dai Normanni 1033 e in quel crescere dei nemici, Pandolfo IV pensò spezzare il legame fra Sergio lV di Napoli e il normanno Rainulfo. Lo favori la fortuna togliendo dal mondo la principessa Napoletana data in moglie a costui e più ancora la mutabile fede dell'antico mercenario. Una sorella del principe sedeva sul trono di Amalfi, moglie com'è da credere di quel duca Giovanni Ill. E il principe ne offerse la figliuola al conte di Aversa chiedendogli pace ed amicizia. Il cupido conte accettò il partito, passò ai servigi di Capua, contro quanti erano nemici di Pandolfo, divenuto suo zio, e staccò in tutto e per sempre da Napoli quell'altro territorio. D'allora quindi,la la nuova città di Aversa, sorta a baluardo del ducato, fu ai napoletani minaccioso e
molesto avamposto di nemici. Di là i normanni si estesero inoltrandosi fin dentro l'agro di Napoli vi occuparono Casandrino, Grumo, qualche altra terra, soggiogarono Acerra al confine della Liburia, ridussero a loro dominio tutto intero il Lago di Patria.E i cittadini di Napoli maledissero all'insolenza dei cupidi vicini, che ne usurpavano gli averi. La defezione di Rainulfo accadde intorno al 1033. In quest'anno di ottobre Sergio IV rinnovò e confermò le antiche concessioni.

 

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