ANTOLOGIA CRITICA

H O M E
P A G  E

C'è nella scultura di Achille Guzzardella una ben visibile e riconoscibile vocazione all'intelligenza dell'uomo, alla luce dei volti, alla partecipazione dei gesti. Talché è possibile al semplice ed occasionale osservatore del suo lavoro cogliere subito la natura di un discorso impostato più sulla verità interiore che non sulla pura restituzione. La sua poetica non è mai né astratta né gratuita. Ci sembra importante riconoscere con la novità della sua impostazione, la forza della vocazione, quel suo bisogno di stare accanto all'uomo, quell'ambizione di ricavare dall'immagine un discorso interiore più sottile e geloso. Comporre per lui vuol dire soprattutto ricreare sotto altra luce ed entro altre voci la lezione dei maestri del passato e la sua generosa passione.
Milano, 19 Ottobre 1988
L'appuntamento di Achille Guzzardella con le ragioni spirituali è un appuntamento proposto sin dalle sue prime opere ma realizzato attraverso una lunga serie di sperimentazioni, aggiustamenti e correzioni studiando e ritraendo i volti dei suoi personaggi.
Non c'è dubbio che nell'indagare e nello svelare i segreti di quei volti colti fra realtà e divinazione, Guzzardella ha finito per registrare la stessa ansia religiosa, il gioco continuo fra ciò che si vuol esprimere e ciò che magari involontariamente si tende a nascondere.
Su questa base, su questi fondamenti ha costruito la parte nuova del suo lavoro epperò ha aperto il suo tempo più profondo e segreto che va ben al di là della pura occasione e della ruota delle diverse ispirazioni. Questo tempo di attesa e di tante approssimazioni gli ha permesso di evitare ogni schema ripetitivo e soprattutto la regola delle consacrazioni e delle celebrazioni. Così quando si osservano e studiano le sue opere religiose, la cosa che colpisce di più è la tensione, il grado della passione contenuta e sofferta.
In conclusione, il Guzzardella Cristiano riassume e rinnova nel pofondo la sua prima vocazione umana e opera una trasformazione con gli strumenti della riduzione e delle aggiunte. Si direbbe che nella corsa alla purificazione ha intravisto e perseguito i segni del mistero e ha completato, illuminandola, la zona dell'umano. Più che una metamorfosi è una vera e propria illuminazione spirituale, il risultato di un viaggio verso le Madri. Guzzardella, può partire da qui per sistemare il suo mondo interiore nell'ambito di una visione più alta.
Milano 21 giugno 1995
(Dei due sagi critici di Carlo Bo, qui avvicinati, va precisato che il secondo è stato pubblicato in "A. Guzzardella. REPERTI", Comune di Milano, Museo Archeologico 1997, p. 7. Il primo, invece, è stato pubblicato in quattro occasioni: "Guzzardella. I ritratti", Milano, E.L.S.A., 1989, p. 7; "Achille Guzzardella. 12 ritratti", Milano, E.L.S.A., 1995, p. 8; "Achille Guzzardella. Vent'anni di scultura", Milano, E.L.S.A., 1996, p. 41); "A. Guzzardella. REPERTI"; Milano, Museo Archeologico 1997, p. 7).
Erede di un'innovazione intramontabile, la stessa giovane età potrebbe non dargli credito sufficiente, ed è proprio da essa che Guzzardella riparte per pieni fervori, per adocchiamenti simmetrici, il coraggio quotidiano di riaffrontare la sua crescita, e forse lo spettacolo di modestia specie di privata terapia. Così tenta di far palpitare quell'armonia che abita la soggettività profonda dell'essere, che aspetta di essere riesplorata (come sé stesso), e quella progressione attenta della riscoperta che è il compito dell'artista nel suo desiderio di animare il denso e piccolo mondo del ritratto, la struttura del blocco algido…".
Domenico Cara, Achille Guzzardella. 12 ritratti. Milano E.L.S.A., 1995, p. 4. Achille Guzzardella. REPERTI, Comune di Milano, Museo Archeologico 1997, p. 38.
"Achille Guzzardella presenta ritratti di vari personaggi del mondo di oggi. L'artista possiede una libertà eccezionale nella ricerca della forma e del carattere; attraverso la fantasia, sapientemente rende sensibile la materia e provoca all'immagine l'interesse nel controllare gli elementi che costituiscono l'architettura dell'opera.
Egli crea inoltre un particolare rilievo nel modellare l'immagine che sembra voglia aprire un colloquio con l'osservatore.
Manzù avrebbe detto: "questo giovane ha trovato la luce nella materia, ha scoperto le pieghe del tempo".
Ibrahim Korea, Achille Guzzardella. 12 ritratti cit.; p. 18; Achille Guzzardella. Vent'anni di scultura, Milano, E.L.S.A., 1995, p. 45. Achille Guzzardella. REPERTI, Milano, Museo Archeologico 1997, p. 38.
"Da anni conosco il giovane scultore Achille Guzzardella e mi ha sempre stupito l'ardore che costantemente anima ogni suo pensiero e discorso sui fatti d'arte e in particolare sulla scultura alla quale si è dedicato con tanto impegno.
I ritratti di amici e personaggi noti che sforna con l'innegabile freschezza e forse anche un tantino con coraggiosa spavalderia, sono opere di un sicuro talento scultoreo; ed io, da vecchio praticante di quest'arte, sono certo che di questi ritratti qualcosa rimarrà.