RACCONTIAMO LE NOSTRE ESPERIENZE :
la "Storia di adozione" di Rita ed Andrea

( ultimo aggiornamento di questa pagina: 1/10/01 )

Questa "esperienza" è pubblicata da tempo nel sito http://hanoi.vietmedia.com/elena, dove potete trovare anche informazioni sul Vietnam. Abbiamo chiesto al suo autore, Andrea, l'autorizzazione ad inserire quel suo racconto in questa sezione del sito ... fortunatamente ha acconsentito con molto piacere!!
Speriamo vivamente che anche questo possa contribuire a diffondere ancor più quel suo scritto!!!

Grazie Andrea.


Indice
Se desideri leggere pił tranquillamente off-line questa "storia di adozione", ti consigliamo di stamparla!




Dalla domanda all'ottenimento dell'idoneità

La nostra avventura verso l'adozione di Elena è cominciata in una calda mattina di luglio 1997, quando abbiamo consegnato al Tribunale dei Minori di Milano la "domanda" per ottenere l'idoneità all'adozione internazionale.
All'epoca io (Andrea, il futuro papà) pensavo ad una adozione nei paesi centro o sudamericani. Rita (la futura mamma) pensava ad una adozione nei paesi dell'Est. Certamente nessuno di noi si immaginava che saremmo andati in Vietnam!
Ma procediamo con ordine. Come ho già scritto, nel luglio 1997 abbiamo presentato i documenti per l'ottenimento dell'idoneità al TdM di Milano e ce ne siamo andati in ferie tranquilli, sicuri che sarebbe passato molto tempo prima di avere qualche notizia dall'USSL o dal TdM. Invece, incredibile esempio di efficienza, subito dopo ferragosto ci arriva una raccomandata dai servizi sociali della USSL che ci convoca per il primo colloquio nei primi giorni di settembre! "Eccezionale", ci siamo detti Rita ed io, ... se i tempi sono questi in pochi mesi potremmo avere l'idoneità (... illusi!).
Il primo incontro è servito alla psicologa e all'assistente sociale per conoscerci e per capire le nostre motivazioni all'adozione: si è svolto (come tutti gli altri colloqui con l'USSL) in un clima disteso e sereno, mettendoci a nostro agio.
Nel secondo incontro (metà settembre 1997) siamo stati sottoposti ad un interessante test psicologico di coppia, che serviva a dimostrare la nostra disponibilità sia ad accettare il bambino che sarebbe entrato in famiglia, sia a modificare le nostre abitudini personali e di coppia in funzione delle esigenze del bambino stesso. La nostra sensazione immediata è stata che il test era andato molto bene.
Successivamente, ai primi di ottobre, si è svolta la visita domiciliare. La psicologa ci aveva rassicurato che lo scopo della visita non era certo quello di controllare se la casa era pulita o sporca, bensì che fosse idonea ad ospitare un bambino. Tuttavia noi abbiamo pulito a fondo l'appartamento ... come non avevamo mai fatto in tutta la nostra vita (l'unica cosa che non abbiamo lucidato erano le tegole del tetto)!!! Anche l'incontro domiciliare si è svolto in un ottimo clima. Anche in questa occasione siamo stati sottoposti ad un test psicologico con l'obiettivo di individuare i "collegamenti" con la famiglia allargata e la "rete di sostegno" familiare. Il test era personale: i due risultati (mio e di Rita) sono stati confrontati immediatamente. Siamo stati abbastanza contenti nel verificare che avevamo entrambi dato risposte molto simili ai singoli quesiti.
Alla fine di ottobre abbiamo avuto l'ultimo incontro, in cui ci è stata riassunta verbalmente la relazione che avrebbero inviato al Tribunale dei Minori: sostanzialmente si dichiarava che, secondo il loro parere, eravamo idonei per l'adozione di un minore straniero.
A questo punto, fine ottobre 1997, è cominciata l'attesa per la convocazione presso il TdM (con la vecchia prassi in vigore presso il TdM di Milano fino alla fine del 1998, questo colloquio era la regola). La famiglie che affrontano il cammino verso un'adozione internazionale devono prepararsi a saper gestire lunghe fasi di attesa (attesa per i colloqui, per l'abbinamento, per il viaggio) intervallate da frenetiche fasi di attività (es. preparazione dei documenti, ricerca di un volo utile per recarsi in posti sperduti tipo il Vietnam).
Noi abbiamo cercato di riempire l'attesa tra la fine dei colloquio con l'USSL e la convocazione del Tribunale continuando a "ragionare" sull'adozione, seguendo dei corsi e soprattutto cercando il contatto con altre coppie adottive. In questo periodo abbiamo seguito 2 corsi che si sono rivelati entrambi molto interessanti e utili. Il primo è stato un corso di tipo "full immersion" (sabato e domenica) presso una delle associazioni che erano già in possesso dell'autorizzazione ministeriale; il secondo corso è stato quello dell'ANFAA, articolato su 5 incontri in 5 serate diverse. Dopo questi incontri, abbiamo cominciato a cercare di instaurare un rapporto con altre coppie adottive ed in questo ambito ci è stata di eccezionale utilità l'associazione "Il Filo di Arianna" di Legnano. Il Filo di Arianna è una associazione di famiglie adottive (non è un'associazione che si occupa di adozioni) ed ha lo scopo di favorire gli incontri e lo scambio di esperienze tra famiglie che sono nelle varie fasi dell'iter adottivo (sia nazionale che internazionale). L'incontro con altre coppie adottive è stato veramente utile e costruttivo e ci sentiamo di raccomandarlo a tutte le coppie che stanno percorrendo il lungo iter dell'adozione. Vogliamo anche ringraziare i responsabili de "Il Filo di Arianna" (tutti volontari) e tutte le famiglie conosciute durante il 1998 ed il 1999 (e tutte quelle che conosceremo nel 2000, nel 2001, ... ): le conversazioni avute con voi e la condivisione delle vostre esperienze ci sono state di grande aiuto! Continuate così! Ci permettiamo di dare un consiglio alle coppie che stanno per cominciare l'iter adottivo: cercate di cominciare fin da subito il vostro "percorso formativo", senza aspettare di iniziare i primi colloqui; bisogna essere già molto preparati fin da subito, anche perché il TdM potrebbe decidere (con la nuova legge) la vostra idoneità basandosi esclusivamente sulla relazione dell'ASL (parlo di adozione internazionale, ovviamente).
Ma torniamo alla nostra storia. Eravamo rimasti a ottobre 1997 con la fine dei colloqui con l'USSL. Eravamo felicemente soddisfatti sia dell'esito dei colloqui sia della rapidità con cui si erano svolti, per cui nutrivamo molte speranze in una rapida conclusione della nostra pratica. Errore! Abbiamo dovuto aspettare fino ad ottobre 1998 (esattamente 12 mesi) per ricevere la convocazione per il colloqui presso il TdM. Siccome la convocazione era per metà novembre 1998, sono passati quasi 13 mesi tra la fine dei colloqui con l'USSL ed il colloquio con il tribunale! Il colloquio al TdM (con un giudice togato ed un giudice onorario) è durato circa 60 minuti: alla fine ci siamo lasciati con tanti auguri e felicitazioni. Grande è stata poi la nostra sorpresa quando abbiamo scoperto di essere stati "rimandati" ad un successivo colloquio! ... tra l'altro, questa scoperta l'abbiamo fatta grazie ai nostri continui solleciti alla Cancelleria, perché nessuna comunicazione in tal senso ci è giunta dal TdM. Il secondo incontro è stato fissato per metà gennaio 1999. Non vi nascondiamo che ci siamo presentati a questo incontro abbastanza sgomenti. Le nosre preoccupazioni sono aumentate quando ci siamo trovati di fronte ad una "commissione" diversa da quella che ci aveva esaminato la prima volta! Anche dopo questo colloquio ci siamo lasciato con tanti auguri e felicitazioni, ... ma ormai eravamo stati scottati una prima volta per poter cominciare a gioire! Finalmente, a fine febbraio 1999 abbiamo potuto ritirare il tanto sospirato decreto di idoneità. Sono stati necessari esattamente 19 mesi dal deposito della nostra "domanda" per avere in mano il benedetto pezzo di carta!




Scelta dell'associazione

Finalmente abbiamo in mano il tanto sospirato certificato di idoneità ed adesso dobbiamo muoverci per identificare quale associazione scegliere per la nostra adozione. A questo punto della nostra storia non avevamo ancora deciso in quale paese adottare: preferivamo scegliere prima l'associazione a cui appoggiarci, ... il paese sarebbe poi stato scelto tra quelli in cui quella operava. Come abbiamo già accennato, eravamo in contatto con una grossa associazione presso cui avevamo anche seguito un corso, per cui ci è sembrato naturale rivolgerci a loro per verificare la possibilità di portare avanti la nostra pratica di adozione. Siamo però stati spaventati e sconcertati dall'approccio burocratico e dai tempi lunghi che sono stati necessari solo per questa prima presa di contatto ("... ci spedisca in fax il decreto di idoneità, la richiamiamo noi ..." La telefonata è arrivata solo dopo 10 giorni).
Parlando con altre coppie nella nostra stessa situazione, avevamo sentito parlare anche di altre associazioni, per cui abbiamo preso contatti con alcune di queste. In modo particolare, siamo rimasti piacevolmente sorpresi da una piccola associazione (associazione denominata "Nucleo Assistenza Adozione Affido" (NAAA) che ci ha fissato un incontro conoscitivo in pochissimi giorni, senza tante formalità o invio preventivo di documentazione. Durante l'incontro ci hanno spiegato chi sono, con quali Paesi erano in contatto e ci hanno descritto in modo dettagliato e trasparente le procedure operative Paese per Paese, indicandoci anche i referenti locali. E' stato in questa sede che abbiamo sentito parlare per la prima volta di adozioni dal Vietnam e di una organizzazione non governativa statunitense che si chiama IMH (International Mission of Hope), attiva in Vietnam con una lunga serie di progetti umanitari, tra cui anche l'adozione internazionale (questa organizzazione collabora con il NAAA per le adozioni dal Vietnam verso l'Italia). La parola "Vietnam" ha suscitato in noi dei vaghi ricordi, come quando da bambino io (il papà) guardavo il telegiornale e vedevo le immagini della guerra, o il dramma dei boat people, o le immagini dei film tipo Rambo o Platoon (... tra l'altro, nessuno di questi film è stato realmente girato in Vietnam, bensì in Thailandia o nelle Filippine).
L'adozione dal Vietnam era quella che poteva avvenire in tempi più brevi rispetto ad adozioni da altri paesi, percui abbiamo deciso di approfondire l'argomento cercando di documentarci il più possibile: infatti, desideravamo avere le più ampie garanzie che l'adozione avvenisse secondo un criterio "etico", cioè, tanto per intenderci, non volevamo "comperare" il bambino o essere costretti a "ungere" funzionari locali più o meno compiacenti. L'associazione ci aveva dato le più ampie garanzie in questo senso, ma abbiamo comunque voluto svolgere degli approfondimenti per nostro conto. Siamo andati su Internet per cercare dei siti che parlassero di adozione dal Vietnam e dell'IMH e siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla mole di informazione presente. Abbiamo scoperto che IMH è un'organizzazione riconosciuta dal governo vietnamita che opera nel paese da alcuni ann; gestiscono moltissime adozioni con gli Stati Uniti e con il Canada (e da pochi mesi anche con il NAAA in Italia). Abbiamo letto storie di adozioni dal Vietnam, abbiamo trovato una utilissima mailing list specifica per le famiglie che hanno adottato (o sono in procinto di adottare) dal Vietnam. In sintesi, abbiamo avuto la conferma di tutte le informazioni che ci erano state fornite dall'associazione, oltre che della serietà e credibilità dell'IMH.
Per farla breve, ci siamo innamorati del Vietnam e dei suoi bambini, abbiamo creduto nell'associazione e abbiamo deciso di adottare un bambino vietnamita! (noi abbiamo finora parlato di "bambino", ma ovviamente ci riferiamo ad entrambi i sessi; una delle nostre convinzioni era - ed è - di non scegliere il sesso di nostro figlio/figlia, ma di accettare il bambino/a che ci avrebbe proposto l'associazione).
Il Vietnam, inoltre, sembrava offrire quelle garanzie di stabilità politica e legislativa che non venivano offerte da altri paesi (quante volte abbiamo sentito parlare di coppie bloccate in Sudamerica per mesi, solo perchè era cambiata qualche legge o leggina locale?). Per effettuare tutte le nostre verifiche e scegliere l'associazione sono stati necessari 2 mesi. Siamo quindi arrivati alla fine di aprile 1999 ... ben 21 mesi dopo aver consegnato la fatidica "domanda" al TdM.
Se pensavamo che i due mesi passati dalla concessione dell'idoneità alla scelta dell'associazione erano stati molto intensi oltre che stressanti dal punto di vista emotivo, certo non potevamo immaginarci cosa ci aspettava dopo aver scelto l'associazione (ed il Vietnam)! Non spaventatevi, non ci è successo niente di brutto, ... semplicemente il Vietnam richiede, per avviare le pratiche di adozione, una mole di documenti tali da sfiancare anche un burocrate incallito! Siamo diventati degli esperti in legalizzazioni, autentiche notarili, autentiche consolari. Eravamo ormai di casa negli uffici del municipio, della prefettura, del notaio e della procura della repubblica! Ridendo e scherzando (si fa per dire) abbiamo compilato, firmato, autenticato e legalizzato circa 20 documenti diversi, quasi tutti in quadruplice copia (ed alcuni di questi documenti erano costituiti da 4 - 5 fogli ciascuno!). La preparazione dei documenti ha richiesto oltre un mese di lavoro (... conosciamo tuttavia coppie che sono riusciti a farcela in una sola settimana, ... dipende da quante ore al giorno si può dedicare a girare gli uffici pubblici!!). A metà giugno 1999 abbiamo consegnato tutto il faldone all'associazione.
Per la precisione, abbiamo spedito i documenti all'associazione il 15 giugno 1999, proprio nel giorno in cui la nostra Elena compiva il suo primo anno di età. Forse un segno del destino che già ci univa ad Elena?
Subito dopo ci siamo presi una bellissima vacanza in Irlanda (10 giorni da favola!), ... quasi una seconda luna di miele: però in cuor nostro speravamo tanto che quella sarebbe stata l'ultima vacanza "da soli"! Dopo tre mesi di iperattività, passati a scegliere l'associazione e a preparare i documenti, cominciano i mesi di attesa!




L'attesa, l'abbinamento ed i preparativi per il viaggio

Dopo la vacanza in Irlanda, il mese di luglio passa senza alcuna notizia. I nostri documenti dovrebbero essere già in Vietnam e noi, ogni tanto, ci immaginiamo che qualche funzionario, proprio in quel momento, stesse prendendo in mano il nostro fascicolo per esaminarlo e decidere l'abbinamento!
Forse è meglio non pensarci troppo e cercare di tenere la mente impegnata in qualcosa di più concreto. A questo scopo ci è di grande aiuto la mailing list APV (Adoptive Parents of Vietnam), in cui leggiamo di tante famiglie che vanno e vengono dal Vietnam con i loro figli adottivi. Tramite le comunicazioni fatte sulla mailing da queste famiglie (tutte statunitensi e canadesi - noi siamo gli unici italiani sulla mailing list, o perlomeno lo eravamo nel 1999) siamo in grado di monitorare l'andamento delle adozioni in Vietnam, ... ci tranquillizza molto il fatto che tutte le famiglie che adottano tramite IMH riescono ad avere l'abbinamento col bambino mediamente entro 2 - 4 mesi dalla consegna dei documenti e partono per andare a prendere il bambino entro i 2 - 3 mesi successivi all'abbinamento.
Quindi, cominciamo a fantasticare, "... noi abbiamo consegnato i documenti a giugno ... 2 mesi per l'abbinamento e arriviamo a agosto ... altri 2 - 3 mesi per il viaggio e siamo a novembre ... 3 settimane di permanenza in Vietnam ... per Natale potremmo già essere a casa con nostro figlio!!". Meglio restare con i piedi per terra, goderci l'eclisse solare di agosto ("... chissà se la vedono anche in Vietnam!!") e ricominciare il tran tran lavorativo subito dopo ferragosto Abbiamo fatto pochi giorni di ferie perché abbiamo preferito risparmiarle nel caso dovessimo andare in Vietnam entro l'anno.
Negli ultimi giorni di agosto, il NAAA ci convoca nei propri uffici per una comunicazione "importante": questa convocazione ci fa balzare il cuore in gola! Potrebbe già essere arrivato l'abbinamento? O potrebbe esserci qualcosa di sbagliato nei documenti?
I primi 15 -20 minuti dell'incontro con la presidente dell'associazione resteranno per sempre impressi nel nostro cuore e nella nostra memoria. Dopo i convenevoli di rito, la presidente estrae da una cartelletta la foto di una bambina, piccola, senza capelli, lo sguardo spaventato, vestita con una canottiera bianca e verde (di quelle che in Italia si mettono nei sacchi della Caritas). Quella era nostra figlia di nome Tham, nata in una sperduta provincia a metà strada tra Hanoi e la Cina il 15 Giugno 1998! E' impossibile raccontare cosa ci è passato in testa in quei minuti. La felicità, la gioia, ma anche le prime preoccupazioni, proprio per lo sguardo triste che la bimba aveva nella foto.
La presidente ha parlato per circa 30 minuti a noi e alle altre coppie presenti, ... ma non chiedeteci cosa ha detto, perché siamo stati praticamente in trance! Pian piano abbiamo riacquistato lucidità ed allora è partito il fuoco di fila di domande, prima su tutte: "Ma quando partiamo per andarla a prendere?" Ovviamente, a questa domanda non poteva essere data una risposta precisa, ma solo un'indicazione di massima (i soliti 2 - 3 mesi che già sapevamo!).
Adesso però avevamo una foto da guardare ed il nostro sogno cominciava a diventare realtà! Potevamo anche cominciare ad approfondire la nostra conoscenza del Vietnam, focalizzandoci sul nord del paese. La provincia di Thai Nguyen, dove è nata Elena Tham (abbiamo deciso di dare alla bimba un nome italiano oltre al suo nome vietnamita) si trova a circa 70 Km a nord della capitale Hanoi: è una provincia prevalentemente rurale dove la popolazione vive soprattutto (o soltanto) di agricoltura, prevalentemente risicoltura data l'abbondanza d'acqua di quelle zone. La totale assenza di attrazioni turistiche o di insediamenti industriali degni di questo nome, ne fa una delle provincie più povere del Vietnam. Una delle informazioni che ci sono state date era l'etnia di Elena: Khin. La popolazione del Vietnam è formata da 54 etnie diverse e l'etnia Khin è quella maggioritaria.
Ma torniamo alla nostra bambina: arrivati a casa, abbiamo subito cominciato ad informare del "lieto evento" tutti i parenti, molti dei quali non sapevano neanche della nostra domanda di adozione. Andavamo dai parenti muniti di atlante geografico (facevamo vedere a tutti dov'è il Vietnam e dov'è la provincia di Thai Nguyen) e, ovviamente, della foto di Elena. Abbiamo inoltre appeso una fotocopia a colori della foto di Elena nel punto più in vista della casa (di fronte all'ingresso, proprio vicino al telefono), in modo che fosse sempre sotto i nostri occhi.
Adesso che conoscevamo anche il sesso e l'età potevamo cominciare ad arredare la cameretta ed a prendere il corredino. Soprattutto l'acquisto di quest'ultimo ci ha riservato dei momenti divertenti (o di imbarazzo, a seconda dei punti di vista). Infatti, avevamo ipotizzato (e speravamo ardentemente) di andare a prendere Elena entro dicembre 1999, per cui ci serviva un corredo di tipo estivo (nel nord Vietnam dicembre è caldo e secco). Abbiamo allora cominciato ad acquistare il corredino nel mese di settembre, quando nei negozi i vestiti estivi erano ormai stati sostituiti da quelli autunnali. Già il fatto di chiedere vestiti "fuori stagione" suonava strano alle commesse: ... quando poi ci chiedevano la misura del vestitino oppure l'età della bambina e noi rispondevamo "... la taglia non la sappiamo ... circa 18 mesi!!", sembravamo proprio degli sprovveduti o degli sciocchi!
Comunque, dopo la frenesia degli acquisti, è ricominciato un lungo periodo di attesa ancora più stressante del primo perché in questo caso avevamo la foto della bambina e ci chiedevamo continuamente "Dove sarà adesso? Starà bene? Cosa starà facendo?". Per ingannare l'attesa e prepararci alla partenza abbiamo cominciato a documentarci sulle modalità per raggiungere Hanoi (era infatti previsto che avremmo alloggiato in albergo ad Hanoi). Il Vietnam dispone di 2 soli aeroporti intercontinentali, situati ad Hanoi ed a Ho Chi Minh City (l'ex Saigon, nel sud del paese). La maggioranza del traffico è diretta ad Ho Chi Minh City che costituisce il cuore economico del Vietnam, mentre Hanoi, pur essendo la capitale, è servita peggio. Infatti Hanoi è raggiungibile dall'Europa solo partendo da Parigi (con voli Air France o Vietnam Airlines, mentre Ho Chi Minh City è raggiungibile, oltre che da Parigi, anche da Francoforte e Zurigo). Dopo esserci documentati su Vietnam Airlines abbiamo deciso che avremmo usato questa compagnia per recarci in Vietnam. Quindi saremmo partiti da Milano per Parigi, da Parigi per Dubai (scalo tecnico) e da Dubai per Hanoi, dove saremmo arrivato dopo circa 14 ore di volo effettivo (25 ore di viaggio, se calcoliamo il fuso orario ed i tempi di attesa nei vari aeroporti). Erano possibili anche altre combinazioni con altri vettori (tipo Milano-Bangkok-Hanoi o Milano-Hong Kong-Hanoi) ma saremmo stati costretti ad alloggiare per una notte nell'aeroporto di scalo, cosa che non volevamo fare. Un'altra combinazione possibile era Milano-Singapore-Hanoi, ma non abbiamo trovato posto sul Milano-Singapore dell'Alitalia!).
Siamo entrati in contatto con altre famiglie che avevano adottato una bambina da Thai Nguyen: Anna e Ettore, genitori di Vinh Giulia, una bellissima bambina di quasi 6 anni (ci sono stati presentati dall'associazione) e Wendy, madre adottiva statunitense con cui siamo entrati in contatto tramite la mailing list dell'APV. Le informazioni pratiche forniteci da queste famiglie ci sono state molto utili e le ringraziamo entrambe.
Finalmente, ai primi di novembre, proprio durante un corso di preparazione organizzato dall'associazione, arriva la comunicazione tanto attesa: "I documenti sono pronti ... potete partire quando volete!!". Vi lasciamo immaginare la nostra emozione! Da quel giorno è cominciata una frenetica corsa verso la prenotazione dei posti aerei, la richiesta dei visti d'ingresso, la preparazione delle valigie, fino ad arrivare a lunedì 22 novembre, ore 7:00, aeroporto di Linate. Partenza!!!!!!!!




Elena ed il Vietnam

Qui raccontiamo, come in un diario, del nostro incontro con Elena e della nostra bella esperienza in Vietnam.
Lunedì 22/11, ore 07:00. Partenza da Linate con volo Alitalia per Parigi, dove ci aspetta la coincidenza per Hanoi con volo della Vietnam Airlines. Alle 12:00 partenza da Parigi per Hanoi. Lungo la tratta faremo uno scalo tecnico a Dubai. L'aereo, un Boeing 767, è semivuoto, ... ci saranno circa 60 passeggeri in tutto. Le hostess sono vietnamite ed anche il pranzo che ci viene servito è vietnamita: questi sono i nostri primi concreti contatti con il paese di Elena! Dopo circa 6 ore di volo atterriamo a Dubai e dobbiamo scendere dall'aereo per circa 40 minuti. Nonostante siano le 21.00 locali, all'uscita dall'aereo ci accoglie un'afa soffocante: questo è il nostro primo incontro con il clima asiatico! Giusto il tempo di fare il giro del duty free e ci reimbarchiamo per la seconda tratta del volo che, in circa 7 ore, ci porterà ad Hanoi. A mezzanotte (ora italiana) veniamo svegliati dai preparativi per la prima colazione. Infatti ad Hanoi sono le 6 di mattina e dobbiamo prepararci: tra 2 ore saremo già arrivati!
Martedì 23/11: ore 8:00, siamo ad Hanoi! Sbrigate con facilità le formalità doganali e recuperati i bagagli, usciamo sul piazzale dell'aeroporto. Ci aspetta l'autista dell'albergo assieme a Fabio, un ragazzo italiano che era già in Vietnam per l'adozione di un maschietto. Il tragitto dall'aeroporto all'albergo dura circa 50 minuti, in un traffico caotico: l'unica regola che sembra esistere per le precedenze è che chi suona il clacson può forte ha la precedenza sugli altri! La zona in cui si trova l'albergo è adiacente al lago Hoan Kiem, nel pieno centro della città, all'interno del quartiere storico di Hanoi. L'hotel Claudia praticamente lavora solo per le coppie adottive inviate dall'IMH (coppie americane, canadesi, italiane), per cui più che un albergo sembra un asilo! Il personale dell'albergo, a partire dalla signora Thuy o "Mamma Claudia" (come la chiamano gli italiani) è disponibile a soddisfare ogni più piccola esigenza: è di molto aiuto anche nell'aiutare i genitori a gestire qualche "momento difficile" con i bambini (leggerete in seguito!).
Dopo aver preso possesso della camera e sistemato i bagagli, usciamo con le altre 2 coppie di italiani che già erano ad Hanoi per fare un breve giro nella zona intorno all'albergo e prendere confidenza con la città. Rientrati in albergo per il pranzo, veniamo informati che la nostra "Cerimonia" avrà luogo l'indomani, mercoledì! La "Cerimonia" è il momento in cui il bambino viene consegnato alla famiglia adottiva ed avviene solitamente presso la "Casa del Popolo" della provincia di origine del bimbo. Quindi quel mercoledì avremmo conosciuto la nostra Elena Tham e sarebbe cominciata la nostra vita assieme!
A questo punto è necessario parlare brevemente di come si svolge e chi partecipa alla "Cerimonia" ed, inevitabilmente, di quali sono le principali cause di abbandono di minori in Vietnam, pur nei limiti imposti da una trattazione forzatamente superficiale come è questa. Come già accennato, la cerimonia si svolge presso la "Casa del Popolo" della provincia in cui è nata la bambina (nel nostro caso, saremmo dovuti andare a Thai Nguyen). Alla cerimonia partecipano i rappresentanti del governo che "consegnano" la bambina, i genitori adottivi e, se sono noti, i genitori naturali. La presenza dei genitori naturali ha l'obiettivo di fare in modo che questi riconfermino davanti ad un pubblico ufficiale la loro volontà di abbandonare il figlio/a, rendendo il processo di adozione il più trasparente possibile.
Sinteticamente, le principali cause di abbandono in Vietnam sono due: l'estrema povertà delle famiglie e la pressione sociale contro le madri non sposate. Per quanto riguarda la povertà, è difficile credere che possano esistere livelli tali di povertà da costringere ad abbandonare un figlio perché non si è in grado di mantenerlo, ma in Vietnam questa situazione esiste, soprattutto nelle zone di campagna lontane dalle città: bisogna vedere per credere. Oltre alla povertà, esiste anche il fattore sociale: in Vietnam le madri singole (non sposate) vengono emarginate dalla società finché tengono il figlio nato al di fuori del matrimonio. Questo avviene a causa dell'impostazione confuciana della famiglia e della società: questa assegna alle donne un ruolo ben preciso che non prevede certo la nascita di un figlio al di fuori dell matrimonio. Se questo figlio arriva comunque, la donna ha due scelte: tenere il bimbo ed essere emarginata dalla famiglia e dalla società (espulsa dalla famiglia, senza speranza di sposarsi o di trovare un lavoro e perciò senza mezzi per accudire il bambino) o abbandonare il bimbo cercando di ricostruirsi una vita "normale". Questa situazione è difficile da accettare per noi italiani, ma forse è necessario andare di persona in Vietnam per comprendere. Non ci stancheremo mai di ripetere che prima di dare giudizi bisogna capire la mentalità vietnamita, bisogna aver vissuto in Vietnam (anche se per poco), bisogna aver visto quello che abbiamo visto noi e bisogna aver parlato con i vietnamiti, sentendo le loro motivazioni e cercando di comprendere la loro cultura. Solo a questo punto si potrà capire che, forse, i genitori che abbandonano i propri figli affinché siano destinati all'adozione internazionale compiono probabilmente un ultimo gesto d'amore verso i figli stessi, scegliendo per il bimbo un futuro migliore di quello che sarebbe stato possibile in patria (accattonaggio, baby prostituzione, emarginazione). In Vietnam non esistono strutture di supporto alle famiglie in difficoltà: anzi la "famiglia allargata" che nei Paesi come l'Italia costituisce un prezioso supporto alla famiglia naturale, in Vietnam spesso "lavora" sostenendo l'abbandono come unica alternativa al "disonore" della famiglia naturale. Ripetiamo: le motivazioni dell'abbandono vanno viste in un'ottica vietnamita, non italiana. Oltretutto, sempre per profonde motivazioni culturali, in Vietnam praticamente non esiste l'adozione nazionale (è prevista dalle leggi ma non ci sono famiglie che si offrano), per cui è giocoforza che i piccoli abbandonati vadano all'estero. Queste informazioni derivano da conversazioni con i vietnamiti (il personale dell'hotel Claudia e dell'IMH) e dalla lettura di libri specifici sulla situazione della famiglia in Vietnam.
Ma torniamo alla nostra storia. Il pomeriggio di martedì passa tra un riposino per recuperare il fuso orario ed un'altra passeggiata per Hanoi. Dopo cena andiamo a letto presto, perché mercoledì dobbiamo alzarci alle 06:00 (si parte alle 07:00 per Thai Nguyen).
Mercoledì 24/11. Il gran giorno è arrivato! Alle 7:00 partiamo per Thai Nguyen accompagnati dal personale dell'associazione. Il tragitto è di circa 70 Km, ma sono necessarie quasi 2 ore per percorrerlo a causa del traffico e dello stato delle strade. Appena fuori da Hanoi comincia la campagna vietnamita, quasi completamente coltivata a risaia (siamo nel delta del Fiume Rosso). Quello che ci ha colpito è che, per tutto il viaggio sia di andata che di ritorno, non abbiamo visto un solo mezzo meccanico al lavoro nei campi: tutto il lavoro viene fatto a mano o con l'aiuto dei buoi. Man mano che ci allontaniamo da Hanoi diminuisce il traffico di auto e camion, ma aumenta a dismisura il traffico di biciclette e moto. Solo per l'abilità del nostro autista abbiamo evitato un incidente, quando uno sciagurato motociclista ci ha improvvisamente attraversato la strada (ovviamente l'incidente sarebbe potuto essere stato mortale solo per il motociclista, ... noi eravamo su un moderno e comodo pulmino con aria condizionata e tutte le altre comodità a cui siamo abituati noi occidentali).
Arrivati alla Casa del Popolo di Thai Nguyen, abbiamo incontrato Elena Tham e la sua madre naturale. L'abbandono di Elena è sicuramente dovuto ad entrambi i motivi già elencati:povertà ed emarginazione. La madre naturale di Elena non è sposata, non gode del supporto della famiglia (alla cerimonia era sola), non aveva un lavoro fisso. Permetteteci di non aggiungere altro su questo argomento, sia per rispetto verso la madre naturale di Elena sia verso Elena stessa. Diciamo solamente che quei momenti resteranno per sempre nei nostri ricordi più intimi e profondi e che saremo lieti di condividerli con Elena quando avrà l'età per poter comprendere certe cose.
Elena era scalza, indossava solo un paio di calzoni (senza mutandine e senza pannolino) e una maglietta. In testa portava una cuffia del tipo che in Italia si usavano 30 anni fà. La mamma naturale di Elena ha tolto alla bambina la cuffia, tenendosela forse come ricordo. La cerimonia dura circa 20 minuti: dopo aver firmato i registri riceviamo i documenti (scritti in vietnamita, inglese e francese) che dichiarano la nostra adozione di Elena Tham. Poco dopo la fine della cerimonia ripartiamo con Elena per Hanoi. Dopo un breve pianto iniziale, Elena si addormenta e dorme per quasi tutto il viaggio. Al risveglio Elena si guarda intorno (siamo ormai alla periferia di Hanoi) e si lascia finalmente prendere in braccio da mamma Rita. E' cominciata la fase di "passività" in cui la bambina si comporta in modo completamente passivo, come se fosse una bambola di pezza. All'arrivo in albergo facciamo subito un bagnetto (grazie "mamma Claudia" per l'aiuto) e controlliamo se Elena ha la scabbia: fortunatamente non sono presenti i tanto temuti "puntini rossi" indicatori della malattia. Il primo pranzo consiste in una zuppa di riso. La passività di Elena è tale che deve essere imboccata. Assieme alla passività, arrivadopo qualche ora la crisi di "mammite": Elena si attacca fisicamente alla mamma in modo spasmodico e non se vuole staccare per nessun motivo, al punto che mamma Rita deve portarsela anche in bagno (... in braccio ovviamente; solo il tentativo di mettere Elena per terra scatena dei pianti disperati). Eravamo comunque preparati a questa situazione, grazie ai corsi del NAAA, percui non ci siamo spaventati e abbiamo cercato di gestirla nel migliore dei modi, cioè con la pazienza e la disponibilità verso i bisogni della nostra bambina. Durante il pomeriggio Elena non vuole dormire, ma resta sempre in braccio alla mamma. Dopo una cena a base di zuppa di riso (piatto tipico dei bambini vietnamiti) Elena si addormenta con qualche difficoltà nel prendere sonno. Distrutti dalla stanchezza e dalle emozioni, anche papà e mamma crollano nel sonno.
Giovedì 25/11. Elena si sveglia alle 5:00 circa (speriamo che questo non sia il suo orario abituale, altrimenti siamo rovinati!), mamma la prende e la porta nel lettone, ma Elena ha ancora paura del papà, per cui io (il papà) devo ritirarmi in un angolino del letto. Per circa un'ora Elena tocca la mamma in tutte le parti del corpo, evidentemente per acquisire una familiarità anche fisica con Rita. Io devo fare finta di dormire:; se Elena scopre che sono sveglio si spaventa e si rifugia tra le braccia della mamma. Verso le 7:00 scendo nella hall dell'albergo per chiedere la colazione per Elena e, con mia grande sorpresa, mi viene consegnato un "fagottino" caldo avvolto in una foglia di loto! La foglia contiene una "pagnottella" di riso rosso (rosso naturale, non da condimento), caldo, insipido e "colloso". Ho un poco dubbioso salgo con la "colazione" in camera, e anche mamma Rita guarda la foglia di loto (avevo richiuso il fagottino) con un poco di disgusto. I nostri dubbi comunque si sciolgono quando vediamo la gioia con cui Elena accoglie la colazione. Evidentemente conosce quel tipo di colazione e ne va' ghiotta! Il primo gridolino di gioia di Elena a cui ci capita di assistere è proprio dedicato al "riso rosso colloso" che in pochi minuti viene divorato dalla nostra bambina!
Per il resto, la giornata scorre tranquilla. Continua la crisi di "mammite": Elena non si lascia neanche toccare da me ed anzi, alcune volte il solo fatto che i nostri sguardi si incrocino fa scoppiare Elena in un pianto dirotto. Passeggiamo continuamente intorno all'hotel e nei giardini in riva al lago, perché è chiaro che ad Elena piace stare all'aperto e vedere altra gente. Continua anche l'atteggiamento passivo di Elena che qualche volta cammina, ma molto spesso vuole essere portata in braccio dalla mamma che, poveretta, comincia a dare segni di stanchezza (Elena pesa almeno 9 chili). Pranzo e cena si svolgono nel solito modo (zuppa di riso). Ci addormentiamo tutti e 3 verso le 21:30, ... stanchissimi.
Venerdì 26/11. Elena si sveglia alle 5:30 (un leggero miglioramento rispetto a ieri). La riportiamo nel lettone e ricominciano il "gioco": se io (il papà) faccio finta di dormire Elena mi tocca e mi accarezza, se si accorge che sono sveglio si rifugia dalla mamma. Dopo la solita colazione con "riso rosso colloso" usciamo a passeggio per Hanoi. La gente (negozianti, passanti, venditori ambulanti), appena ci vede con la bambina, la indica e ci chiede "Vietnam?". Evidentemente vogliono sapere se la bimba è vietnamita ... e quindi se è adottata. In generale, cogliamo una certa simpatia tra i vietnamiti. Nessuno ci tratta male (come ad esempio ci dicono possa succedere nei paesi dell'est, anzi. In modo particolare, quasi tutti i vietnamiti dicono qualcosa ad Elena, ... ma non siamo mai riusciti a sapere cosa!! Qualche volta Elena risponde a monosillabi, ma il più delle volte li ignora, restando strettamente attaccata alla mamma.
La zona turistica di Hanoi è strapiena di venditori ambulanti di tutti i tipi (es. cartoline, cappelli di paglia e cappelli da vietcong, cibo, frutta). Soprattutto i ragazzini, quando scoprono che siamo italiani, cominciano a parlare (in un inglese stentato) del campionati di calcio italiano, elencando squadre e campioni famosi (abbiamo scoperto che ogni domenica sera alle 21:00 - le 15.00 in Italia - la televisione nazionale trasmette in diretta una partita del campionato italiano di serie A!!). Il primo acquisto di cartoline si risolve in un clamoroso guadagno per il ragazzino che riesce ad affibbiarci il pacchetto da 10 cartoline per 20.000 dong (circa 1,4 dollari), mentre il prezzo "equo" per le cartoline è di 12.000 dong (circa 0.83 dollari). Abbiamo imparato che bisogna trattare su tutto: il prezzo indicato sulla merce non è mai quello definitivo! In questa tecnica di mercanteggiamento riesce benissimo mamma Rita, mentre il papà è più incline a farsi "fregare". Nel pomeriggio, accompagnato dai rappresentati locali dell'associazione, il papà compie il primo atto ufficiale come padre di Elena e cioè la richiesta del suo passaporto: infatti, la legge vietnamita prevede che la bimba esca dal Vietnam con il suo passaporto ed il suo nome originale. Devo ammettere che mi sono sentito un poco emozionato a mettere quella firma!
Sabato 27/11. Giornata tranquilla e rilassante. La crisi di "mammite" di Elena si stà lentamente concludendo. Adesso Elena non esige più di essere portata in bagno assieme alla mamma, ma si accontenta di stare sulla porta del bagno a guardare cosa fa la mamma. Per cena l'hotel Claudia ci offre un party vietnamita, per festeggiare noi ed una famiglia statunitense. La cucina vietnamita è simile a quella cinese ed è molto buona. Andiamo a letto presto, perché domenica è previsto il tour di Hanoi con partenza alle 8:00.
Domenica 28/11. Sveglia alle 6:00 (ora ci siamo abituati!) e partenza con il pulmino per il tour guidato di Hanoi. In mezza giornata visitiamo i posti più importanti e caratteristici della città. Proprio durante questo tour cominciamo a scoprire la vivacità di Elena. Al Tempio della Letteratura (l'antica università di Hanoi) Elena si arrampica su delle gigantesche tartarughe in pietra e mamma deve faticare non poco per controllarla! Al Museo dell'Arte Elena comincia a prendere a "pugni" delle stature in pietra di animali mitologici, gridando a squarciagola. Per cercare di calmarla entriamo in una sala dove non sono esposti animali, ma solo gigantesche statue di Buddha. E' in questa sala che Elena combina il suo capolavoro: dopo aver adocchiato una gigantesca statua di Buddha, Elena individua la targa di plastica in cui viene descritta l'opera, l'afferra con entrambe la manine e la stacca dal piedistallo! Mamma ed io, da bravi italiani con senso civico, dopo esserci accertati che nessuno ci aveva visto, abbiamo risistemato la targa al suo posto e siamo prudentemente usciti dal museo! Nel giardino del museo Elena ha continuato a giocare, tentando di arrampicarsi sugli alberelli! Rispetto alla passività dei giorni scorsi, Elena sta dimostrando una vivacità ed una energia senza pari!
Lunedì 29/11 - Giovedì 2/12. Le giornate scorrono tranquille. Elena è in continuo miglioramento. La fase di passività è completamente superata ed anche la crisi di "mammite" sempre ormai alla fine. Adesso Elena non guarda più la mamma mentre è in bagno, ma si accontenta di sapere che è nelle vicinanze. Anche con il papà le cosa vanno meglio. Elena gioca e si diverte, anche se ancora non ne vuole sapere di andare in braccio al papà. I nostri documenti sono praticamente pronti:; ritireremo il passaporto con il visto di ingresso in Italia per Elena domani, venerdì. Stiamo cercando di anticipare il rientro in Italia: c'è un volo della Vietnam Airlines in partenza alle 20:00 locali del venerdì e sarebbe un sogno riuscire a prenderlo (il nostro rientro era stata programmato per venerdì 10 dicembre, ma anticipare il rientro di una settimana sarebbe un bel colpo!). Nel pomeriggio di giovedì arriva la buona notizia: ci hanno confermato il posto sul volo di venerdì 3/12: torniamo a casa!
Venerdì 3/12. Il papà passa tutta la mattina all'ambasciata italiana di Hanoi per ritirare il passaporto vietnamita di Elena col visto d'ingresso in Italia e gli altri documenti, mentre la mamma ed Elena preparano le valigie. Alle 17:30, con un poco di nostalgia, lasciamo gli amici dell'hotel Claudia e partiamo per l'aeroporto. Nella sala d'attesa dell'aeroporto ci succede una cosa abbastanza curiosa, di cui avevamo sentito parlare ma che a noi non era mai accaduta. Documentandoci sul Vietnam avevamo letto che le persone anziane, per capire se i bambini che con cui hanno a che fare sono di sesso maschile o femminile, li toccano in mezzo alle gambe. Questo comportamento, che da noi scatenerebbe subito la caccia al maniaco, in Vietnam è accettato, purchè sia posto in essere da persone anziane. Dopo aver passato i controlli doganali, quando eravamo già nella sala d'aspetto per imbarcarci, siamo stati avvicinati da una signora anziana (circa 70 anni), vestita in modo modesto, che ci ha detto qualcosa in vietnamita. Non avendo avuto risposta da noi, la signora ha toccato Elena in mezzo alle gambe, evidentemente per capire se era maschio o femmina. Elena però indossavo un pannolino, altre alle mutandine e ai calzoni, per cui il primo "tocco" non ha dato alla signora la risposta che questa cercava, quindi alla prima "indagine" ne è seguita una seconda, più approfondita; finalmente la signora ha capito il sesso di Elena e se ne andata con un grosso sorriso sulle labbra! Al momento di imbarcarci sull'aereo ci coglie un poco di malinconia. Ci siamo affezionati al Vietnam e alla sua gente, e ci ripromettiamo di ritornare, assieme ad Elena, per permettergli di conoscere il suo bellissimo paese, con una storia e cultura millenari.
Alle 20:00 partiamo col volo VN535 per Dubai-Parigi. Dopo circa 1 ora di volo mettiamo Elena nella culla per farla dormire, ma dopo pochi minuti Elena vomita tutto quello che aveva mangiato! Restituiamo la culla alle hostess e mamma Rita si tiene Elena in braccio per tutto il volo (... per fortuna ci eravamo portati i vestiti di ricambio per la bimba!). Elena dorme, più o meno tranquillamente, per tutto il viaggio.
Dopo lo scalo di Dubai, alle 06:15 (di sabato, ora europea) arriviamo a Parigi. Elena è alquanto sorpresa dal clima (fà freddo e pioviggina), ed è ancora più sorpresa dalla giacca a vento rossa che gli mettiamo addosso prima di scendere dall'aereo. Non aveva mai indossato un capo d'abbigliamento così invernale! Dopo qualche discussione con i doganieri francesi, dovuta al fatto che il visto rilasciato ad Elena dall'ambasciata italiana non è un visto "Schengen", cioè non permette la libera circolazione all'interno della comunità europea ma solo in Italia (comunque tutto si è risolto mostrando ai doganieri i documenti vietnamiti relativi all'adozione ed i biglietti aerei che dimostravano la nostra intenzione di ripartire subito per l'Italia) siamo andati a fare colazione all'europea, con cappuccino e croissant. Nella sala d'aspetto del volo per Milano reincontriamo la signora che aveva "toccato" Elena le sera prima ad Hanoi. Anche lei è diretta a Milano. Prima dell'imbarco la signora ha fatto ad Elena un lungo discorso in vietnamita: Elena ha ascoltato con attenzione. Questo è stato praticamente l'ultimo contatto "dal vivo" di Elena con il suo paese e con la sua lingua d'origine.
Alle 8:30 partiamo per Malpensa, dove arriviamo alle 10.00. Ad aspettarci ci sono tutti i parenti ed amici che ci accolgono con regalini (per Elena) e caldi abbracci (per tutti).
La nostra avventura, cominciata nel luglio 1997, è finalmente terminata, ... o, forse, è appena cominciata!


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