Esperienza 7:
la "storia di adozione" di Gaetano


(ultimo aggiornamento di questa pagina: 26/11/01 )

Questa "esperienza" è apparsa nel newsgroup it.sociale.adozione e mi ha molto colpito.

Si tratta di una esperienza decisamente diversa da quelle precedentemente pubblicate nel sito e non solo perchè non si tratta di una coppia che ha adottato (o con iter d'adozione "in corso") bensì di una persona che è stata adottata e che ha vissuto sulle proprie spalle alcune esperienze toccanti. Sebbene sia ormai sposato ed abbia dei figli, le esperienze vissute come figlio adottivo segnano ancora la sua vita.
Abbiamo chiesto a Gaetano se potevamo pubblicarla nel sito ed ha acconsentito con piacere. Speriamo vivamente che anche questo suo contributo possa servire come ulteriore riflessione a tutte le coppie che hanno adottato o che hanno intenzione di farlo!!

Grazie Gaetano.


Indice
Se desideri leggere pił tranquillamente off-line questa "storia di adozione", ti consigliamo di stamparla!




La mia storia di figlio adottato

Sono Gaetano, sono un figlio adottivo e di esperienze negative ne ho avute tante. Vi scrivo la mia storia in quanto spero possa servire affinché altri non commettano gli stessi errori.

Quando avevo solo 20 giorni, mia madre naturale mi affidò alla sorella che non poteva avere figli, il tutto senza nessun atto giuridico ma semplicemente prestandomi come si può prestare un qualsiasi oggetto.

Nei primi anni della mia vita non c'era niente di strano, avevo dei genitori che mi volevano bene e che dal lato materiale non mi facevano mancare niente. I primi problemi li ho vissuti all'età scolastica, quando sentivo chiamarmi con un nome ed un cognome diverso da quelli che ero abituato a sentire. Questo mi portò a porre le prime domande, ma le risposte che ottenenvo erano sempre evasive: forse per ignoranza, i miei genitori adottivi non riuscivano a spiegarmi la situazione.

Senza che nessuno mi spiegasse niente, vedevo che le visite a quella signora (che in realtà era mia madre) divenivano sempre più frequenti. Inoltre, iniziavo a sentire frasi come "Questa è un'altra mamma" e "Questi sono tuoi fratelli". Io, piccolo com'ero, non riuscivo a capire quello che mi stava accadendo: anzi, per me figlio unico, trovare altri bambini con cui giocare era fonte di divertimento.

Ma le cose non potevano andare sempre così: le due sorelle iniziarono a litigare. Mia madre, forse pentita, mi rivoleva con sè mentre mia madre adottiva non aveva nessuna intenzione di lasciarmi ... ed io nel mezzo, bambino che ad un tratto vedeva svanire la propria fanciullezza, la propria spensieratezza. Mi sentivo colpevole, mi sentivo cattivo, ... vedevo due donne litigare per colpa mia. Ricordo che la sera, nel mio lettino, pregavo Dio affinché mi portasse con sè: avevo sentito parlare di Angeli buoni, che amavano i bambini e, nella mia ingenuità, aspettavo che venissero a prendermi, liberandomi da quel dolore. Scrivo queste cose con gli occhi pieni di lacrime: credetemi, queste sono ferite che non si rimarginano, ti segnano tutta la vita.

Crescendo, la cosa non migliorò: anzi, col fatto che i miei genitori adottivi nascondevano a tutti la verità (ma forse cercavano di nasconderla a loro stessi) mi ritrovai nell'età dell'adolescenza a non frequentare gli amici di scuola perché loro conoscevano una persona diversa, con un cognome diverso, con dei fratelli, mentre al di fuori dell'ambito scolastico io ero per tutti un figlio unico. Sentivo uno strano sentimento nel dire la verità: mi pareva di tradire la fiducia dei miei genitori adottivi che non volevano far sapere nulla ... quindi tacevo e, ancora una volta, sentivo che il colpevole di quella situazione ero io.
Tutto questo mi portò a chiudermi sempre più in me stesso. Mi piaceva studiare, ma decisi di abbandonare la scuola: non riuscivo più a mentire, a trovare scuse per non studiare a casa mia, ... non riuscivo a spiegare a parole la mia sofferenza e forse per questo non mi confidavo con nessuno.

Quando avevo 15 anni, i miei genitori naturali acconsentirono alla mia adozione legale. Potevo perciò portare il cognome dei miei genitori adottivi, ma questo solo al patto che mantenessi anche il mio vero cognome. ... ed è qui che non mi ci ritrovavo!! Che i miei genitori adottivi e quelli naturali abbiano giocato con la mia vita come si gioca con un pupazzo, mi è chiaro, ... ma che né il giudice né i vari assistenti sociali che hanno seguito la pratica abbiano avvertito il mio disagio e si siano sentiti in obbligo di ascoltare il mio punto di vista, limitandosi invece solo a controllare che gli incartamenti e scartoffie varie fossero a posto, ... questo mi sembra ancora più grave!

Credo che questa storia abbia cambiato il mio carattere. Ancora adesso, che sono adulto, non riesco a liberarmi da quei ricordi. Sono riuscito a recuperare un rapporto con i miei fratelli e sorelle. Da poco e con molta fatica, sto uscendo da un periodo di forte depressione che mi aveva fatto ripiombare a quegli anni. Con l'aiuto di mia moglie e dei miei bambini sto cercando di dare un senso alla mia vita. Con loro cerco di non ripetere gli errori che hanno commesso con me. Li amo più della mia stessa vita e guardando i loro occhi pieni di felicità traggo la forza per uscire dal tunnel in cui mi ero infilato.

Un solo consiglio mi sento di dare a tutte le quelle coppie che hanno deciso di adottare un bambino: siate chiari con lui fin dall'inizio, non nascondetegli nulla, rispettatelo come persona, non pretendete da lui che vi cambi la vita, siete voi che avete cambiato la sua, amatelo senza volere ricevere per questo nulla in cambio se non il suo amore. Infine, tenete sempre presente il disagio che potrà provare sapendo di essere adottato: l'unica medicina per questo disagio è il vostro affetto.

Vi chiedo scusa per questo mio sfogo, ma mi sentivo di farlo. Auguro a tutti voi, dal profondo del mio cuore, tanta felicità e la realizzazione di tutti i vostri sogni di genitori.

Guida Acquilante Gaetano


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