Nel volo ad alta velocità e ad alta quota; oltre alle limitazioni cui si
è fatto cenno nel paragrafo precedente, bisogna tener conto delle
difficoltà e delle sollecitazioni fisiologiche, costituenti gravi
limitazioni naturali all'esercizio del volo.
Tra di esse sono in primo
Iuogo da considerare quelle dovute alle accelerazioni, derivanti da una
rapida variazione della velocità, in grandezza o in direzione. (il moto
rettilineo uniforme, nel quale non esiste accelerazione, non viene
avvertito dall'organismo qualunque sia la velocità).
Le accelerazioni più
frequenti sono del tipo centrifugo, che si verificano nel moto su
traiettoria curvilinea, come nelle virate e nelle richiamate. Esse
risultano proporzionale alla velocità oltre che alla curvatura della
traiettoria: tutti ne hanno fatto l'esperienza su un "otto
volante", o sui comuni veicoli veloci.
Le entità delle
accelerazioni si misurano prendendo come riferimento l'accelerazione di
gravità (indicata con la lettera "g") che corrisponde alla
normale forza peso.
L'uomo, vivendo
naturalmente sottoposto all'accelerazione "g", non ne risente
alcun disturbo, anzi non l'avverte affatto. I disturbi cominciano quando
l'organismo viene sottoposto ad accelerazioni maggiori di "g",
con effetti che descriviamo brevemente.
Diciamo intanto che i
disturbi sono causati principalmente dalla centrifugazione del sangue, che
abbandona certe parti del corpo per insaccarsi in certe altre: con
l'aumentare dei "g" il sangue si "appesantisce" fino
ad acquistare, verso i 12 "g", una consistenza apparente
equivalente a quella del mercurio.
Sono anche spiacevoli gli
effetti conseguenti allo spostamento di alcuni organi per esempio
addominali insufficientemente sostenuti per la loro naturale disposizione
anatomica.
Inconvenienti possono
pure derivare dalla sollecitazione eccessiva cui vengono sottoposte
articolazioni fragili come quelle del collo.
Ad una accelerazione di 2
"g" si comincia ad avvertire una sensazione di pesantezza del
corpo, delle mani e dei piedi, che si aggrava a "3g" e a "4
g". La muscolatura si tende istintivamente per resistere alla forza
che schiaccia il corpo nel senso testa-piedi; il capo resta eretto
con difficoltà. A 5 "g" si accentua l'inerzia muscolare;
si avverte un senso di stiramento al torace, la respirazione è resa
difficile.
Al di
sopra di 4 "g" si cominciano già a verificare disturbi alla
vista, inizialmente con scintillamento e grigiore, poi con il completo
offuscamento (visione nera). A circa 6 "g" si ha la cecità
temporanea, cui segue la perdita di coscienza se l'accelerazione si
prolunga per oltre 5 secondi.
La durata
della sollecitazione ha molta importanza per l'entità e la natura degli
effetti fisiologici: accelerazioni elevate, fino a circa 20
"g", possono essere sopportate per la frazione di un
secondo (catapultamento del seggiolino - pilota con paracadute, nei
moderni velivoli di alta velocità).
Da qualche fatto
accidentale si è creduto di desumere che l'organismo possa sopportare
perfino accelerazioni verso i 100 "g", purché estremamente
brevi, istantanee (1/10 di secondo).
Per aumentare la
sopportabilità delle normali accelerazioni centrifughe, cui ci siamo
essenzialmente riferiti finora, si sono anche muniti i piloti di speciali
tute "anti g" le quali contengono camere d'aria che si gonfiano
automaticamente al momento opportuno ed esercitano una energica pressione
sulle regioni inferiori del corpo così da contrastare il movimento del
sangue che tende ad affluirvi.
Con tali tute la
sopportabilità si eleva di circa 2 "g".
Molta importanza,
sempre nei riguardi della sopportabilità delle accelerazioni del tipo
centrifugo, ha la posizione del pilota. Naturalmente la resistenza alle
accelerazioni dipende in primo luogo dalla costituzione e dalle condizioni
organiche del pilota. Da rilevare anche che tutti i disturbi di cui
si è parlato compaiono con anticipo e sono peggio sopportati, in quota
(da 3000 metri in su) in condizioni di deficienza di ossigeno.
L'allenamento, anche con
idonei esercizi acrobatici a terra, giova a migliorare la
sopportabilità dei disturbi, attraverso un meccanismo di provocazione di
riflessi condizionati che preparano fisiologicamente l'organismo alle
modificazioni funzionali prodotte dalle accelerazioni.