LA BARRIERA SONICA
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NUMERO DI MACH
BARRIERA TERMICA
LIMITI FISIOLOGICI

INTRODUZIONE ALLA BARRIERA SONICA

          I fenomeni aerodinamici, cosi come finora mostrati, subiscono una brusca alterazione in corrispondenza della velocità del suono. Vediamo brevemente, in forma elementare e nel modo più chiaro possibile quale è la causa e la natura di questa alterazione, ricercando il nesso tra la velocità del suono e la velocità del velivolo. Diciamo subito che l'aria è il fattore comune dei due fenomeni propagazione del suono e movimento del velivolo in quanto sia il suono che il velivolo hanno bisogno dell'aria per esistere. Infatti, nel vuoto il suono non si trasmette, non esiste cosi come non può esistervi una sostentazione aerodinamica.Trattiamo brevemente della propagazione del suono. La velocità di propagazione del suono nell'aria (Vs) alla temperatura di 15°C, è di circa 340 m/sec (circa 1225 KM/h), e diminuisce con il diminuire della temperatura.La velocità del suono è dunque proporzionale alla temperatura assoluta e risulta: a 15°C (temperatura tipo a livello del mare) di 1225 Km/h; a 30°C di circa 1252 Km/h; a -50° cioè alla quota di circa 10.000 metri di 1100 km/h. Per renderci conto del fenomeno della propagazione immaginiamo che le molecole di aria siano costituite da bollicine elastiche che si comportino analogamente a palline in un piano di biliardo quando si urtano l'una con l'altra. La sorgente sonora immaginiamola costituita da un anello di metallo elastico in vibrazione. La vibrazione la possiamo considerare una rapida pulsazione e questa a sua volta si può dire costituita da una successione di impulsi (spinte) ripetuti a regolari intervalli. Supponiamo le palline inizialmente distribuite a distanza uniforme nel piano (ci riferiamo al piano del biliardo). Alla prima spinta (nell'atto in cui l'anello si dilata) le palline con le quali l'anello è a contatto ricevono un impulso in direzione centrifuga e urtano le vicine del circolo, rimbalzando verso l'indietro. A loro volta le palline del secondo circolo urtano e spingono in fuori le palline del terzo circolo, e cosi via. Per effetto delle spinte e dei rimbalzi variano le distanze tra le palline venendosi a creare addensamenti e rarefazioni, che si ripetono periodicamente con lo stesso ritmo della vibrazione. Riportandoci allo svolgimento del fenomeno nell'aria e nello spazio, si conclude che gli addensamenti e le rarefazioni delle molecole d'aria, altrimenti definibili come compressioni ed espansioni in seno alla massa d'aria interessata, costituiscono una onda sonora, formata da strati sferici concentrici alternativamente condensati e rarefatti. Si definisce velocità del suono la velocità alla quale si propaga la piccola variazione di pressione costituente l'onda sonora. Da notare che attraverso le onde sonore si ha una "propagazione di moto" ma non un "trasporto di materia", analogamente a quanto si verifica nel caso delle classiche onde provocate in uno stagno: apparentemente sembra che l'acqua si muova nel senso della propagazione dell'onda, ma basta osservare un qualsiasi truciolo galleggiante per vederlo soltanto oscillare in alto e in basso senza allontanarsi dalla posizione iniziale.Ad ogni impulso le palline di un circolo spingono le palline del circolo successivo e rimbalzano indietro venendo a determinare delle zone di addensamenti e di rarefazioni che corrispondono nell'aria a compressioni ed espansioni costituenti l'onda sonora. Si definisce frequenza di un'onda sonora il numero di vibrazioni ripetute in un minuto secondo: quando tale frequenza e compresa entro certi limiti (da 16 a 25.000 al secondo) noi percepiamo l'onda sonora attraverso l'orecchio, contro il cui timpano in definitiva le molecole d'aria vengono a picchiare con il ritmo inizialmente determinato dalla sorgente sonora. Sono dunque le molecole d'aria i veicoli successivi della trasmissione della vibrazione sonora, come di ogni variazione di pressione provocata nell'aria da un corpo in movimento. Le molecole, e noto, sono le particelle elementari costitutive della materia che conservano la loro individualità fisica. Negli aeriformi, la cui densità è molto minore di quella dei liquidi e dei solidi, le molecole risultano relativamente molto distanziate l'una dall'altra. Bisogna naturalmente riferirsi agli ordini di grandezza molecolari: un centimetro cubo di aria è formato di circa 30 miliardi di molecole, e il raggio di una molecola è di un miliardesimo di millimetro. Per avere un'idea della relativa libertà di movimento delle molecole d'aria ricorreremo a "ingrandimenti" concettuali. Immaginando una molecola grande come una bollicina di un centimetro di diametro, il suo percorso libero nel vuoto, tra un urto e l'altro, sarebbe in media di cinque metri (cinquecento volte il diametro). Importante è anche notare che la velocità propria di agitazione delle molecole d'aria è di circa 500 metri al secondo, ed e proporzionale alla temperatura dell'aria stessa (precisamente è proporzionale alla radice quadrata della temperatura assoluta). Si può anzi dire che la temperatura non è altro che la misura indiretta di tale velocità e il calore è l'effetto stesso dell'agitazione molecolare, cosi come la pressione esercitata da un gas contenuto in un recipiente è la risultante di tutti gli urti delle molecole del gas contro le pareti del recipiente. Poiché la propagazione del suono avviene attraverso gli addensamenti e le rarefazioni che le molecole d'aria si comunicano fra loro (onda sonora) si può comprendere che la velocità di propagazione deve essere dell'ordine della velocità propria di agitazione delle molecole costituenti i veicoli della trasmissione, come già detto. Tutto si svolge in modo analogo alla trasmissione di un messaggio alla corsa staffetta, nella quale la velocità media è necessariamente dell'ordine di quella sviluppabile dai singoli podisti, risultando inevitabilmente a questa inferiore, per le perdite di tempo e di energia che si determinano negli scambi del messaggio. Così come la velocità di propagazione del suono risulta inferiore alla velocità molecolare, in seguito al grandissimo numero di urti che ostacolano il moto delle molecole stesse. Infatti la velocità del suono nell'aria non è di 500 metri ai secondo ma soltanto di 340 metri al secondo (numeri già prima citati). La velocità di propagazione del suono dipende naturalmente dalla struttura molecolare del gas, cosicché risulta diversa nei diversi gas: nell'idrogeno (il più leggero dei gas) è molto più alta che non nell'aria, raggiungendo i 1.240 metri/sec; nello elio è di 930 metri/sec; nell'azoto scende a 320 metri/sec. Per curiosità si citano anche le velocità di propagazione nell'acqua (1.430 metri/sec.), nel rame (3.500 metri/sec. ), nel ferro (5.000 metri/sec.). Ora vediamo di quale natura e di quale entità sono le perturbazioni provocate nell'aria dal movimento di un corpo quale un velivolo. Quando la velocità del velivolo è bassa, lontana da quella del suono, l'aria si comporta come un liquido, cioè come un fluido continuo non comprimibile: scorre regolarmente sulla superficie del corpo, si scosta al suo passaggio, si adatta alla sua forma, si richiude dietro di esso, senza variare di densità.

Con opportuni accorgimenti riesce materialmente possibile osservare l'andamento della corrente fluida intorno al corpo. Si nota che la corrente aerea si deforma già a monte del corpo; se ne deduce che le molecole d'aria che vengono a contatto con il corpo e sono da questo spostate trasmettono tale moto di scostamento alle molecole contigue e così via, in modo che la massa di aria nei dintorni del corpo assume un andamento determinato dalla forma del corpo stesso. La trasmissione di questi "avvisi" di scostamento, come di ogni piccola variazione di pressione in seno all'aria, avviene grazie alla velocità propria di agitazione delle molecole stesse (quella del moto browniano) e sempre in modo analogo alla propagazione del suono. In altre parole, si può dire che le molecole d'aria, dotate di una propria superiore mobilità rispetto al velivolo, all'avvicinarsi di questo hanno tempo e modo e luogo per scansarsi opportunamente e fargli posto senza ammassarsi, e senza che subisca sensibili alterazioni la locale densità dell'aria. Inevitabilmente è necessario un lavoro per spostare una massa d'aria in quiete: la quale massa perciò presenterà sempre una certa resistenza all'avanzamento (resistenza aerodinamica del genere di inerzia) determinabile in funzione della velocità e della forma e dimensione del corpo. Si constata che la resistenza cresce con il crescere della velocità, e in modo regolare fino alle velocità dell'ordine di quella del suono. Poi però aumenta bruscamente e irregolarmente assumendo valori elevatissimi. Questo avviene perché le molecole d'aria (dotate come si è detto di una propria determinata mobilità), al sopraggiungere di un corpo più veloce di loro non fanno più a tempo a scansarsi e a trasmettere gli avvisi di spostamento alle molecole contigue. Vengono bensì urtate, spinte e strette l'una contro l'altra bruscamente, come "investite": in altre parole si determina localmente una vera e propria "compressione" o "condensazione" dell'aria (la compressione di un gas consiste appunto nell'obbligarne le molecole a diminuire le distanze medie reciproche, ad ammucchiarsi, in modo che la massa gassosa aumenti di densità essendo "costretta" in un volume minore a quello che essa assumerebbe a quella temperatura con le molecole libere). Si sa che la compressione esige uno sforzo notevole, necessario appunto per vincere la reazione delle forze molecolari dell'aeriforme. E' questa nuova specie di resistenza, detta precisamente di compressione, di valore molto maggiore di quella semplice di inerzia prima considerata, che incontra un corpo quando si muove nell'aria alla velocità del suono (o a velocità superiori, ovviamente). Allo scopo di rendere ben comprensibile il fenomeno ora rapidamente descritto ricorriamo ad un paragone, molto arbitrario ma di una qualche efficacia positiva. Immaginiamo che un vasto spazio, per esempio una grande piazza, sia occupata da un gran numero di pedoni che si muovono in diverse posizioni conservando ciascuno una certa libertà di movimento (supponiamo che la densità media risulti di circa un uomo per metro quadrato). Ciascun uomo sia dotato di una propria velocità massima di spostamento, per esempio di circa 10 chilometri/ora. Vediamo che succede quando un autoveicolo attraversa la piazza. Se la sua velocità é molto bassa, per esempio di circa 6 chilometri/ora, i pedoni - dotati come abbiamo detto di una "propria" mobilità dell'ordine di 10 chilometri/ora - fanno a tempo a scansarsi, a spostarsi lateralmente, a far posto all'autoveicolo avanzante, pur essendone sfiorati e provocando per questo una piccola resistenza di attrito. L'autoveicolo subirà in definitiva un minimo rallentamento e potrà procedere senza eccessive difficoltà.  Ma se la velocità dell'autoveicolo é sensibilmente superiore ai 10 chilometri/ora, i pedoni si troveranno addosso la macchina prima che abbiano fatto in tempo a scansarsi (data la loro inferiore "mobilità") sicché verranno urtati con violenza, stretti repentinamente l'uno contro l'altro, compressi, travolti; e l'autoveicolo incontrerà di colpo una eccezionale resistenza, costituita dall'ostacolo opposto dai pedoni così investiti. La situazione é dunque decisamente cambiata con il superamento di un determinato limite di velocità (10 Km/h). Si osserva ancora che il fenomeno cui si é accennato, di urto e investimento di pedoni, si verificherebbe ovviamente anche a bassa velocità se i pedoni anziché liberi in una vasta area si trovassero confinati in uno spazio ristretto, per esempio in un vicolo chiuso. L'analogia della sorte dei pedoni con quella delle molecole di aria appare abbastanza evidente, pensando che anche in una pompa di bicicletta spingendo lo stantuffo l'aria si comprime opponendo notevole resistenza. Si conclude che alle velocità soniche, in seguito al verificarsi di una locale compressione dell'aria si determina una resistenza di compressione o d'onda diversa dalla resistenza d'inerzia o di strisciamento. L'ostacolo aerodinamico rappresentato da questa "altissima resistenza di compressione" è denominato "barriera sonica" o "muro dei suono". L'aver parlato soltanto ora di "comprimibilità" dell'aria non vuol dire - ovviamente - che l'aria normalmente non sia da considerarsi un fluido comprimibile (tutti sanno che lo é): significa bensì che alle velocità iposoniche lontane da quella del suono non si verifica una automatica compressione aerodinamica davanti al corpo che avanza nel libero spazio.

 

 

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