Heliodrom 1990-2004
REALTA’
= ciò che ha un esistenza reale…
REALE
= che concerne la realtà…
(dal vocabolario
della lingua italiana)
Heliodrom
è un dramma claustrofobico, personale e privato d’ogni scoria attinente la
reltà. Un dramma di un singolo (l’autore/il personaggio) spalmato sul tempo e
lo spazio di una tragedia collettiva “la guerra nei Balcani”. Solo una forte
determinazione mi ha fatto proseguire su questo lavoro. La volontà di
“ricordare” di finirla con i “falsi desideri”, mi ha dato una mano a
spingermi fino a Heliodrom. Un luogo conosciuto solo attraverso la cronaca di un
concerto rock. Ho trovato finalmente la forza che mi è sempre mancata in
passato, per soffiare violentemente fuori tutto il mio tormento. Artaud diceva “
Perchè dare apparenza di finzione a ciò che invece è parte inestirpabile
dell’anima...”. Heliodrom si arrovella in qualche modo su quel concetto
d’inestirpabile. Passatemi l’insistenza sulla “questione privata”, ma è
nella vita stessa di Heliodrom e sarebbe disonesto tentare di nasconderlo.
Heliodrom nasce da una delusione, sull’onda di una vibrazione, un battito, in
estate, quando era molto caldo. Heliodrom...Helios...sole. Ho imparato una cosa
in questi ultimi mesi: nulla avviene per caso.
Gli attori: Donatella e Maurizio. Con loro ho cercato di costruire qualcosa che non avesse riferimenti precisi. Ci siamo completamente abbandonati alla nostra sensibilità. Questa messinscena nasce sopratutto con il lavoro dell’attore, volendo affermare ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che questo è l’unico insostituibile elemento dell’Arte del Teatro. C’è stato un motto che ci ha accompagnato durante tutto il lavoro : carne e sangue. Quello che vedrete è carne e sangue, è della materia viva d’ogni corpo. La carne è forza, il sangue, il suo nutrimento. Ma intorno c’è qualcos’altro, il tempo, l’esperienza, il ricordo ed infine la realtà, governata dai desideri, da meschine giustificazioni. Heliodrom è il canto di misere vite frantumate, che abolisce il tempo, l’esperienza, il ricordo ed ogni realtà privata, quella di Marko, quella di Mirjana. Si muove in una dimensione irreale, metafisica, quindi pura. In uno spazio “altro”, spesso buio e freddo, senza ostacoli di sorta, libero. Qui può accadere di tutto, anche che il passato ritorni, uguale o diverso che sia. In fondo il tempo è un gioco, no? Me lo hai insegnato tu questo.
Risveglio - Indian song - Rattosfrakkiato di antoniodivalerio
VIAGGIO ATTRAVERSO IL TESTO…IL BUSTO, LE
BRACCIA, LE GAMBE.
BUIO.
Buio come doveva essere l’inizio del tempo. CATARCAS EN CAOS CRONU UIOS, (In
principio era il caos, figlio del tempo). Nacque il mito. EGO EIMI GHERA
NUCTU’ TUGATER PRESBEIA (Io sono ghera la vecchiaia, figlia della notte).
Dieci anni fa la Jugoslavia iniziava a
sgretolarsi sotto i colpi dei mortai di Serbi, Croati, Sloveni cioè Jugoslavi.
Da questa parte dell’Europa ci siamo svegliati. Si viveva ormai, adagiati su
una visione manichea ed a suo modo rassicurante della nostra civiltà
divisa in comunisti e non comunisti. Ci siamo svegliati quando abbiamo
capito che i comunisti non esistevano più. Anche in Jugoslavia se n’accorsero
e ricordarono “…è il figlio del fratello di mio padre e
può anche essere spocchioso come dici tu, ma è uno Stimac anche lui…”
Ricordarono di essere Croati, Sloveni, Serbi, Bosniaci, Albanesi. Così dalla
rivoluzione bolscevica, che avrebbe dovuto portare in tutto il mondo uno spirito
internazionalista, senza confini ed etnie, si è passati alla “pulizia
etnica”. Il cemento dell’ideologia socialista perse la sua efficacia sul
popolo slavo. Immaginate di ritrovarvi tra qualche anno a sparare contro il
vostro attuale vicino di casa o su di un vecchio compagno di scuola. La
Jugoslavia si è risvegliata alla fine del ventesimo secolo spaesata, in un
mondo che è andato avanti per vie a lei quasi sconosciute. L’unica soluzione
era ripartire dal passato, cioè dalla fine
del secolo scorso a tornare indietro. Hanno tirato fuori del baule della storia:
battaglie, imperi, persecuzioni, guerre. Forse la memoria non sempre porta del
bene. “…ho
perso una parte della mia memoria…” E noi? Noi che siamo, come una volta
ho sentito dire “dalla parte buona dell’occidente”? Noi cosa abbiamo
fatto? Nulla e quando la guerra ha avuto il suo micidiale colpo di coda,
l’unica risposta che abbiamo saputo dare, è stata solo odio e dolore.“…da passare in dote
poi alle future generazioni…” Noi che avremmo dovuto insegnare l’amore e la pace. Che
strane contraddizioni…dall’America e poi anche dall’Europa in questi
ultimi anni si è propagata una nuova religione, la New Age che predica
l’amore universale. Ma dalla stessa madre sono nate anche bombe intelligenti e
altre che lo sono meno, macchine da guerra vergognosamente chiamate Apache. Che
strane contraddizioni…”…come si può amare
una donna, senza prima amare l’uomo, l’animale uomo…l’animale
purificato…”.
Heliodrom è la storia di un uomo e di una
donna che si sono nutriti d’illusioni?
“…cos’è un desiderio?...E’ mera
illusione...una meschina giustificazione...”
Heliodrom è la triste e cupa immagine di
un “uomo” condannato?
“...noi, siamo quello che non
vogliamo...tutto quello che abbiamo ricevuto, per tutto ciò che abbiamo scelto
di dare...”
Heliodrom è un’inutile storia
d’amore?
“…quando m’innamorai di lei, deve
essere stato bellissimo... i primi tempi ci piangevo la notte…”
Heliodrom è una velleitaria metafora nata
da una vibrazione?
“…a volte impegniamo tutte le nostre
forze per amare...e la notte siamo sfiniti, dopo aver dato tanto...amare è
faticoso…”
Heliodrom è il dramma della guerra?
“…la Seconda Guerra Mondiale l’avevo
studiata di fresco. Ma non avevo mai riflettuto sul fatto, che erano trascorsi
dalla sua fine, solo poco più di quarant’anni, che mio nonno, il padre di mio
padre, aveva combattuto in quella guerra…”
Heliodrom è il dramma dell’uomo?
Accomiatandosi disse: “ Vi ringrazio infinitamente per avermi
donato un pezzo della vostra vita, spero che lo scambio sia stato a voi proficuo “. Porse un inchino e con il capo
reclinato s’eclissò dietro una quinta.