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L’Associazione Nazionale del Coordinamento Centri Diurni in Psichiatria: una proposta dalla Lombardia.
Dall’epoca
in cui sono iniziati i processi di deistituzionalizzazione, gli interventi
riabilitativi sono andati definendo nuove strategie terapeutiche e dispositivi
territoriali aventi tra gli obiettivi anche quello di arginare gli esiti
devastanti della passata condizione asilare e tra le funzioni,
quella di operare in modo stabilizzante di sostegno, di facilitare
relazioni adattative e di disincentivare potenziali comportamenti regressivi che
sono favoriti dal setting ospedaliero. In
questo panorama, lo sviluppo di servizi territoriali, la progettazione e
l’attuazione di programmi riabilitativi integrati e individualizzati, ha
spostato l’asse delle cure psichiatriche verso l’area degli interventi
complessi, che necessitano di percorsi lunghi, articolati e della cooperazione
di figure professionali diverse. Un
importante segmento di tali percorsi è sicuramente rappresentato dalle
strutture semiresidenziali, in particolare dal Centro diurno che opera a metà
strada tra una dimensione tecnica di cura e quella di vita quotidiana; è la
quotidianità infatti, l’unica garanzia della possibilità di favorire la
reintegrazione sociale, la ripresa piena o in qualche modo “attenuata”, ma
autentica, dell’esperienza di vita fuori dalla malattia o in una convivenza
accettabile, non devastante, con alcuni aspetti irriducibili di essa. La
storia che ha portato alla costituzione dell’Associazione nazionale
Coordinamento Centri Diurni in psichiatria, prende origine in Lombardia dal
convegno di Rho del 1991 che, con il titolo “Centri Diurni in psichiatria.
Problematiche, realizzazioni e prospettive.”, ha riunito un gran numero di
operatori ed ha promosso, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro,
l’avvio di indagini conoscitive e confronti interregionali intorno alle
strutture intermedie dedicate alla semiresidenzialità. Si
è andato configurando negli anni, un assetto organizzativo ricco ed articolato
delle attività promosse a livello nazionale e regionale, tale da richiedere la
trasformazione
dell’iniziale “movimento” spontaneistico in un’Associazione
scientifica, che ha stimolato la costituzione di Coordinamenti regionali,
promotori di scambi, dibattiti pubblici, produzioni scientifiche per valorizzare
e sostenere le strutture semiresidenziali dell’area psichiatrica. In
Lombardia, dopo un lungo periodo nel quale i referenti regionali si sono
occupati principalmente del Coordinamento nazionale, nel gennaio ’96
sono state definite le linee operative per avviare programmi di lavoro in
territorio regionale. Il
percorso del Coordinamento lombardo, compiuto fino ad oggi, non soltanto segnala
tra le sue caratteristiche una costante disposizione al confronto, ma testimonia
anche la vivacità e la forza con cui gli operatori dei CD si interrogano e
ricercano strumenti adeguati per una efficace pratica riabilitativa
psichiatrica. L’Istituto
Sacra Famiglia, che ha tra le sue strutture 6 Centri Diurni, ha sostenuto
l’attività del Coordinamento, accettando innanzitutto di domiciliare la
segreteria regionale presso la sede di Cesano Boscone ed inoltre ospitando le
riunioni periodiche cui vengono invitati gli operatori lombardi dei CD. Le
riunioni hanno come obiettivo la raccolta e la diffusione di dati relativi allo
studio delle modalità
riabilitative idonee di risposta ai bisogni dell’utenza, soprattutto
quella gravosa. Particolare attenzione è posta al confronto di strumenti per la
valutazione della qualità di tali interventi. Alcune
aree tematiche sono state negli anni approfondite in giornate di studio
itineranti in Lombardia, organizzate rispettivamente, nel 1994 a Cesano Boscone
su “Centri Diurni in psichiatria: tendenze attuali”, nel 1997 a Limbiate con
il titolo “I giovani psicotici nei Centri Diurni: proposte per un intervento
precoce”, nel 1998 a Bergamo “La famiglia del paziente psicotico nel Centro
Diurno: alleanze, collaborazioni, coinvolgimenti”, nel 1999 a Magenta
“Compagni di viaggio: i gruppi in Centro Diurno”, nello scorso giugno, per
l'anno 2000, a Como “La dimensione temporale. Progetti riabilitativi a termine
nelle esperienze semiresidenziali“. Inoltre,
a Milano presso l’Osp. S.Paolo, il 20 settembre 2000 è stato inaugurato una
proposta che prevede lo svolgimento di giornate semestrali, interamente
esperienziali in cui si offre la possibilità di sperimentare le varie tecniche
espressive in uso nella pratica riabilitativa (arteterapia, danzaterapia,
psicodramma, etc.). Il
programma scientifico per il prossimo biennio prevede la realizzazione della VI
giornata di studio, sul tema “Nuovi modelli di Centro Diurno”, che sarà
ospitata dall’Osp. S. Carlo B a Milano nel maggio del 2001 e, nel
gennaio 2002 a Cesano Boscone presso l’Istituto Sacra Famiglia, si
ipotizza di dedicare la VII giornata al tema: “Nuovi campi di intervento della
Salute mentale”, riferendoci alle aree di cui la psichiatria tradizionalmente
si è poco occupata. In queste aree le strutture semiresidenziali vengono molto
utilizzate e sono in continua espansione, per esempio nel lavoro con soggetti
con ritardo mentale, anziani (Centri Diurni per anziani, L. Ardenghi ed al.
1999), adolescenti, etc.. Sembrano
infatti comuni a queste strutture, le caratteristiche che connotano il Centro
Diurno e che ne fanno una struttura flessibile, capace di garantire risposte
articolate e differenziate, adatte ad accogliere persone con problematiche
diverse. Si
configura in questo modo una importante occasione per creare ambiti di
confronto, con la possibilità di sviluppare e orientare un processo di
integrazione dei servizi, cercando quelle sinergie che, nel rispetto delle
differenze, anzi grazie a queste, possano giovare alla ricerca di risposte
adeguate di fronte ai
problemi complessi che incontrano le persone nella loro esistenza. E'
auspicabile che il confronto con le altre strutture diurne della Salute Mentale
presenti sul territorio nazionale, si sviluppi con lo stesso entusiasmo e
fervore dimostrato fino ad oggi dagli operatori della riabilitazione
psichiatrica. A
tal fine, rivolgo la proposta ai lettori interessati di costituire una
commissione di studio, in cui pariteticamente aprire la riflessione ed il
dibattito sulla storia, le tendenze attuali ed il futuro delle strutture
semiresidenziali attive nei diversi campi della Salute Mentale. EMANUELA
CAFISO Referente
del Coordinamento Centri Diurni in psichiatria - Lombardia. E-mail: emanuelacafiso@tiscalinet.it
Ridefinizione
dei servizi di riabilitazione nella Regione Piemonte La Regione
Piemonte con la DGR n. 43-23753 del 29-12-97 ha ridisegnato il quadro dei
servizi sanitari erogati dai Centri di Riabilitazione per l’Handicap, già
convenzionati ex art. 26 L.833\78. Con tale
normativa i suddetti Centri, che hanno fornito per molti anni una risposta
significativa sul versante della riabilitazione e della assistenza a gravi
disabilità psichiche, sono stati coinvolti in un ampio programma di verifica
delle attività svolte ed in una loro ridefinizione. In sostanza i
Centri hanno trasmesso alla Regione Piemonte il loro programma di adeguamento
alle nuove indicazioni dettate dalla Regione stessa per lo svolgimento dei
programmi riabilitativi ed assistenziali contenute nella DGR n.230-23699 del
22-12-’97. In particolare
per quanto riguarda il settore del Ritardo Mentale, nel quale si prevedono
trattamenti prolungati e multidisciplinari, la maggioranza dei centri ha operato
una scelta in senso di PRESIDIO ASSISTENZIALE A RILIEVO SANITARIO definito come
Residenza Assistenziale Flessibile (RAF) tipo A e tipo B. RAF tipo A:
struttura destinata a soggetti disabili adulti (maggiori di aa.18), che pur
nella complessità della patologia correlata al grado di handicap, mantengono
potenzialità di recupero in particolare sul piano socio-relazionale. RAF tipo B:
struttura destinata a soggetti disabili adulti che necessitano di un alto grado
di assistenza alla persona per mantenere le abilità residue, in presenza di
gravi e plurimi deficit psico-fisici. È stata anche
proposta l’introduzione di una RAF H per persone con ritardo mentale grave o
profondo e polihandicap, che necessitano in prevalenza di assistenza
infermieristica. Gli standard
organizzativi-funzionali di tali strutture prevedono figure professionali
organizzate secondo una pianta organica indicata dalla Regione, ma flessibile
secondo le esigenze degli ospiti: Educatori Professionali, Assistenti Tutelari,
Assistenti Sociali, Medici, Infermieri Professionali, Terapisti della
Riabilitazione, Logopedisti, Psicomotricisti. Gli ospiti vivono
in nuclei di pochi soggetti organizzati in “gruppi famiglia” con figure di
riferimento per quanto possibile costanti. Le specifiche
convenzioni tra la Struttura, le ASL e gli Enti Gestori i Servizi
Socio-Assistenziali permettono l’inserimento del disabile, su richiesta dei
competenti servizi territoriali, tenendo presente che la retta giornaliera
stabilita dalla Regione Piemonte ha una componente assistenziale (a carico dei
consorzi comunali, enti gestori i servizi socio-assittenziali ed eventualmente
la famiglia) ed una componente sanitaria (a carico della ASL). La normativa
regionale a favore del disabile in età evolutiva (meno di aa.18) è in via di
definizione: una proposta potrebbe essere l’inserimento del minore in una RAF
apposita, con affiancati trattamenti sanitari ambulatoriali specifici, secondo
un piano dettagliato di riabilitazione, stabilito di concerto con la ASL
inviante. A tale proposito giova ricordare come i Centri di Riabilitazione ex
art. 26 hanno potuto mantenere, pur nel loro indirizzo nuovo, la struttura
ambulatoriale prettamente sanitaria (riabilitazione fisioterapica, logopedica e
psicomotoria). Infine la
costruzione di strutture idonee, o la loro ristrutturazione può fruire di un
contributo regionale in base alla L.R. 43\97, in attuazione della normativa che
definisce i requisiti strutturali previsti per una struttura Socio-Assitenziale
a rilievo Sanitario. La Regione
Piemonte è stata la prima a proporre la ridefinizione delle strutture operanti
nel settore della riabilitazione extra-ospedaliera, anticipando la pubblicazione
delle linee guida ministeriali. Con la sopraesposta normativa non si prevedono riabilitazione pura o trattamenti intensivi nel ritardo mentale, che viene
considerato un problema unicamente socio-sanitario. R.Ravazzani
C.d.R. Giovanni
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