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Cartellino rosso alla pena di morte in Giappone.
Amnesty International in collaborazione
con la trasmissione radiofonica Zapping di Aldo Forbice ha rilanciato
la campagna per l'abolizione della pena di morte in Giappone dopo le esecuzioni
di Yoshiteru Hamasa e Tatsuya Haruta, avvenute per impiccagione nel settembre
scorso, che hanno portato a 43 il numero di condanne eseguite negli ultimi
10 anni.
Avviata già nel giugno del 2002 in occasione dei mondiali di calcio,
la campagna "Cartellino rosso alla pena di morte" si
rivolge direttamente al primo ministro Koizumi attraverso la firma di
un appello - cartellino rosso per richiedere l'abolizione della pena di
morte. Il 27 giugno 2002 Amnesty Italia e Zapping hanno consegnato all'Ambasciata
Giapponese oltre 4000 cartellini rossi di adesione alla campagna.
Oggi in Giappone sono 110 i condannati a morte, la maggioranza dei quali
vive in isolamento, costretti a video-sorveglianza 24 ore su 24 a luci
sempre accese. La corrispondenza sia in entrata sia in uscita è
sottoposta a censura, i permessi per i colloqui (consentiti solo con i
congiunti) sono rari e avvengono sempre alla presenza di una guardia carceraria,
l'assistenza medica è carente e le condizioni carcerarie molto
dure. Queste limitazioni determinano, nel lungo periodo, esaurimenti nervosi
e gravi problemi sia fisici sia psicologici.
L'esecuzione della sentenza avviene generalmente per impiccagione e in
qualsiasi momento; il condannato viene informato la mattina stessa, mentre
i famigliari e l'avvocato sono avvertiti solo a sentenza eseguita ed hanno
24 ore di tempo per ritirare la salma.
Dal 1975 in Giappone non è più stata concessa clemenza nei
confronti dei condannati a morte.
La pena di morte in Giappone è una drammatica realtà che
spesso si consuma lontano dagli occhi del mondo e pressoché sconosciuta
ai suoi cittadini.
Il Consiglio d'Europa ha stabilito che il Giappone sia sottoposto ad una
verifica internazionale riguardo l'applicazione della pena di morte e
nel maggio 2002 attraverso una risoluzione ha richiamato il Giappone a
dichiarare un'immediata moratoria sulle esecuzioni, in caso contrario
il Giappone avrebbe perso il suo status di osservatore al Consiglio d'Europa.
Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito www.amnesty.it
Silvia.
Partecipa anche tu alla campagna firmando l'appello
on line sul sito internet
della sezione italiana di Amnesty International
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