da: "L'AVVENIRE" del 21 agosto 1940
All'occhio del turista, innamorato di ricordi e avido di
nuove bellezze, il panorama di S. Andrea Ionio si profila pittoresco e
caratteristico in tutta la sua sagoma snella ed elegante.
Su dolce declivio di collina, a trecentodieci metri sul mare, sorge, come un
terrazzo, questo piccolo paese, che ha come sfondo l'azzurro e spumeggiante
Ionio, ricco di ricordi classici e leggendari. Dall'agile e aguzzo campanile
della Chiesa dei PP. Redentoristi ai secolari pini dell'ala destra del
paese, il panorama si abbraccia da lontano in tutta la sua estensione,
davvero magnifica per i suoi colli digradanti al mare, lussureggianti di
verdi vigneti e di ubertosi olivi.
Le bellezze naturali
Spaziando dai punti più elevati del paese si può
abbracciare e godere uno stupendo e vario spettacolo. A sinistra, dopo
l'incantevole marina di Soverato, la visuale è rotta bruscamente
dall'altipiano massiccio di Copanello, che scende a strapiombo sul mare;
più in fondo ancora vi si ammira in tutta la sua estensione, fino
all'estrema punta di Capo Rizzuto, l'immenso seno del Golfo di Squillace,
cantato da Virgilio con l'appellativo di "navifragum sinus". Di
fronte alla grande distesa del mare, che si perde nell'infinità del cielo,
la mente ritorna con nostalgico pensiero al passato, quando quelle acque
erano solcate d'antichi fragili navigli e da ricche triremi affluenti dalla
Grecia e dalle Terre di Levante.
Tanta sinfonica armonia di bellezza è accresciuta dalle note scroscianti
dei due torrenti Salubro ed Ancinale (quest'ultimo ricordato da Plinio il
Vecchio) che costituiscono le due arterie vitali per le verdi e fertili
terre della pianura marina.
In tanto fascino di natura, tra il mare sconfinato che ti apre le sue
braccia, l'infinita distesa, ora verdeggiante di agrumeti, ora argentea di
pallidi ulivi e tra i misteriosi rumori dei due torrenti, l'anima è invasa
da questa soave musica di bellezza.
Note storiche
Le origini storiche sono abbastanza remote; villaggio
dipendente dapprima dalla vicina Badolato assieme a quello di Isca, fu poi,
nel 1094, dato in privilegio al Monastero di S. Stefano dal conte Ruggiero,
il quale vi fece costruire anche un castello, di cui oggi non resta traccia
alcuna, perché sulle rovine di esso, ne fu dopo molto tempo, ricostruito un
altro che oggi possiamo osservare solo in un rudere unito alla Chiesa
Matrice. Il paese ebbe la "Grancia" dei Certosini donata allo
stesso Monastero di S. Stefano, poi posseduta dalla Casa Sagra; ma in
seguito scomparve per la crudele cacciata dei Certosini.
Secondo il dotto Cappuccino, Padre Fiore da Cropani, il paese fu fondato da
un tale Andreano; in seguito per la devozione verso l'Apostolo gli fu dato
il nome di Santo, e venne così a chiamarsi S. Andrea.
Nel 1262 passò col titolo di Baronia alla famiglia Ravaschieri, Principi di
Satriano e dopo essere stata sotto il dominio di baroni e diversi altri
Principi, acquistò definitivamente la sua autonomia.
Verso il 1500 i cittadini parteciparono alla difesa di Catanzaro, assediata
dai Francesi al comando di Caulrech; anche nel 1594 diedero il loro
contributo di sangue anche per Reggio, invasa e distrutta dai Turchi.
Nelle insurrezioni del 1600 contro la prepotenza Spagnola, S. Andrea scrisse
ardenti pagine di patriottismo. Nel 1783 subì molti danni nelle case per il
violento terremoto che devastò quasi tutta la regione.
Nel 1806 sotto il regno di Gioacchino Murat, il paese, difeso da salde mura,
ma capitanato da uomini di poca esperienza, dopo energica ma inutile
resistenza, fu assediato e incendiato dai Francesi, i quali, abbandonandosi
ad atti vandalici, profanarono anche i luoghi sacri. Dopo aver distrutto
quadri e quando di più bello ornava le Chiese, tentarono di trafugare la
statua di S. Andrea, che deturparono cavandone gli occhi. Per quanti sforzi
facessero la statua tuttavia non si mosse dal suo posto, restando a
testimoniare la sua protezione al popolo.
Tra le figure Calabresi del risorgimento, S. Andrea vanta un suo figlio: il
prof. Jannoni, ardente cospiratore, processato due volte e condannato alla
pena di otto anni. Un giurista insigne, deputato, professore di Diritto
nelle Scuole Universitarie.
Nella Guerra Mondiale il paese diede il suo generoso contributo di sangue
per i nuovi destini d'Italia, con numerosi caduti e nella recente guerra di
Spagna il suo albo di gloria si è arricchito di una nuova medaglia
d'argento alla memoria dell'eroico capitano Adolfo Bevivino.
Paese rinnovato
Da un ventennio in qua il paese ha subito un cambiamento
radicale. Difatti la sua parte centrale si è completamente svecchiata e col
rinnovamento ha acquistato una fisionomia cittadina.
Larghe strade, linde e lastricate e belle case dall'aria civettuola, rese
più graziose dalle innumerevoli varietà di fiori che ne ornano i balconi,
gareggiano con la bellezza dei suoi viali, tra cui spicca il corso Umberto
I.
Di fronte agli ombrosi pini si erge imponente l'asilo infantile
"Enrichetta Scoppa", affidato all'affettuoso zelo delle RR. Suore
Riparatrici. Un vastissimo edificio scolastico, sorto per la volontà
costruttrice del Fascismo e tra i migliori della provincia, accoglie i figli
del popolo.
In questo rinnovato quadro edilizio del paese, non possiamo fare a meno di
segnalare il Convento dei PP. Redentoristi con annessa una magnifica Chiesa,
voluti dalla munifica pietà della Baronessa Scoppa. Per quanto la Chiesa
non rifletta che un quarantennio di storia, tuttavia si eleva con imponente
mole di pianta "romanica" e dalle ampie navate con colonne snelle
dal ricco capitello Corinzio e fregi di un Barocco carico.
L'acquedotto distribuisce le sue acque in tutto l'abitato, evitando così
agli abitanti il faticoso compito di un tempo, in cui venivano attinte da
fonti di campagna. Altre opere igieniche completano il rinnovamento sociale
del paese.
Fonte di ricchezza per il paese è l'industria della ceramica che viene
largamente esportata in tutta la provincia; molti sono gli abitanti che si
dedicano a questa lavorazione in cui non mancano dei veri artisti. Rinomato
per le sue ottime qualità di lavorazione è lo stabilimento dei laterizi
che dà lavoro a moltissimi operai.
Inoltre sono esportati gli agrumi, l'olio, il vino squisito, i legnami e i
prodotti ortofrutticoli in genere.
Così S. Andrea, per la bellezza del panorama, per le sue industrie, per
l'operosità dei suoi cittadini, è destinato progredire sempre più e
ingrandirsi rapidamente in modo da diventare una fra le località più belle
e preferite del litorale jonico.
Sant'Andrea Ionio (Catanzaro), ag. 1940
GIUSEPPE SAMA'
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