Informazioni e recensioni

Angelo Romby è nato a Carloforte (Cagliari) nel 1934. Figurativo. Ritrattista e paesaggista. Ha frequentato la Scuola d'Arte del Castello Sforzesco di Milano. Ha allestito mostre personali a Genova, Rapallo, Chiavari, Cagliari, Verona, Vicenza, Padova, Montecatini, Ivrea, Aosta, Santa Margherita Ligure, Camogli, Milano, Finale Ligure, Carloforte, Conegliano, Treviso, Belluno, Firenze, Portofino, Varazze, Vittorio Veneto, Bologna, Modena, Noli, ecc.
Ha partecipato a collettive e concorsi, ottenendo premi e riconoscimenti.
Hanno scritto di lui i critici: Spartaco Balestreri, Franco Augusto Casati, Giuseppe Corbucci Migliorati, Giacomo Migone, Mario Morales, Ignazio Mormino, Marino Perera, Paolo Rizzi, Domenico Rupo, Ruggero Sicurelli, Claudio C. Vicari ed altri.
Sue opere sono presenti in varie collezioni italiane e straniere.
Attualmente vive e lavora a San Colombano Certenoli (Genova), via Nino Perazzo 101, tel. 0185/35.02.39 e a Carloforte (Cagliari), tel. 0781/85.90.15

"La vita è fatta di scelte. Anche i pittori fanno le proprie, più con l'istinto che col ragionamento. Angelo Romby ha scelto la natura, la glorificazione della natura; e lo ha fatto senza tentennamenti. Basta guardare le sue opere, del resto, per capire con quanta sincerità, con quanta partecipazione, questo pittore rappresenta il miracolo (quello che gli impressionisti, per primi, chiamarono "miracolo") del paesaggio.
Prima di tutto, la luce. Luce come carattere, come atmosfera.
Luce che fa presto a diventare gioia. Sì, c'è una sensazione di felicità, nei quadri di Angelo Romby. E' la felicità di chi contempla il mondo, restando estraneo alle sue brutture e alle sue guerre.
Quello di certi pittori è un "osservatorio" privilegiato. Parliamo, sia chiaro, di pittori che non devono lanciare messaggi, né comunicarci le loro macabre paure.
Si sente ormai bisogno d'aria pura, di cieli puliti. Questo desiderio si riflette - come in uno specchio - nelle tele di Romby, che rifà per noi la campagna e il mare, le pietre della Sardegna dove è nato, gli ulivi e le barche della Liguria, dove vive.
Davanti alle sue opere svanisce la grande paura. Il mondo, dunque, non finirà.
Siamo vicini al Duemila e come gli uomini dell'Anno Mille tramiamo per l'inquinamento. Sono diverse le cause ma l'ansia è la stessa. Però, attraverso l'arte, passa la speranza. Se il pittore "vede" ancora gli alberi in fiore o i cortili inondati di luce, siamo noi, col nostro pessimismo, a sbagliare.
Dopo aver manifestato la nostra stima per questo pittore, che ci conquista e ci commuove al tempo stesso, dobbiamo quindi sottolineare che i suo quadri hanno anche un altro pregio: cancellano le nevrosi, aiutano a credere nel futuro.
E ciò è molto importante, in un'epoca di delusioni e di sconfitte".

Ignazio Mormino

 

"...L'artista con piena partecipazione sa leggere nella realtà naturale, di cui sottolinea i valori più intimi per poi tradurli in composizioni pittoriche, i cui effetti si distinguono per il raffinato gioco di colori e di luci. L'accostamento di toni caldi e freddi, la trasparenza della materia e la ricchezza cromatica sortiscono particolari effetti di luminosità, dosata comunque con sapiente armonia...".

Mario Morales

 

"Il percorso artistico di Angelo Romby colpisce lo spettatore per lo stile inconfondibile del suo linguaggio poetico e privo di macchinazioni cerebrali, un messaggio apparentemente incantato tutto espresso in quella stesura cromatica, dove colori accesi e accattivanti si susseguono sulla tela. Sovrapposizioni di pennellate ora appena tracciate, ora accostate luna all'altra con vigore e con velocità ritmica. Il segno della pittura vaga come per un gioco di riflessi incantati e disciolti nell'infinito, dove le cromie che emergono "brevi e ripetute" si intrecciano per dare vita ad un tessuto che accoglie oltre all'immagine anche l'interiorità dell'artista. L'esito finale del quadro è quindi una fusione tra reale ed irreale; le case, le rocce, anche un semplice muro vengono assorbiti dalla vena poetica di Angelo Romby. L'artista instaura con la tela bianca un rapporto amichevole, concentra su di essa poesia e natura, e quando le due cose entrano in contatto non può far altro che trasportarle dalla tavolozza alla tela con morbidi e sapienti tocchi di colore. I contorni delle cose si dissolvono e l'insieme si fa omogeneo, i diversi elementi del paesaggio si fondono tra loro compenetrandosi. Le opere di Angelo Romby sono di facile lettura e come tali vanno lette. A questo punto non rimane altro che osservarle con spirito libero per poi spiccare un salto in esse: in questi paesaggi infatti si penetra volentieri, vien quasi fatto di sedersi un momento a riposare e goderne la luce".

Domenico Rupo

 

"... Vecchi valori sono stati frantumati e sepolti, valori nuovi a cui agganciare le nostre povere e solitarie lotte non ne abbiamo creato. Qual è allora il compito dell'uomo d'arte? Tentare, attraverso quel poco che è rimasto di valido, di riproporre le poche basi ancora utili e arricchirle con le strutture materiche ed intellettuali di oggi e di domani. Il domani, dice il lavoro di Romby, non lo conosciamo. Ma se ci guardiamo bene attorno, se ci guardiamo dentro, a metà l'abbiamo risolto. Il pennello di Romby è poesia, il mare e il paesaggio ligure sono il filo autentico di conduzione, il riscatto è poesia e nessuno può dire che poesia non vuol dire domani...".

Giuseppe Corbucci Migliorati

 

"...I paesaggi di Angelo Romby sono caratterizzati da un colore vivo ma contenuto nei termini di una poetica dimensione di lirismo, vogliono essere testimonianza di un certo luogo e di una certa atmosfera. Essi sono mediati attraverso l'esperienza figurativa, e in specie di quella zona che si situa fuori dalle cosiddette avanguardie, ricca di una espressione derivata da un intimo colloquio col paesaggio e da una personale ricerca interiore...".

Franco Augusto Casati

 

"La luce? Diceva Gombriche: "E' la qualità prima di un pittore"... Angelo Romby è da decenni dentro il problema della luce. In certi quadri sa coglierla col rapporto perfetto dei toni: un bagliore che si ferma all'improvviso, imprigionato dalla pittura. Rimaniamo con il fiato sospeso: quella luce diventa magia non solo degli occhi ma dello spirito. E' là, come un miracolo: sul muro calcinato d'una casa sarda, sul riflesso del sole, sul mare che s'accende, su un barbaglio di fronde d'albero. Quella luce è, appunto, la qualità prima di Romby... Qualcuno si chiederà: "E' possibile dipingere ancora così in un tempo come il nostro?" La risposta è netta: non solo è possibile, ma è persin doveroso. Le leggi della natura sono state fin troppo violate; e l'ambiente in cui viviamo par si ribelli anche in forme violente (i buchi dell'ozono). Occorre una forma di riconciliazione: quindi anche un atto di umiltà da parte dell'uomo. Un artista come Romby, mite e appartato, tutto intento a rifrangere nella sua pittura la bellezza incontaminata della natura, è l'esempio di una contraddizione al caos nevrotico della società in cui viviamo: un profeta disarmato, come lo era ai suoi tempi Cezanne, ma con la chiave giusta per ricompattare tutto ciò che è stato frantumato. Alla fine ci accorgiamo che la sua pittura esce dalla contingenza, rifiuta l'effimero. Proprio perché si basa sui valori, essa ha i connotati dell'universalità: un mirare al di là, verso il mistero assoluto della natura... Guardiamo le cose, poi guardiamo come le interpreta il pittore. L'essenza è la stessa; ma c'è un soffio, pur sottile, pur esile, che ci guida, platonicamente, nel luogo dove verità e bellezza si fondono...".

Paolo Rizzi

 

"...Il dipingere di Romby è figurativo, immediato e affatto criptico. I suoi intendimenti espressivi si traducono in un linguaggio facilmente coglibile, si snodano all'insegna di un discorso che si esprime al di fuori di ogni forma di ambiguità. Anche gli stati d'animo che sottendono il suo dipingere sono apprezzabilmente trasparenti. Il pensiero va soprattutto alla sua passione per la natura e per quei microvillaggi incistati nelle colline sarde dove la quoti-dianità si consuma all'insegna della quiete e del calore umano. La tavolozza di Romby è ricca di valori vivi, che vengono abilmente accostati in opere che meritano di essere segnalate per la loro luminosità...".

Ruggero Sicurelli


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