Un Poeta se confessa

breve perfil de Antoni Canu de l'Alguer

Newton Sabbá Guimarães Ph.D.

Universidade Estatual do Centro-Oeste

Paraná - Brasil

Quel che per prima cosa ci richiama l'attenzione è il fatto che si tratta di uno scrittore lingua minoritaria che, di anno in anno, sembra perdere qualcuno che la parla.

Antoni Canu viene da Alghero, piccola municipalità della Sardegna, quello che è rimasto di un passato vasto dominio catalano nel Mediterraneo. 

Rimase lì un catalano alquanto alterato sia nella fonetica, nella sintassi e nel lessico, dovuto alle forti influenze di altre lingue parlate nella Regione, la italiana è ufficiale, la quale esercita naturalmente molta pressione per il suo prestigio culturale e di lingua dello Stato, e la lingua sarda, sa limba sarda, con i suoi quattro differenti dialetti, parlata in passato dalla maggior parte della popolazione, sopratutto nelle zone interne,  e che oggi inizia a scomparire, e chi sa se non è in pericolo di estinzione se, con rapidità e efficacia, non ci sarà una nuova politica di protezione linguistica più energica che, ad esempio di quello che si fece con le lingue reto-romantiche e le ladine, promuova con intensità la cultura dello scritto e l'insegnamento a tutti i livelli educativi, accettando anche la creazione di letterature regionali nelle varianti regionali e provinciali, al posto di creare una (koiné) impossibile, per il fatto che queste varianti sono molto diverse e quasi inteleggibili tra di loro, oltre che possedere una grande dialetizzazione. 

Le lingue poco usate e coltivate letterariamente sono più vicine ad una frammentazione in dialetti che quelle che godono già di un prestigio letterario. 

E' di questo mondo piccolo e vasto allo stesso tempo, mondo di rarità come quella di possedere una lingua propria che continua ad essere protetta attraverso i secoli e ancora coltivata letterariamente, come è il caso dell'algherese, o in catalano, come preferisce Antoni Canu, il più conosciuto rappresentante della poesia algherese all'estero, dato e citato come buon cultore di quella lingua e oggi con una buona ricettività dentro e fuori dai limiti catalani, accolto bene dalla prestigiosa rivista MicRomania, del Belgio, e organo protettore delle lingue romaniche e minoritarie in pericolo di estinzione. 

E con ragione poiché il poeta è fedele con tutto il suo essere alla sua terra adottiva, alla nuova lingua, agli ethos algheresi, da cui proviene il merito e l'alto concetto nel quale è tenuto dagli ammiratori della sua poesia.

Mi commuove questa fedeltà, che mostra allo stesso tempo un uomo buono, che fa tesoro delle cose buone che riceve per poi dividerle con gli altri. Un'articolista minorcano, Emili de Balanzò, scrivendo sul più recente libro di Antoni Canu, Nou Cant, metteva in risalto la tematica dell'artista algherese, "ple de tendresa i d'amor a la terra, a les petites cosas de cada dia" descrivendolo personalmente come "home menut i molt simpatic, conversador amè, intelligent i rialler, humil com tots els savis", con queste parole ho voluto dire molto, per quanto l'abbia descritto globalmente, così come si presenta nelle confessioni sulla sua vita e opere. 

E' così in verità Antoni Canu

La sua è un opera di fedeltà che mi fa ricordare quel che ho detto già tanti anni fa di Pete Jacobsen, in quel suo oscuro romanzo, già nel suo crepuscolo letterario, Niels Lyhne :  

"Sarò sempre fedele a me stesso e alle mie qualità". 

Antoni Canu è stato fedele, aderendo e avendo cura di poema in poema, da libro a libro, dei suoi temi più ricorrenti :  i campi, le spighe, l'aratro, la solitudine dei campi seminati, l'odore della paglia umida, i solchi della terra arata, di tutto quello che per lui 

despertant la poesia ... ...

... ... con un cant joio

ossia, che tutto serve perché in lui nasca l'immensa volontà di scrivere i suoi poemi nei quali dipinge l'armonia che si scorge nei campi e nei piccoli esseri, molte volte dimenticati da quelli che hanno fretta di guardare e soffermarsi su quelle cose che sembrano insignificanti ai loro occhi arroganti, o quando non lo sono, affrettati e superficiali, verso le piccole cose semplici.

E nei suoi versi brevi e con parole ricercate, ma che tutti possono comprendere senza dilungarsi (e sappiamo come è difficile raggiungere la semplicità letteraria, ricordava magistralmente A.Tenorio d'Alburquerque, il maestro indimenticabile di A Arte de Escrever !) dimostra la sua gratitudine alla terra.

E non mi riferisco qui alla terra di Alghero, patria dell'algherese, strumento nobile e antico con il quale compose i suoi versi ricchi di oro e humus.

Con questo è fedele anche alle sue origini contadine, come Josè Hernandez o Robert Burns, lo scozzese universale.

Canu ricorda con orgoglio le sue radici contadine come una spiegazione comprensibile dei suoi tempi così legati ai campi.

E un aspetto che mi sembra bellissimo nella sua poesia è l'inseguita antropomorfizzazione delle foglie, arbusti, alberi, rocce, alghe, strade deserte che parlano con il lettore, o gli trasmettono colori e profumi umani :

 ha posat el sou domini ….

……. de la nova vida

O quando con furbizia presta i colori alle parole, in una delle sue seduttrici e sensibili invenzioni poetiche

 Em el vast ordre dels solcs ….

……. i al do de la llum

O quando con furbizia presta i colori alle parole, in una delle sue seduttrici e sensibili invenzioni poetiche

Confessa la sua lotta con l'aratro, con l'orgoglio del contadino millenario catturato dalla terra che lo rende schiavo, senza poter rompere le catene che lo tengono per forza.

L'unione con la terra è tanto stretta che lui si vede camminare nelle vecchie strade, legato a loro dagli anni, dal paesaggio locale, dalle ombre dei nuraghi, che fanno da guida alle parole, con dolcezza

camino pels antics senders. ….

………….……. a cantar la vida

Il punto, però, che io avrei trovato come più profondo dei suoi poemi e anche il più meritevole di attenzione da parte degli studiosi della sua opera, credo che sia la preoccupazione che il poeta ha con la parola e i suoi misteri e che quest'uomo che non viene dai campi della filologia, né dalla linguistica generale, riesce a seguire con tanta fortuna, attraverso gli intricati cammini della filosofia del linguaggio, il che non lascia di sorprendere, anche quelli che si dedicano, da lunga data, a tali studi.

Intuitivamente, ma con la sensibilità di un uomo abituato ad osservare tutto e a riempirsi gli occhi con i belli spettacoli della natura, Antoni Canu medita sulle sottili colline del linguaggio e fa, allora, come dei ricami intorno ai misteriosi altipiani e abissi che il linguaggio offre, e immagini, certe volte di superiore bellezza, sui careyons che il linguaggio poetico, il linguaggio della creazione si compiace di presentare alla nostra sensibilità sbalordita.

Certi poemi sono conversazioni e meditazioni sulla forza creatrice della parola e allora, come dicevano i saggi ebrei del Medioevo, lui, ancora una volta, ripete che esse posseggano un'anima e respirano e si nutrono di quest'aria calda, mizenach, della lingua ebraica, per arrivare alla delicatezza della anima umana, in questa neshamah, così complesso e difficile da capire anche per gli arguti teologi rabbinici, che si deliziavano con la delicatezza e sottigliezza della parola. Ci sono molti passaggi nei suoi poemi in cui la discussione sulle parole e i suoi misteri è sempre più presente. Si avvicina alle cose dei campi, delle spighe mature 

Naix la paraula ….

……. espiga sonora

 La presenza del campo e dei solchi che si assomigliano a parole che si mettono in fila e si mettono in ordine per il loro viaggio verso la mente degli uomini

Per vosaltres ….

....……. paraules

Confessa, infine, che sente la parola come un nutrimento, ma le parole che si mischiano alla terra al mare. Al sole della sua cara Sardegna e nella poesia "Me nodreix de paraules" raggiunge uno dei punti più alti nelle sue meditazioni sulla parola :

Me nodreix ….

.... al meu costat

Sardo di nascita, Antoni ha nella variante logudorese la sua prima lingua e mi racconta allora, come è arrivato all'algherese, a partire dalla età di dieci anni, quando si è trasferito ad Alghero per il suo secondo matrimonio di sua madre allora vedova.

Qui avrebbe messo profonde radici, imparando la lingua locale e, più tardi, sposandosi con una ragazza del luogo, Maria, che parlava l'algherese, finì per adottarla definitivamente come la lingua della sua casa e la sua manifestazione letteraria.

Dopo, fu soltanto una questione di perfezionamento nelle istituzioni della comunità e del contatto giornaliero con gli intellettuali e amanti del catalano, la lettura continua dei classici e la sua stessa curiosità che lo portava al culto di questa lingua che da allora ha amato senza riserve e alla quale si è dedicato completamente.

Lo assomiglio ad alcuni casi di ebrei che fuggendo da paesi dell'Europa Centrale e da altre parti del mondo, accolti nella fertile e generosa terra brasiliana, sono finiti per adottare il portoghese con il quale hanno prodotto il meglio della loro opera, come Otto Maria Carpeaux, austriaco, Paulo Rónai, ungherese, Herbert Carus, tedesco, Jacob Guinsburg, ucraino di lingua iidica e altri ancora oggi completamente imglobati nel nostro patrimonio culturale e a nomi della nostra letteratura.

Antoni Canu, osservando le proporzioni e la propria geografia linguistica, è passato da una lingua di piccola cultura letteraria, come il sardo, verso una sua piccola estensione, come l'algherese, lasciando da una parte una lingua di ricchissima tradizione letteraria come quella italiana, con la quale credo, potrebbe iniziare un cammino più lungo nella Poesia. 

Il suo è un puro caso di amore e fedeltà e proprio per questo deve essere considerato dai critici letterari, dai linguisti e anche dai catalanisti con molto affetto e simpatia, sopratutto per il suo reale valore come poeta.

Possedendo buone conoscenze della lingua ufficiale, cioè quella italiana, Canu traduce, proprio lui, i suoi poemi, che pubblica sempre in edizioni bilingui, rendendoli più accessibili ad un maggior numero di lettori.

E' così grande la sua devozione all'algherese che si dispiace amaramente del fatto che le nuove generazioni lo abbandonino in favore dell'italiano e che i genitori non si preoccupano di trasmetterlo ai figli.

In effetti, manca una politica più aggressiva, di stimolo alle nuove generazioni, perchè non abbandonino la lingua degli antenati, ma la coltivino insieme a quella ufficiale dello Stato. 

Canu ama la sua lingua adottiva ed è un esempio per tanti scrittori nel mondo che hanno scelto una nuova lingua per motivi rilevanti e profondi, come quelli del poeta del Nou Cant.

La sociolinguistica ha anlizzato innumerevoli casi somiglianti a ciò che succede con l'algherese e l'unica soluzione che si presenta come la più o meno pacifica è quella che insiste sulla volontà universale di quelli che parlano una lingua in pericolo di estinzione di non permettere la sua scomparsa mantenendola viva con l'uso costante e deciso e con il culto letterario.

Queste soluzioni possono essere viste come cose scontate, ma sono le uniche realistiche per una situazione non solo delicata, ma anche dolorosa.

Ecco l'universo nel quale si dibatte il poeta Antoni Canu per produrre la sua magnifica opera poetica. Che la sua poesia, semplice, bella, e introspettiva, serva di leva per scuotere i sentimenti di quelli che parlano l'algherese e che siano disonibili a seguire l'esempio toccantemente generoso del compositore di tante belle poesie che portano fuori dai suoi piccoli limiti, la terra assolata e storica di Alghero.

   

    (Traduzione di Maria Elena Usai)

 


 
Miquel Canu 2000 - 2010

Retornar al Principi

Ritornare all'Inizio

Darrera revisió  16.11.2010

Ultima revisione 16.11.2010