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1998

L'ARCA
CENTRO DI INIZIATIVA DEMOCRATICA
                               

Bari viene abbandonata dai baresi perché si vive male:
 
dai trasporti pubblici scarsi ed inefficienti al centro sempre più congestionato, dall'inquinamento atmosferico e acustico alla sporcizia che invade strade e marciapiedi, occupati da automobili e scippatori e sottratti ai pedoni e alla parte più debole della popolazione (donne con bimbi in carrozzina, anziani, minori, disabili), dalla mancanza di istituzioni e di riferimenti culturali (teatri, musei, ecc.) al controllo del territorio da parte di una criminalità sempre più organizzata, che spadroneggia ed impone le sue regole anche al costo di aumentare le "missioni omicide" (20 persone ammazzate nel 1998).
Bari ha smesso così di essere il polo di attrazione non solo della regione (e della vicina Basilicata) ma anche della provincia. Non è più "il centro", è diventata a sua volta una "periferia". Va perdendo identità, il senso di appartenenza ad una comunità specifica, la comunità barese: quella rete di relazioni familiari e sociali, che costituisce una protezione contro il disagio sociale, la solitudine individuale, la precarietà del lavoro, l'incertezza dell'avvenire. 

                             Si può cambiare questo futuro di abbandono? Si può, noi crediamo, ma si deve perciò cambiare amministrazione.
Per scelta della classe politica dirigente Bari è stata ed è ancora dipendente dall'intervento pubblico: una politica difensiva, di attesa dei contributi statali e quindi di subalternità delle forze politiche locali a quelle centrali, degli interessi della collettività a quelli di poteri politici ed economici particolari ed esterni alle istituzioni cittadine di governo. 

Con questa giunta s'è prolungato il vuoto di gestione democratica del potere,
come dimostrano la mancata attuazione dello statuto comunale, della non elezione del difensore civico, dell'omissione del regolamento del referendum. La mancanza di autonoma capacità decisionale ha impedito che Bari, ormai spiazzata rispetto al governo nazionale, partecipasse al movimento di rivitalizzazione delle città sviluppatosi in questi anni.

La premessa di ogni programma di cambiamento è nella lotta all'illegalismo di massa, alla mafia come metodo, come modello di imprenditorialità e di rapporti con il bene pubblico. Per farla occorre restituire fiducia ai cittadini nell'efficacia della legalità, ricostruire relazioni di fiducia, di reciprocità, di mutua cooperazione: in una parola, i diritti di cittadinanza. Di qui la necessità di una stretta collaborazione con le istituzioni di giustizia della nostra città, accettandone il continuo controllo di legalità.
In positivo: una macchina comunale efficiente e trasparente; un piano per l'occupazione e per la casa; attenzione sociale e urbanistica alle periferie, non cementificazione; politica di bilancio sensibile alle ricchezze ambientali e monumentali della città; liberazione del centro dal traffico e rilancio del trasporto pubblico; creazione di nuovi servizi sociali -in forma mista pubblico-privato- contro le nuove forme di emarginazione e a sostegno delle famiglie e dei minori.

Ma non vogliamo essere noi ad articolare un completo menu di proposte. Occorre cambiare metodo e costruire un percorso insieme per:
1) ricostruire un'etica pubblica molto forte, finora sommersa da interessi particolaristici;
2) incrementare la "democrazia locale" con una ripresa del dialogo e della compartecipazione, di progettualità, di convergenza delle formazioni sociali altruistiche.

Proponiamo perciò una serie di assemblee popolari in cui:
a) discutere le proposte di questo appello e quelle che saranno formulate da chi vi aderisce (cittadino, gruppo, comitato, associazione, impresa, esercizio commerciale, ecc.) nello s p a z i o b i a n c o che lasciamo dopo le firme;
b) raccogliere anche indicazioni sul garante del perseguimento di questo programma e perciò candidato sindaco. 
Deve trattarsi di una persona che provenga dall'esperienza dell'Ulivo, di un coerente testimone di quella mescolanza di valori che ne rappresenta l'aspirazione nobile e più innovativa, di quelle differenze da far valere e non da annacquare per "buonismo" strumentale; e che, nella buona o nella cattiva sorte, si dedichi esclusivamente a questo impegno, dimettendosi da altri incarichi istituzionali fin dall'accettazione della candidatura e da questo momento non assumendone altri. 

Ci rivolgiamo per la partecipazione a queste assemblee e a questo percorso innanzitutto ai partiti ed ai movimenti politici insoddisfatti del futuro che la giunta di centro-destra sta costruendo per Bari. 
Ma ci rivolgiamo nondimeno a tutti quei soggetti oggi non adeguatamente rappresentati da alcuno dei partiti o degli schieramenti in campo e che perciò magari neppure vanno a votare: giovani in cerca di occupazione, nuovi imprenditori, rappresentanti del mondo delle autonomie, del volontariato, della cooperazione, del federalismo solidale.
Noi siamo certi che queste forze costituiscano insieme un movimento vastissimo, a cui bisogna solo dare una voce forte ed unitaria.

Tutti insieme si può: 

Va bene. Ma per cambiare futuro a Bari occorre anche dire che:

 

(SPAZIO BIANCO: chi aderisce può riempire con un capitolo, da inviare al 
Centro di Iniziativa
Democratica
L'ARCA, via Nicolò dell'Arca 10, Bari, o tramite fax al n. 080.5230631 perché il discorso continui nelle assemblee popolari)

Bari, maggio 1998