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LA RAI SENZA BIAGI E SANTORO

ORA TOCCA ALLA GUZZANTI!

di Loris Mazzetti

Da sempre sappiamo che tutti i governi e quindi anche quelli di centro sinistra si sono lamentati delle trasmissioni di approfondimento informativo, ma mai a quanto risulta hanno dato l’ordine di spegnere voci.
Mentre il governo di centro destra appena insediato ha subito ordinato di chiudere "Il Fatto" di Enzo Biagi e "Sciuscià" di Michele Santoro e il suo uomo ha eseguito l’ordine  prendendo scuse contro Biagi del tipo: calo di ascolto, perdita di appeal.
Un primo ministro del centro sinistra “pizzicato” da "Il Fatto" alzava il telefono e cerca un confronto con Biagi, quello del centro destra, invece  fa l’editto bulgaro accusa di uso criminoso della televisione in campagna elettorale, conseguenze? dopo 41 anni di onorato lavoro Biagi  riceve una raccomandata con ricevuta di ritorno con su scritto fuori.  

Santoro dopo cinque sentenze a favore per ritornare a fare Sciuscià  su Rai Due  ancora fuori.

Da allora cosa è cambiato? tutto! 

La Rai ha rinunciato alla possibilità del confronto, che tanto bene farebbe a chi governa per capire soprattutto quello che pensa veramente la gente. 
Biagi e Santoro in prima serata il giorno dell’attentato a Nassiriya avrebbero fatto solo il 18 % di share come "Porta a Porta" di Bruno Vespa? 
In questo periodo accade anche che certi telegiornali “dimenticano” per strada le notizie.
Una Rai che pur recuperando ascolti e pubblicità è sempre più omologata nei suoi programmi alla televisione commerciale. 
Quello che va sottolineato e’ soprattutto il cambiamento del rapporto tra chi fa il prodotto e i vertici, forse perché quest’ultimi non hanno mai avuto a che fare con la televisione, forse perché ritengono che questa sia solo un’azienda, come se produrre cultura, informazione, intrattenimento e varietà o produrre  bulloni sia la stessa cosa. 
Forse perché il nostro paese vive l’anomalia di Berlusconi che oltre ad essere il Presidente del Consiglio è anche proprietario di Mediaset.
Forse perché in quest’ultimi anni invece di informare la tendenza è di convincere.
Forse perché per i leaders dei partiti è più importante parlare dal pulpito televisivo che dalla piazza.  
Morale della favola è il clima nel quale lavorano i dipendenti della Rai che non va bene, le pressioni continue, le autonomie  mancati, qualsiasi cosa che accade subito il mostro in prima pagina. 

 

I direttori si parlano attraverso comunicati stampa, e chi è più debole sente la solitudine nelle sue decisioni.
Quelli che dovrebbero essere dalla sua parte sono quelli che non vedono l’ora che lui  commetta un errore per “farlo fuori” e per loro invece, tutto bene, sempre tanto bravi.   
I “vertici” sono proprio convinti che dirigenti, giornalisti, impiegati e operai la pensino come loro. 
Sono proprio convinti che la Rai, per la propria sopravivenza abbia dato il giusto contributo al dibattito sulla legge Gasparri; sono proprio convinti dall’alto della loro responsabilità, che questa legge aiuti a far rimanere la Rai centrale punto di riferimento del sistema radiotelevisivo italiano?
Ecco dentro a questo clima va collocata la vicenda Rai Tre Guzzanti Ruffini Salerno.
Io sono sicuro che Ruffini non è un censore lo dimostra il suo lavoro e aver portato in questi anni Rai Tre ad essere considerata la prima rete italiana per gradimento e qualità, io adoro la Guzzanti per come lavora e le dobbiamo riconoscenza per quello che disse nel programma di Moranti lo scorso anno a difesa della libera informazione e del pluralismo televisivo, io sono convinto che Salerno, per tutti i programmi che ha fatto in questi anni sia un bravo professionista.
Quello che è accaduto è la conseguenza della mancanza di serenità indispensabile per lavorare bene per lavorare senza condizionamenti. 
E’ stato lasciato solo Ruffini, sono stati lasciati soli Guzzanti e Salerno e qualcuno ne ha approfittato per tentare di abbattere l’indipendenza di Rai Tre.
Ruffini deve rimanere alla direzione di rete, Raiot deve andare in onda e Salerno deve continuare ad occuparsi del programma.
Perché la delibera del consiglio di amministrazione di mercoledì, che demanda al direttore generale e all’ufficio legale, prima la visione poi la valutazione se Raiot può andare in onda o meno, significa che per il futuro, per tutti quei programmi che ad esempio  parlano di certe decisioni del “manovratore”,  scorie radioattive, abuso edilizio e condono, leggi ad personam o comunque non in linea con “la politica” dell’azienda, quanto durerà il tempo della visione e della decisione?
E quindi quando mai potranno andare  in onda?  
Perché dico questo, perché non c’è bisogno di delibere se lavori in una situazione di normalità, è nel ruolo stesso del dg e del direttore di rete  vedere che non ci siano cosa lesive per l’azienda e per le persone.  
Ma il problema non è questo è un altro: non è sancito da nessun trattato che una trasmissione di satira debba essere considerato come un programma di informazione, è un conto se Sabina Guzzanti fa la parodia del premier che incontra  due giornalisti inglesi facendolo risultare un po’ alticcio e un conto se questo, non corrispondente alla verità, è  raccontato da un giornalista in un programma di approfondimento.  
Un comico deve fare sorridere, la satira deve servire a divertire. 
Quando in una società la comunicazione del comico supplisce alla carenza di informazione, questo, però  ci deve fare riflettere, ci deve fare molto riflettere.
Un augurio che Paolo Ruffini alzi il telefono e chiami Sabina Guzzanti e che ci sia un incontro tra persone che si parlano guardandosi negli occhi e che tutti quanti quelli di  Rai Tre insieme ai loro telespettatori, uniti a difendere il loro lavoro e i loro  programmi, con l’obiettivo che non può essere quello di  chiudere la satira di Sabina Guzzanti ma riportare l’informazione di Biagi e Santoro.

Siamo ancora in un paese democratico? 

Vorrei rispondere nonostante tutto sì.    

dalla retedeimovimenti novembre 2003