Nuove sostanze

L'informatica e il rinnovamento dell'architettura

Siamo passati dalla società dell'industria  a quella dell'informazione, tutto sta cambiando ed evolvendo velocemente, siamo passati dall'industria al computer, e tutta questa aria di rinnovamento ha coinvolto inevitabilmente anche l'architettura.

Noi giovani architetti cresciamo e sviluppiamo la nostra esperienza all'interno di questa nuova realtà, e tutta questa tensione alla modernità ci fa sentire in qualche modo dei rivoluzionari.

Il tessuto urbano sta assumendo nuove connotazioni, infatti la società dell'informazione ha come sedi degli uffici, non ha bisogno di grandi spazi come per l'industria. Si sono venute a creare queste aree dismesse dette BROWN AREAS che si presentano come dei grossi buchi non utilizzati all'interno della tessitura urbana.

Il problema attuale è quello di ricucire questo tessuto urbano attraverso il riuso di queste aree, la nuova architettura lavora tra le preesistenze creando il nuovo.

Il paesaggio sta assumendo un ruolo di primo piano all'interno di questa rivoluzione. Se durante l'epoca manifatturiera si cercava di sfruttare al massimo ogni risorsa naturale, ora si cerca di tutelarla. Se l'edilizia selvaggia degli anni Sessanta non aveva lasciato spazio al verde, con il nuovo modo di intendere la pianificazione si può pensare ad un risarcimento per quelle parti di città così cementificate. Non si pianifica più attraverso lo zoning, cioè per fasce omogenee, al contrario si punta all'integrazione totale tra le funzioni, si scrivono nuovi brani di città pensando alla plurifunzionalità.

La comunicazione assume sempre di più un ruolo fondamentale all'interno dei cambiamenti, il modo di comunicare sta evolvendo continuamente, più diventano sofisticati e immediati i supporti informatici, più il linguaggio diventa veloce, breve tanto da usare le figure retoriche per lanciare un messaggio sintetico che richiama dunque a immagini (rimando a Bradbury).

In questo processo evolutivo della comunicazione inevitabilmente rimane coinvolta l'architettura, che dal suo essere strettamente funzionale negli anni 20 ora si deve sforzare di comunicare, raccontare una storia, un pensiero, una metafora.

Se prima pensavamo al funzionalismo come all'uso razionale degli spazi, senza alcuno spreco, ora questo concetto viene a vacillare. Perché un museo razionalista può anche aver ridotto la minimo lo spazio utile, ma un museo moderno, strutturato dalle informazioni, si può adeguare ad altre funzioni, non solo a quella museale. E qui nasce il concetto di iperfunzionalità perché a mio avviso questa è la strada per ammortizzare i costi di costruzione, di gestione ecc.

Negli anni 20 l'architettura era principalmente quello che racchiudeva, il motore generatore del progetto era lo spazio interno, lo spazio organo che aveva una determinata forma e soprattutto un data funzione. Ora si parla di spazio sistema, perché anche lo spazio esterno e le sue infinite correlazioni con l'interno fa di un progetto Architettura.

L'architettura era chiusa in se stessa, inserita all'interno di una data maglia pianificata della città. Ora la rivoluzione è globale, abbraccia tutta la città. Il paesaggio è diventato fattore determinante nel progetto, le correlazioni tra costruito e natura, l'architettura dell'uomo e quella di Dio. Un intero sistema di spazi interno ed esterno posto all'interno del tessuto metropolitano, sempre più frammentario, una infinita scacchiera di spazi sovracostruiti e di spazi inutilizzati. E' aperta dunque la ricerca per la città nuova con le sue preesistenze e le sue nuove metafore che con l'ausilio dell'informatica troverà una nuova dimensione.

La rivoluzione è come il vento, non la si può fermare, le si può solo far perdere tempo.