Sviluppo
socio - culturale
Dati
certi sulla evoluzione sociale e
lo sviluppo della popolazione a
Parabita non si possiedono anteriormente
al 1.400; l'unica fonte che ci fa
pensare ad un paese urbanisticamente
e socialmente sviluppato e' quella
relativa alle successioni feudali,
scorrendo le quali ci si rende conto
dell' importanza economico-commerciale
e strategica del paese situato sulla
collinetta di S. Eleuterio. Il centro
abitato possedeva gia' un palazzo
baronale, una piazza per i commerci,
pochi palazzi aristocratici, una
chiesa nella quale si officiava
anche il rito greco fino alla fine
del '400 e un grande bastione di
difesa di derivazione angioina gia'
denominato il Castello. La prima
informazione certa sul numero degli
abitanti e' riportata nello "stato
antico dei paesi della diocesi di
Nardo' secondo la relazione del
1412 fatta dall'abate e primo vescovo
Epifani al pontefice Giovanni XXIII",
nel quale si affermava che Parabita
"...habet animas 1800 circiter".
Uno sviluppo piu' ordinato e documentato
del paese si ha a partire dal 1400,
quando il feudo viene aggregato
al principato di Taranto con gli
Orsini del Balzo che diventano signori
di Ugento della cui contea fa partela
Terra di Parabita. Francesco del
Balzo Orsini trasforma il Castello
anche in una signorile residenza
di caccia e in una corte ricercata
e colta di cui fa parte Antonino
Lenio Salentino che compone e pubblica
"L'Oronte Gigante" definito dal
Croce "il piu' importante contributo
dell'Italia meridionale alla letteratura
cavalleresca del tempo". Nella guerra
fra Francesi e Spagnoli i del Balzo
si schierano con Francesco I e alla
sconfitta di questi sono costretti
ad una precipitosa fuga. Il ducato
viene incamerato dal Regio Fisco
e i suoi beni inventariati. E' da
questo momento che cominciamo ad
avere informazioni pił precise.
Nel 1532 Parabita viene tassata
per 185 fuochi (famiglie), abitanti
740, mentre nel 1575 per abitanti
820. Come si nota vi e' una notevole
differenza fra i 1800 abitanti del
1412 (si tenga conto che in quel
periodo 1800 abitanti costituivano
un paese di notevole importanza)
e i 740 del 1532. In 120 anni il
calo demografico e' stato di oltre
1000 abitanti dovuto a due fattori
principali: la guerra fra Francesi
e Spagnoli che aveva stremato la
popolazione fino al punto da costringerla
ad emigrare e una grande pestilenza
che negli anni a cavallo fra il
'400 e il '500 falcidia la popolazione
di tutto il Salento. Il 13 aprile
del 1535 Pirro Costriota, discendente
dal leggendario eroe albanese Giorgio
Castriota Scanderberg, riceve il
ducato di Parabita in premio della
sua fedelta' al regno spagnolo.
Con i Castriota, Parabita inizia
un periodo di prosperitą e ricchezza
economica, politica, commerciale
e culturale. Pirro e' un letterato
colto che ha corrispondenza col
Summonte, Sannazzaro e Galateo;
si circonda di letterati, architetti,
scultori, urbanisti; sceglie Parabita
quale residenza stabile della sua
vita e le dedica tutto il suo tempo.
Usufruisce dei consigli del grande
architetto teatino parabitano Fra'
Dionisio Volpone per la riorganizzazione
del Centro storico, chiama Evangelista
Menga per la ricostruzione del Castello,
fa venire da Lecce lo scultore Riccardi
per la progettazione dei bellissimi
portali di palazzo Castriota e della
Chiesa Madre, da' impulso alle attivitą
dell'agricoltura, dell'artigianato
e del commercio. Parabita, per la
sua privilegiata posizione geografica
diventa un nodo centrale del basso
Salento jonico per i traffici e
i commerci. Dal '500 all' '800 dalla
terra di Parabita partono per il
porto di Gallipoli olio, vino, cereali,
bambagia ed altri generi. Da un
prezioso documento dell'informatore
fiscale Sabbatino del 1678 ricaviamo
i generi che venivano commerciati
in Parabita e il loro prezzo di
mercato: vitella, vaccina, castrato,
agnello, capretto, maiale, galline
e polli, colombi; cernie, orate,
triglie, aragoste, sarpe, seppie
e sarde, che venivano dal porto
di Gallipoli. Al mercato di Parabita,
uno dei pochissimi in tutto il basso
Salento, il vino e il pane si vendevano
senza lo jus proibendi . Il paese
era governato dall'Universita' formata
da un Sindaco e da due uditori eletti
ogni anno dai cittadini. Il duca
aveva giurisdizione civile e amministrativa
ed esigeva la tassa per l'uso dei
beni di proprietą e per il demanio.
Gli abitanti hanno uno sviluppo
progressivo passando dagli 820 del
1575 a 1950 nel 1650; 1680 nel 1750
(con un calo di popolazione dovuto
ad altre malattie); 2922 nel 1850.
Il sette e l'ottocento sono secoli
caratterizzati da una vivacita'
politico-culturale straordinaria;
illuminati e conservatori si confrontano
fra di loro dando origine ad importanti
iniziative: fin dai primi dell'800
si registrano le prime scuole pubbliche,
nel 1888 si fonda la Banca Popolare
di Parabita e negli stessi anni
una Farmacia del Popolo e una Societa'
Operaia di Mutuo Soccorso; nel 1894/95
viene puntualmente pubblicato ogni
settimana il giornale "L'Alba",
battagliero foglio che propugnava
un maggiore sviluppo del paese.
In effetti la fine dell'ottocento
e gli inizi del novencento sono
gli anni della maggiore espansione
urbanistica parabitana che, superando
i confini delle mura dell'antico
centro storico, inizia una dilatazione
a raggera che dura tott'ora. Nel
1902 Parabita ha 4408 abitanti,
passando a 7039 nel 1937 e 8483
nel 1952. Nel frattempo l'unita'
d'Italia, le trasformazioni sociali
e l'emersione di nuove classi, le
guerre, i flussi migratori e un'economia
in trasformazione, modificano radicalmente
il quadro sociale. Gli inizi del
'900 sono caratterizzati da movimenti
politici e di massa che culminano
negli anni '20 con scioperi dei
contadini, morti, feriti, processati
e condannati. Durante il Fascismo
la normalizzazione da parte del
regime vede forti oppositori che
riprendono l'attivitą e la vita
democratica del paese negli anni
1943/50.