INTERVISTA AL RAPPRESENTANTE DEL SINDACATO DEI MINATORI DI TREPCA, KOSOVA
LA KFOR CONTRO I MINATORI ALBANESI DEL KOSOVA


Ottobre 1999 intervista a Bajram Mustafa, del sindacato indipendente dei minatori di Trepca, a cura di Workers Aid

 

Bajram Mustafa, ingegnere e sindacalista alla miniera di Mitrovica nel Kosovo, avrebbe dovuto partecipare sabato 18 settembre a una riunione a Parigi organizzata dal convoglio sindacale per i Balcani. In particolare voleva informare i presenti sul comportamento dei militari francesi a Mitrovica. Non gli è stato permesso di partecipare: le autorità francesi si sono rifiutate di concedergli un visto d'ingresso in Francia.

Bajram aveva presentato la sua domanda all'ambasciata di Francia di Skopje (Macedonia). In un primo momento gli avevano detto che la procedura era stata avviata e che avrebbe dovuto aspettare un po' più a lungo del previsto per ricevere il visto. Poi, dopo due rinvii in successione, gli hanno comunicato che la sua domanda era stata respinta. Per saperne la motivazione avrebbe dovuto fare una domanda scritta. Bisogna supporre che l'operato dei militari francesi non sia tanto glorioso, se si impedisce a un sindacalista di prendere parte a una semplice riunione informativa. Questa decisione del tutto arbitraria costituisce un abuso di potere. Il principio della libera circolazione delle merci e dei capitali viene messa in pratica senza problemi di sorta, anche quando si tratta di alimenti contaminati da diossine o peggio; ma per le persone, è un'altra storia! I sindacalisti kosovari sarebbero portatori di malattie gravi e contagiose ?

Si sta lanciando una campagna per far sì che Bajram possa portare a Parigi la sua testimonianza sulla situazione in cui versano le miniere di Mitrovica.

Questa intervista è stata realizzata a Londra. Bajram non aveva ottenuto il visto d'ingresso in Francia.

Domanda: Bajram, vuoi presentarti ai lettori?
Risposta: Ho 44 anni, padre muratore, madre casalinga. Ho due sorelle, un fratello, due fratellastri e una sorellastra. A scuola andavo bene, per questo ho avuto una borsa di studio e ho potuto studiare ingegneria all'università di Pristina. Dal 1978 al 1989 ho lavorato alla miniera come ingegnere responsabile della manutenzione. Tutti i miei amici erano iscritti, per me era logico prendere la tessera. Del resto nella Iugoslavia di Tito tutti i lavoratori dipendenti erano iscritti al sindacato. Nel 1989 i minatori hanno scioperato e hanno occupato la miniera. La polizia speciale è intervenuta per tre giorni e io mi sono rifiutato di aiutarli a espellere i minatori. Sono stato licenziato. Ho trovato un lavoro all'università di Mitrovica come assistente. In seguito sono diventato professore a pieno titolo.

D: Che rapporto c'è tra la questione nazionale e quella sociale?
R: Nel sindacato non volevamo fare politica. Ma vi siamo stati costretti dal potere. La costituzione promulgata nel 1974 diede al Kosovo gli stessi diritti di una repubblica, pur restando parte integrante della Serbia. Negli anni '70, quando ero al liceo e poi all'università, il sistema della pubblica istruzione era completamente sotto il controllo del Kosovo. Nel 1981 le tensioni tra Serbi e Albanesi sono aumentate: vi sono state delle manifestazioni, polizia ed esercito hanno sparato sulla folla provocando morti e feriti. Si è cominciato a pretendere che il Kosovo diventasse una repubblica a pieno titolo all'interno della Iugoslavia.
Dal canto loro i Serbi dicevano di essere vittime di un genocidio e hanno cominciato una battaglia per rimettere in questione lo statuto d'autonomia della provincia. C'è stata una campagna all'insegna dell'isterismo, e sono state varate delle leggi segregazioniste: agli Albanesi è stato proibito di comprare terreni agricoli, case o appartamenti che erano appartenuti in precedenza ai Serbi.
Nel 1987 Milosevic è venuto nel Kosovo. Ci sono stati incidenti nelle strade mentre Milosevic era in riunione con i responsabili della Lega dei comunisti del Kosovo. E' stato in quella occasione che è uscito dalla riunione per dire che nessuno aveva il diritto di colpire i Serbi e che la battaglia serba per la riconquista del Kosovo era cominciata.
Nel 1988 i minatori di Trepca hanno organizzato una marcia di 12 km cui hanno partecipato 1000 minatori; gli altri erano giù nei pozzi, ma la popolazione ha aderito alla manifestazione. Chiedevamo di restare parte della Iugoslavia, ma chiedevamo altresì di avere gli stessi diritti di una repubblica. Volevamo decidere noi stessi del nostro futuro. Gridavamo "Tito, Tito! Iugoslavia, Iugoslavia! Vogliamo uguali diritti!"
Nel 1989 dal 20 al 28 febbraio 2000 minatori hanno occupato le gallerie della miniera a una profondità di 550 metri, facendo lo sciopero della fame. Chiedevano che il Kosovo venisse posto sotto la protezione dell'ONU. Le autorità hanno fatto finta di cedere, ma quando i minatori sono risaliti in superficie sono stati presi e arrestati.
L'intera popolazione s'è mobilitata per rivendicare la liberazione dei minatori (gli arrestati sono stati quasi 5000). Ed è stato in marzo che la Serbia ha abrogato lo statuto d'autonomia del Kosovo.
Un anno dopo, il 28 febbraio 1990, si è deciso di fondare un sindacato autonomo dei minatori. A giugno dello stesso anno i sindacati autonomi del Kosovo si sono federati.
L'8 agosto del 1990 le autorità serbe hanno chiuso la miniera e hanno impedito ai minatori di scendere. Il 3 settembre c'è stato lo sciopero generale e 170.000 albanesi sono stati licenziati per aver scioperato.

D: Quali sono gli orientamenti del sindacato autonomo dei minatori?
R: Il sindacato conta 1.400 iscritti. Abbiamo due attività principali: a) proteggere la proprietà sociale della miniera; b) aiutare i minatori e le loro famiglie a sopravvivere.

Quando sono iniziati i bombardamenti NATO, credevamo di poter riprendere la miniera e il nostro lavoro. Ma la KFOR (a Mitrovica è composta di militari francesi) ci impedisce di rientrare in miniera, dicendo che lo status giuridico della miniera non è chiaro.
Abbiamo preso atto di tale motivazione e abbiamo chiesto che una squadra di 5-6 minatori potesse entrare nella miniera per verificare le sue condizioni e fare una stima dei lavori necessari ai fini di una ripresa della produzione.
Poiché non ci siamo potuti recare nella miniera non sappiamo nemmeno se vi siano delle fosse comuni, come si dice in giro.

D: Quali sono le vostre prospettive ?
R: I minatori lottano e lotteranno. La miniera appartiene a loro. Vogliono gestirla e ci vogliono lavorare. Vogliono ricavare un salario col quale poter vivere.

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vedi anche Appello dei minatori di Trepca, Kosovo