La Storia Dalla Preistoria ad oggi
Nel luogo dove oggi sorge San Benedetto dei Marsi, esisteva una città chiamata
Marruvium. li popolo dei Marsi ebbe in essa la capitale. La sua origine è
testimoniata anche da Virgilio nel settimo Libro dell'Eneide in cui annovera,
tra i guerrieri accorsi in aiuto di Turno contro Enea, il fortissimo Umbrone
della Gente Marruvia.Molti storici sono d'accordo nell'affermare che Marruvium
fu sempre Città Libera, temuta e rispettata dai popoli vicini, tanto che Roma
stipulò con i Marsi convenienti accordi, poichè questi si distinguevano nella
battaglia per la robustezza fisica e per il valore. E' noto il detto dello
storico greco Appiano: "Nè contro i Marsi né senza i Marsi Roma può vincere".
Con il prosciugamento di quella parte del lago, sul quale si affacciava
Marruvium, da parte dell'imperatore Claudio, si eliminò il pericolo delle
inondazioni e la città crebbe d'importanza raggiungendo in quel periodo la
massima espansione. Essa ebbe edifici pubblici e privati: il Campidoglio,
l'Anfiteatro, un Teatro, un Ginnasio con la palestra annessa, le Terme e una
piscina con bagno.Con il declino dell'impero romano vennero a mancare i lavori
di manutenzione dell'emissario di Claudio, causando l'ostruzione del cunicolo e
una conseguente elevazione del livello delle acque del lago di Fucino.
L'inondazione che ne seguì provocò l'allagamento di vaste zone intorno al lago.
Marruvium, essendosi sviluppata nella zona prosciugata, rimase in parte
allagata e le continue inondazioni né determinarono la decadenza. A questo
bisogna aggiungere i danni arrecati dai barbari che imperversavano lungo la Via
Valeria e saccheggiavano ripetutamente la Città fino al punto di ridurre le
popolazioni locali in uno stato di completa indigenza. 111870, anno del
prosciugamento del lago di Fucino, rappresentò una data fondamentale per San
Benedetto dei Marsi e per i centri della Marsica. Quegli abitanti da pescatori
dovettero trasformarsi in operai bonificatori e in agricoltori.Quando il
principe Torlonia concesse in fitto i terreni ai contadini, gli abitanti di San
Benedetto ebbero estese zone da' coltivare, ma, essendoci carenza di manodopera,
si verificò una immigrazione da parte di agricoltori di altre zone,
soprattutto dal pescarese, i quali hanno moltiplicato notevolmente il numero
degli abitanti.Si venne a formare, così, una popolazione eterogenea priva di
sentimenti e tradizioni comuni.Le condizioni economiche generali, comunque,
migliorarono, ma una nuova catastrofe stava per abbattersi su San Benedetto e su
tutta la Marsica. All'alba del 13 gennaio 1915 uno spaventoso terremoto si
abbatté con tutta la sua forza sui centri marsicani, seminando, ovunque, morte e
desolazione.
Grande fu il dramma di quella gente, costretta a ricominciare ancora una volta
da capo. Distrutto completamente, San Benedetto acquistò l'aspetto di un piccolo
borgo: il terremoto, in
le terre dei Torlonia, a lungo abbandonate e mal coltivate, causarono fame e
disoccupazione, spingendo i contadini alla rivolta. Queste lotte, che hanno
caratterizzato un periodo storico, misero fine al principato dei Torlonia e,
con l'entrata in vigore della "Legge Stralcio", venne affidata agli enti di
riforma (Ente Fucino) la soluzione dei problemi del latifondo. Vennero
assegnati ai contadini dei terreni (20 coppe = i ha), i quali diventarono
proprietari pagando un riscatto trentennale (1952-1982).
Quell'antico popolo di pescatori oggi è diventato un popolo di abili
imprenditori agricoli, tanto che i prodotti locali sono esportati in tutto il
mondo. Le vicissitudini della storia non hanno, dunque, intaccato la forza del
popolo marso, che non ha però, dimenticato le sue gloriose origini.
LA CIVITAS MARSORUM PER ANTONOMASIA
Figli di Marte, che possono annoverare anche Marso, figlio della maga Circe, tra
i padri della "magica", stirpe infatti, i Marsi, consideravano Marruvium il
principale dei loro municipi, dal titolo Marsi Marruvium (insieme ad Anxa ed
Antinum).
L'esatta ubicazione di questa città romana, èrisultata essere la stessa del
territorio sul quale sorge l'odierno paese di San Benedetto dei Marsi.
Questa circostanza fa si che l'intero sottosuolo del paese racchiuda un immenso
patrimonio archeologico di grande valore storico e artistico.
San Benedetto dei Marsi, a m. 670 s.l.m., che sorge su un declivio coltivato al
margine orientale dell'alveo del Fucino, in prossimità della Strada Provinciale
Circonfucense e che chiude ad anello il letto del lago prosciugato, può vantare
di essere stato quella città di provincia, più piccola di Pompei, ma che per la
ricchezza ed eleganza di monumenti, pubblici e privati, si èmeritata
l'appellativo di splenditissima, prodigato da antiche epigrafi e antichi
scrittori.
Prospiciente Lucus Angitiae, santuario principale dei Marsi, dedicato alla dea
Angitia, divinità principale marsa, Marruvium nel i sec. a.C; è elevata a
municipio della IV regione augustea, alla fine del Bellum Marsicum, conflitto
che termina con la sconfitta dei Marsi, ma con il il sostanziale
riconoscimento della cittadinanza romana, la cui figura fondamentale è il
condottiero marso, Poppedius Silo, l'Annibale italico.
Per tutta l'età imperiale Marruvium sarà il centro più importante, ma anche più
romanizzato del territorio marso, con la sua notevole urbanizzazione a maglie
regolari, confermata dai recenti scavi, realizzati all'interno del centro
urbano, che hanno aggiunto molte informazioni, proprio, sull'insediamento
romano del periodo Imperiale e precedente.
Il nome del paese odierno è dovuto alla chiesa "San Benedetto nella città
Marsicana" e designa un centro urbano che si è sviluppato e trasformato, in modo
spontaneo e stratificato, sui resti dell'antica città, di cui abbiamo
testimonianze visibili, in scarsa quantità, ma sufficienti a documentarne la
passata magnificenza, iniziata con la riedificazione (dopo la distruzione
durante la guerra sannitica) per ordine del console Marco Valerio Massimo.
Poco si conosce invece del paese dopo la caduta dell'impero Romano, supponendo
il suo spopolamento a causa delle invasioni barbariche e delle inondazioni
provocate dall'abbandono della manutenzione degli emissari che regolavano le
acque del Fucino.
Successivamente, dal sec. X in poi, la storia del paese è legata a quella della
contea di Celano.
E' tra il XII e il XIII sec. è ancora uno dei centri principali della Marsica
con la chiesa di Santa Sabina come sede vescovile e la chiesa di San Benedetto
con il monastero sorto sulla casa natale di Bonifacio IV.
A causa del periodo angioino, disastroso per tutto l'Abruzzo, alla fine del '300
Pietro Berardi, conte di Celano, constatando l'abbandono in cui si trova San
Benedetto, trasferisce la sede a Pescina (4 km. circa).
Nei secoli dopo il paese è un piccolo borgo di pescatori e contadini infastiditi
spesso dalle inondazioni, da cui furono liberati solo dal prosciugamento del
lago, concluso nei 1875, dovuto all'impegno dei Principe Alessandro Torionia di
cui è rimasta famosa la frase: "O io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me
Inizia quindi un'immigrazione di agricoltori e
Ma, ...t àbbela rase, imméce 'na mantiene, éve l'immérne, i tridece gennare...
'N dramme, 'na traggédje, 'na ruvine che 'nn muménte, sénza bombe i spare. La
Màrseche devendétte 'na macere...
•..Fu une d'ì più ggrosse tarramute!,..
•..La mòrte svulazzéve i ogni ttante scrivéve i mòrte, tutta strafutténte,...
...Quaccune ch'éve state fortunate jéve ggirénne sopre le macére
pe rretruvà la casa sfrantumate, guardénne 'ne segnale, 'na rinchjére, na pòrte,
'na finéstre 'na facciate...
migliorano le condizioni economiche dell'intera area marsicana.
San Benedetto si presenta, in questo periodo, ordinato tra via Valeria e via
Romana, con strade lastricate, bei palazzi a più piani, decorati con portali in
pietra, balconate in ferro battuto, cornici aggettanti, case unifamiliari ed
edifici nobiliari.
E giusto la facciata della chiesa di Santa Sabina col suo poderoso portale
restò in piedi, insieme ai Morroni.
li terremoto del 1915 distrugge l'intero patrimonio edilizio del paese, ci
furono 3700 morti su 4000 abitanti, e con essi va distrutto l'orgoglio di un
villaggio che, forte della sua identità, si stava avviando verso un
miglioramento sociale, culturale ed economico prima di essere spazzato via da
un tragico, incontrollabiIe, imprevedibile evento, che tutto ha travolto con
impeto furioso, "n' subisse!" "PIù bbrutte dell'Apocalisse".
Ma oggi, alle soglie del nuovo millennio, reperti archeologici, di diverso
valore, ci parlano della magnificenza della splenditissima Marruvium imperiale,
così come testimonianze storiche, e mitiche di antichi autori.
La conoscenza di Marruvium, dei suo "prima", del suo "dopo" ci introduce, nel
patrimonio culturale e tradizionale di quello che oggi è tornato ad essere uno
dei centri principali della Marsica (sub-regione abruzzese, che nel centro
dell'Appennino centrale, tra il Parco Nazionale d'Abruzzo, la Valle Longa, i
piani Palentini, e protetta dalle cime dei Parco Sirente Velino, controlla da
sempre le arterie viarie ed economiche.
LA SCUOLA GASTRONOMICA
Negli ambienti gastronomici viene citata talvolta una Scuola Gastronomica che,
nell'età romana, godeva in Marruvium, l'attuale 8. Benedetto dei Marsi, di
grande considerazione e prestigio. E si è detto anche che questo paradiso
gastronomico era frequentato dall'illustre cuoco romano Apicio. Cosa c'è di
vero e di documentato storicamente? C'è da dire intanto che sbaglia chi parla
della prestigio-sa Scuola Gastronomica di Marruvium come di qualcosa che sta tra
la leggenda e la storia. La leggenda non c'entra affatto, mentre c'entra, e a
giusta ragione, la storia. Ed èstoricamente documentata non solo l'esistenza
della Scuola Gastronomica in Marruvium, anche il fatto che essa era uno dei
centri privilegiati da Apicio per le sue ricette tutte riportate nel famoso
ricettario, conosciuto coi titolo di Libri di Apicio.
Quali possono essere i motivi di un così stretto rapporto tra la Scuola
Gastronomica di Marruvium e il celebre cuoco Apicio? I motivi possono essere
molti. Ne indico solo alcuni i quali hanno una plausibilità in relazione
all'ambiente e alla condotta di vita dei marsicani in età romana. E' noto che
questi erano non solo incantatori di serpi, ma anche esperti cercatori e
selezionatori di erbe. Quando dico cerca-tori e selezionatori, voglio intendere
che, una volta raccolte le erbe, i marsicani avevano affinato l'arte di
riconoscere quelle dalle proprietà medicinali e quelle semplicemente
aromatiche. In ciò risiedeva la magia di utilizzare quelle medicinali per cure
e incantesimi e quelle aromatiche per conferire delizie di sapori alla loro
cucina. Questa cucina, nobilitata dalle erbe aromatiche marsicane, non poteva
non facilitare l'incontro tra la Scuola Gastronomica di Marruvium e un mago
dell'arte culinaria quale era il grande Apicio. A ciò va aggiunto che essendo
Marruvium una splendidissima città d'italia e che, per un lungo periodo, fu
degna Capitale dei Marsi, essa esercitava un fascino straordinario in quanti
amavano venire a contatto con gli splendori urbanistici della città di cui la
Scuola Gastronomica costituiva una "perla" preziosa in un celebrato gioiello.
Ci si domanda ancora da quali specificità poteva derivare la rinomanza delle
ricette della Suola Gastronomica di Marruvium tanto apprezzata da Apicio. E in
particolare ci si domanda se era Apicio a portare le sue ricette a Marruvium o
se era Marruvium a mandare a Roma, per il tramite di Apicio, le sue rinomate
ricette. Quel che è certo è che la Scuola Gastronomica e Maestro erano entrati
in perfetta sintonia e questa era maturata in uno scenario naturale
particolarmente vocato alle "squisitezze", sia per i piaceri della carne sia
per i piaceri dello spirito. Mi riferisco innanzitutto al fatto che il
condizionamento atmosferico esercitato dalle acque del Lago Fucino, oltre ad
esaltare un ecosistema quanto mai apprezzato ed ambito da Roma per la bellezza
e la salubrità che sapeva offrire - tanto che non pochi nobili, a cominciare da
Tito Livio, nei dintorni del Fucino venivano a curare i loro malanni -
contribuiva a tenere alto il tenore della qualità e della quantità delle
produzioni agricole intorno al bacino. La storia è prodiga di lodi per il
paesaggio agrario dovuto al clima lacustre dove la presenza di uliveti,
vigneti, frutteti - insieme da una flora spontanea quanto mai varia e ricca di
sapori e di colori che davano un tocco magico a mieli prelibatissimi - erano la
linfa dell'alto livello gastronomico marruviano. Ed è questo scenario, e le
ricchezza che vi sono dentro, che incantano il grande Apicio. Ed è certamente
questo che motivava la devozione delle genti marse per il loro lago tanto da
elevarlo ad una sorta di deità se è vero che nel disegno di Roma di
prosciugario, il progetto prevedeva di lasciare nel Bacinetto (la parte più
bassa) una porzione di lago per sottolineare che il dio Fucino ancora viveva
dopo il tentativo di prosciugamento.
Parlando del lago, non credo sia azzardata l'ipotesi di una correlazione tra
pesca e Scuola Gastronomica Marruviana. Un lago, come quello del Fucino, ricco
di trote, anguille, carpe, lucci, tinche, era l'ideale per una cucina che
realizzava il felice connubio tra prodotti dell'acqua e prodotti della terra:
voglio intendere tra pesca, produzioni orticole e erbe aromatiche; il tutto
sapientemente amalgamato e dosato dai "maghi" della Scuola Gastronomica
dell'antica splendida Marruvium.
Torna veramente suggestivo il fatto che un grande cuoco dell'antica Roma abbia
avuto così fecondi rapporti con l'antica splendida Capitale dei Marsi. Ed è
proprio pensando al destino di Apicio che sentiamo nell'animo un velo di
tristezza. Che ci viene da un riferimento di Seneca. Seneca racconta che Apicio
si avvelenò dopo un lautissimo pranzo con amici. li motivo? Verificò i suoi
conti e notò che, con gli ultimi 10 milioni di sesterzi che gli erano rimasti,
non avrebbe più potuto fare grandi pranzi. Pensando alle future privazioni, fu
preso dallo sconforto; e volle festeggiare la sua morte con l'anima grande
abbuffata che concluse, solo per sé, con un prelibatissimo dolce "al veleno" tra
lo sconcerto e la tristezza degli amici con i quali aveva condiviso, sovente,
allegre serate conviviali nei corso delle quali, certamente, sarà stata
menzionata - e a ragione- la magnificenza della rinomata Scuola Gastronomica
della bellissima Marruvium oggi San Benedetto dei Marsi.
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