1) Taurasi (DOCG):
Dal
migliore vitigno dell’antichità la Vitis Hellenica si ottiene il
vino Taurasi considerato il Re, il migliore prodotto di tale famiglia. Il
nome deriva dalla cittadina omonima l’antica Taurasia, ed è prodotto on
un’area di tradizione vitivinicola, che comprende diciassette comuni.
L’equilibrio tra questo vitigno, il clima, ed il territorio appare
perfetto. Si tratta di un vino dalle caratteristiche superiori, per una
complessa aromatica, per un gusto vellutato, pieno, ed elegante, per i
profumi intensi e delicati. Attualmente, esso e vinificato con le più
moderne tecnologie, ma nel rispetto della tradizione, è uno dei pochissimi,
vini italiani, meritevoli di lunghissimo invecchiamento.
2) Asprino di Aversa:
Viti
che si arrampicano, “maritate” al pioppo, verso il cielo cariche di
grappoli. Uve che, per essere raccolte, impongono ai vitivicoltori
equilibrismi incredibili, su altissime scale. Viti, inoltre, franche di
piede, come in era pre– filosserica. L’Asprino che ha alle spalle una
storia millenaria, sarebbe stato il francese Roberto D’Agiò, nel medioevo,
a promuoverlo incrementando i vitigni nell’agro-aversano. Le
caratteristiche fisiologiche del vitigno Asprino, coltivato solo nella zona
aversana, ne fanno, oltre ad un vino “ allegro, leggero, brioso” (Veronelli), uno spumante
elegante, eccezionalmente buono, molto ricercato per la sua naturale
freschezza. L’area di produzione include ventidue comuni, ricadenti nelle
province di Caserta e di Napoli.
3) Campi Flegrei:
Vino
che deriva da uno dei più apprezzati prodotti dell’antichità il falerno
Giurano, inserito nella carta dei vini della corte di Napoli e di quella
papale. Il clima, il terreno, i vitigni, la cultura, la storia
vitivinicola, le basse rese ad ettaro, la presenza di aziende enologhe,
tecnologicamente all’avanguardia, ma rispettose della tradizione,ne fanno
un vino di grande tradizione e storia. La zona di produzione in cui i
vitigni sono, cosa molto rara, ancora allevati su piede franco, include
sette comuni, tutti in prossimità di Napoli ed è un’area tra le più ricche
per cultura e bellezze naturali; i terreni che derivano dall’incessante
succedersi di eruzioni vulcaniche e che, oggi, si adagiano su crateri
spenti sono ricchi di ceneri, lapilli, tufi microelementi che conferiscono
alle uve e ai vini sapori e aromi del tutto originali.
4) Capri
Da
questa isola, circondata dal mare, si ottiene un vino apprezzato in tutto
il mondo per il suo gusto e i suoi profumi. In questa isola la
tradizione eroica è di origini antiche. Secondo gli antropologi gli inizi
della viticoltura caprese risalgono a tremila anni fa. Vino antichissimo,
apprezzato dai romani e lodato dall’imperatore Tiberio che aveva scelto
Capri come sua dimora, e che per la sua passione enologica, si era
guadagnato il soprannome di Biberio. Attualmente le viti sono allevate, nel
rispetto delle tecniche culturali tradizionali su assolati ripiani a picco
sul mare. E’ prodotto in limitate quantità, ottenuto dalla vinificazione di
uve locali di grande pregio: Falanghina, Greco, e la Biancolella per il
tipo bianco, e Piedirosso per il tipo rosso.
5) Castel San Lorenzo
Un
susseguirsi di colline, scoscese, dolcemente degradanti verso il fiume,
vigne basse ben esposte. Così è descritta la valle del Colore, dove clima,
tipologia dei terreni, basse rese per ettaro, tradizioni storiche e
contadine, consentono produzione di vini di qualità. L’area di produzione
comprende otto Comuni tutti in provincia di Salerno
6)
Cilento
Il
cilento è una delle aree più ricche di bellezze naturali, ma anche una
delle zone più povere del paese per l’asperità del territorio e per
l’aridità dei suoli. I vitigni locali introdotti ad Alea e a Paestum, dagli
antichi colonizzatori greci, trovano nella natura argillosa, calcarea del
terreno e nel clima di questa area le condizioni per esprimere al meglio la
propria personalità.
7)
Costa D’Amalfi
Da
questo territorio, caratterizzato da terrazze, enormi scalini, dove
predominano coltivazioni a vigna e limone e dove i gusti e i profumi degli
agrumi e della flora mediterranea si mescolano con gli odori del mare, si
ottengono i vini della Costa D’Amalfi. Il disciplinare di produzione
prevede tre sottosezioni: Furore, Ravello, Tramonti.
8) Falerno del Massico
Apprezzato
fin dall’antichità, gli antichi romani usavano conservarlo in anfore da
tappi chiusi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano
l’origine e l’annata. Il vino Falerno, è oggi una delle perle della
enologia italiana. Dal sapore pieno, elegante, nei tipi rossi, ottenuto da
uve Aglianico e Primitivo, fresco e aromatico, nel tipo bianco, derivante
da uve Falangina, esso è prodotto in un’area limitata di 5 comuni tutti in
provincia di Caserta
9) Fiano di Avellino
Si
tratta di un prodotto di grande rilievo per l’enologia italiana. Ottenuto
dal vitigno omonimo conosciuto nell’antichità come Vitis APIANA, che
deriva da Ape, particolarmente attratta dalla soave dolcezza di quest’uva.
Questo vino si presenta con caratteristiche aromatiche definite ed
inconfondibili, con sentori di mandorle tostate. La zona di produzione
comprende ventisei comuni localizzati nel cuore della provincia di Avellino
tutti vocati per questa coltura.
10) Galluccio
La
zona di produzione del Galluccio comprende cinque comunni dominati dal
vulcano spento di Roccamonfina che, con la sua attività eruttiva, ha reso i
terreni, per struttura e composizione, particolarmente vocati alla
coltivazione dei vitigni, inoltre la ricchezza di micro elementi, di
potassio dei depositi lavici, conferiscono alle uve, e dunque ai vini,
profumi intensi e delicati. La base ampelografica è costituita da vitigni
autoctoni di grande pregio, come l’aglianico per i vini rossi e rosato, la
falanghina per i vini di tipo
bianco.
11) Greco di Tufo
Il
Grecoè uno dei più antichi vitigni italici, lo testimonia la sua presenza
in un affresco, in Pompei che risale ad un secolo Avanti Cristo. Si tratta
di un vino dalla tipicità ineguagliabile con profumi che ricordano la pesca
e la mandorla amara, affermato in tutto il mondo. E’ prodotto in un area
limitata, estremamente vocata che comprende otto comuni tutti della
provincia di Avellino. Si ottiene dalle uve dell’antico vitigno greco l’AmineGemina,
importata dalla Tassaglia dall’antico popolo dei Pelasgi, prima delle
cristiana.
12) Guardiolo.
La
zona di produzione del Guardiolo include quattro comuni tutti intensamente
vitati, il cuore cioè della viticoltura sannita. I vigneti specializzati,
condotti con tecniche moderne, producono uve trasformate con impianti
tecnologicamente avanzati tutto ciò, fa di questo prodotto, un vino tra i
più interessanti della viticoltura beneventana. Nel disciplinare di
produzione rientrano gli stessi vitigni della D.O.C. Solopaca.
13) Ischia
Vino
d.o.c. dal 1966 è tra i primi vini italiani a Denominazione d’Origine
Controllata. La zona di produzione coincide con i confini dell’isola
d’Ischia dove la vite fù introdotta dagli antiche greci provenienti dalla
Calcide. Si tratta di una antica colonia greca, nota con il nome Petecusa.,
cioè “Terra dei vasai”, produttori di anfore. In alcune aree la vite è
allevata secondo forme arcaiche, strettamente vincolate alla tradizione; si
ottiene da uve Biancolella, Forastera e Pere palammo allevate solo in
Campania e sapientemente vinificate con tecnologie moderne.
14) Penisola Sorrentina
Dal
1994, le tre sottozone, Sorrento, Gragnano e Lettere, sono state riunite
nella Doc Penisola Sorrentina. Gragnano e Lettere, nella tipologia rosso
frizzante ed Sorrento, nella versione Bianco e Rosso. Il territorio
relativo a tale denominazione comprende il comune di Castellammare di
Stabia, sale verso i Monti Lattari fino a raggiungere il promontorio di
Punta Campanella. Le varietà impegnate per la produzione doc Gragnano e
Lettere sono: piedirosso, scancinoso, aglianico, ed altri vitigni locali.
Infine per il bianco le varietà utilizzate sono falangina, biancolella, e/o
greco
15)
Sannio
Con
il D.L. del 5/8/97 viene istituiti la d.o.c. Sannio Localizzata interamente
nel territorio beneventano. L’aria di produzione è quella collinare, a
maggiore vocazione della provincia di Benevento. Nelle tipologie bianco,
rosato, e rosso, si prevedono gli stessi vitigni del Solopaca DOC.
16) Sant’ Agata dei Goti
Questo vino è uno dei piccoli grandi vini di cui la Campania è ricca. Nasce
da un’antica tradizione ed è ottenuto da vigneti ben
esposti su terreni particolarmente vocati. Nell’area del DOC Sant’Agata
sono stati coltivati i vitigni che hanno rappresentato la storia enologica
della Campania: il greca, il piedirosso, l’aglianico, la falanghina. Ed è
proprio nei vigneti di quest’area che è avvenuta la riscoperta della
falangina, vitigno autoctono che, malgrado la sua storia antica era stato
trascurato al punto di rischiare la sua scomparsa.
17) Solopaca
L’area
del DOC si estende nel beneventano e comprende i territori dei comuni de i
Cerreto Sannita, Melizzano e naturalmente Solopaca. La DOC prevede la
versione bianco e rossa. Il bianco è vinificato con falangina, malvasia di
Candia, Coda di Volpe ed altri vitigni locali. Il Rosso nasce da un uvaggio
complesso che comprende Sangiovese, Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso ed
altri vitigni tradizionali della zona.
18)
Taburno
Da
tredici Comuni collocati sulle pendici del monte Taburno, ricoperte da vigneti ed oliveti, si
ottengono questi vini di grande pregio. Sia la forma di allevamento, che le
tecniche di coltivazione, sono
simili alla zona de1 Solopaca. Da quest’ultimo si differenzia la
composizione ampelografica imperniata in particolare su11’aglianico per la
produzione dei rossi. Inoltre i vini di questa doc comprendono anche greco,
falanghina,coda di volpe, per i bianchi.
19) Vesuvio
La
coltivazione della vite del Vesuvio risale al V secolo a.C. Secondo
Aristotele furono i Tessali, antico popolo della Magna Grecia, a piantare i
primi vitigni nella zona vesuviana. Vitigni disposti sulle pendici del
monte, su terreni di natura vulcanica, legati alle vicende dell’area
vesuviana che periodicamente hanno danneggiato questa produzione vinicola
fino alla disastrosa eruzione del 1944. Da allora, si è avviato un recupero
lento ma continuo fino ad arrivare alla d.o.c. Vesuvio, che se, raggiunge
una gradazione non superiore a 12 gradi si può fregiare della dizione
Lacrima Christi del Vesuvio
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