webzine di cultura sarda
numero uno
UN RACCONTO
di Giuliana Pili
LE
STRADE
Stamane
una leggera brezza invernale mi ha riportato alla mente che l’estate è ormai
lontana… Indosso il mio vecchio giaccone in jeans e mi affretto per le vie
della città, cammino a passi lenti e ogni tanto mi soffermo a guardare ciò che
mi circonda… Il mio vecchio quartiere di periferia, le case allineate l’una
accanto all’altra, vecchi palazzoni con i muri scrostati, il colore originario
ha lasciato lo spazio a macchie multicolori, tracce di colore verdognolo come di
umido stagnante da tanti anni, dalle finestre socchiuse un brusio di voci, cani
che abbaiano, urla di bimbi… Il mio olfatto impregnato dagli odori che
ristagnano lungo queste vie, la memoria impegnata in uno sforzo che ricolleghi
questi odori a memorie lontane… Pentoloni di minestrone che bollono sui
fornelli, puzza di benzina, fritture, e ancora qualcosa di indefinibile… Che
cosa??? L’odore dei quartieri di periferia, quella periferia spesso
dimenticata, dove i bambini giocano per strada anziché andare a scuola, dove le
macchine scassate ancora resistono costeggiate lungo i marciapiedi… Dove i
venditori ambulanti vendono la loro verdura fresca, tracciati con i pennarelli
nei cartoni di fortuna si legge la qualità della loro merce: mandaranci di
Muravera, carciofi di Arborea, cachi belli… Le signore camminano veloci e
sorrido quando un ambulante per attirarne l’attenzione urla a squarciagola:
“Signoraaaa, dopo trentanni sua sorella Maria dall’Argentina è qua…”
Credo abbia sortito il suo effetto, ora la bancarella si riempe e le massaie
fanno i loro acquisti… Un'altra voce si alza dalla folla è quella di un
venditore che avvisa gli amici che nei paraggi c’è un vigile, alla svelta
caricano le loro cassette di frutta e verdura nei pulmini sgangherati e in un
attimo la strada è vuota…
Continuo la mia passeggiata i miei passi mi conducono verso altri
siti, ancora palazzi ma questa volta i loro muri son dipinti di fresco, le
fioriere lungo i balconi con gerani multicolori, marciapiedi larghi, parcheggi
con mattonelline bianche, la qualità delle macchine parcheggiate è diversa,
mercedes, BMW, soltanto qualche utilitaria, le signore nelle loro pellicce col
yorkshire a passeggio… Per un momento penso di essere in un’altra città, è
soltanto un attimo perché capisco che quella è la città ricca… La città
dei bambini che vanno a scuola, dei bambini che vanno in piscina, dei bambini
che fanno teatro… Dei bambini che diventeranno gli adulti che porteranno a
passeggio i loro yorkshire e forse non si renderanno mai conto che nella loro
città in un altro quartiere ci sono bambini che non diventeranno mai grandi…
Anche i bar sono diversi, le insegne curate, gli avventori che si apprestano
verso le porte, seguo i loro movimenti e mi accodo, chissà come sarà il sapore
di un caffè in un quartiere con le fioriere nei balconi… Provo disagio
infagottata nel mio giaccone in jeans, mi sento fuorilugo e mentre ordino un
caffè e una brioss guardandomi attorno avrei voglia di fuggire… E’ una
mattinata di inizio inverno di un giorno qualsiasi ma quasi penso che li attorno
ci sia una festa, le signore fasciate nei loro vestiti aderenti, in bilico sui
loro tacchi vertiginosi, calze a rete, capelli tinti, provo quasi pena per loro
continuano a rincorrere la giovinezza e non si accorgono di quanto siano
ridicole, ma forse sbaglio… Gli uomini con le cravatte a penzoloni le
ammirano, al loro passaggio è un brusio collettivo e fanno a gara per chi
pagherà la colazione… Mi affretto a bere il mio caffè, il gusto è persino
peggiore di quello che faccio io, lascio la brioss a metà e vado a pagare,
guadagno velocemente l’uscita, una zingara con un bimbo attaccato al collo mi
chiede dei soldi, tiro fuori due biglietti da mille dal tascone della mia
vecchia giacca e glieli metto in mano… Con passi veloci continuo il mio
cammino, mi dirigo verso il centro, sento un brusio fortissimo dentro di me, ho
paura, paura del mondo circostante, in lontananza intravedo la statua di Carlo
Felice, allungo l’andatura e arrivata a destinazione mi siedo ai suoi piedi.
Tiro un sospiro di sollievo, ripenso alla mia passeggiata lungo le vie della
città, al sapore del caffè nel bar delle signore impellicciate, ai loro visi
tirati e ai seni rifatti, i loro tacchi vertiginosi, sollevo lo sguardo verso
l’alto, miriadi di uccelli si affrettano ad emigrare verso i paesi caldi, per
un momento immagino di essere uno di loro… La mia mente si svuota ed io
incomincio a volare, volo libera nel cielo, in un cielo dove non esistono i
quartieri con la muffa nei muri delle case e neppure quelli con le fioriere nei
balconi… Volo, volo, volo come sopra una giostra senza fine!!!
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