Carlo Taormina

Ex magistrato divenuto poi un affermato avvocato penalista, è stato nominato sottosegretario agli Interni. Tra i suoi assistiti passati e presenti si ricordano Andreotti, Berlusconi, Craxi, Priebke, il neofascista Carlo Maria Maggi e il mafioso Francesco Prudentino. Insensibile al buon senso e alle regole dello Stato di diritto, dopo la nomina a sottosegretario ha continuato ad esercitare la professione difendendo, accompagnato da scorte e paraponzi ministeriali, stragisti e mafiosi in causa con lo Stato. Fino al 4 dicembre 2001 quando, avendo superato ogni limite, ha dovuto dimettersi.


Umberto Bossi

Sembra una barzelletta, invece è realtà: il barbaro secessionista e celodurista è ministro delle Riforme istituzionali. Dopo essere stato alleato di Berlusconi nel '94, per qualche anno non ha perso occasione per definirlo "il portaborse di Bettino Craxi", "un kaiser in doppiopetto", "l'uomo della mafia" e così via. Quindi è tornato al governo con lui. Per non essere da meno ai suoi colleghi, ha collezionato due condanne definitive, entrambe ad 8 mesi: una per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, l'altra per istigazione a delinquere. Inoltre è indagato per attentato all'integrità dello Stato.


Gaspare Giudice

Siciliano, è in Parlamento dal '96. Nel '98 la Procura di Palermo voleva arrestarlo, ma la Camera (come sempre) negò l'autorizzazione a procedere. Attualmente è sotto processo per associazione mafiosa e riciclaggio.


Antonio D'Alì

Senatore siciliano alla terza legislatura, è sottosegretario agli Interni. Condivide con Berlusconi il privilegio di aver avuto un boss mafioso alle proprie dipendenze: nel suo caso si tratta di Matteo Messina Denaro, campiere nei possedimenti della famiglia D'Alì sino a che non si è dato alla latitanza.