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RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE  2003

 

 

Martedì, 11 novembre 2003

Iniziative editoriali del Museo Storico di Trento: (fonte: Newsletter Museo Storico di Trento)

EDITE DAL MUSEO STORICO IN TRENTO
LE MEMORIE DI UN INTERNATO PSICHIATRICO
Il progetto "Alla ricerca delle menti perdute: viaggi
nell'istituzione manicomiale", promosso dal Museo
storico in Trento in collaborazione con l'Università
degli studi di Trento, si arricchisce di una nuova
pubblicazione.
Quinto Antonelli e Felice Ficco sono i curatori di una
raccolta di memorie scritte da un internato psichiatrico
che ha trascorso gran parte della propria vita
all'interno di più istituti manicomiali.
Il volume intitolato "Psychopatia sexualis: memorie di
un internato psichiatrico" è edito nella collana
"Archivio della scrittura popolare" del Museo storico in
Trento è sarà presentato il 19 novembre 2003, ad ore
17,30 presso lo spazio incontri del Museo storico in
Trento in via Torre d'Augusto, 41.
Il volume in vendita al costo di copertina di euro 16,80
e offerto al prezzo scontato di euro 15,00 (spese di
spedizione postali comprese) a chi lo ordinerà
all'indirizzo mailto:info@museostorico.it facendo
riferimento alla presente newsletter. Nella risposta di
conferma d'ordine saranno indicate le modalità di
pagamento.
Contenuto:
Antonio, così si è deciso di chiamare il paziente per
tutelarne l'anonimato, trova all'interno
dell'istituzione manicomiale (e non solo), seppure in
una prospettiva negativa, la realizzazione del suo
nichilismo e il senso della propria esistenza. Infatti
ad Antonio, che non rispetta le regole della
società 'normale' e che perciò si autoesclude dal
sistema di produzione e comunicazione sociale, resta
solo l'alternativa tra il proprio ruolo di vittima nuda,
e quello di redentore che si autoinveste di una missione
di espiazione e di ribellione allo stesso tempo.
Con le sue memorie Antonio ci dà l'immagine di un essere
pervaso da energie psichiche senza sbocco se non quello
di una personalità "perversa". Esplora la propria
identità e il proprio animo con l'ossessività di chi ha
smarrito se stesso e cerca una conferma della propria
esistenza o della propria malattia, ripercorrendo con la
scrittura le traumatiche esperienze istituzionali.
Sommario: 
Giacomo Di Marco, Moosbrugger a Pergine?; Quinto
Antonelli e Felice Ficco, L'identità negata; Antonio,
Psychopatia sexualis: memorie di un internato
prichiatrico; Gli anni formativi; Torino: al "Ferrante
Aporti" sotto il fascismo; Volterra: manicomio
giudiziario; Reggio Emilia: manicomio giudiziario;
Pergine Valsugana: ospedale psichiatrico provinciale.
Gli autori:
Felice Ficco, psichiatra, lavora presso il Distretto
sanitario di Arco, svolgendo prevalentemente attività
psicoterapeutica ad orientamento junghiano.
Le sue pubblicazioni concernono le modalità di
intervento nella riabilitazione dei pazienti psicotici.
Appassionato di storia e letteratura, si è laureato in
lettere e filosofia. 
Quinto Antonelli lavora presso il Museo storico in
Trento, dove è responsabile dell'Archivio della
scrittura popolare.

 

 
UCCISI E DIMENTICATI
UN NUOVO STUDIO SUL DRAMMA DELLA PERSECUZIONE DEL REGIME NAZISTA NEI CONFRONTI DEI MALATI PSICHICI E DEI DISABILI
Il progetto "Alla ricerca delle menti perdute", promosso
dal Museo storico in Trento in collaborazione con
l'Università degli studi di Trento, promuove la
pubblicazione del volume:
"Uccisi e dimenticati: crimini nazisti contro malati
psichici e disabili del Nordtitolo e dell'Alto Adige"
di Hartmann Hinterhuber.
Il volume, che, come già segnalato in una precedente newsletter, sarà presentato mercoledì 5 novembre 2003,
ad ore 17,30, presso la Biblioteca comunale di Trento,
in via Roma 55, è in vendita al prezzo di copertina di
euro 13,00. Viene offerto al prezzo scontato di euro
11,50 (spese di spedizione postali comprese) a chi lo
ordinerà all'indirizzo mailto:bookshop@museostorico.it
facendo riferimento alla presente newsletter. Nella
risposta di conferma d'ordine saranno indicate le
modalità di pagamento.
Il contenuto:
Dal giugno 1933 nei territori del Reich tedesco s'iniziò
a praticare la sterilizzazione sistematica dei cosiddetti
Erbkranke, ossia individui affetti da malattia di tipo
ereditario. 
Il passo successivo fu, nell'ottobre 1939, l'attivazione
per ordine segreto del Führer del "Programma eutanasia",
che prevedeva la soppressione dei malati psichici e dei
disabili.
Più di settantamila persone morirono così nelle camere a
gas in nome della Säuberung des Volkserbgutes
(epurazione del patrimonio ereditario nazionale). Solo
un nuovo decreto del 24 agosto 1941, preso atto della
crescente opposizione interna espressa da parte della
popolazione tedesca, ordinò la sospensione di quel
programma. La decisione, tuttavia, non comportò un
cambio di indirizzo, ma solo di strategia. I disabili e
i malati psichici continuarono a cadere vittime della
cosiddetta Wilde Euthanasie (eutanasia selvaggia)
esercitata per mezzo di privazioni di ogni genere e la
somministrazione letale di medicinali.
Questo, in estrema sintesi, il quadro d'insieme
all'interno del quale si colloca la vicenda narrata da
Hartmann Hinterhuber nel suo libro. Dati e testimonianze
alla mano, l'Autore contribuisce a far luce su uno dei
più orrendi crimini consumati fra il 1933 e il 1945 dal
regime nazista ai danni di tante persone deboli e
indifese, con particolare riferimento al Tirolo del nord
e all'Alto Adige.
Sommario:
Al posto di una premessa; La necessità di ricordare; La
ricaduta nelle barbarie; Inizio delle azioni di
sterminio; Una traccia di sangue attraverso l'Austria: i
crimini contro malati psichici e disabili nelle regioni
austriache; Dimenticati e rimossi: la "politica
demografica" nazista nel Nordtirolo e in Alto Adige;
Fanatismo e intolleranza: l'applicazione dell'"eutanasia
selvaggia" in Alto Adige; "Un orribile sospetto" e le
reazioni della popolazione; Il bilancio dell'orrore; La
fine; Retrospettive e prospettive; Riepilogo;
Ringraziamenti.
L'autore:
Hartmann Hinterhuber è direttore della Clinica
universitaria di psichiatria, nonché Vicedecano della
Facoltà di medicina dell'Università Leopold Franzens di
Innsbruck. È membro di numerose associazioni nazionali e
internazionali di psichiatria. La sua attività di studio
e ricerca si è concentrata principalmente sui temi della
schizofrenia, delle dipendenze, dell'epidemiologia e
della psichiatria sociale.
I lettori che desiderano informarsi sull'insieme delle
pubblicazioni del Museo storico in Trento possono
collegarsi al seguente indirizzo internet:
http://www.museostorico.it/editoria_ricerca/bookshop
 

 

 

 

Lunedì, 10 novembre 2003

"Alla ricerca delle menti perdute"

Da: Newsletter Museo Storico in Trento
[gestione.newsletter@museostorico.tn.it]
Inviato: venerdì 7 novembre 2003 15.18
DISPONIBILE IL CATALOGO DELLA MOSTRA
"Alla ricerca delle menti perdute: viaggi
nell'istituzione manicomiale"
Un ricco volume di 149 pagine ampiamente illustrato
a cura di Rodolfo Taiani
L'opera, in vendita al prezzo di copertina di euro
22,80, viene offerto al prezzo scontato di euro 20,00
(spese di spedizione postali comprese) a chi lo ordinerà
all'indirizzo mailto:bookshop@museostorico.it facendo
riferimento alla presente newsletter. Nella risposta di
conferma d'ordine saranno indicate le modalità di 
pagamento.
Il sommario:
Giuseppe Ferrandi, Premessa; Giuseppe Pantozzi,
Evoluzione dell'istituzione manicomiale; Rodolfo Taiani:
Pergine Valsugana 1882-2002: breve cronistoria di un
manicomio; Felice Ficco, L'assistenza psichiatrica e il
Manicomio di Pergine dai primi anni cinquanta alla
legge "180"; Pietro Marsilli, Dai matti dei tarocchi ai
pazzi di Géricault: immagini di folli nella pittura
europea fra Quattro e Ottocento; Casimira Grandi, Follia
da esportazione: la malattia mentale nei migranti;
Riccardo Pegoretti, Folli scenografie: breve ed
opinabile elenco dei manicomi rappresentati nel cinema;
Giovanni Nobili Vitelleschi, La macchina da presa e la
malattia mentale tra la fine dell'800 e i primi anni del
Novecento; Antonio, Venti ore come tante altre; Angela
Madesani, Storie di ordinaria ossessione; Emanuela
Renzetti "Ci si abituava a tutto..."; Bruno Caruso,
Diario; Gino Sandri, Cosa è la follia; Daniela Rosi,
Carlo Zinelli; Pietro Marsilli, Raffaele Fanton pittore
lineare; Nino Forenza, Carlo Girardi: personaggi
alienati ed opinioni schizzate degli anni settanta;
Pietro Marsilli: Carlo Girardi: pittore sincero; Nino
Forenza, Luigi Senesi: percorso artistico; Giampiero
Sciocchetti, L'albo fotografico approntato per
l'inaugurazione del nuovo Manicomio provinciale tirolese
di Pergine del 19 settembre 1882, erroneamente
attribuito al noto fotografo trentino Gian Battista
Unterveger.
 

 

Giovedì, 16 ottobre 2003 

Presentazione al Gabinetto Viesseux a Firenze del libro di Lisa Roscioni "Il governo della follia" edito da Bruno Mondadori (2003). 

Dalla scheda del libro: "Malate d'amore e invasati, melanconici e fuor di senno, ipocondriaci e pazzi furiosi sui quali si posa lo sguardo inquieto di familiari, medici e inquisitori: questo è l'universo misterioso che popola gli "ospedali dei pazzi", singolari istituti che compaiono tra Cinquecento e Settecento, nelle vedute di alcune città italiane, nelle cronache e nei diari dei viaggiatori. Non si tratta né di ospizi né soltanto di angusti reclusori, ma di luoghi nei quali i pazzi vengono assistiti e, per quanto ciò è possibile, curati da medici a tale scopo chiamati. Quale senso dare a questi ricoveri? A chi erano realmente destinati? Cosa voleva dire essere considerati pazzi nell'età moderna? E qual è la relazione tra questi istituti e il grande manicomio ottocentesco? Una lettura originale, basata su un'ampia documentazione in gran parte inedita."

 

Sabato, 19 luglio 2003

 

"Il contributo di Hans Georg Gadamer alla psichiatria e alla psicoanalisi" di Giuseppe Martini.

   Hans Georg Gadamer

Si segnala questo articolo uscito sulla rivista "Psichiatria e Psicoterapia" (vol. XXII, num.1, marzo 2003) per l'originalità  nell'analizzare l'apporto del filosofo tedesco, recentemente scomparso, alle scienze umane, ed in particolare all'idea di " verità" e di "metodo" nell'ambito della psichiatria e della psicoanalisi. Dall'articolo: <<La prima questione (...) è d'ordine troppo generale per essere qui ripresa. Essa riguarda il problema di "quale verità" nell'interpretazione (non necessariamente in senso psicoanalitico, stante che l'interpretazione è, nei fatti, lo strumento più adottato anche nel rapporto medico-paziente in psichiatria) e conseguentemente il  rapporto tra il paradigma della costruzione e quello della ricostruzione, ancorché la possibilità di integrare una prospettiva ermeneutica con la necessità di verifiche empiriche, di validazioni extracliniche e di un programma di ricerca. Da questo punto di vista l'ermeneutica, e Gadamer in particolare con Verità e Metodo, hanno indirettamente mostrato i limiti e la problematicità di un siffatto programma di ricerca che, per quanto attiene psichiatria e psicoanalisi, hanno specificità e difficoltà aggiuntive che solo adottando una visione riduttivamente biologista è possibile ignorare (ma allora si sarebbe ancora nell'ambito della psichiatria?). Tuttavia, ciò non significa, come anche in Italia non pochi analisti amano fare, risolvere il problema della verifica con una scrollata di spalle in segno di sufficienza. E non significa nemmeno aderire al (riduttivo) paradigma  narratologico quale lo intendono autori, degni peraltro della massima attenzione, come Spence o Schafer. (omissis) Considerazioni simili possono forse porsi in merito al tema del linguaggio. L'enfasi di Gadamer non preclude il riconoscimento  dell'importanza dell'extralinguistico, così centrale nel trattamento degli psicotici come, più in generale, per la psicoanalisi contemporanea. Semmai dovrebbe essere occasione per riflettere (come invero più dichiaratamente invita a fare il contributi ricoeuriano) sulla complessità di tale rapporto, sullo "scarto" incolmabile e perturbante tra il linguaggio e l'al di là del linguaggio, sulla irriducibilità di quest'ultimo, ma insieme sulla limitatezza del nostro comprendere che al linguaggio (magari inteso anche in senso extraverbale) rimane principalmente, seppur non esclusivamente, vincolato. E proprio questo vincolo forte ma non assoluto tra linguaggio e comprensione porta all'affacciarsi sulla scena della psichiatria della comprensione empatica che invece rimanda, nell'opera del filosofo, a quanto definito come "fusione di orizzonti">>.

Venerdì, 18 luglio 2003

"Psychoanalysis today" di Peter Fonagy. Articolo uscito su "World Psychiatry" (vol.2, number 2, June 2003).

   Peter Fonagy

Dal riassunto:<<The paper discusses the precarious position of psychoanalysis, a therapeutic approach which historically has defined itself by freedom from constraint and counted treatment length not in terms of number of sessions but in terms of years, in today's era of empirically validated treatments and brief structured interventions. The evidence that exists for the effectiveness of psychoanalysis as a treatment for psychological disorders is reviewed. The evidence base is significant and growing, but less than might meet criteria for an empirically based therapy. The author goes on to argue that the absence of evidence may be symptomatic of the epistemic difficulties that psychoanalysis faces in the context of 21st century psychiatry, and examines some of the philosophical problems faced by psychoanalysis as a model of the mind. Finally some changes necessary in order to ensure a future for psychoanalysis and psychoanalytic therapie within psychiatry are suggested.>>

Lunedì 26 maggio 2003

"L'aggiustapendoli" di Oretta Dalle Ore.

"Tommaso  è vero sono stata al limite

dello scompenso anzi un pochino dentro

ma se n'è andato via come è venuto

insieme alla paura senza strascichi                            

se però tu non eri lì a ascoltarmi

con calma appena appena preoccupato 

questo mio gioco che ritrovo ritmico

sarebbe nella polvere smarrito"

Il Tommaso a cui Oretta Dalle Ore dedica questi versi è Tommaso Senise: la poetessa nella raccolta intitolata "L'aggiustapendoli" ricorda il suo psicoanalista <<aggiusta pendoli / che mi fa ritrovar le oscillazioni / tra le valenze della trasgressione / e la graziosità del perbenismo>>. All'autrice i migliori auguri per una prossima pubblicazione delle sue poesie così fedeli testimoni della sua ricerca esistenziale. Per contatti con l'autrice www.oretta.it.

Lunedì 3 marzo 2003

Recensione di Alessandro Pagnini (sul "Domenicale" del "Sole 24 ore" del 2.03.2003) del libro di Arnold I. Davidson, "The emergence of sexuality", Harvard University Press, Cambridge MA, 2002, pagg.254, $ 26.50.

                 

L'autore, allievo di John Rawls e di Hilary Putnam, sulla scorta della lezione foucaultiana, intende individuare l'<<emergenza di concetti e  di modi di classificare il normale e il patologico, soprattutto in ambito psicologico e psichiatrico. Sono esercizi di "archeologia" svolti nel seno della storia del pensiero scientifico, intesi a fissare il momento in cui un'idea si organizza e comincia a condizionare il modo di vedere le cose, di renderle ontologicamente perspicue solo in quanto acquistano senso all'interno di uno "spazio concettuale". E' il caso della perversione sessuale, per esempio, che, nel momento in cui si comincia a vedere come una forma di disturbo funzionale dell'istinto, legato a un fenomeno di degenerazione, non è più (non può essere) una "malattia" di cui dà conto l'anatomia patologica, bensì una malattia psichiatrica. E' il momento in cui la psichiatria non si occupa soltanto di forme straordinarie, estreme, della condizione umana, come la follia."L'intero dominio dell'innaturale e dell'anormale stavano per diventare la sua provincia"; e fenomeni da sempre noti, come le perversioni, finivano per uscire da un'ambito in cui venivano regolate dal binomio diritto/morale per entrare nel regime medicale>>.

 

Sabato 15 febbraio 2003

Presentazione degli Atti del Convegno "Malinconia d'amore. Frammenti di una psicopatologia della vita amorosa" (Parma, 23 novembre 2000), a cura di Carlo Maggini. Edizioni ETS, Pisa, 2001.Prenotazioni: edizioniets@tin.it

  Vai alla presentazione di Carlo Maggini.

  (H.B.Grien, Adamo ed Eva, 1530-1540 ca, logo del  Convegno)

 

Lunedì 20 gennaio 2003

Note sulla giornata di presentazione del libro di Vinzia Fiorino "Matti, indemoniate e vagabondi. Dinamiche di internamento manicomiale tra Otto e Novecento"(Roma, ex O.P. S.Maria della Pietà, 17.01.2003).

La presentazione del libro, edito da Marsilio, è stata organizzata dal Centro Studi e Ricerche ASL Roma E (dir. Tommaso Losavio) ed ha visto la partecipazione, oltre all'autrice, di Mariagrazia Giannichedda, Antonino Jaria, Giuseppe Riefolo. Lo studio della dott.ssa Fiorino, partendo dalla consultazione delle cartelle cliniche dell'archivio dell'ex O.P. S.Maria della Pietà di Roma, <<analizza il modo in cui si è realizzato il moderno progetto di gestione della malattia mentale e indaga su come il paradigma psichiatrico ottocentesco abbia interagito con le dinamiche di emarginazione e di espulsione di taluni soggetti dal tessuto sociale. Il tema centrale di questo lavoro è quindi la medicalizzazione, quel processo cioé segnato, tra continuità e cesure, il passaggio da una concezione secondo cui la follia era uno stato di alterazione dell'anima, una disarmonia morale vagamente afferente anche all'ambito religioso, o una realtà oscura che poteva comunque giustificare la separazione dal corpo sociale, a una vera e propria malattia che rientrava essenzialmente nella sfera di competenza medica>> (dalle righe di presentazione del libro).                         La documentazione clinica del S.Maria della Pietà, come ha precisato Tommaso Losavio, risale al 1850, mentre le ultime ammissioni risalgono al 1981. Attualmente il materiale archivistico, al cui salvataggio dal degrado Antonino Jaria si dedicò in qualità di Direttore Sanitario, è oggetto di una catalogazione informatizzata nell'ambito del progetto nazionale "Carte da legare" che vede interessati altri ex ospedali psichiatrici (Napoli, Siena, Rovigo, Bari). Prossimamente partirà anche nell'ex O.P. di Girifalco.  Nel suo intervento Giuseppe Riefolo sottolinea come una delle novità dello studio della Fiorino consista nel puntare il "focus" sulle persone-pazienti, anziché sulle istituzioni e sul loro funzionamento. Inoltre, le nosologie vengono analizzate dalla Fiorino non tanto sulla base delle dottrine mediche storicamente delineatesi, ma sulla base dei luoghi e delle contingenze storiche che costituivano il "contesto" di un percorso di cura manicomiale. Ad es. il termine "schizofrenia" ebbe un formale riconoscimento solo durante la direzione del Mingazzini al S. Maria della Pietà, altrimenti i medici hanno preferito utilizzare il concetto di "demenza" (di derivazione kraepeliniana) nelle loro diagnosi in modo più duraturo. Questo perché nel passaggio dall'Ospedale della Lungara (in cui la nosografia riecheggiava una distinzione topografica tra "casine" nobili e "casermone" unico) alla sede attuale, fu meglio organizzata l'osservazione dei "pericolosi", dei "criminali"  e la loro separazione dagli altri pazienti.  Altro aspetto che Riefolo commenta è lo studio della Fiorino sulle lettere dei familiari con cui reclamavano a casa i loro congiunti istituzzionalizzati. Tale fenomeno è quantitativamente rilevante dalla fine dell'800 al 1915, per poi subire una marcata flessione fino all'incirca al 1930 quando diventa irrilevante. Non è chiaro però quale interpretazione dare a tale fenomeno.  Per Mariagrazia Giannichedda è importante soffermarsi nello studio storico sulle mediazioni tra istituzioni e corpo sociale, in quanto l'istituzione non è mai rigida, forse, a suo parere, l'istituzione manicomiale si è irrigidita irreversibilmente a partire dagli anni '50 e '60 del XX secolo quando non dialogava più col corpo sociale. Dopo il 1978, poi, se per disfare i manicomi, i servizi territoriali hanno dovuto "mediare" con le famiglie dei pazienti, anche le istituzioni sono perciò un pò entrate all'interno delle famiglie. Oggi, poi, dove non ci sono quasi più istituzioni interamente pubbliche, ma gran parte dell'assistenza psichiatrica è affidata al privato sociale" è molto complesso comprendere ciò che "passa" dalle istituzioni alle famiglie.

 

 

Lunedì 30 Dicembre 2002

Dal supplemento domenicale del "Sole 24 ore" del 29/12/2002:

"Se Leopardi avesse letto Freud" di Alessandro Pagnini.

Dall'articolo: Torna il pionieristico saggio sul lapsus scritto da Sebastiano Timpanaro negli anni '70. Materialista e illuminista pose una serie di domande ancora attuali.

<<... il nucleo forte e duraturo della critica di Timpanaro alla psicoanalisi è nei suoi rilievi metodologico-epistemologici, sia pure di uno che si dichiarava dilettante e "ignorante" in materie filosofiche, e nelle sue considerazioni sul materialismo, la causalità, e le scienze psicologiche e biomediche.          Riassumendone e parafrasandone la sostanza: la psicoanalisi deve poter essere interrogata con le ragioni del senso comune (funziona? perché funziona? spiega? e le sue sono davvero le "migliori spiegazioni" disponibili?); di principio - indipendentemente dal caso proposto da Timpanaro delle spiegazioni "superficiali" della critica testuale che spesso si dimostrano più plausibili delle spiegazioni "profonde" di Freud - le ipotesi psicoanalitiche non si devono sottrarre al confronto con ipotesi eterogenee (neurofisiologiche, psicologiche "wundtiane", linguistiche, eccetera) che vertano sullo stesso dominio di oggetti; non si deve rinunciare, in materia di psiche, a forme di conoscenza scientifica, basate sulla ricerca e l'applicazione di regolarità, di leggi più o meno generali, in nome della singolarità e irriducibilità del caso e della "soria individuale" (fermo restando che i livelli di generalità, di astrazione e di legalità son ben diversi tra le scienze fisiche, per esempio, e la psicologia o la medicina o la filologia); non si deve mai credere che una considerazione dello specifico "umano" possa prescindere dalla natura biologica e materiale di cui l'intera cultura è nutrita (Timpanaro rimproverava a Freud di aver abbandonato il materialismo-edonismo degli inizi per uno psicologismo misantropico ed estetizzante, e di aver corrotto il darwinismo sotteso a tutta la sua opera con i richiami di un "vitalismo" decadente e assai poco scientifico); si deve perseguire l'"elaborazione di una logica e di una grammatica dell'inconscio" che sia meno vaga e permissiva di quella sinora teorizzata.>>               

          Sebastiano Timpanaro,"Il lapsus freudiano. Psicoanalisi e critica  testuale" ,Boringhieri,  Torino,2002

Nello stesso numero del supplemento domenicale segnaliamo:

"Il pensiero ricomincia da Cartesio" di Maurizio Ferraris (recensione in occasione dell'uscita del primo volume degli scritti di Gilles Deleuze dal titolo "L'ile déserte et autres écrits", a cura di David Lapoujade, Ed. de Minuit, Paris, 2002.)

"L'uomo, vi dico cos'è" di Giovanni Reale (in occasione della traduzione italiana di un nuovo volume de "Il Metodo" di Edgar Morin, dal titolo "L'identità umana", Cortina, Milano, 2002.)

 

Copyright: 2003 A.S.S.E.Psi. - Ce.Psi.Di.

Editor del sito web e responsabile editoriale: Giuseppe Leo