LA
PREFAZIONE A TERESE RAQUIN: LETTERATURA E SCIENZA
La
vicenda narrata dal romanzo (1867) è la seguente: Térèse,
insoddisfatta del marito, debole e malaticcio, spinge l’amante Laurent
a ucciderlo, gettandolo nel fiume. I due assassini, però sono
ossessionati dal loro delitto, e finiscono per darsi insieme alla morte.
Al suo apparire, il romanzo aveva suscitato molto scandalo. Nella
Prefazione premessa alla seconda edizione, nel 1868, Zola mira a
difendere il suo lavoro dalle accuse velenose rivoltegli dalla critica,
che aveva additato il romanzo come opera profondamente immorale e
oscena, compiaciuta di turpitudini e sozzure. Lo scrittore espone invece
i propositi puramente scientifici che lo hanno mosso.
In
Teresa Raquin ho voluto studiare indoli,
non caratteri: in ciò è tutta l’essenza del libro. Ho scelto
personaggi dominati superlativamente dai nervi e dal sangue, privi di
libero arbitrio, sospinti in ogni atto della vita dalla fatalità della
loro carne. Teresa e Lorenzo sono due esseri bestiali e null’altro. In
questi due bruti ho voluto seguire, a passo a passo, il sordo travaglio
delle passioni, gli impulsi dell’istinto, i turbamenti cerebrali che
susseguono a tutte le crisi nervose. Gli amori dei miei due protagonisti
non sono che la soddisfazione di un bisogno; il delitto che essi
commettono è una conseguenza del loro adulterio, conseguenza che essi
accettano supinamente, come il lupo considera normale sbranare le
pecore; ciò che, infine, sono stato costretto a chiamare rimorso non è
il loro che un semplice disordine organico, una reazione del sistema
nervoso troppo teso. L’anima è perfettamente assente, ne convengo,
poiché ho voluto proprio che così fosse.
Si
comincerà a capire, spero, che il mio scopo è stato essenzialmente
scientifico. Quando ho creato i miei due personaggi, Teresa e Lorenzo,
ho voluto porre e risolvere determinati problemi: così ho cercato di
spiegare lo strano connubio a cui da luogo l’incontro di due
temperamenti diversi, e ho messo in rilievo i profondi turbamenti di una
natura sanguigna a contatto con una natura nervosa. Si legga il romanzo
con attenzione, e si vedrà che ogni capitolo è lo studio di uno strano
caso di fisiologia. In una parola, non mi sono proposto che questo: dato
un uomo vigoroso e una donna insoddisfatta, cercare in loro la bestia,
non veder altro che la bestia, inserire entrambi in un dramma violento,
e annotare scrupolosamente le sensazioni e gli atti di questi due
esseri. In definitiva, ho fatto su due corpi vivi il lavoro di analisi
che i chirurghi fanno sui cadaveri. […]
Quando
ho scritto Teresa Raquin mi sono appartato dal mondo e ho copiato, con
minuziosa esattezza, la vita, dedicandomi esclusivamente all’analisi
del meccanismo umano: vi assicuro che gli amori crudeli di Teresa e di
Lorenzo non avevano per me nulla d’immorale, nulla che possa spingere
a turpi passioni. […]
Mi
sono, quindi, veramente sorpreso quando ho sentito definire la mia opera
una pozza di fango e di sangue, un pattumaio, una fogna, e via di
seguito. Conosco l’amabile gioco della critica perché l’ho fatto
anch’io, ma confesso che l’insieme del coro mi ha un po’
sconcertato. Ma come! Non c’è stato neanche uno dei miei colleghi che
abbia spiegato il libro, non dico difeso! Fra le tante voci che
gridavano: « L’autore di Teresa
Raquin è un miserabile isterico che si compiace di pornografia
», ne ho invano attesa una che dicesse: « No, questo scrittore non è
altro che un analista, e ha potuto anche smarrirsi nel marciume umano,
ma vi si è perduto come succede a un medico davanti al tavolo anatomico».
[…]
Non vi sono, ai giorni nostri, più di due o tre uomini capaci di
leggere, comprendere e giudicare un libro. Da costoro io accetto di
ricevere lezioni convinto ch’essi non parlano senza prima aver
penetrate le mie intenzioni e valutati i risultati dei miei sforzi. Essi
si guarderebbero bene dal pronunciare le grandi vuote parole di moralità
e di pudore letterario, e mi riconoscerebbero il diritto, in questi
tempi di libertà dell’arte, di scegliere i soggetti dove meglio mi
pare, senza pretendere altro che opere coscienziose, poiché essi sanno
bene che solo la stupidità nuoce alla dignità della letteratura. Sono
sicuro, quindi, che l’analisi scientifica tentata in Teresa Raquin non
li sorprenderebbe: essi vi riconoscerebbero il metodo moderno, lo
strumento di indagine universale di cui il secolo si serve con tanto
fervore per penetrare l’avvenire. A qualunque conclusione dovessero
giungere, ammetterebbero il mio punto di partenza: lo studio dei
caratteri e delle profonde modificazioni dell’organismo sotto
l’influsso dell’ambiente e delle circostanze. Mi troverei di fronte
a veri giudici, a uomini che in buona fede ricercano il vero, scevri di
puerilità o di falso pudore, che non si sentirebbero in dovere di
apparire disgustati davanti a pezzi anatomici nudi e viventi. Lo studio
sincero purifica tutto, come il fuoco.
(Emile Zola, Thérèse Raquin, 1867, trad. it. di E.
Tombolini, Rizzoli, Milano 1949)