IMPERSONALITA’
E REGRESSIONE
È
la Prefazione al racconto L’amante di Gramigna, ed ha la forma di una
lettera indirizzata a Salvatore Farina. Questi (1846-1919), prolifico
romanziere e giornalista, era a Milano il direttore della « Rivista
minima»,
su
cui il racconto fu pubblicato originariamente, nel 1880, con il titolo
L’amante di Raja (fu poi raccolto in Vita dei Campi). Farina era
contrario alle tendenze veriste, e per questo Verga si rivolge a lui
argomentando i suoi convincimenti letterari.
«Caro
Farina, eccoti non un racconto, ma l'abbozzo di un racconto. Esso almeno
avrà il merito di essere brevissimo, e di essere storico - un documento
umano, come dicono oggi - interessante forse per te, e per tutti coloro
che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come
l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime
parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente
preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza
stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello
scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre
l’efficacia dell’essere stato,
delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per
la carne; il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si
intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei
loro andirivieni che spesso sembrano contraddittori, costituirà per
lungo tempo ancora la potente attrattiva di quel fenomeno psicologico
che forma l'argomento di un racconto, e che l'analisi moderna si studia
di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi, ti dirò
soltanto il punto di partenza e quello d’arrivo, e per te basterà, -
e un giorno forse basterà per tutti. Noi rifacciamo il processo
artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo
diverso, più minuzioso e più intimo. Sacrifichiamo volentieri
l’effetto della catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle
passioni e dei fatti verso la catastrofe resa meno impreveduta, meno
drammatica forse, ma non meno fatale. Siamo più modesti, se non più
umili; ma la dimostrazione di cotesto legame oscuro tra cause ed effetti
non sarà certo meno utile all'arte
dell'avvenire. Si arriverà mai a tal perfezionamento nello studio delle
passioni, che diverrà inutile il proseguire in cotesto studio dell'uomo
interiore? La scienza del cuore umano, che sarà il frutto della nuova
arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le virtù
dell'immaginazione, che nell'avvenire i soli romanzi che si scriveranno
saranno i fatti diversi? Quando nel romanzo l'affinità e la coesione di
ogni sua parte sarà così completa, che il processo della creazione
rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane, e l'armonia
delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà
così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie,
che la mano dell'artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà
l'impronta dell’avvenimento reale, l'opera d'arte sembrerà essersi
fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un
fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore,
alcuna macchia del peccato d'origine ».
(Giovanni Verga,
prefazione al racconto L’amante di Gramigna, 1880)