STAMPA - articoli 21 - 40
(marzo 1999 - giugno 1999)

 


 

 

40. "Bocconi avvelenati? Bloccate la caccia" Una proposta di legge regionale di Verdi e associazioni ambientaliste

 

 

Dopo le stragi di cani e gatti uccisi dai bocconi avvelenati - oltre 200 casi a febbraio e marzo scorso nella sola area del Mugello - Verdi, associazioni animaliste e ambientaliste hanno presentato ieri una proposta di legge al Consiglio regionale per arginare ed eliminare il Fenomeno. Un provvedimento che dovrebbe colmare una lacuna legislativa, dichiarano i

Verdi, elencando innanzitutto interventi preventivi, la stesura di una mappa delle aree colpite e con analisi delle sostanze utilizzate oltre a sanzioni per chi contravviene alle norme. Undici articoli che prescrivono maggiori controlli e tabellazione delle zone colpite, interventi di bonifica, esame delle sostanze venefiche usate, obbligo per le Provincie di effettuare censimenti del fenomeno sulla base di denunce o di segnalazioni dei veterinari. Capitolo pene: tutti coloro che seminano bocconi avvelenati ai danni di volpi, cani randagi, mustelidi, rapaci ed altri animali selvatici incapperanno in sanzioni amministrative da un minimo di 200 mila lire ad un massimo di 1.200.000 lire oltre alla revoca di eventuale possesso di licenza di caccia o tesserino per la raccolta dei tartufi.

Inoltre, in caso di accertamento di eventuali violazioni, o sulla base di denunce o segnalazioni, i Comuni potranno disporre la sospensione dell'attività di raccolta di tartufi, altre attività faunistiche, fino ad istituire il divieto di caccia nelle zone interessate alle morti di animali per bocconi avvelenati. La Regione poi dovrà anche realizzare un centro con un laboratorio per esaminare i campioni dei veleni usati nelle esche, in modo da poterli bandire dal mercato. La proposta dovrà essere discussa a fine estate e potrebbe essere approvata dal consiglio regionale entro l'anno, in modo da impedire altre stragi primaverili. " La Toscana vanta il triste primato del maggior numero di stragi - precisano i responsabili delle associazioni animaliste - Per questo puntiamo a varare la legge per primi, in attesa che quanto prima venga recepita anche a livello nazionale".


Mara Amorevoli - La Repubblica (cronaca di Firenze)

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39. Bocconi Avvelenati venduti per corrispondenza. Basta chiamare una farmacia di Udine. Una denuncia di Legambiente: la nostra regione è la più colpita.
Una pubblicità sconcertante "Avete un cane da ammazzare? Ecco il cianuro"

 

 

FIRENZE - Il veleno per i cani lo vendono in farmacia. Dove? A Tarvisio, provincia di Udine. E, a quanto pare, arriverebbe anche in Toscana, attraverso la vendita per corrispondenza. Sono fiale da versare nelle polpette o nelle teste di gallina. "Bocconi" fatali per chiunque li addenti. Piero Baronti, segretario di Legambiente Toscana, è sicuro che tanti "bocconi" che hanno colpito nel Mugello o in provincia di Arezzo vengono dalla farmacia friulana. "La nostra regione è la più colpita da questo fenomeno", dice Baronti. Che aggiunge: "Sono entrato in possesso della pubblicità di questo prodotto. La scritta dice: "Avete un tasso o un lupo da ammazzare? O semplicemente il cane del vicino? Niente paura, abbiamo un potente veleno a base di cianuro in fialette, di provenienza austriaca". E' fuori dal mondo. Per questo ho presentato due esposti: uno

alla procura di Udine, competente per Tarvisio, e uno alla procura di Firenze. La diffusione di bocconi avvelenati è vietata e punita dal codice penale. Chiedo un'inchiesta a vasto raggio in tutta la Toscana ". La rivelazione di Baronti - semplicemente sconvolgente se i fatti sono effettivamente come l'esponente politico li ha saputi e riferiti - è venuta alla fine di una conferenza stampa tenuta ieri in Consiglio regionale dai Verdi. Che hanno presentato una proposta di legge contro i bocconi avvelenati. E' vero, come ha ricordato Baronti, che c'è già il codice penale pronto a punire gli avvelenatori di animali, ma i Verdi vogliono una mappa delle zone a rischio. Eppoi controlli e bonifiche e mettere cartelli dove gli avvelenatori hanno colpito di più. Il consigliere Franci ha detto che nei laboratori veterinari del Mugello, fra febbraio e marzo sono stati trattati circa 200 casi di animali, soprattutto cani, avvelenati con i "bocconi". Le associazioni animaliste hanno deciso di scendere in campo, sollecitando i Verdi. Con i quali c'erano state polemiche nelle settimane scorse in seguito al voto favorevole del "Sole che ride" al calendario della caccia. E' stato il primo "sì" verde nella storia della Regione Toscana, ma non ha mancato di sollevare un vespaio di polemiche. Che ora vengono stemperate con iniziative come la proposta di legge contro i "bocconi". Ma al di là delle decisioni che prenderà il Consiglio Regionale, il vero allarme viene dalla denuncia di Baronti. Se sarà confermata l'esistenza di un "canale del veleno" fra il Friuli e la Toscana, gli sviluppi dell'inchiesta della magistratura potrebbero riservare grosse sorprese.


Sandro Bennucci - La Nazione di Firenze - mercoledì 2 giugno 1999

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38. POLPETTE AVVELENATE NEI GIARDINI PRIVATI

 

 

SCANDICCI - Non è molto piacevole vedere il proprio cane morire a causa di un boccone avvelenato. Il povero animale è colpito da spasmi atroci e muore dopo aver sofferto in maniera incredibile. Questo se dentro quella che comunemente viene chiamata "polpetta" c'è della stricnina. Se invece l'avvelenatore ha usato del veleno per topi, l'azione è forse peggiore.

"Fido" muore per una inarrestabile emorragia interna. I veleni però sono numerosi e per la maggior parte lasciano lucido l'animale, che quindi soffre fino alla fine. A Scandicci, sono in molti ad essere al corrente di questa terribile realtà: i padroni dei cani e quelli che da un po' di tempo a questa parte si divertono a spargere bocconi mortali.

Il fenomeno è in aumento. Negli ultimi tempi le segnalazioni sono state sempre più frequenti, nella zona collinare, ma anche in piena città. L'episodio più eclatante riguarda via Collodi. Uno Jorkshire avvelenato con un pezzo di magro cotto e "mortifero" gettato all'interno del giardino privato dei padroni; giardino dove spesso gioca anche una bambina.

Un altro caso di avvelenamento certo riguarda un cane da caccia morto dopo aver ingerito un boccone alla stricnina. E' successo in via Ponchielli, a due passi dalla scuola per cani guida. Nelle colline poi il fenomeno è più diffuso, addirittura un uomo ha perso due cani nel giro di un mese. Sotto tiro l'area di Poggio Valicaia, con moltissimi casi sospetti. Il problema è che non appare possibile avere un quadro certo della situazione, perchè non solo non si può venire a conoscenza delle morti di animali selvatici, ma anche per quanto riguarda quelli domestici, siamo ancora in alto mare. Il consiglio è denunciare i casi di avvelenamento alla Asl e alla Polizia provinciale, nonchè alle associazioni animaliste che si battono contro i bocconi. Solo con la denuncia sarà possibile fare una stima certa dei casi e prendere provvedimenti a tutela degli animali.

Vediamo anche i sintomi più comuni dell'avvelenamento. Per i veleni neurotropi insorgono dai 30 minuti alle due ore dopo l'ingestione e sono: irrigidimento degli arti, incapacità a mantenere l'equilibrio, respiro difficoltoso e vomito. Per gli ammorragipari, dopo qualche giorno dall'ingestione: fenomeni emorragici che danno pallore alle mucose, respirazione difficoltosa, e grave stato di prostrazione. Per i veleni tossici sul sistema gastro intestinale: vomito e diarrea emorragica.

La polizia municipale, soprattutto in città, ha deciso d'intensificare i controlli, anche se appare quasi impossibile individuare i responsabili.


Fabrizio Morviducci - La Nazione - martedì 1 giugno 1999

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37. Lettera a "La Repubblica" del 20 Maggio 1999

 

 

Bocconi Avvelenati

Walter Caporale - md3755@mclink.it

Anche grazie all'impegno ed alla sensibilità di "Repubblica", stiamo aprendo una breccia sul muro di omertà che circonda l'uso dei bocconi avvelenati e la morte di migliaia di animali selvatici, cani e gatti randagi e domestici. Gli Animalisti Italiani/Peta hanno dunque lanciato una raccolta di firme a livello nazionale con l'obiettivo di consegnarle entro la fine dell'anno al governo italiano a sostegno di una proposta di legge che proponga: forme rigoroso di controllo nella vendita e detenzione di sostanze velenose con l'istituzione di un registro comunale di chi vende, acquista, detiene tali sostanze e l'indicazione di quantità e motivo d'impiego (come avviene per le armi); chiusura della caccia per almeno un anno nelle aree colpite (come avviene in caso d'incendi di zone boschive con il divieto di edificazione); divieti di effettuare per cinque anni ripopolamenti a fini venatori nelle aree colpite. Soltanto così si potrà forse arginare uno sterminio assurdo e vergognoso, oltretutto anche pericoloso per i bambini che possono venire a contatto con i bocconi avvelenati, giocando nelle aiuole o nei prati.Per firmare ed aiutarci nella raccolta di firme: Animlisti Italiani/Peta - tel. 0623232569 o peta@mclink.it


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36. "È vietato cacciare nei terreni privati" Strasburgo, sentenza della Corte europea

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Strasburgo, sentenza della Corte europea: "È vietato cacciare nei terreni privati"

BRUXELLES (f.p.) - Gli ecologisti cantano vittoria mentre i cacciatori minacciano di scendere in piazza. E' accaduto che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la legge francese che stabilisce libertà di caccia in tutti i terreni non recintati.

Leggi simili, però, esistono in tutti i 41 paesi che aderiscono al Consiglio d'Europa.

D'ora in poi, appellandosi alla sentenza di Strasburgo, i proprietari dei terreni potranno rifiutare ai cacciatori il diritto di inseguire la selvaggina nella loro proprietà. La "libertà di caccia" è inconciliabile con il diritto di proprietà.

Il governo di Parigi deve ora modificare la sua legislazione. Gli altri paesi non sono obbligati a farlo ma chiunque potrà difendere il suo campicello dai cacciatori rivolgendosi ai giudici di Strasburgo. In Italia sarà ancora più facile perchè la Cassazione stabilisce che le sentenze di Strasburgo sono direttamente invocabili di fronte a un giudice nazionale.


LA REPUBBLICA- 1 MAGGIO 1999

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35. LA STRAGE DEGLI INNOCENTI - L'UOMO E I SUOI AMICI

IN ITALIA, OGNI ANNO, MIGLIAIA DI CANI VENGONO AVVELENATI. E' SUCCESSO DI RECENTE ALLA SCRITTRICE MURIEL SPARK, CHE VIVE IN TOSCANA. IL SUO CASO E' FINITO SU TUTTI I GIORNALI INGLESI E HA SUSCITATO POLEMICHE ANCHE DA NOI.

PRINCIPALI IMPUTATI DEL MASSACRO SONO I CACCIATORI, MA, ANCHE SE SI PREPARANO PROPOSTE DI LEGGE E AZIONI DEGLI AMBIENTALISTI, NESSUNO DENUNCIA I COLPEVOLI. PUBBLICHIAMO LA TESTIMONIANZA DI UN NOTO GIORNALISTA INGLESE.

LA SUA CASA E' VICINO A QUELLA DELLA SPARK E ANCHE LUI, POCO PRIMA, HA FATTO LA MEDESIMA DOLOROSA ESPERIENZA.

 

 

Sono ormai trascorsi trent'anni da quando io e mia moglie, Susanna, abbiamo acquistato una fattoria in Tosacana. A quel tempo vivevamo a Roma, dove ero stato inviato come corrispondente della Reuters, l'agenzia di stampa inglese. Entrambi ventenni abitavamo in una casa a Trastevere con le nostre due bambine.

Quella del 1968 fu un'estate afosa e Susanna, che era cresciuta in una fattoria in Inghilterra, sognava, come tanti inglesi, la campagna toscana. Acquistammo una bella fattoria del XVIII secolo con circa 11 ettari di terreno. Il prezzo, nel 1969, era di sei milioni di lire.

Ci andavamo praticamente ogni week-end e iniziammo a raccogliere animali: pony, capre, polli e piccioni. I polli e i piccioni si moltiplicavano, ma improvvisamente sparivano quando noi eravamo via. A torto o a ragione, ce la prendavamo con i cacciatori, molto più numerosi di oggi e molto più arroganti. Sparavano vicino alle case, e a volte venivamo svegliati di prima mattina da quella che sembrava una guerra di fucili all'esterno.

La casa divenne un rifugio occasionale per cani e gatti randagi. Saltavano fuori da non si sa dove, magri e con i segni dei maltrattamenti subiti, si sfamavano, si rimettevano in sesto e sparivano. Ci rendevamo conto che rischiavano di essere avvelenati e di cadere in trappola, sapevamo che alcuni cacciatori piazzavano trappole e lasciavano a terra polpette avvelenate per proteggere i loro obiettivi di caccia dalle volpi e da altri predatori. Ma non essendovi prove, potevamo tranquillamente pensare che i randagi, una volta in salute, scegliessero di andarsene. In ogni caso, questi animali arrivavano, e poi sparivano, anno dopo anno.

Tutto ciò è cambiato qualche tempo fa. Era il 1994 quando un giorno Susanna entrò in casa e trovò una cagna bianca a macchie nere intenzionata a fare immediatamente della nostra casa, la sua casa. Poi Susanna dovette tornare in Inghilterra e lasciò la cagna alle cure del nostro amico e vicino, Livio Burbui. Al suo ritorno, due settimane dopo, la cagna aveva un nome, Allegra, e due cuccioli, Brutto e Bella. Decidemmo di tenere Allegra e Bella, mentre per Brutto trovammo ospitalità altrove. Dopo un po', la casa si arricchì di un altro randagio, un enorme cane da pastore, bianco, pieno di pelo, che venne chiamato Eddy. Tutti e tre si godevano una vita felice, fino a quando un mattino si udì uno sparo di fucile molto vicino a casa.

Eddy rientrò con il muso e il fianco insanguinati. Si salvò, e presto tutti noi dimenticammo questa tragedia, fino a quando, in una gelida notte del gennaio scorso, Bella e Allegra non tornarono a casa per il loro pasto serale. Il giorno dopo Susanna scoprì il corpo irrigidito di Allegra adagiato nell'erba dietro casa, e, due giorni dopo, fu trovata Bella, nella boscaglia antistante la fattoria. Erano morte a cento metri l'una dall'altra.

L'autopsia eseguita da un veterinario di Arezzo dimostrò che Allegra non era morta per avvelenamento da stricnina, un veleno ancora molto usato per questo tipo di nefandezze, ma per un cocktail di fosfati organici e di veleni per lumache e topi, mortali anch'essi, ma acquistabili liberamente nei supermarket o nelle cooperative agricole. Per combinazione il veterinario che ha eseguito l'autopsia è un inglese, Malcolm Holliday, ad Arezzo da 25 anni e rappresentante di una piccola associazione di carità con sede a Londra, l'Aispa (Anglo-italian Society for the Protection of Animals).

Malcolm Holliday e l'Aispa si ispirano a Leonard Hawksley, un giovane idealista londinese, che, trovandosi in vacanza in Italia nel 1890, fu testimone di tali e tante crudeltà gratuite inflitte agli animali che decise di fermarsi per cercare di risolvere il problema. Nel 1899 aveva già assunto quaranta ispettori in divisa, per raccogliere prove dei maltrattamenti, quindi fondò società per al protezione degli animali in tutto il Paese. Ma in trent'anni subì ben otto attentati, uno dei quali lo lasciò senza un occhio.

La sua eredità morale è l'Aispa che , nel 1997-1998, ha speso in Italia più di 177.000 sterline (circa 513 milioni di lire) per proteggere i randagi e, in piccolissima parte, ha finanziato le campagne contro la pratica dell'avvelenamento. Ultimamente ha contribuito a stampare l'opuscolo per la manifestazione organizzata a Parma, sabato 17 aprile, da Francesco Mezzatesta, instancabile ambientalista che nel 1987 ha ricevuto dal Principe di Galles l'European Award for the Environement, per aver fondato la Lipu, la Lega Italiana Protezione Uccelli.

Francesco Mezzatesta è convinto che ogni anno, in Italia, vengano avvelenati migliaia di cani. "Sappiamo bene chi usa la stricnina ed altri veleni: sono i cacciatori delle riserve private di caccia ed è nelle zone di ripopolamento della selvaggina che si svolgono i programmi di avvelenamento in tutta Italia", dice Mezzatesta. "Tutti sanno chi usa il veleno, ma se ne stanno zitti, facendo appello all'omertà", aggiunge.

I cacciatori però non sono gli unici responsabili di questa piaga. Malcolm Holliday, il veterinario, che vive e lavora in città, tratta ogni anno numerosi casi di cani avvelenati dai vicini di casa. Altri cani muoiono in spietate guerre territoriali tra bande rivali di cacciatori di cinghiali, o nella feroce competizione fra cercatori di tartufi che, per difendere il territorio, eliminano i cani dei concorrenti.

A pensarla come Mezzatesta, cioè che la massima parte degli avvelenamenti in campagna è opera dei membri della "confraternita dei cacciatori" (magari "pochi deviati", come dicono i carabinieri della Toscana), sono in molti. La maggior parte degli avvelenamenti si svolge infatti al termine della stagione di caccia, fra la metà di gennaio e l'inizio di aprile, quando le riserve vengono ripopolate di fagiani, uccelli semidomestici, vulnerabili ai predatori, inclusi cani e gatti. Vengono così prese misure drastiche, avvelenamenti compresi, per assicurarne la sopravvivenza, solo perché poi, a caccia aperta, possano essere tranquillamente uccisi, parte di un'industria del tempo libero stimata in circa dieci miliardi di lire l'anno per provincia.

L'anno scorso le autorità hanno sospeso la caccia in due riserve della provincia di Arezzo, Pieve a Presciano e Duddova perchè c'era stato un ritrovamento di stricnina proveniente dall'Alto Adige. Ma poiché la maggior parte dei casi di avvelenamento non finisce sulle pagine di cronaca, è impossibile calcolare la portata del problema. I racconti, in ogni caso, sono allarmanti. I nostri vicini di casa hanno perso sette cani in sette anni, avvelenati con la stricnina. Nel solo territorio di San Giovanni Valdarno sono state presentate quattrocento denunce di avvelenamento in cinque anni e, trattandosi di quelle presentate ai veterinari, in realtà sono solo una minima parte dei casi reali.

Qualcosa però si sta muovendo. Nella provincia di Firenze diverse associazioni per la protezione di animali hanno costituito un comitato contro gli avvelenamenti, che pubblica i dati più recenti sul proprio sito web. Sono state firmate petizioni e sono stati richiesti emendamenti alla legge (la manifestazione di Parma del 17 aprile richiedeva restrizioni più severe alla vendita di stricnina e la sospensione per due anni di qualunque riserva di caccia scoperta in possesso del veleno). A febbraio il procuratore della Repubblica di Firenze, Ubaldo Nannucci, ha dato disposizioni a polizia e carabinieri per affrontare seriamente il problema. Ad Arezzo, Gabriele Chianucci, segretario generale della Provincia, spiega che la polizia sorveglia le fattorie con polli d'allevamento, per scoprire chi asporta le teste scartate dei polli, che sono un'esca molto diffusa fra gli avvelenatori.

Ma è una battaglia difficile perché nessuno vuole impegolarsi con le autorità.

Nel frattempo, il massacro continua, mettendo in pericolo i bambini che potrebbero trovare i bocconi avvelenati, danneggiando la reputazione del Paese all'estero e minacciando il futuro dell'agriturismo. Una catastrofe che, in parte, può essere attribuita al successo ottenuto dalle

associazioni per la protezione degli animali che, assicurando una completa protezione a ogni specie di predatore, lasciano i cacciatori senza mezzi legali per proteggere la loro caccia.

Senza ammettere che i cacciatori possano essere i responsabili, Eugenio Contemori, presidente del Enalcaccia di Arezzo, una delle tre grandi associazioni nazionali, sostiene che venti o trent'anni fa, quando avvelenare era legale in condizioni strettamente controllate, nessun cane veniva ucciso con questo metodo.

Gli inglesi sono, ovviamente, forse troppo sentimentali nei confronti dei cani, ma nel caso pensiate io sia un altro inglese invadente, voglio sottolineare che la prima associazione per la protezione degli animali dell' Italia unita non è stata fondata da Leonard Hawksley, ma da Giuseppe Garibaldi.


Alexander Chancellor - Venerdi di Repubblica del 30 aprile 1999 - n°580

 

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"E' UN RISCHIO PER TUTTI".

AMBIENTALISTI. I Verdi propongono un divieto di ripopolamento.

 

 "Le polpette avvelenate le metto sullo stesso piano dei sassi lanciati dal cavalcavia, la gravità del gesto è praticamente la stessa". Alfonso Pecoraro Scanio, deputato verde, non usa mezzi termini per definire la "strage silenziosa": cani, gatti e altri animali di specie rara, come poiane ed albanelle, uccisi dalle esche avvelenate.

"Il fenomeno è in genere sottovalutato dalle stesse forze dell'ordine. Ma non ci si rende conto che è in rischio la salute pubblica", continua Pecoraro Scanio che, insieme ad altri deputati verdi, tra cui Anna Procacci e Carla Rocchi, ha presentato un'interrogazione parlamentare in cui si chiede di vietare per 5 anni i ripopolamenti, predisporre il controllo del territorio e monitorare il traffico dei veleni.

A dire il vero, le stesse istituzioni di polizia, già due anni fa per iniziativa del procuratore di Firenze, Ubaldo Nannucci, si erano poste il problema di quantificare il fenomeno. E con una circolare ai comandi di polizia e dei carabinieri della provincia si invitava a mandare tutti i dati sulle denunce per bocconi avvelenati. Iniziative rimaste isolate, però.

Dall'anno scorso, invece, hanno iniziato a muoversi anche le associazioni ambientaliste costituendo un centro di "coordinamento contro l'avvelenamento di animali" presso il WWF toscano (tel. 055-477876). Il presidente è Guido Scoccianti, che segnala: "solo a febbraio e marzo abbiamo ricevuto, da 12 ambulatori veterinari della zona del Mugello-Valdisieve, la segnalazione di circa 400 casi di avvelenamento. Aggiungendo le denunce e gli episodi non registrati, siamo oltre il migliaio l'anno".

La Toscana non è un'eccezione. Il problema interessa l'Umbria per via dei tartufai, l'Emilia e la Lombardia.

Per adesioni, proteste e denunce è aperta una linea di fax presso la Presidenza della commissione agricoltura: 06-67602540.


Ennio Battista - Venerdi di Repubblica - 30 aprile 1999 - n°580

 

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"SERVONO PIU' REGOLE".

FEDERCACCIA. Per il presidente è necessario riequilibrare l'ecosistema.

 

Dalla caccia consumistica all'"ars venandi", a quella di qualità: la Federcaccia vuole mettere un po' d'ordine in un ambiente investito di recente dai fuochi incrociati della critica.

"Sulla questione del ripopolamento della selvaggina", afferma Giacomo Rosini, presidente nazionale di Federcaccia e consigliere del Coni, "vorremmo l'approvazione di una legge che fissi una data oltre la quale non venga acquistata fauna dall'estero. Tutto questo in un qudro più ampio che favorisca la pianificazione territoriale, e l'equilibrio tra le specie. Chiediamo al governo maggiori controlli su alcune specie, come cornacchie e corvi che distruggono i nidi e la fauna selvatica", continua Rosini. "L'assenza di regolamentazione crea "malattie" come il fenomeno degli avvelenamenti, che ci rende furibondi. Purtroppo esiste una rivalità delinquenziale tra alcuni cacciatori, per cui l'uno vorrebbe far fuori i cani dell'altro ...

Occorre riequilibrare l'ecosistema: catturare la selvaggina in sovrannumero per trasferirla altrove", conclude Rosini. "Per i predatori, invece non c'è che l'abbattimento".


Ennio Battista - Venerdi di Repubblica - 30 aprile 1999 - n°580

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34. FIESOLE "CACCIATORI" DI BOCCONI AL VELENO

 

 

Una squadra di vigili e volontari controllerà il territorio per prevenire le stragi di animali domestici. Squadra di vigili e volontari a caccia di polpette avvelenate. Volantini ai padroni di cani.

FIESOLE - Comune e Empa insieme nella lotta alle polpette avvelenate. E' stata firmata una convenzione con i volontari dell'Ente nazionale protezione animali per migliorare la vigilanza sul territorio comunale e individuare l'eventuale presenza di esche e bocconi avvelenati nei boschi di Fiesole, che specie negli anni passati hanno fatto strage oltre che di animali selvatici anche di cani e gatti domestici. I controlli sono stati affidati ai volontari e alla polizia municipale. L'operazione si inserisce nell'ambito della normale azione di vigilanza dell'Ente, ma la squadra potrà essere chiamata ad intervenire in battute mirate e a rispondere alle segnalazioni dei cittadini. "Siamo entrati nel periodo più a rischio. - ha detto Michele Fiorentino, dirigente dell'ufficio ambiente. - La passata esperienza, infati, ci insegna che è durante la primavera, in coincidenza con l'inizio della stagione di riproduzione della selvaggina, che compaiono le esche avvelenate. Anche se i dati dell'ultimo anno (due cani intossicati nel ' 98 e un boccone rinvenuto nel febbraio del ' 99) sono confortanti è comunque importante non abbassare la guardia". La guerra alle polpette avvelenate - che hanno le forme più diverse: si va da semplici bocconi di

carne o lardo a colli di pollo riempiti con stricnina e pastoni di verdura cotti insieme a sostanze tossiche - è partita proprio da Fiesole nel 1996.

A sollevare la questione fu un agguerrito gruppo di cittadini che, dopo aver visto morire fra le più atroci sofferenze alcuni cani, si è attivato per denunciare il fenomeno. Dopo varie sollecitazioni, l'Amministrazione comunale ha risposto promuovendo una campagna di informazione e stampando dei volantini con un vademecum per i proprietari di animali domestici. La convenzione con l' Empa rappresenta un passo in più per cercare di mettere fine ad una barbara abitudine ancora tanto diffusa nelle campagne e troppo spesso sottovalutata dalle stesse autorità competenti.


Daniela Giovannetti - La Nazione - 23 aprile 1999

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33. BOCCONI AL CIANURO, ALLARME

 

 

IMPRUNETA - E' primavera, sbocciano i fiori e si risvegliano gli avvelenatori. Una cagna meticcia è morta in località "La Sodera" per un boccone avvelenato e la consigliera dei Verdi Costanza Loni ha dato l'allarme. Loni ha presentato un'ordine del giorno che sarà discusso in consiglio comunale.

"L'uso di esche avvelenate oltre a causare la morte tra atroci sofferenze di molti animali - spiega Loni - , costituisce un serio pericolo per la salute pubblica". La consigliera verde chiede una maggiore informazione in materia, compresa la distribuzione di opuscoli che illustrino i sintomi dopo l'avvelenamento e diano consigli utili per portare i primi soccorsi; una mappatura delle zone a rischio e una bonifica dei territori interessati con la raccolta e la distruzione delle esche avvelenate


LA NAZIONE - FIRENZE METROPOLI - 21 APRILE 1999

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32. Lettera a "La Repubblica" del 15 aprile 1999

IL MIO AMICO CANE AVVELENATO TRA I CAMPI

 

 

Ho aspettato 17 lunghi anni prima di poter realizzare uno dei sogni della mia vita:avere un cane; finalmente il 18 Agosto 1993 nasce a Milano uno stupendo cucciolo di Golden Retriever, Axel, che sarebbe di lì a poco diventato il mio fedele e inseparabile compagno di vita.

L' 8 ottobre, mi sembra ieri, andai a prenderlo con mia madre e mio fratello a Barberino del Mugello; era un batuffolo color crema di una dolcezza unica. Nonostante il viaggio di tre ore sotto un diluvio d'acqua e l'ambiente per lui del tutto nuovo, come arrivò a casa si guardò un po' intorno, conobbe l'ultimo membro della mia famiglia, mio padre, e si "spazzolò" un'intera ciotola di pappa e fece da subito la pipì sul giornale.

Sono passati cinque anni e sei mesi da allora ed Axel è stato capace di adattarsi ad ogni situazione sempre pronto ad aiutare chiunque di noi ne avesse bisogno; anche nei momenti più difficili, come la recente perdita di una delle persone più importanti della mia famiglia, lui è sempre riuscito a consolarci tutti con un affetto e una sensibilità incredibili. Anche se le giornate erano lunghe e faticose (studio medicina) il tornare a casa e trovare quel batuffolo (che ormai era diventato un "bestione" di 38 kg) sempre pronto a farti le feste e a seguirti in ogni tuo momento ti "obbligava" a rilassarti e a vedere tutto da un altro punto di vista, il suo, ossia "goditi le mie feste e non pensare ad altro, è il nostro momento".

Dal 2 Aprile il mio Axel non c'è più; era nella nostra casa di campagna (una delle sue mete preferite) con i miei genitori per passare lì le vacanze di Pasqua.Verso le quattro del pomeriggio però mio padre notò che Axel perdeva saliva dalla bocca e tremava con le zampe posteriori; dopo dieci minuti era già dal veterinario sotto flebo di Valium, la febbre da 40 gradi era scesa a 38 gradi, le convulsioni e la scialorrea erano passate.Verso le venti circa il cane vomitava una milza di agnello presumibilmente (le analisi presto ne chiariranno la tipologia e il quantitativo) piena di veleno, messa nei campi vicino casa nostra contro volpi e cinghiali.

Il peggio sembrava passato, la situazione appariva stabile e si decideva di fargli trascorrere la notte dal veterinario; verso le cinque del mattino però c'è stato un repentino peggioramento, questa volta incontrollabile e il mio inseparabile compagno di vita mi lasciava, sicuramente non per sua volontà, ma perchè qualcuno senza ragionare e senza neanche avvertirci aveva pensato bene di lasciare tali quantità di veleno nei campi.

Ritengo che non si debba obbligare nessuno ad amare gli animali ma a rispettarli sì: la mia storia è solo una delle tante e non è ammissibile che sia permesso vendere questi prodotti a chiunque, tantomeno lasciarli sparsi nei campi dove circolano cinghiali, scoiattoli, lepri e volpi.

Niente e nessuno mi ridarà il mio Axel ma almeno spero che chi ha l'abitudine di usare senza riflettere queste sostanze si renda conto del danno che provoca anche agli uomini.


Barbara Cagli - Roma-
Cagli@studenti.unicampus.it

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31. IN TUSCAN COUNTRYSIDE, PETS BECOME TO PREY

 

 

Animal right groups in Tuscany issued a warning on Friday for people visiting the region with dogs and children over the Easter weekend: be aware of the dangers from poisoned bait in the countryside. Hundreds of dogs and cats have been poisoned in the last two months, as well as countless wild animals, in an annual slaughter which observers say is becoming worse every year.

The phenomenon is blamed on hunters, who, every spring, illegally strew the countryside with meatballs or dead chickens laced with strychnine in an attempt to protect domestically raised game birds from predators such as foxes.

The practice received international coverage recently when the British novelist Muriel Spark, who lives in Tuscany, denounced it in an article in The Guardian daily after her dog, Mungo, died from poisonings. It was her fifth to suffer the same fate in 12 years. Her article was reprinted in Italy by La Repubblica. Poisoning have been a favorite tactic among notoriously unsentimental hunters and small farmers in Italian rural areas. But the practice has become more widespread, especially in Tuscany, because wild game is now so rare that much of the stock, especially pheasants, is raised by breeders.

"When (the stock of game) is released into the countryside," explained Clara Lucchini of the World Wildlife Fund in Florence, "they are like domestic chickens. They have never seen foxes and don't understand how to escape." Animal rights activists accuse a small number of hunters and breeders of scattering the poisoned bait, or dead animals filled with broken glass, in order to give their game a fighting chance of survival before the hunting season begins. But foxes are far from the only animals killed by the bait. Household pets, particularly dogs and cats, as well as other wild species such as weasels and rooks, are also poisoned or die from internal hemorrhage.

Last year, four wolves perished as well. According to Maurizio Spremolla, the president of the Order of Veterinarians of Florence and Prato, the practice is reaching drastic proportions in some areas. Around Mugello- Valdisieve, for example, the 12 veterinarian offices had seen 200 cases of domestic animals poisoned in February alone. The practice is now illegal, but prosecutions are rare as the law requires two witnesses to testify against a person caught laying the baits. There is also a traditional reluctance to go to the police in such cases. Tuscany has 130.000 hunters, according to the World Wildlife Found. They are a strong lobbyand politicians have been reluctant to alienate such voters by taking up the cause of animal rights. Wildlife activists are usually viewed with hostility by hunters.

"This criminal phenomenon is causing the continuos and atrocius deaths of dogs, cats and wild animals" the Tuscan WWF said in statement Friday "But it could be dangerous even for people, especially childre, who may come into contact with the poison left in the countryside." The association warned families to be especially careful during Easter walks this weekend. About 20 animal right groups in Florence have joined forces to campaign for regional legislation to combact the practice, so far gathering over 5.000 signatures. They are also trying to draw a map of the worst areas and to compile date on the type of poison used, and have asked the public to report cases to the autorithies. "This is also a matter of public health, " said Guido Scoccianti, a doctor, who is president of the WWF in Tuscany. "We are asking the Carabinieri and police to intervene". He stressed that the group did not want to "criminalize" the hunters. "It is probably a small number of them who are responsible," he said. "The rest of them should help us to stop these practices within their ranks".

Jenny Bawtree, an Englishwoman who runs a riding stables in the Chianti area, has lost two dogs to poisonings, and her current dog only narrowly escaped death after his system was swiftly flushed out by a vet. "It used to be legal" she said, "and hunters would put up notices warning that there were poison baits in the area. The baits were tied to a post and if they were not eaten, they were removed the next morning. But now that it's illegal, there's no warning. Even dogs on a leash are in danger if the owner is unaware."

"Only those who have seen a dog die of poisoning know how great their suffering is, " the WWF statement said. "It's a terrible scene that's impossible to forget."


By Kathryn Hone - Italy daily staff
HERALD TRIBUNE - ITALY DAILY - APRIL 3/4 1999

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30. POLPETTE AVVELENATE NEI CAMPI, E' ALLARME DI STRAGE

 

 

Un'orribile agonia, una morte che sopraggiunge - inesorabile - nel giro di mezz'ora, provocando convulsioni e perdita di feci. La fine arriva per paralisi respiratoria. Fra le vittime, cani, gatti, volpi, tassi. Carnivori selvatici, ma anche istrici, cerbiatti e altri erbivori possono incappare nei bocconi avvelenati (in questo caso, piselli), impregnati di sostanze tossiche. Fino alla morte.

La nostra provincia, come gran parte del resto della regione è fra le più colpite da questa piaga: le colline di Scandicci, Fiesole e le pendici di Ontignano, tutto il Mugello, Roveta, Impruneta, Mosciano, Pelago - ¦ Obiettivo dei killer, colpire bestie selvatiche, "colpevoli" di - ¦ cacciare.

Ieri sono stati salvati due meticci a Pelago, tre cani sono morti, avvelenati da bocconi buttati all'interno di una proprietà  chiusa a Roveta. Solo due esempi di un fenomeno che, mai come quest'anno, sta diffondendosi a macchia d'olio. Tanto che il WWF ha lanciato un appello rivolto ai gitanti in procinto di partire per le scampagnate. "Attenti ai bambini e ai cani durante le gite pasquali, le campagne sono disseminate di bocconi avvelenati" si legge nel testo diffuso dal WWF, dopo le centinaia di casi di avvelenamento di animali registrate negli ultimi mesi (200 tra febbraio e marzo, secondo il presidente dell'Ordine dei veterinari di Prato, Maurizio Spremolla). Il Fondo mondiale per la natura, insieme a altre 18 associazioni ambientaliste ed animaliste, ha creato un Coordinamento contro l'avvelenamento degli animali, mettendo a disposizione di tutti nella giornata di oggi, un servizio telefonico di informazioni sul fenomeno e sulla sua diffusione (per informazioni chiamare lo 055 477876).

"L'uso dei bocconi avvelenati, del tutto proibito dalla legge e sanzionato penalmente - afferma il WWF - è una piaga silenziosa che ha portato alla morte negli ultimi anni migliaia di cani e gatti domestici, insieme ad un numero imprecisato e imprecisabile, ma sicuramente altissimo, di animali selvatici. Il fenomeno può costituire un pericolo anche per le persone, in particolare i bambini che possono venire a contatto con i veleni disseminati in campagna". Per riconoscere le esche, è bene sapere che spesso si tratta di colli di pollo pieni di stricnina, antiparassitari o cocci di vetro, ma anche uova da cui esce un pezzo di prosciutto o semplici polpette possono nascondere gravi pericoli. Il lancio indiscriminato di bocconi avvelenati è stato denunciato anche da Leandro Alessi, titolare dell'azienda agricola Cennatoio di Panzano: "Ho notato che le esche avvelenate, responsabili di tantissime morti di cani, vengono messe ogni volta che viene fatto il ripopolamento di selvaggina - scrive Alessi - E' intollerabile che si debba sottostare a questa egemonia nei nostri territori".


Letizia Cini - La Nazione - 3 aprile 1999

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29. ANCORA STRAGI DI CANI E GATTI - POLPETTE AVVELENATE: SI MUOVE IL GOVERNO

 

 

Venti cani avvelenati a Quona vicino a Pontassieve. Una colonia di gatti sterminata a Certaldo. Svariati cani e gatti uccisi a San Giuliano Terme. Strage di cani anche a Castellina in Chianti, a Casole d'Elsa, a Montaione e a Serravalle Pistoiese.

Un lungo elenco di animali adulti e cuccioli morti per avvelenamento, che ha visto entrare in guerra contro l'incrudelirsi delle uccisioni con bocconi imbottiti di stricnina e pesticidi anche la scrittrice inglese Muriel Spark, da anni domiciliata a Civitella Valdichiana in provincia di Arezzo. Un bollettino di guerra che sembra inarrestabile, tant'è che Legambiente Toscana e WWF si sono mobilitati e ieri hanno partecipato a Roma ad una conferenza convocata dal gruppo dei parlamentari Verdi, per rilanciare l'allarme contro questa silenziosa strage di primavera, che non risparmia volpi, tassi, faine e altri animali selvatici condannati a morte tra atroci sofferenze. "Chiediamo misure di emergenza - ha dichiarato Piero Baronti segretario regionale di Legambiente Toscana - affinchè le zone interessate da questi fenomeni vengano bonificate e interdette a qualsiasi attività , soprattutto a quella venatoria. Devono intervenire sindaci, governo e ministro dell'ambiente e tutti gli altri ministeri competenti, la Regione Toscana deve attivare un numero verde per le segnalazioni e vanno mobilitate anche le Provincie".

Un'emergenza che chiede l'impegno anche delle guardie venatorie, dei volontari delle associazioni ambientaliste e venatorie. Insomma secondo gli ambientalisti occorre un piano per far cessare definitivamente le stragi di animali: un intervento forte del governo che attivi anche le varie prefetture per coordinare tutte le iniziative. (m.a.)


La Repubblica - 1 aprile 1999

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28. CANI AVVELENATI - NO DI GREVE ALLE ACCUSE

 

 

Dopo le polemiche suscitate dalla denuncia della scrittrice inglese Muriel Spark ("I cacciatori in Toscana sono dei criminali, mi hanno avvelenato tutti i cani"), interviene il sindaco di Greve, Paolo Saturnini: "Respingo l'idea di un Chianti come terra di avvelenamento di cani e rivolgo un appello alle autorità , dai vigili alla polizia venatoria, perchè intensifichino i controlli per prevenire il ripetersi di questi fatti delittuosi. E invito le associazioni dei cacciatori a isolare e allontanare chi dovesse eventualmente uscire dal seminato."


La Repubblica - 21 marzo 1999

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27. CANI E GATTI AVVELENATI

 

 

Isola del Cantone (Genova) - Carne di capra ed interiora di pollo avvelenati con antiparassitari liquidi normalmente utilizzati in agricoltura. Sono i bocconi che uccidono, con frequenza, e tra atroci sofferenze, cani e gatti della valle Scrivia, a cavallo tra Liguria e Piemonte. Il fenomeno si accentua con la fine dell'inverno ed è esteso anche in altre zone del Piemonte (Val Borbera, Val Lemme, nell' Ovadese).

Obiettivo degli avvelenatori è quello di uccidere gli animali predatori (volpi, faine, ecc.) ma spesso rimangono coinvolti quelli domestici che sono abituati a girare per i boschi da soli. Le polpette al veleno sono distribuite lungo i sentieri e vicino alle cascine dei contadini.


La Nazione - 21 marzo 1999 

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26.  Una tecnica in uso da anni in Toscana
CARNE E STRICNINA: GLI ANIMALI SI UCCIDONO COSI'

 

 

FIRENZE- L'altra notte è toccato a Spago, alla fine dell'estate a Teo. Spago e Teo erano due pastori maremmani di pochi mesi, gioielli e compagnia di Dario Cecchini, titolare della macelleria di Panzano, frazione a due passi da Greve in Chianti, campagna della provincia fiorentina. Erano, perchè sono stati uccisi dai bocconi avvelenati. Fine simile di tanti altri cani a Panzano come in tutto il Chianti, come in Valdichiana come intorno a Fiesole.

"Ormai è diventato un terrore per tutti - racconta Cecchini - e nessuno dice niente, nessuno parla. C'è paura, ma soprattutto c'è omertà  nelle campagne. Un silenzio che protegge chi dissemina i nostri boschi di polpette avvelenate e aiuta ad uccidere i nostri animali. E allora io lancio un appello: denunciamo quello che sappiamo, parliamo." Per la Toscana non è una novità  ma una cattiva abitudine. "Conosco molte persone - continua Cecchini - che hanno subito quel che ho subito io. Credetemi è terribile, per me Spago e Teo erano una compagnia, presenze necessarie nella mia vita. E se penso a come li ho perduti ...".

Cecchini cerca di smuovere le acque sognando di cancellare l'uso di abbandonare bocconi di carne farciti di stricnina nelle campagne. Ma chi sono gli attentatori? Sono soltanto cacciatori? "Non lo so - risponde Cecchini - di certo venti, trent'anni fa già  si usava lasciare polpette avvelenate in campagna, ma con una logica. Serviva per difendersi da volpi e faine. Si nascondevano di sera, si avvisavano i vicini dei casolari e al mattino dopo si facevano sparire le polpette rimaste in terra. Adesso è diverso, tutto è diventato più pericoloso, senza controlli: alcuni cacciatori nascondono i bocconi per difendere dalle volpi i fagiani e le volpi liberate per  ripopolare la zona in vista della caccia. Solo che gettano le polpette dappertutto, senza regole, senza dir niente a nessuno. E così di mezzo ci finiscono anche poveri cani come i miei. In questo modo non possiamo più andare avanti, dobbiamo fare qualcosa".

Nei mesi scorsi, l'allarme era scattato sulle colline intorno a Firenze, a Fiesole. Molti cani trovati morti nelle campagne: tutti uccisi da polpette alla stricnina nascoste sotto alberi, vicino a cespugli. Sotto accusa, anche in questo caso, i cacciatori, numerosi in Toscana come in poche altre regioni italiane. Finora però mai nessuno è stato identificato e denunciato da carabinieri e polizia.


(g. mon.) - La Repubblica -19 marzo 1999

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25. CHI HA UCCISO I CANI DI MURIEL - Toscana, una scrittrice inglese denuncia: "E' una strage"
La denuncia della scrittrice inglese Spark contro i cacciatori: "Criminali in Toscana"

 

 

LONDRA - Sembra una storia uscita da un romanzo di Foster, ma è una storia vera. E accaduta a un'altra scrittrice inglese, Muriel Spark, che con magistrale sofferenza l'ha raccontata sul Guardian. Potremmo chiamarla "Camera con morte" o "Passaggio in Valdichiana".

Parla di un grande amore per la Toscana, luogo dell'anima per l'estetismo anglosassone, avvelenato dall'inciviltà  di chi, con pratica precisione da cacciatore, le ha assassinato i suoi cani ad uno ad uno. Di chi ha disseminato la dolce campagna di trappole mortali, succulente di carne e stricnina. Ci dice qualcosa su noi italiani che non fa piacere sentire, ma che dobbiamo ascoltare.

Povera Muriel, romantica donna inglese. Venticinque anni fa, inseguendo l'idillio bucolico, si trasferisce in Toscana, e va a vivere nella casa di un amica inglese, Penelope Jardine, un casale restaurato fin dalle fondamenta, il sogno che interi scaffali di letteratura hanno suggerito agli inglesi come via alla perfetta felicità . La Valdichiana è davvero un sogno, una festa della natura: "C'era una famiglia di gufi nel campanile vicino alla nostra casa, una folla di usignoli cantava tutta l'estate". Muriel e Penelope non sfuggono al clichè. Sono due mature signore che amano gli animali. Muriel porta con sè i due gatti da Roma, dove aveva una casa; Penelope ha Pavoncino, un delizioso mezzo dalmata.

Fu dieci anni fa che l'incubo cominciò. Girarono voci di polpette avvelenate, "deliziosi e profumati pezzi di carne arricchiti con un po' di stricnina", che venivano lasciati in giro per i boschi. "Uno a uno, i nostri vicini trovarono morti i loro cani. Una domenica mattina, posavo per un ritratto che Penelope stava dipingendo nel suo studio, una chiesa sconsacrata attaccata alla casa, quando Pavoncino passò da noi prima di avventurarsi per la sua ultima passeggiata. Non lo vedemmo mai più, eppure lo cercammo per un mese".

Come una mamma che non sopporta il vuoto lasciato da un figlio scomparso, poco tempo dopo Muriel non resiste alla vista di un povero bastardino tremante in un cumulo di rifiuti. E se lo porta a casa, lo rifocilla, lo cura. Lo chiama Raul. Una notte sta molto male. La mattina dopo muore avvelenato davanti agli occhi della sua padroncina nel giardino di casa.

Poi venne Boris, un altro devoto cagnolino, capace di riempire di delizie la vita di una vecchia signora, accompagnandola festoso nei suoi giri per l'amata Italia. Avvelenato una prima volta, e salvato in extremis dal veterinario. Poi ancora, stavolta senza speranza, dopo essere sfuggito alla vigilanza delle sue due padrone forse proprio per inseguire gli istinti del suo olfatto. "Pochi minuti di fuga per la libertà . Morì a casa steso sul pavimento, spasmodico e disperato".

Poi ci fu Algy, un cane da caccia preso da una cucciolata, e poi Mungo, il suo fratellino, senza il quale Algy era triste. Tutti morti per una polpetta avvelenata.

Ogni volta Muriel si diceva: "Mai più un tale dolore". Ogni volta ci ricascava, sperando nel ravvedimento umano. Ogni volta ha subito la più cocente delle delusioni e il più straziante dei dolori: "Dovere stare lì impotenti, mentre un'animale muore in un'agonia da stricnina o da cocktail di topicidi, con il veterinario che non arriverà  in tempo, è l'inferno per ogni persona normale. Le parole di rado mi mancano, ma per spiegare questo dolore non ne ho".

Chi uccide gli amati cani di Muriel Spark? "Ci hanno spiegato che cani e gatti rovinano il gioco della caccia, che interferiscono con il sistema di ripopolazione quando la stagione chiude in primavera. Che sciocchezza. Non c'è niente da ripopolare. In questi 25 anni io ho assistito alla quasi totale distruzione della fauna. C'erano conigli, lepri, uccelli migratori. Sono praticamente tutti scomparsi.
Qualche volta, dei fagiani dallo squallido aspetto sono importati in Italia da posti come la Polonia, per far divertire i cacciatori.
Raramente si vede una volpe. Io, comunque, non ne ho mai vista una da queste parti".

Da buona inglese, che nutre fiducia nello Stato e nella forza della collettività , Muriel si è rivolta alla polizia, per presentare una denuncia contro ignoti. Una volta ha denunciato un gruppo di operai stradali che la guardavano ridendo mentre il suo Raul agonizzava nella polvere. Ha invitato i suoi vicini, che hanno sofferto analoghe perdite, a denunciarle a loro volta, ma ha scoperto che temono rappresaglie, e preferiscono lasciar perdere.

"Ci sono 130 mila cacciatori in Toscana, e ognuno ha un nipote, uno zio, un fratello o un padre" che potrebbe aver messo la polpetta avvelenata. "In Toscana - scrive Muriel Spark - c'è un sentimento di tolleranza basato sulla teoria che tutti i criminali sono in realtà  vittime. Non è il mio modo di pensare. Io penso che gli avvelenatori dei cani sono criminali".

"La gente mi chiede perchè sto in Italia se le cose vanno così, perchè non me ne vado da qualche altra parte dove la gente è più gentile nei confronti degli animali che amo. Posso solo dire che l'Italia è Europa. E che io sono un' europea. Il massacro degli animali e l'estinzione degli uccelli è un problema europeo. Inoltre, nonostante abbia 81 anni, sono testarda. Non sono una che molla".

Il meno che possono fare, in quella grande civiltà  europea che è la Toscana, è di presentare scuse immediate a questa dolce e vecchia signora e alla sua amica, e di trovare i "criminali", come li chiama lei. La polizia le ha detto che si tratta di "un ristretto gruppo di deviati della caccia". Se è così, non dovrebbe essere difficile risarcire almeno in parte il suo grande amore per l'Italia, così barbaramente tradito.


(Antonio Polito) - La Repubblica - 19 marzo 1999

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24. AVVELENAMENTI IN TOSCANA - Di Muriel Spark 18 Marzo 1999

 

 

In Toscana, esiste un sentimento di tolleranza basato sulla teoria che tutti i criminali sono in realtà  vittime e che non esiste la categoria delle malvagità  nella razza umana. Io non sono d'accordo. Per me gli avvelenatori di cani sono dei criminali.

Comunque sia, la nostra campagna, terra e giardini sono cosparsi sempre più di veleni tutti gli anni, anche se è illegale spargere veleni. Dover rimanere inutilmente a guardare mentre un animale muore in agonia da stricnina o per qualche miscela di topicida, con il veterinario in arrivo, ma probabilmente inutilmente, è un inferno per qualsiasi persona normale.

E' raro per me di rimanere senza parole, ma in questo caso mi capita. Non ci sono solo la mia amica Penelope e io che dobbiamo soffrire in questo modo. La maggior parte dei nostri vicini, Italiani o stranieri, hanno avuto i loro animali domestici strappati alla loro vita senza nessuna giustificazione apparente.

Le ragioni date sono che cani e gatti rovinano la caccia, che interferiscono con il sistema di ripopolamento dopo che la caccia chiude in primavera. Questa è una stupidaggine. Non è rimasta nessuna cacciagione per il ripopolamento. Ho abitato qui per 25 anni, durante i quali ho visto l'obliterazione quasi totale della fauna selvatica. Una volta c'erano conigli. lepri, faine, uccelli canori, uccelli migratori. Adesso sono praticamente tutti spariti. Ogni tanto, qualche fagiano spaurito viene importato in Italia da luoghi come la Polonia per fare da bersaglio alla caccia. Non si vedono quasi più volpi. Non ne ho mai vista una da queste parti. Per la caccia ai cinghiali, condotta crudelmente, si parla di molti quattrini. Si parla anche di molti soldi per quanto riguarda la raccolta dei tartufi, per la quale si usano cani addestrati. Si dice nei bar - da dove vengono la maggior parte delle informazioni autentiche - che le bande rivali dei mercanti di tartufi si fanno un dovere di avvelenare i cani delle altre bande.

La protezione del pubblico in Toscana è rappresentata dal gruppo di Coordinamento contro l'avvelenamento degli animali. Il comandante della polizia provinciale di Firenze ammette che i colpevoli sono "un gruppo ristretto di cacciatori deviati", ma tutti fanno notare la difficoltà  di rintracciare gente che si muove all'aperto per la campagna sparpagliando saporiti bocconi di carne avvelenata da far trangugiare ai cani, e a volte ai gatti (anche se questi ultimi sono più sospettosi).

Il gruppo di coordinamento contro gli avvelenamenti di animali ha diffuso un appello per informazioni e dettagli di casi individuali. Io sono stata alla polizia parecchie volte con quel poco di prove che ho potuto raccogliere - un gruppo di operai stradali, per esempio, che se ne stavano a ridere mentre il mio piccolo Raoul agonizzava nella polvere; o un'autopsia che prova la presenza di stricnina nel cadavere di un cane.
Alla polizia hanno cortesemente battuto a macchina le minute di questa faccenda; dopo la firma le hanno archiviate. Mi sono accorta che ai più poveri fra i miei vicini non piace andare dalla polizia. Ma quando io e Penelope ci siamo offerti di accompagnarli, oppure li abbiamo invitati a denunciare "ignoti", un'aria di paura li pervade. Credo che abbiano paura di rappresaglie. Loro dovrebbero saperlo. D'altra parte, dei 130.000 cacciatori che ci sono in toscana, una parte sono nipoti, zii, padri e fratelli (è uno sport solo maschile) degli abitanti dei paesi che spendono una parte delle loro magre pensioni per nutrire e dar riparo ai loro beneamati animali domestici.

Penelope ha trovato veleno incartato in pezzi di carta piazzato sulle siepi e sui muri del suo terreno. Il nostro fantastico vecchi gatto, Aurora, è tornato a casa un giorno tirandosi dietro la trappola che avrebbe dovuto strangolarla, ma che lei aveva intelligentemente neutralizzato.

Quando venni per la prima volta a vivere in Toscana, mi stabilii nella casa di Penelope, prima in rovina, che stava allora venendo restaurata. Portai due gatti da Roma, dove avevo ancora un appartamento. Penelope aveva Pavoncino, un delizioso mezzo-dalmata. C'era una bella famiglia di gufi nel campanile. Una folla di usignoli cantava tutta la notte. Pavoncino se ne andava ogni giorno per un giro di cinque miglia di raggio, tornando per cena e per andare a dormire. I nostri gatti facevano più o meno quel che volevano, e altri si unirono a loro desiderosi di amore, te e colazione. Fu circa dieci anni fa che si udirono per la prima volta voci sui veleni. Uno per volta, i nostri vicini trovarono i loro cani morti. Sospettavamo che il gatto di Penelope, Pavoncino, avesse sofferto diverse volte di tentativi di avvelenamento. Una domenica mattina stavo seduta posando per un ritratto che Penelope stava dipingendo nel suo studio, quando Pavoncino passo a salutarci prima di partire per una delle sue passeggiate. Non lo vedemmo mai più, nonostante lo cercassimo e chiamassimo invano per mesi.

Più tardi, passando davanti a una discarica di spazzatura, vedemmo Raoul. Era troppo debole per salire sulla macchina, dovetti portarcelo di peso. Gli demmo da mangiare, lo portammo dal veterinario, gli facemmo fare tutte le vaccinazioni necessarie. A una toilette per cani gli facemmo fare un bello shampoo. Come era contento di averci trovato! Si poteva risalire al suo passato dalle sue azioni. Era un delizioso bastardino costruito stranamente, circa delle dimensioni di un terrier. Quando passava da una porta era terrorizzato dalla paura di rimanere incastrato. Ma quando c'erano dei bambini da noi, andava matto di gioia. Una notte sembrava che non stesse bene, stando sdraiato ai piedi delle scale. Lo rimettemmo in piedi e durante la notte si sentì meglio. Ma la mattina dopo trovò di nuovo il veleno tentatore di nuovo - carne imbottita di stricnina - e morì nel giardino.

Pensammo di non farlo mai più. Ma questo fu prima che ci trovassimo a soccorrere Boris, un cane abbandonato, o forse perduto, chiaramente era un cane di buona famiglia. Boris, come Pavoncino, ci accompagnava nei nostri viaggi in Italia e nel resto d'Europa. Era affezionato. Una notte tardi si ammalò e giacque contorcendosi sul pavimento della cucina. Chiamammo il dottor Malcom Holiday da Arezzo, il nostro veterinario più vicino, un uomo che amava il suo lavoro. Malcom arrivò di corsa, imbottì Boris di antidoti contro la stricnina e lo lasciò addormentato. La mattina dopo Boris stava bene. Lo tenemmo ancora, ma dopo un paio di mesi riuscì a scappare. Fu una fuga fatale. Dopo pochi minuti era di nuovo a casa, steso sul pavimento, spasmodico e disperato. Questa volta morì prima che lo si potesse aiutare.

Un'amica inglese, Libby, che gestisce un canile, ci persuase poi a prendere Algy, un segugio da caccia. Lo portammo a casa, ma piangeva tutto il tempo. Così tornammo a prendere suo fratello, Mungo, dopodichè Algy smise di piangere. Li facevamo correre in un campo "sicuro"; erano come due giovani cavalli da corsa. Ma Algy fu avvelenato per primo, e poi il mio adorabile Mungo. Ognuna di queste morti ci colpiva più duramente.

Nonostante la nostra decisione, che cosa avremmo potuto fare quando Shadow si presentò alla porta, disperato per qualcosa da mangiare, affamato a agli ultimi sprazzi? Ancora una volta passammo attraverso la consuetudine dei controlli veterinari e delle cure. Shadow era avventuroso. Intelligentemente riusciva a scappare dal uso recinto e sparire. Penelope lo trovò avvelenato fra i cespugli. Per quella volta facemmo in tempo a salvargli la vita, ma adesso la corsa Shadow è legata a una corda. Fa una passeggiata ogni giorno, ma non è mai libero.

La gente mi chiede come mai rimango in Italia in queste circostanze, perchè non me ne vado in qualche altro posto dove la gente è più gentile con gli animali con cui mi piace stare? Posso solo dire che l'Italia e parte dell'Europa. Dopo tutto sono europea. La strage degli animali e l'estinzione degli uccelli è un problema europea. Inoltre, nonostante che abbia 81 anni, sono molto dura; non mi arrendo. E di sicuro, una certa sensibilità  verso la fauna selvatica sta filtrando nelle generazioni più giovani.


"The Guardian", 18 Marzo 1999
(Traduzione dall'originale inglese di Ugo Bardi)

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23. INFORMAZIONE CONTRO I BOCCONI AVVELENATI

 

 

EMPOLI. Come purtroppo accade ormai da diversi anni, con l'avvicinarsi della primavera assistiamo anche nel nostro territorio al triste fenomeno dell'avvelenamento dei nostri animali domestici e selvatici, dovuto alla disseminazione sul territorio di esche e bocconi avvelenati. Azione non solo dannosa nei confronti delle varie specie di animali e dell'ambiente ma anche per le persone (soprattutto i bambini) che dovessero entrare in contatto con quei veleni.

I recenti fatti di Montaione (otto cani e due volpi morti avvelenati, di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi) sono soltanto gli ultimi di una lunga serie.

Per tentare di reagire a questo stato di cose i rappresentanti di alcune delle associazioni ambientaliste ed animaliste presenti a Empoli (Stefania Cipollini e Tiziana Scarselli per gli Aristogatti, Claudio Giraldi per i Cetras, Luca Gambacciani per Legambiente, Marco Trappmann per i Verdi, Cristina Raugei, Fausto Carpita e Giulia Galigani per il WWF) si sono riuniti la scorsa settimana con l'obiettivo di coordinare iniziative in grado di portare a conoscenza della popolazione più dati possibili sul fenomeno dei bocconi avvelenati, ed elaborare delle azioni per tentare di arginarlo. Fra le varie iniziative ci sarà  la stampa e la distribuzione di un volantino pieghevole che indicherà  cosa fare in caso di avvelenamento di animali o di ritrovamento di esche avvelenate, con i numeri telefonici del pronto soccorso veterinario.

E ancora la mappatura delle zone dove si sono verificati questi fenomeni e, forse, l'installazione di cartelli che avvertono la popolazione del possibile pericolo. Si è anche pensato all'organizzazione di squadre di volontari per il monitoraggio del territorio e la denuncia dei casi scoperti.

"Comunque - ribadiscono i promotori dell'iniziativa - è di fondamentale importanza la denuncia presso polizia, carabinieri e polizia provinciale da parte dei proprietari degli animali avvelenati e da parte di chi avesse conoscenza di questi fenomeni, per trovare le migliori forme d'intervento".

Alla campagna aderiscono Arca, Aristogatti, Cetras, Legambiente sezione di Empoli, WWF Gruppo attivo Empoli Valdarno.


Il Tirreno - 16 marzo 1999

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22. BOCCONI AL VELENO, STRAGE DI CUCCIOLI DAVANTI ALL'INGRESSO DEL COMUNE

 

 

COMANO (Lunigiana) - Quei due cani li avevano adottati gli abitanti. Qualcuno, forse un cacciatore, un paio di mesi fa li aveva perduti e loro si erano piazzati proprio davanti al Comune, a Comano. Una delle due femmine aveva dato alla luce otto cuccioli. L'altra sera sono stati tutti uccisi con bocconi alla stricnina. Si è salvato solo un cucciolo. Tutti vittime di un vero e proprio commando che a Comano sta facendo strage di cani. Una quarantina ormai negli ultimi mesi.

"Siamo terrorizzati per i nostri animali - racconta la contitolare del bar San Giorgio di Comano Cristina Dadà  - quei due cani non facevano male a nessuno. E' stato terribile vederli morire, soffrivano le pene dell'inferno. Una delle due cagnette, se pur agonizzante, ha trovato la forza di allontanarsi per non far succhiare il cucciolo e non trasmettergli il veleno".

A Comano ormai di cani in giro non se ne vedono più. I proprietari li tengono dentro i cortili e soprattutto li hanno educati a non mangiare cibo in strada. "Non sappiamo chi siano queste persone, - dice la signora Dadà  - mi sono trasferita a Comano da pochi mesi e non volevo credere a quello che dicevano. Invece ho potuto constatarlo di persona". (C.G.)


La Nazione - 12 marzo 1999

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21. MONTAIONE - Chiesto un incontro con il sindaco
CANI E VOLPI TROVATI MORTI. TROVATE ANCHE 12 ESCHE

MONTAIONE. Otto cani morti avvelenati, uno che non è stato ritrovato. Due volpi uccise per lo stesso motivo. Dodici esche trovate su una collina vicino a Montaione. E altre scoperte poco lontano.

 

 

Questo è il "bollettino" degli avvelenamenti che hanno destato non poche preoccupazioni tra i proprietari di animali domestici. E non solo per gli amici a quattro zampe, ma anche per i bambini che inavvertitamente potrebbero ingerire quei "bocconi".

L'ultimo cane è morto a una coppia che lo aveva portato a passeggio con la figlia poco lontano dal centro abitato. In quella stessa zona sono state trovate le esche: colli di pollo, pezzi di lardo con il veleno.

Gli altri decessi sono stati registrati nella zona di Corazzano e verso la valle dell'Egola. Sono partite le denunce ai carabinieri e la segnalazione al WWF. Ora il materiale è stato sequestrato e verrà  analizzato. Tra le ipotesi che sono state fatte per trovare una spiegazione alle esche c'è quella legata al mondo venatorio; siccome in questo periodo vengono lasciati liberi fagiani, alcuni cacciatori potrebbero avere interesse a tenere lontani volpi e altri animali selvatici. Oppure un'altra ipotesi è quella della contesa tra squadre avversarie.

Per porre rimedio alla situazione è stato chiesto un incontro con il Sindaco di Montaione e agli assessori all'ambiente, al turismo e alla scuola del Comune. "Chiediamo provvedimenti - spiegano le persone che hanno avuto animali avvelenati - per fermare questa pratica barbara". "Ci domandiamo - aggiungono - se i casi segnalati siano soltanto una piccola parte di quello che realmente è accaduto. Molti decidono di non fare denuncia. E poi chi conta gli animali selvatici che rimangono uccisi?". (l.a.)


Il Tirreno - 4 marzo 1999

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