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la storia

Ancora prima del medio evo, le botteghe artigiane umbre producevano la maggior parte della ceramica decorata in bruno manganese e verde ramina e rivestita da una invetriatura  incolore. Da queste poi si sviluppò tutta l’arte ceramica delle città Umbre, famosa per le sue bellissime decorazioni, come quelle di Orvieto o di Gubbio.

 

A Ficulle (il cui nome probabilmente deriva da "figulus", vasaio), invece, si è sviluppata la produzione di terracotta popolare. Questo lavoro è duro e faticoso, lungo e difficile da imparare per la difficoltà dell’arte della tornitura, delle tecniche di verniciatura e cottura e per i segreti e i trucchi del mestiere. Non a caso le botteghe artigiane tramandavano queste conoscenze di padre in figlio, che sono così giunte fino ai nostri giorni.

        La storia delle famiglie artigiane di Ficulle fino ai primi del ‘900 si è persa;

 i miei ricordi e i racconti di mio padre danno un quadro di come era il lavoro del "cocciaro" nel secolo scorso.

Le botteghe artigiane di Ficulle che lavoravano  la creta  erano nove e, a parte la bottega Del Croce, le altre hanno chiuso intorno agli anni ‘50, poiché l’avvento della plastica e di tutti gli utensili di alluminio ha ridotto drasticamente l’uso della terracotta; infatti i nuovi materiali sono più leggeri e resistenti e meno costosi. Così la sopravvivenza dei piccoli artigiani è diventata difficile e i loro figli hanno preferito lavori più facili e remunerativi.Ottorino Del Croce, che ha imparato il mestiere dal padre Costantino, ha avuto tre figli maschi: Osvaldo, Domenico e Libero.

 

           Tutti e tre lavoravano nella bottega del padre. Domenico ha lasciato la bottega del padre, a 50 anni, negli anni ‘60. Libero si è sposato nel 1949 e si è trasferito prima a Roma e poi a Milano dove ha lavorato in una fabbrica di ceramica. Osvaldo, che si è sposato subito dopo il crollo della vecchia bottega, è rimasto nella bottega ereditata dal padre fino alla fine dei suoi giorni. Anche io ho scelto di continuare l’attività di mio padre Osvaldo. Così, dopo aver cominciato a lavorare nella bottega all’età di undici anni, alla fine delle elementari, divento titolare nel 1967.

        La bottega Del Croce aveva una grossa produzione; basti pensare che prima degli anni ’50 si producevano e vendevano il doppio dei cocci che oggi produco io. Se si pensa alla povertà di mezzi e tecnologie con cui lavoravano, si capisce l’enorme mole di lavoro che dovevano affrontare. Per questo la bottega aveva diversi collaboratori fissi, ed altri che aiutavano saltuariamente. Persino le donne della famiglia davano una mano facendo principalmente i vasi con gli stampi.  Quando la bottega era a pieno regime erano in tre a lavorare sul tornio e almeno un’altra persona ad aiutare.

 

 

La vecchia bottega dei Del Croce era dentro una grotta di tufo in una zona detta ai Cocciari alla periferia di Ficulle. Anche il forno era costruito all’interno della grotta, ma il 19 Dicembre del 1935, mentre tutti lavoravano attorno al forno acceso pieno del lavoro di due settimane, crollò la grotta.  Fortunatamente rimase una piccola apertura dalla quale riuscirono a salvarsi tutti.

Così Ottorino Del Croce decise di trasferire la bottega a Ficulle nella stalla, sotto la loro casa, dove tenevano il somaro. E' la bottega di oggi, dove lavoro tutt'ora.